g. romagna
|
lunedì 15 febbraio 2010
|
la bocca del lupo
|
|
|
|
La vera e tormentata storia di Vincenzo, catanese emigrato da piccolo a Genova, e Mary, sua amata compagna transessuale con un passato di tossicodipendenza. La vicenda è narrata/interpretata dagli stessi e dalle loro voci, ed alterna alle immagini cinematografiche scene di vita quotidiana del sottoproletariato genovese di ieri e di oggi, con una mirabile maestria che spesso non lascia distinguere quanto ci sia di reale, di immortalato in presa diretta, e quanto di costruito appositamente per la macchina da presa. Tutto è spontaneo, franco, crudo, senza fronzoli, e proprio per questo estremamente poetico. La storia d'amore tra i due è autentica, e si muove secondo dei canoni decisamente "di confine": lei è una transessuale ex eroinomane che ha conosciuto Enzo in carcere, luogo in cui egli ha trascorso, per vari reati, complessivamente ventisette anni della sua vita.
[+]
La vera e tormentata storia di Vincenzo, catanese emigrato da piccolo a Genova, e Mary, sua amata compagna transessuale con un passato di tossicodipendenza. La vicenda è narrata/interpretata dagli stessi e dalle loro voci, ed alterna alle immagini cinematografiche scene di vita quotidiana del sottoproletariato genovese di ieri e di oggi, con una mirabile maestria che spesso non lascia distinguere quanto ci sia di reale, di immortalato in presa diretta, e quanto di costruito appositamente per la macchina da presa. Tutto è spontaneo, franco, crudo, senza fronzoli, e proprio per questo estremamente poetico. La storia d'amore tra i due è autentica, e si muove secondo dei canoni decisamente "di confine": lei è una transessuale ex eroinomane che ha conosciuto Enzo in carcere, luogo in cui egli ha trascorso, per vari reati, complessivamente ventisette anni della sua vita. Il loro amore è forte, vero e duraturo, ed ha saputo tenacemente resistere alle difficoltà di tutto il tempo trascorso forzosamente lontani a causa della reclusione. Una vicenda sentimentale dai caratteri estremi, e per questo più autentica. E più bella. La Bocca del Lupo è un grande film, estremamente innovativo, audace e commovente nella sua sinteticità cronologica e narrativa. Vincenzo e Mary divengono il manifesto di una realtà, quella del sottoproletariato, degli ultimi, dei dimenticati, che sotto la scorza della sua disperazione è capace di rivelare una grande forza ed un grande messaggio di speranza nell'autenticità di un sentimento vero, puro, e di una voglia di riscatto che possa compiersi donando completamente la propria persona ad un'altra che sappia fare altrettanto verso di noi (bellissimo il frangente in cui Vincenzo intona assieme a Mary la canzone "Noi due dobbiamo diventare una cosa sola"). Forse, anche la scelta di Genova non è casuale: non può infatti non accostarsi alla mente il parallelo con Fabrizio De Andrè, l'immenso cantore genovese che fece della sua poesia un vero e proprio inno al sottoproletariato. E' molto bello che al giorno d'oggi si girino ancora film del genere, e qui, permettetemi, devo allora offrire il mio più sincero ringraziamento a MyMovies, che con il suo invito mi ha offerto -senza alcuna retorica o piaggeria- un magnifico privilegio, quello di assistere, in una maniera del tutto innovativa, ad un piccolo gioiello che ha contribuito -e non poco- ad esplorare nuove -e grandi- vie per fare del cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a g. romagna »
[ - ] lascia un commento a g. romagna »
|
|
d'accordo? |
|
lella53
|
lunedì 15 febbraio 2010
|
un film di qualità...una genova paticolare
|
|
|
|
Senza dubbio questo film può insegnare molto e far riflettere sulle esperienze della vita. Enzo e Mary possono essere due persone qualsiasi, che s'incontrano in situazioni particolari e drammatiche, ma decidono di percorrere insieme un cammino di speranza e serenità con tante piccole cose.
