notedo
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mercoledì 27 ottobre 2010
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film di assoluta originalità
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Ken Loach si è concesso una pausa dalla sua impegnata produzione cinematografica centrando il successo del film specialmente grazie alla scelta dell'interprete principale Steve Evets il quale per la sua provenienza operaia si è mosso con assoluta autenticità per le caratteristiche esistenziali ottimamente recuperate da Ken Loach. (Eduardo Notarnicola)
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nigel mansell
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venerdì 15 ottobre 2010
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provaci ancora sam alla loach
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Un provaci ancora Sam alla Loach, con un Cantona al posto di un Bogart. Diciamo che Loach sono anni oramai che fa lo stesso film, una sorta di eterno serial. Il risultato è sempre divertente, ma non è che si lasci il cinema ricordando il tocco del regista od una particolare recitazione. Sono film così, di queste periferie che potrebbero essere quelle di ogni posto e degli uomini che cercano di non dimenticarsi di essere tali ed alla fine riescono a vivere in modo dignitoso. Un fil di uomini con uomini, le donne sono una cosa parte e pare che non vengano toccate dalla feccia del mondo, loro risultano essere superiori a tutto e tutti.
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morrison hotel
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lunedì 19 aprile 2010
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una bella sorpresa
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Era da un po' di tempo che avrei voluto vedere questo film. Ne avevo sentito parlare bene in un programma radiofonico e il fatto che fosse interpretato, tra gli altri, dall'antipatico ex calciatore francese Eric Cantona aveva fatto il resto. Come è possibile che un tale personaggio (per di più ex calciatore) abbia saputo far bene nel cinema? Ma arrivo al dunque: il film ha un non so che di geniale e Cantona interpreta un se stesso (fiero, saggio, modesto) quale probabilmente non è ma che nella storia diventa l'elemento cardine attorno al quale ruota brillantemente l'intera trama: due Eric, quello normale alle prese con la sua vita di vicessitudini schifosamente normali e l'Eric mito del calcio al quale il calcio ha insegnato più che altro come vivere fuori dal campo.
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Era da un po' di tempo che avrei voluto vedere questo film. Ne avevo sentito parlare bene in un programma radiofonico e il fatto che fosse interpretato, tra gli altri, dall'antipatico ex calciatore francese Eric Cantona aveva fatto il resto. Come è possibile che un tale personaggio (per di più ex calciatore) abbia saputo far bene nel cinema? Ma arrivo al dunque: il film ha un non so che di geniale e Cantona interpreta un se stesso (fiero, saggio, modesto) quale probabilmente non è ma che nella storia diventa l'elemento cardine attorno al quale ruota brillantemente l'intera trama: due Eric, quello normale alle prese con la sua vita di vicessitudini schifosamente normali e l'Eric mito del calcio al quale il calcio ha insegnato più che altro come vivere fuori dal campo. Eric il campione dispensa consigli, l'Eric normale li fa propri e li applica efficacemente. I due non si incontrano mai realmente, ma Eric il campione diventa l'amico immaginario di cui il normale aveva bisogno, soprattutto in quel momento. Eric il normale si riscatta dalla propria vita e rimette faticosamente insieme i tasselli delle proprie relazioni che nel corso del tempo erano schizzate via, come impazzite, dal suo controllo. Steve Evets (nel ruolo di Eric il normale) è fantastico: recita con una naturalezza quasi disarmante, assolutamente lontano da certi atteggiamenti holliwoodiani. Lo consiglio. Soprattutto a chi ama i film a metà strada tra commedia e dramma.
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gabriella
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domenica 28 marzo 2010
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loach allo specchio
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Ken Loach ci ha abituati a film più urlati, arrabbiati, contro le ingiustizie e i soprusi, contro le intolleranze, sempre schierato a fianco dei più deboli, la voce della povera gente, ma con questo film dimostra una riflessione e una moderazione un pò insolita, ma gradevole. E' la storia di un postino cinquantenne con le sue grane nel lavoro e nella vita privata, depresso al punto di non riuscire ad avere un rapporto decente con la donna dalla quale aveva avuto una figlia appena ventenne, solo che a questo punto non può più scappare, dovendo appunto accudire al bambino della figlia assieme alla sua ex moglie.
