giugy3000
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martedì 10 settembre 2013
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un film poco audace e pedante
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Uscito un anno fa e presentato al festival di Toronto, l'ultimo lavoro del regista di "La classe-entre les murs", passa in sordina e a stento viene presentato da fine agosto in qualche sala italiana. In genere operazioni del genere fanno pensare a piccoli capolavori tralasciati nella mischia dei kolossal alto vendenti delle visioni estive, ma questa volta la prima produzione internazionale del regista francese lascia un po' sbigottiti perchè per nulla al mondo, se il suo nome non comparisse nei titoli di testa, potremmo immaginare di trovarci dinanzi allo stile di Cantet, un autore vincente nel 2008 di una Palma d'Oro.
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Uscito un anno fa e presentato al festival di Toronto, l'ultimo lavoro del regista di "La classe-entre les murs", passa in sordina e a stento viene presentato da fine agosto in qualche sala italiana. In genere operazioni del genere fanno pensare a piccoli capolavori tralasciati nella mischia dei kolossal alto vendenti delle visioni estive, ma questa volta la prima produzione internazionale del regista francese lascia un po' sbigottiti perchè per nulla al mondo, se il suo nome non comparisse nei titoli di testa, potremmo immaginare di trovarci dinanzi allo stile di Cantet, un autore vincente nel 2008 di una Palma d'Oro. Tratto da un romanzo di Joyce Carol Oates, il regista apporta due grandi novità al suo modo di girare film: è il suo primo film totalmente al femminile e per di più in lingua inglese. Il pessimo doppiaggio italiano non aiuta ad arginare le crepe di una storia poco armoniosa e molto didascalica, che trova però svariati punti di forza negli svariati concetti alle spalle del progetto. America, 1955: un gruppo di giovani liceali, stanche dei soprusi maschili, decidono di formare una gang tutta al femminile, in cui potrà inserirsi qualsiasi ragazza lo vorrà, pronta a sacrificarsi per le compagne e a ribellarsi ad una società in mano a uomini di poco conto. Si chiamano "Foxfire" perchè hanno come uniche armi l'astuzia, l'intelligenza e il desiderio di infiammare il mondo con la loro unione. Hanno una leader forte e coraggiosa, Legs, che arriva a far credere loro sia meglio lasciare la scuola e iniziare a vivere tutte insieme in una baracca da sistemare ai margini della città, per non sentirsi mai sole, per rinunciare al pensiero di "sopravvvivere" e di iniziare a godersi la vita, per quel poco che ci è concesso. Giocando con la fiamma della vendetta e della rivendicazione dei diritti femminili però si rischia di bruciarsi ed è un attimo sorpassare il confine, passare da ribelli a ladre ed assassine.
Cantet ha bene in mente ciò che vuole dalle "sue ragazze": sguardi profondi e magnetici in macchina, piccole azioni descritti nei minimi dettagli che facciano intendere quanto siano pericolosi i riti d'iniziazione ad una banda contro il mondo, in special modo se quello maschile,in special modo se quello degli anni '50, un periodo non ancora pronto a diventare Storia ma solcato da tensioni inafferabili. Si percepisce nel film la fiamma della vita che pulsa nelle vene di quelle giovani donne, pronte a tutte pur di esser libere, convinte che la giurisdizione non possa nulla contro il loro animo, che alto in cielo è pronto a librarsi come un falco anche se messo in catene. Un'età acerba, un'epoca che lo era ancor più, in cui essere diverse, essere amiche per davvero era etichettato con l'aggettivo "cattive". Un altro merito del film è l'approccio al delicato tema della solidarietà femminile, di cui Almodòvar ai giorni nostri è re indiscusso nei suoi film; qui Cantet tratteggia bene l'ambivalente rapporto di una convivenza a sei, dove le ragazze danzano sempre sul baratro dell'amore più puro (a tratti lesbico) verso le altre compagne e quello dell'odio, dove spesso non vengono contemplate le mezze misure, dove si scopre con una lacrima sul viso che i nemici possono non essere solo quelli del sesso opposto, ma esser accanto a te, sotto il tuo stesso tetto e con il tuo stesso tatuaggio, simbolo di appartenza al circolo.
Quel che manca in tutto questo è una sceneggiatura più pregnante, che rispecchi i sentimenti e le emozioni di queste ragazze in lotta, da una cosa che forsa non è chiara neppure a loro stesse. In 143' (un tempo che non è poco) il regista con fare pedente descrive situazioni, dialoghi e problemi senza verve, senza mai stupirci. Vuoi la recitazione esordiente per tutte le protagoniste, vuoi la sceneggiatura carente, vuoi il fatto che Cantet sembra non essere troppo portato per i finali (anche quello de "La classe" era stato abbastanza indecente), si "sbrigano" i fatti cruciali con eccessiva fretta e ci si dilunga su dettagli di poco conto per troppo tempo. Il film non sembra ambientato negli anni '50, le ambientazioni non aiutano neppure e non ci riesce ad inquadrare se questo anonimato di contorno possa essere un pregio o un difetto. Sentiremo di sicuro ancora parlare di Raven Adamson (la leader protagonista del gruppo), che si è rivelato una piacevolissima sopresa con una recitazione spontanea e dei magnetici occhi "cattivi". L'ennesimo film del regista francese sul mondo degli emerginati e delle discrimazione, questa volta però con un taglio tutto nuovo...salviamo l'idea ma non la sua realizzazione. Da un'epoca di rivolte che raramente si è fatta dimenticare per la sua incosciente perdizione ci si aspetterebbe un titolo di medesima portata, ma la delusione non è totale e di Cantet ci fidiamo ancora.
