The Killing Room

6 aprile 2010 - Una vicenda che si dipana tra un'asettica stanza bianca arredata da sedie e tavoli fissati saldamente al pavimento che presto sarà occupata da 4 ignare persone qualsiasi e un'altra avvolta nel semibuio posta al di sopra di essa che funge da osservatorio occupata invece da un mefistofelico dottore con il vacuo sguardo di Peter Stormare in compagnia di una psicologa con l'espressione attonita di Chloë Sevigny, fin qui la struttura semplice sembra non riservare troppe sorprese invece sarà "piacevole" farsi trascinare dal regista Jonathan Liebesman in un inenarrabile stillicidio sadico pilotato da un segreto esperimento governativo. E fin qui il quadro generale, andando a fondo si può godere della bella regia che ci introduce a inquadrature in b/n suggerito con le diverse luci e ombre dei due ambienti altamente contrastanti, fotogrammi che si colorano quando il campo passa al dettaglio della pozza di sangue o sullo sguardo apparentemente sicuro di Timothy Hutton o quello terrorizzato del ragazzo di colore o semplicemente sul dettaglio della gamba del tavolo imbullonata al candido pavimento. [+]

6 aprile 2010 - Una vicenda che si dipana tra un'asettica stanza bianca arredata da sedie e tavoli fissati saldamente al pavimento che presto sarà occupata da 4 ignare persone qualsiasi e un'altra avvolta nel semibuio posta al di sopra di essa che funge da osservatorio occupata invece da un mefistofelico dottore con il vacuo sguardo di Peter Stormare in compagnia di una psicologa con l'espressione attonita di Chloë Sevigny, fin qui la struttura semplice sembra non riservare troppe sorprese invece sarà "piacevole" farsi trascinare dal regista Jonathan Liebesman in un inenarrabile stillicidio sadico pilotato da un segreto esperimento governativo. E fin qui il quadro generale, andando a fondo si può godere della bella regia che ci introduce a inquadrature in b/n suggerito con le diverse luci e ombre dei due ambienti altamente contrastanti, fotogrammi che si colorano quando il campo passa al dettaglio della pozza di sangue o sullo sguardo apparentemente sicuro di Timothy Hutton o quello terrorizzato del ragazzo di colore o semplicemente sul dettaglio della gamba del tavolo imbullonata al candido pavimento. Solo verso la fine si sviluppano brevi dinamiche sceniche che daranno solo una breve boccata d'aria nel vero senso della parola. Nel gioco perverso di coinvolgimento narrativo: le verità malcelate (o no) dei governi, l'insaziabile sadica curiodità umana con l'alibi scientifico, l'igoranza di un popolo beota, ci si ritrova a rotolare nel dubbio di un labile confine tra finzione e realtà...ciao a tutti!
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