Ispirato ad una storia vera, che purtroppo si rivelò a fine produzione falsa, il film della Griffiths centra comunque il bersaglio perché a prescindere dai particolari, probabilmente inventati da una mitomane, il soggetto nella sua essenza corrisponde alla orribile realtà della tratta delle donne, fenomeno che si inserisce nel più vasto traffico di esseri umani e denuncia con crudo realismo l’insopportabile condizione di schiavitù in cui sono tenute nel mondo milioni di persone a tutt’oggi. Girato con lo stile di un thriller e con un plot da crime movie, il film funziona dal punto di vista della sensibilizzazione dell’opinione pubblica al tema meglio di un documentario. Lo spettatore è coinvolto emotivamente dall’inizio alla fine nella storia, empatizza con la protagonista, interpretata dalla coreana Jamie Chung, ne segue con ansia le vicende ed al contempo prende coscienza della questione per lo più ignorata dai mass media.