Underwater Love di Shinji Imaoka è un film inconsueto, a tratti sconcertante. E ciò non tanto (non solo) per il mero fatto di essere una commistione di due generi fra loro -usualmente- distanti anni luce, quali la commedia musicata alla Broadway e quel peculiare tipo di (blanda, almeno sulla carta) pornografia nipponica che è il pinku eiga, quanto per gli inattesi (ma poi veramente tali?) risultati, dal sapore spesso -credo- volutamente parodico, cui tale contaminazione perviene. A parte, infatti, per quanto concerne il lato musicale (affidato, tra l'altro, agli Stereo Total), la compiaciuta assurdità di non pochi fra i testi (cito per tutti quello.
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Underwater Love di Shinji Imaoka è un film inconsueto, a tratti sconcertante. E ciò non tanto (non solo) per il mero fatto di essere una commistione di due generi fra loro -usualmente- distanti anni luce, quali la commedia musicata alla Broadway e quel peculiare tipo di (blanda, almeno sulla carta) pornografia nipponica che è il pinku eiga, quanto per gli inattesi (ma poi veramente tali?) risultati, dal sapore spesso -credo- volutamente parodico, cui tale contaminazione perviene. A parte, infatti, per quanto concerne il lato musicale (affidato, tra l'altro, agli Stereo Total), la compiaciuta assurdità di non pochi fra i testi (cito per tutti quello...de stomacho) ed il grottesco-naïf della quasi totalità delle coreografie, risulta impossibile, a mio avviso, non cogliere lo sguardo ironico del regista (e più propriamente autoironico, essendo lo stesso Imaoka un conclamato maestro del pink film: vedasi il più "classico" Lunch Box, presente in contemporanea al Far East Film Festival) in scene come quella -memorabile, nella sua quasi onirica oscenità- della iniziazione amorosa del kappa ad opera della (molto) disinibita collega, o come quella con cui il film si conclude, con un virtuosismo da funambolo, in bilico tra farsa e tragedia. Per il resto, la storia scorre vivace e senza punti morti (anzi con parecchie sorprese -basti pensare a quella assicurata dalla figura dell'improbabile hippie/dio della morte o a quella, allibente, della perla- e perfino con qualche momento lirico, a conferma del carattere di pazzo pastiche dell'opera), immergendo lo spettatore in un mondo dove vita comune (quella della apparentemente grigia Asuka) e magia (per quanto si tratti di magia decisamente sui generis) insperatamente si incontrano grazie alla tenacia di un amore adolescenziale capace di vincere (due volte!) la morte, di un amore che non ha il volto patinato e banale delle (non meno irreali, molto meno gustose) commedie per ragazzine, bensì guscio e becco di tartaruga, ed habitat acquatico. In definitiva, Underwater Love è un film ben più ricco e complesso di quello che si sarebbe tentati di dire alla prima, probabilmente perplessa, visione, e che si presta a molteplici possibilità di lettura (da quella, legittima, che si appaga della spassosità del racconto, fino alla metacinematografica), in parallelo colla sua natura di (pionieristica?) stratificazione di stili, di dotto e divertito collage.
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