Tutto è tremendamente reale ma, allo stesso tempo, struggente e pieno di malinconie con effetti di pennellate di passato.
|
|
[+] lascia un commento a lella53 »
[ - ] lascia un commento a lella53 »
|
|
d'accordo? |
|
chriss
|
lunedì 15 febbraio 2010
|
un misto tra documentario e finzione...
|
|
|
|
Dopo quattordici anni di carcere, Enzo, emigrato siciliano trapiantato a Genova, torna per riabbracciare Mary, un travestito che si era fatto condannare per colpa dell' eroina. Enzo ha trascorso in totale ventisette anni in galera ( nove più quattro più quattordici) ed ora che sta fuori si sente confuso e smarrito. Non ha più amici. E' come un leone senza denti ed artigli. Cammina addirittura spaventato con un coltello addosso. La sua più grande colpa è stata quella di aver sparato a dei poliziotti. Enzo è cresciuto nei vicoli di Genova, ma è nato nella bella Sicilia. Ha lavorato da bambino col padre Pippo che vendeva sigarette ed accendini.
[+]
Dopo quattordici anni di carcere, Enzo, emigrato siciliano trapiantato a Genova, torna per riabbracciare Mary, un travestito che si era fatto condannare per colpa dell' eroina. Enzo ha trascorso in totale ventisette anni in galera ( nove più quattro più quattordici) ed ora che sta fuori si sente confuso e smarrito. Non ha più amici. E' come un leone senza denti ed artigli. Cammina addirittura spaventato con un coltello addosso. La sua più grande colpa è stata quella di aver sparato a dei poliziotti. Enzo è cresciuto nei vicoli di Genova, ma è nato nella bella Sicilia. Ha lavorato da bambino col padre Pippo che vendeva sigarette ed accendini. E' un omone corpulento dai grandi baffi e forse anche un pò per questo in galera tutti lo hanno rispettato. L' incontro, per soli quattro mesi in carcere con Mary, gli ha cambiato la vita. Ora ha un sogno, ora hanno un sogno: una casetta in campagna coi cagnolini, con le paperelle e l' orticello. In carcere comunicavano tramite cassette o con l' alfabeto dei muti. Il loro amore si è trascinato per vent' anni. Mary non si droga più ( prima prendeva anche 5 grammi di eroina al giorno) grazie al sostegno di Enzo. Neppure i familiari di Mary erano riusciti a farla smettere. Il film si conclude con dei filmati d' epoca ( Genova, Quarto dei Mille). La bocca del lupo, di Pietro Marcello, è uno spaccato di vita sui derelitti di un quartiere di Genova. Più che un film è un misto che oscilla tra il documentario ( vedi filmati d' epoca) ed il piccolo racconto...Insomma, una piccola storia d' amore in un quartiere ligure. Non avevo mai visto un film del genere: scarno certamente, ma con una propria bellezza interiore. Ho dato soltanto tre stelle, perché non sono ancora abituato al nuovo. Efficace nei suoi 76minuti. Bellissime le inquadrature del porto, così come i filmati d' epoca. Miglior film al Torino film festival.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a chriss »
[ - ] lascia un commento a chriss »
|
|
d'accordo? |
|
jayan
|
domenica 24 ottobre 2010
|
un po' lento ma efficace
|
|
|
|
Film documentario un po' lento ma efficace nel rendere gli spazi dei personaggi, in primis il protagonista, che esce da tanti anni trascorsi in carcere e che non riesce a integrarsi con il mondo che lo circonda. Spesso si sente una vittima e reagisce con violenza... Ciò che annoia sono le lunghe interviste, forse le avrebbe potute accorciare per rendere il film meno documentario e più film. Anche perché è stato considerato un film in stile documentario, non un documentario vero e proprio. La fotografia è buona. A volte non è chiara la storia, fatta di tanti spezzoni e di un continuo passare dal passato al presente e di nuovo indietro nel passato.