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theophilus
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sabato 28 dicembre 2013
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uno iato inatteso
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FOXFIRE – CONFESSIONS D’UN GANG DE FILLES
F
Che dire di un esperimento di questo tipo? Laurent Cantet (Ressources humaines – 1999, L’emploi du temps – 2001, Entre les murs – 2008) con Foxfire esce dai propri confini geografici, storici e stilistici e non è chiaro se intenda attuare un ricongiungimento ideale fra le esperienze di ribellione sociale attuatesi in America negli anni del maccartismo e quanto ha saputo narrare in modo vibrante degli ultimi venti anni francesi. Non solo. Sembra aderire al tentativo di accomunare tutte le esperienze rivoluzionarie, individuandone i tratti comuni nelle varie forme di rivolta popolare.
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FOXFIRE – CONFESSIONS D’UN GANG DE FILLES
F
Che dire di un esperimento di questo tipo? Laurent Cantet (Ressources humaines – 1999, L’emploi du temps – 2001, Entre les murs – 2008) con Foxfire esce dai propri confini geografici, storici e stilistici e non è chiaro se intenda attuare un ricongiungimento ideale fra le esperienze di ribellione sociale attuatesi in America negli anni del maccartismo e quanto ha saputo narrare in modo vibrante degli ultimi venti anni francesi. Non solo. Sembra aderire al tentativo di accomunare tutte le esperienze rivoluzionarie, individuandone i tratti comuni nelle varie forme di rivolta popolare.
Un sacerdote si limita ad enumerare le date del 1776, del 1789, i moti del 1848, quella che lui definisce la Rivoluzione americana del 1917 - anno che vede l’intervento degli USA nella Grande Guerra contro la Germania – e dalle sue labbra pendono le protagoniste del film, trovando l’autorizzazione morale a ribellarsi al conformismo sociale di quegli anni.
Foxfire è una vera e propria società segreta a cui aderiscono con un patto di sangue un gruppo di ragazze quindicenni che tentano di opporsi soprattutto ai soprusi degli uomini contro le donne.
Cantet non può che limitarsi, in questo caso, ad un puro impianto narrativo e del resto il film è una trasposizione del romanzo omonimo della scrittrice americana Joice Carol Oates. Si avverte solo lo scavo in anni lontani e in luoghi quasi estranei. Un American graffiti per tentare di riportare alla lucereperti archeologici, frammenti difficilmente ricomponibili se il fine è quello di trovare una continuità storica.
Anche se l’esito delle scorribande di queste “ragazze cattive” sarà tragico e porterà alla morte di una delle loro vittime, si avverte – e non può essere diversamente – una forma di avventurismo senza alcun possibile sbocco, un ribellismo inconsistente, un gettarsi in un vuoto privo di contorni e riempito da un giuramento di fedeltà. Cantet riesce a mettere bene in luce i pericoli dell’adolescenza e ci fa respirare il profumo aspro della paura, le vertigini della sfrontatezza, l’incapacità di arrestarsi davanti al baratro. Ma, che dire? A noi sembra un po’ limitativo. Abituati alle vibranti denunce sociali ed esistenziali dei suoi film precedenti, abbiamo avvertito Foxfire come un ripiegamento verso forme quasi estetizzanti. Efficace lo sguardo sulla fisicità delle ragazze e la moda di allora, ma niente di più che un blando riferimento ironico, se non proprio un’operazione nostalgia appare l’aggancio col celeberrimo tema musicale del Moulin Rouge composto da Georges Auric. Un bel compitino di storia senza un possibile collegamento col nostro presente e, soprattutto, lontano dalla abituale valenza culturale e politica del regista.
A tratti abbiamo visto alcune somiglianze con 17 filles, il film di Delphine e Muriel Coulin uscito l’anno passato. Entrambe le pellicole trattano il tema dell’indistinta protesta giovanile contro il moloch sociale, hanno come sede reale o solo ipotetica una sorta di “comune”, condividono il disprezzo per il genere maschile e se Cantet si trasferisce geograficamente, storicamente e anche dal punto di vista linguistico al di là dell’Atlantico, le sorelle Coulin trasportano un episodio accaduto nel Massachusets alcuni anni fa, nella Francia presente.
Interpreti principali del film sono Raven Adamson e Katie Coseni.
Enzo Vignoli,
19 novembre 2013
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filippo catani
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martedì 21 gennaio 2014
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ragazze contro
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America anni 50. Un gruppo di adolescenti si uniscono per resistere alle angherie degli altri ragazzi e per cercare di fare fronte alle loro difficoltà familiari. Con il passare del tempo le ragazze andranno ad abitare per conto proprio e nasceranno delle difficoltà.