La passione di Eric è il calcio e il suo idolo si sempre è Eric Cantona, ex asso del calcio del Manchester United , tanto che il calciatore gli appare nella sua stanza e si mette a dialogare con lui.
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Ken Loach ci ha abituati a film più urlati, arrabbiati, contro le ingiustizie e i soprusi, contro le intolleranze, sempre schierato a fianco dei più deboli, la voce della povera gente, ma con questo film dimostra una riflessione e una moderazione un pò insolita, ma gradevole. E' la storia di un postino cinquantenne con le sue grane nel lavoro e nella vita privata, depresso al punto di non riuscire ad avere un rapporto decente con la donna dalla quale aveva avuto una figlia appena ventenne, solo che a questo punto non può più scappare, dovendo appunto accudire al bambino della figlia assieme alla sua ex moglie.
La passione di Eric è il calcio e il suo idolo si sempre è Eric Cantona, ex asso del calcio del Manchester United , tanto che il calciatore gli appare nella sua stanza e si mette a dialogare con lui.
Eric si mette finalmente di fronte a sè stesso e alle sue responsabilità, riesce finalmente a raccontarsi la verità, a recuperare il rapporto con i figli che vivono con lui, ad essere finalmente quel padre attento e premuroso che tutti desiderano e piano piano riuscirà anche a parlare con le sue donne , capendo che le cose si risolvono solo affrontandole. Un bell'elogio anche all'amicizia, alla solidarietà, molto divertente la scena iniziale dei suoi colleghi che cercano di tirarlo su di morale.
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vittorio
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venerdì 26 marzo 2010
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carino ma non il migliore di loach!!
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Film divertente, basato su una buona storia e con delle belle trovate!!
Sono un grande ammiratore di Ken Loach e sinceramente mi aspettavo qualcosa di più....non è sicuramente il miglior film del più grande regista contemporaneo.....
Complessivamente da vedere!!
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davidestanzione
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domenica 14 febbraio 2010
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un loach delizioso e rinnovato, delicato e ironico
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Il film che segna il ritorno di Ken Loach(un film puramente "intimo",dal retrogusto vintage e dalla fruizione quanto mai indie)è una commedia stucchevole e agrodolce, arguta e spigliata.La sceneggiatura di Paul Laverty è un gioiello dalla dirompente ironia e dall'amaro sentimentalismo e la sapiente mano registica di Loach costruisce intorno ad essa un film che è insieme sublimazione e (ri)innovazione dell'immaginario loachiano.Ancora una volta il regista inglese, l'autore "socialmente impegnato" per antonomasia,definitivamente consacratosi con "Il vento che accarezzava l'erba" nel 2006,ammanta il proprio protagonista di quel peculiare spirito operaio, rarefatto, malinconicamente uggioso e sempre pronto a fare a pugni col mondo tipico dei suoi personaggi a tratti combattivi("Riff Raff","Terra e Libertà")a tratti più dimessi(è questo il caso),ma,oltre all'aspra critica sociale come al solito tutt'altro che sottesa nei film di Loach,"Il mio amico Eric" è dal canto suo costellato da un'ironia a tratti irrefrenabile&irresistibile(vero punto cardine del film ed elemento in passato non facilmente rinvenibile nei film di Loach)e da una delicata e acuta introspezione sui personaggi, nonchè sugli squarci sociali e "d'ambiente" di un'Inghilterra(e nella fattispecie di una Manchester) dal sapore(ovviamente)operaio:il protagonista è infatti un disilluso uomo sulla mezza età, Eric, impiegato alle poste(un ottimo Steve Evets, il quale tratteggia l'uomo medio della provincia inglese con una prova "mascellare" e dal sapore naturalista)che vive con dirompente naturalezza un'ombrosa vita di provincia e un dissesto familiare che è poi alla base della sua spigolosità emotiva, ovvero l'insanabile frattura nel rapporto con la donna amata, Lily, con cui non ha rapporti da oltre trent'anni;La sua casa è ormai ridotta ad un porto di mare in balia dei suoi figliastri perdigiorno,il lavoro è immerso in una delirante ripetitività,gli amici sono sempre quelli che sono,sinceri ma immutabili nel loro esseri vitelloni e nel non ascoltare Eric e le sue problematiche con il giusto piglio che esse meriterebbero(affidandosi altresì a delle dubbie sedute psichiche.