[+]
Film documentario un po' lento ma efficace nel rendere gli spazi dei personaggi, in primis il protagonista, che esce da tanti anni trascorsi in carcere e che non riesce a integrarsi con il mondo che lo circonda. Spesso si sente una vittima e reagisce con violenza... Ciò che annoia sono le lunghe interviste, forse le avrebbe potute accorciare per rendere il film meno documentario e più film. Anche perché è stato considerato un film in stile documentario, non un documentario vero e proprio. La fotografia è buona. A volte non è chiara la storia, fatta di tanti spezzoni e di un continuo passare dal passato al presente e di nuovo indietro nel passato. Il protagonista di fatto è una persona asociale, emarginata, come ce ne sono tanti a Genova, ma anche in tutta Italia e nel mondo. Piacevole la figura della compagna, che crede in lui e lo aspetta anche per anni che ritorni a casa dal carcere. La regia è buona, nell'insieme un film più che discreto, ma non credo sia tanto da lodare come hanno fatto alcuni critici. E un film basato molto sulle immagini, quasi a costruire un quadro della Genova degli emarginati e anche degli edifici che vengono distrutti, della sporcizia e degli ubriaconi...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jayan »
[ - ] lascia un commento a jayan »
|
|
d'accordo? |
|
ciboxgiallorosso
|
mercoledì 20 novembre 2013
|
finalmente l'immagine!
|
|
|
|
In un cinema che sempre più sta perdendo la sua natura ontologica(Ovvero quella che Pasolini negli "Scritti eretici" definiva come "Immagine") divenendo più mezzo per raccontare "storie" che per creare Bellezza in ogni angolo nascosto della realtà. Ecco quello che reputo più interessante di questo film: era facile cadere nella retorica della "storia", retorica invece superata da una grande capacità di comunicare allo spettatore un'inspiegabile senso di bellezza proprio dove questa parola sembrerebbe assente, sconfitta. Invece Marcello vince la sfida brillantemente: sarà perchè Pasolini gli avrà certamente comunicato qualcosa, sarà perchè un'influenza dei Dardenne o di Loach sembra evidente nell'alternanza magistrale di "espressionismo simbolico" e "realismo estremo" ma l'autenticità espressiva risulta evidente: la bellezza è stata per una volta la grande protagonista di un film italiano del 2000 .
[+]
In un cinema che sempre più sta perdendo la sua natura ontologica(Ovvero quella che Pasolini negli "Scritti eretici" definiva come "Immagine") divenendo più mezzo per raccontare "storie" che per creare Bellezza in ogni angolo nascosto della realtà. Ecco quello che reputo più interessante di questo film: era facile cadere nella retorica della "storia", retorica invece superata da una grande capacità di comunicare allo spettatore un'inspiegabile senso di bellezza proprio dove questa parola sembrerebbe assente, sconfitta. Invece Marcello vince la sfida brillantemente: sarà perchè Pasolini gli avrà certamente comunicato qualcosa, sarà perchè un'influenza dei Dardenne o di Loach sembra evidente nell'alternanza magistrale di "espressionismo simbolico" e "realismo estremo" ma l'autenticità espressiva risulta evidente: la bellezza è stata per una volta la grande protagonista di un film italiano del 2000 . La bellezza, intendo, quella più autentica: quella più nascosta, quella che più richiede un "occhio interiore"(P.Eluard) capace di coglierla. Chissà forse, come diceva Dostojeski, "La bellezza salverà il mondo", forse il mondo quando arriverà alla fase finale del suo cammino e davanti a se vedrà soltanto distruzione sarà preso come un adulto "ad una dimensione"(Mancuse) per la mano da questi "uomini della caverna del mare" così capaci di rinchiudere in se il cerchio dell'esistenza: dall'anziano che ne "ha viste tante" al bambino che non avendone viste tante è capace ancora di una rara ma dolcissima meraviglia! Allora forse anche noi tutti canteremo le parole dell'ultima canzone cantata da Vincenzo per l'amata Mary: simbolo di vita vissuta nella sofferenza, nella disperazione ma di ancora viva meraviglia e amore! Complimenti quindi al regista e (N.D.R) ai frati salesiani che gli hanno commissionato il film( esattamente:frati salesiani...)!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ciboxgiallorosso »
[ - ] lascia un commento a ciboxgiallorosso »
|
|
d'accordo? |
|
the lady on the hot tin roof
|
lunedì 15 febbraio 2010
|
il mare mangiatore del passato e dei ricordi.
|
|
|
|
"La bocca del lupo" è, a dir poco, un film eclettico, imperfetto ma onesto. Le sequenze iniziali, nonché poche altre, sembrano rievocare quel legame quasi viscerale che unisce l'uomo e il mare, già esplorato nel capolavoro di R.J. Flaherty "L'uomo di Aran" (1934). Il sodalizio tra immagine e musica cattura l'immaginazione e il cuore dello spettatore appena prima che questi sia catapultato in una bruta realtà, narrata con grazia per mezzo di un'impostazione documentaristica priva di quella retorica strillata nella politica e in parte dell'opinione pubblica attuale.
