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“La venere nera” è arrivata per i nostri occhi sugli schermi, a 10 mesi dalla presentazione al Festival di Venezia del 2010. La donna ottentotta venne esibita come un “mostro” dalle dimensioni inaudite per l’ignoranza dei popoli inglese e francese di allora, all’inizio del 1800, e come un essere più vicino alle scimmie secondo gli “scienziati” del tempo. Sarah Baartman (Saartjie) fu prelevata in Sud Africa e portata da un avventuriero afrikaner a Londra – la perfidia e la smania di guadagno dei conquistadores del mondo sviluppato non conosce(va) limiti – per essere mostrata come un essere sottosviluppato, prima in spettacoli sordidi da fiere, ingabbiata, poi in spettacolini privés a Parigi, per trovare infine impiego in un postribolo dove si ammala e muore. Gli scienziati ricavarono una statua dal suo corpo per lezioni anatomiche sulla diversità, l’apparato genitale fuori dal comune fu conservato in provetta e mostrato in un museo di anatomia a Parigi fino al 1975: una vergogna durata 200 anni e un monito per chiunque abbia il minimo ardire – o la stupidità - di considerare una razza inferiore a un’altra (di questa ragazza parlò Gian Antonio Stella nel libro “Negri Froci Giudei”). I funerali che le erano dovuti si celebrarono in Sud Africa nel 2002.
L’attrice Yahima Torrés è sì un mostro, ma di bravura; ci rende l’immagine delicata di una ragazza piena di pudore e con un passato di sofferenza, che la venuta in Europa non lenì, riservandole invece un calvario di frustrazioni. A dispetto di immagini più che truculente è evidente l’”ordine” del regista Abdel Kechiche nel mettere insieme tutte le fasi europee della vita di Sara, ordine ed onestà riscontrabili anche nel suo film Cous Cous. Duro ma da vedere, il cammino dell’umanità verso un mondo più giusto è incredibilmente lento.
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discanto55
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sabato 16 luglio 2011
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un mondo più giusto
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è vero, verissimo il titolo, il bellissimo film di kechiche ci accompagna in questa triste via crucis di sarah per mano con pudore, ci svela una Europa rozza, primitiva. Ci racconta della assoluta miopia della scienza, della barbaria che è dietro alla brama dei soldi. La fine del film, con le immagini vere del ritorno in patria dei poveri resti di sarah, è l'ennesimo pugno nello stomaco di una storia che oggi purtroppo in forme diverse si ripete. Non è così con i nostri sguardi sulle genti che arrivano via mare? Non è così? Oggi putroppo ancora esistono tante sarah che vengono dal sudan, dalla libia, dal burkina, dall'etiopia ecc.......
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(di angelo umana)
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