biso93
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giovedì 28 settembre 2017
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film riuscito a metà
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Retreat é un film del 2010 diretto da Carl Tibbets. Regista esordiente che si lancia in questo thriller da camera , cercando di emulare a sua detta, un certo Polanski. Retreat non annoia e crea un discreto livello di suspense. Come primo film direi che non é nmale come esordio, anche se la sceneggiatura a volte zoppica e si poteva puntare di più sulla fotografia e sull'utilizzo di una qualche colonna sonora di richiamo. Di buono però vi sono le buone prove degli attori, ecuna regia che rimane attaccata ai personaggi, ricchi di buone sfumature.
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carloalberto
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domenica 11 aprile 2021
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il dilemma è aprire o non aprire
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Il virus letale è protagonista di un thriller psicologico ad alta tensione, quale convitato di pietra, è una presenza fantasmatica che aleggia come minaccia imminente ed universale per il genere umano oppure è il frutto della mente malata, mostro partorito dall’immaginazione folle dell’intruso nella piccola casa, nell’isolotto sperduto in mezzo al nulla, approdato nell’incomprensione reciproca di una coppia in crisi e che alimenterà il sospetto nel gioco che si annuncia a tre con il giovane soldato in fuga, accolto come naufrago emerso da una realtà distopica. Il male è dentro o fuori, bisogna sbarrare porte e finestre o disfarsi dello sconosciuto e correre all’aperto.
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Il virus letale è protagonista di un thriller psicologico ad alta tensione, quale convitato di pietra, è una presenza fantasmatica che aleggia come minaccia imminente ed universale per il genere umano oppure è il frutto della mente malata, mostro partorito dall’immaginazione folle dell’intruso nella piccola casa, nell’isolotto sperduto in mezzo al nulla, approdato nell’incomprensione reciproca di una coppia in crisi e che alimenterà il sospetto nel gioco che si annuncia a tre con il giovane soldato in fuga, accolto come naufrago emerso da una realtà distopica. Il male è dentro o fuori, bisogna sbarrare porte e finestre o disfarsi dello sconosciuto e correre all’aperto. Il dilemma di sempre. Fino alla fine, non facilmente prevedibile se non nelle ultimissime sequenze, è legittimo pensare o supporre che sia l’una che l’altra ipotesi siano verosimili e toccherà aspettare la scena finale perché sia svelato il mistero.Felice esordio di un direttore del montaggio, Tibbets, regista l’anno dopo di un episodio della serie Black mirror, in una pellicola non esaltante, ma costruita con talento come un dramma in camera,un Kammerspiel, in cui è risultata decisiva per la riuscita dell’opera la performance attoriale dei tre protagonisti e la scrittura di dialoghi non banali.
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