[+]
"La bocca del lupo" è, a dir poco, un film eclettico, imperfetto ma onesto. Le sequenze iniziali, nonché poche altre, sembrano rievocare quel legame quasi viscerale che unisce l'uomo e il mare, già esplorato nel capolavoro di R.J. Flaherty "L'uomo di Aran" (1934). Il sodalizio tra immagine e musica cattura l'immaginazione e il cuore dello spettatore appena prima che questi sia catapultato in una bruta realtà, narrata con grazia per mezzo di un'impostazione documentaristica priva di quella retorica strillata nella politica e in parte dell'opinione pubblica attuale. Infatti, i due interpreti principali sono ex detenuti, emarginati, alienati dalla società come i pescatori genovesi nel mare vuoto e burrascoso. Non vi è nessuna apologia, entrambi sono consapevoli delle scelte che hanno compiuto e rifuggono l'autocommiserazione sulla quale si innestano i discorsi paternalistici di figure prominenti che inneggiano alla rieducazione a tutti i costi. La loro solitudine è riflessa nell'angosciosa oscurità dei vicoli genovesi e la loro aridità spirituale, nata da una vita vissuta nel degrado, è resa per lo più tramite la costante ripetizione delle stesse formule lessicali e degli stessi atteggiamenti. L'affetto elementare, quasi disperato, che tiene insieme i due è commovente, così come la tenerezza senza fronzoli che essi esprimono reciprocamente. Le osservazioni da fare sarebbero ancora molte, ma l'aspetto più interessante del film è forse direttamente collegato al suo titolo, al di là del riferimento al romanzo di Remigio Zena. Cosa significa "la bocca del lupo" in questo specifico contesto? Ognuno avanzerà la propria opinione, dato che il materiale dal quale attingere è assai ricco di spunti, e tuttavia chi scrive ritiene di dover necessariamente ricondurre tale espressione al mare nella sua dinamicità. Infatti, esso non è concepito come mero elemento naturale, bensì come mangiatore del tempo e dei ricordi, forza inquieta e minacciosa, ma, allo stesso tempo, dotata di una purezza che trascende gli argini posti dall'uomo e capace di travolgere le piccolezze di quest'ultimo (le immagini del porto sono da antologia). La costante dialettica tra memoria e catarsi è il filo rosso della storia, se invero esiste una storia, e coinvolge tutti i personaggi, umani e non. La bocca del lupo è il limen, il fragile equilibrio sul quale si misura la dignità umana, capace di affrontare le onde eppure restia a saltare dallo scoglio, pur di non lasciare indietro un tenue barlume del passato, sempre accompagnato dalla lucida consapevolezza delle scelte fatte e dalla volontà di subirne le conseguenze.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a the lady on the hot tin roof »
[ - ] lascia un commento a the lady on the hot tin roof »
|
|
d'accordo? |
|
ilpredicatore
|
lunedì 15 febbraio 2010
|
documentario e dramma
|
|
|
|
Curioso e discreto film sperimentale, che mischia documentario e dramma senza puntare a farsi piacere, ma a catturare lo spettatore per poi addentrarlo nella vita malinconica e sfortunata dei due protagonisti. Buone le musiche che accompagnano il film, poetica e trascinante la voce narratrice, atmosfere di un'Italia grigia e realistica in modo del tutto paradossalmente surreale che ricorda alla lontana Così Ridevano di Amelio. E' cinema anche questo, con i montaggi di immagini vere mischiate a quelle finte, con un procedere lento e a tratti smorzato, con la quasi totale assenza di fiction e con la sola intenzione di raccontare la storia di un amore che, nonostante una vita colma di sconfitte, tormenti e lotte, è riuscita a prevalere.
[+]
Curioso e discreto film sperimentale, che mischia documentario e dramma senza puntare a farsi piacere, ma a catturare lo spettatore per poi addentrarlo nella vita malinconica e sfortunata dei due protagonisti. Buone le musiche che accompagnano il film, poetica e trascinante la voce narratrice, atmosfere di un'Italia grigia e realistica in modo del tutto paradossalmente surreale che ricorda alla lontana Così Ridevano di Amelio. E' cinema anche questo, con i montaggi di immagini vere mischiate a quelle finte, con un procedere lento e a tratti smorzato, con la quasi totale assenza di fiction e con la sola intenzione di raccontare la storia di un amore che, nonostante una vita colma di sconfitte, tormenti e lotte, è riuscita a prevalere.