Un gruppettino di ragazze capitanate da una leader carismatica che cercano di sopravvivere alla provincia americana. Ognuna di loro ha una storia complessa alle spalle ma tutte insieme si sentono più forti e fondano le Foxfire. Bellissimo è anche il personaggio del reverendo "convertito" al socialismo che racconta delle riunioni politiche alle quali aveva partecipato e dove la gente andava per discutere e cercare di migliorare il mondo.
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America anni 50. Un gruppo di adolescenti si uniscono per resistere alle angherie degli altri ragazzi e per cercare di fare fronte alle loro difficoltà familiari. Con il passare del tempo le ragazze andranno ad abitare per conto proprio e nasceranno delle difficoltà.
Un gruppettino di ragazze capitanate da una leader carismatica che cercano di sopravvivere alla provincia americana. Ognuna di loro ha una storia complessa alle spalle ma tutte insieme si sentono più forti e fondano le Foxfire. Bellissimo è anche il personaggio del reverendo "convertito" al socialismo che racconta delle riunioni politiche alle quali aveva partecipato e dove la gente andava per discutere e cercare di migliorare il mondo. Insomma una sana passione politica. Una volta trasferitesi a vivere insieme le ragazze si autofinanzieranno attraverso piccoli furti operati ai danni di uomini violenti o fedifraghi seppur correndo numerosi rischi. Il salto di qualità con l'organizzazione di un rapimento porterà il gruppo verso la dissoluzione e ogni membro deciderà da quale parte stare. Cantet torna a riflettere sul mondo degli adolescenti dopo il validissimo La classe e questa volta ci mostra la storia di un gruppo di ragazze che cercano di affermare la propria indipendenza stando sempre contro tutto e tutti e giurandosi fedeltà vicendevole fino alla morte come solo gli adolescenti sanno fare. Quindi ecco poi il contrasto della provincia con famiglie allo sbando opposte a famiglie milionarie che vanno in Chiesa tutte le domeniche ma si rifiutano di pagare la malattia ai propri dipendenti. In mezzo un mix di loschi personaggi pronti ad approfittare delle ragazze in difficoltà. Insomma un film coinvolgente con un cast di giovanissime attrici che se la cavano molto bene e troviamo anche una bella colonna sonora.
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luca scialo
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lunedì 15 luglio 2019
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la rivoluzione di un gruppo di adolescenti
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In un America anni '50 profondamente maschilista, razzista e anti-comunista, cinque ragazze decidono di formare una piccola società segreta per porre fine alle ingiustizie quotidiane che vivono. Il nome del gruppo è Foxfire, nel quale si entra facendosi un tatuaggio sulla spalla a forma di fiamma e prestando un piccolo giuramento. Capo gruppo è Legs, il cui spirito rivoluzionario è alimentato da suo nonno che vive in un ospizio. Che va a trovare ogni tanto e che le racconta di quando era ventenne ed era animato dai propositi rivoluzionari che arrivavano dal bolscevismo del 1917. All'epoca si discuteva di come rendere la società più giusta ed uguale e non di felicità come si faceva in quegli anni.
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In un America anni '50 profondamente maschilista, razzista e anti-comunista, cinque ragazze decidono di formare una piccola società segreta per porre fine alle ingiustizie quotidiane che vivono. Il nome del gruppo è Foxfire, nel quale si entra facendosi un tatuaggio sulla spalla a forma di fiamma e prestando un piccolo giuramento. Capo gruppo è Legs, il cui spirito rivoluzionario è alimentato da suo nonno che vive in un ospizio. Che va a trovare ogni tanto e che le racconta di quando era ventenne ed era animato dai propositi rivoluzionari che arrivavano dal bolscevismo del 1917. All'epoca si discuteva di come rendere la società più giusta ed uguale e non di felicità come si faceva in quegli anni. A loro si aggiungeranno a poco a poco altre ragazze, ma oltre al numero di ragazze, cresceranno anche i loro obiettivi. Nonché le difficoltà e le differenze caratteriali. Se qualcuna mollerà strada facendo, qualcun'altra andrà ben oltre il gruppo. Con questo riadattamento del romanzo di Joyce Carol Oates ("Ragazze cattive"), Laurent Cantent prosegue nella sua descrizione della società contemporanea. Con tutte le sue contraddizioni e storture. Sebbene con questa pellicola trapianti il suo modus operandi oltreoceano, in un'America anni '50, dove quelle moderne storture e contraddizioni erano già parte integrante della società. A parte qualche debolezza narrativa e una durata un pò eccessiva, il film fa arrivare allo spettatore ciò che vuole. Riportandoci dietro di cinquant'anni, sebbene certe cose non siano in fondo del tutto cambiate. Oggi però si incanala la propria ribellione nei Social e forse le Foxfire sarebbero sono rimaste un gruppo su Facebook. Il suo primo lavoro, Risorse umane, del 1999, si era proposto come moderna versione de Il laureato. Nel quale già appaiono tutti i crismi della sua arte cinematografica. Crismi che non ha perso strada facendo. Confermandosi ottimo analista della società contemporanea.
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