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Il film che segna il ritorno di Ken Loach(un film puramente "intimo",dal retrogusto vintage e dalla fruizione quanto mai indie)è una commedia stucchevole e agrodolce, arguta e spigliata.La sceneggiatura di Paul Laverty è un gioiello dalla dirompente ironia e dall'amaro sentimentalismo e la sapiente mano registica di Loach costruisce intorno ad essa un film che è insieme sublimazione e (ri)innovazione dell'immaginario loachiano.Ancora una volta il regista inglese, l'autore "socialmente impegnato" per antonomasia,definitivamente consacratosi con "Il vento che accarezzava l'erba" nel 2006,ammanta il proprio protagonista di quel peculiare spirito operaio, rarefatto, malinconicamente uggioso e sempre pronto a fare a pugni col mondo tipico dei suoi personaggi a tratti combattivi("Riff Raff","Terra e Libertà")a tratti più dimessi(è questo il caso),ma,oltre all'aspra critica sociale come al solito tutt'altro che sottesa nei film di Loach,"Il mio amico Eric" è dal canto suo costellato da un'ironia a tratti irrefrenabile&irresistibile(vero punto cardine del film ed elemento in passato non facilmente rinvenibile nei film di Loach)e da una delicata e acuta introspezione sui personaggi, nonchè sugli squarci sociali e "d'ambiente" di un'Inghilterra(e nella fattispecie di una Manchester) dal sapore(ovviamente)operaio:il protagonista è infatti un disilluso uomo sulla mezza età, Eric, impiegato alle poste(un ottimo Steve Evets, il quale tratteggia l'uomo medio della provincia inglese con una prova "mascellare" e dal sapore naturalista)che vive con dirompente naturalezza un'ombrosa vita di provincia e un dissesto familiare che è poi alla base della sua spigolosità emotiva, ovvero l'insanabile frattura nel rapporto con la donna amata, Lily, con cui non ha rapporti da oltre trent'anni;La sua casa è ormai ridotta ad un porto di mare in balia dei suoi figliastri perdigiorno,il lavoro è immerso in una delirante ripetitività,gli amici sono sempre quelli che sono,sinceri ma immutabili nel loro esseri vitelloni e nel non ascoltare Eric e le sue problematiche con il giusto piglio che esse meriterebbero(affidandosi altresì a delle dubbie sedute psichiche..):il calcio è insomma il suo unico rifugio,quella dolce evasione che solletica(e accarezza)il cuore di Eric,il suo unico appiglio,il suo unico barlume di speranza.Quand'ecco che dalle nubi un'apparizione onirica piomba nella vita di Eric:il suo più grande mito e punto di riferimento,lo storico centravanti del Manchester United(la squadra del cuore di Eric, manco a dirlo)Eric Cantona,con il cui poster Eric era intento a dialogare spesso,si materializza nella sua camera,divenendo di lì a poco la sua guida spirituale, il suo maestro di vita nonchè colui che nel finale giunge in suo aiuto con uno strabordante esercito di Cantona(dei veri e propri "cloni mascherati")che si scaglieranno contro il bulletto-boss che aveva contribuito rabbuiare non poco la vita familiare di Eric e a comprometterne l'integrità legale del figlio.Un film che si chiude con la delicatezza e la pacata (ma a suo modo "imponente")ironia che lo aveva contraddistinto, un esaltazione positiva del "mito" che è anni luce distante da implicazione sociologiche di matrice giovanile, devastanti e tenebrose, e un invito a vivere la vita con quell'onestà (soprattutto nei rapporti umani),naturalezza e semplicità che Cantona inculca al suo amico Eric quasi inconsciamente:colletto alzato, testa alta e pugno alzato, dunque, ora e per sempre.