[-]
[+] condivido
(di francesco2)
[ - ] condivido
|
|
[+] lascia un commento a ilpredicatore »
[ - ] lascia un commento a ilpredicatore »
|
|
d'accordo? |
|
francesco2
|
giovedì 18 febbraio 2010
|
gaudino,gritti e poi.........
|
|
|
|
Facendo un paragone(Gratuito?) tra questo filmetto, imperfettissimo ma viscerale e non privo di spunti di riflesione,e i "Giri di luna" di Gaudino, sarebbe interessante
rilevare analogie e differenze tra due sguardi interessati a non perdere la memoria del(nostro)passato.
Quanto sottolineavo poc'anzi è motivato dal fatto che le analogie tra i due film si esauriscono qui(Ma è così poco?).Cioé, nell'essere consapevoli che la Storia è un "Flusso unico"(Non necessariamente un'orologio che ritorna su sé stesso, come nel notevole "Prima della pioggia"), e per capire meglio non solo i grandi temi esisteniali sociali, ma le piccole(Storie) di ciascuno di noi, perdere il senso di ciò che siamo stati è un lusso che non possiamo permetterci.
[+]
Facendo un paragone(Gratuito?) tra questo filmetto, imperfettissimo ma viscerale e non privo di spunti di riflesione,e i "Giri di luna" di Gaudino, sarebbe interessante
rilevare analogie e differenze tra due sguardi interessati a non perdere la memoria del(nostro)passato.
Quanto sottolineavo poc'anzi è motivato dal fatto che le analogie tra i due film si esauriscono qui(Ma è così poco?).Cioé, nell'essere consapevoli che la Storia è un "Flusso unico"(Non necessariamente un'orologio che ritorna su sé stesso, come nel notevole "Prima della pioggia"), e per capire meglio non solo i grandi temi esisteniali sociali, ma le piccole(Storie) di ciascuno di noi, perdere il senso di ciò che siamo stati è un lusso che non possiamo permetterci.Con o senza una presunzione di fondo, sia Gaudino sia questo regista sembrano dunque prendere le distanze dal cinema italiano ove in esso sia presente la rimozione sia ad ampio raggio, nella misura in cui la dimensione tragica viene ignorata(Si veda De Bernardinis su "Segnocinema",annata 98-99),sia relativamente alla storia narrata, che nel durante e nel dopo o regala(?))ieti fine o non è capace di elaborare una "Concezione del dolore", come scrisse Gadda.
Ove però questo film stecca è nel continuare, per quanto senza ipocrisie autocompiaciute, a dipingere i meridionali come de "Viscerali anima e core", degli omoni con baffi grandi così pronti a rompere il muso per la bella, peraltro un transessuale la cui vicenda non assume toni caricaturali ma non viene sicuramente approfondita(Ben diverso secondo me ea lo sguardo di "Transmerica").Da questo punto di vista, "Totò che visse due volte"e"Gomorra" mostrano con efficacia diversa un Sud spogliato di se stesso, ma allo stesso tempo non abbastanza.Cioé, anziché ritagliare una storia (Pre)vista di emarginazione e degrado dipingono con apparente distacco un quadro corale già forse irremediabilmente condannato, in cui la macchina da presa raffigura un vuoto(Morale, materiale, insomma di tutto), i cui protagonisti sembrano dei fantasmi che sopravvivono persino a sé stessi, come anche i protagonisti di alcuni film del portoghese Costa("Ossos", "No cuarto de Vanda").
Se invece questo film è un esempio(Così comune?) di lieto fine senza stupidità, il rischio è lo stesso di"Nuovomondo", dove il trapasso(Geografico, temporale), non interessava le SITUAZIONI e le FORME consuete, col rischio di non condannare il Sud(Chi scrive è palermitano), ma di non redimerlo neanche, dato che come scriveva il compianto Buccheri, "L'unico PROGRESSO politico concesso all'Arte è quello di rinnovare le forme consuete".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
|