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(di davidestanzione)
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ultimoboyscout
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domenica 24 gennaio 2010
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non sono un uomo...sono cantona!!
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Una piacevole sorpresa. Re Eric interpretas l'amico immaginario e prezioso di un uomo inglese, suo grande tifoso. E riuscirà ad aiutarlo a rimettere in piedi una vita a pezzi. Fantastico il gol contro il Sunderland, quella serpentina con cucchiaio ed esultanza a petto in fuori. Un mito monsieur Cantona!!. Per me tre stelle e mezzo.
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vipera gentile
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giovedì 14 gennaio 2010
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un altro fantasma
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Come sempre, il regista ritrae situazioni di disagio sociale; in questo caso, come il collega Pieraccioni, risolve una situazione con l'evocazione della figura di un personaggio noto, il calciatore francese Cantona, che funge da coscienza dell'arreso protagonista, Eric. Questi è un postino depresso che vive in una casa sporca e disordinata stile pollaio con i figli della seconda moglie (il regista però non fornisce alcun indizio per spiegare come si è originata questa situazione anomala, tenendo conto che uno dei due ragazzi è nero). Comunque, il vero problema è l'apatia di Eric che non riesce ad accettare il passato e quindi a gestire la sua vita, in balia dei figli e di un lavoro che non gli interessa.
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Come sempre, il regista ritrae situazioni di disagio sociale; in questo caso, come il collega Pieraccioni, risolve una situazione con l'evocazione della figura di un personaggio noto, il calciatore francese Cantona, che funge da coscienza dell'arreso protagonista, Eric. Questi è un postino depresso che vive in una casa sporca e disordinata stile pollaio con i figli della seconda moglie (il regista però non fornisce alcun indizio per spiegare come si è originata questa situazione anomala, tenendo conto che uno dei due ragazzi è nero). Comunque, il vero problema è l'apatia di Eric che non riesce ad accettare il passato e quindi a gestire la sua vita, in balia dei figli e di un lavoro che non gli interessa. Unica nota positiva i colleghi che sono dei veri amici. Un giorno, disperato, si rivolge a una fotografia gigante che ha in camera da letto di Cantona chiedendogli che cosa farebbe al suo posto; e ne evoca la figura e le parole. Battute importanti del calciatore:
"Se non affronti le difficoltà, non potrai superarle."
"Il momento più bello della mia vita non è stato un goal, ma un passaggio."
"Dì: NO! ma con le palle."
"Non c'è una sola risposta a un problema, ci sono sempre tanti modi per risolverlo."
"Tutto si risolve parlandone con gli amici."
Quando Eric gli dice:
"Facile per te che sei ricco e famoso!" lui risponde: "I miei amici sono come i tuoi, e anch'io ho delle difficoltà."
"Quando cerchi una soluzione, devi prima stupire te stesso."
Eric affronta finalmente i ricordi con grandissima titubanza. Poi Cantona gli suggerisce di curare il fisico ed Eric si allena e ritrova l'energia per gestire la sua vita, ripulire la casa e occuparsi dei figli e dei loro problemi. E diventa un uomo felice. Come diceva Tagore in una sua poesia "Nel mondo cerchi materiale di gioia ma solo in te stesso lo puoi trovare."
Da vedere. Per prendere in mano la propria vita.
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mimmo_calciano
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mercoledì 6 gennaio 2010
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se non l'avesse fatto loach......
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Un film appena passabile ma assolutamente non entusiasmante nè negli attori nè nella storia... si vede che a Loach piace Cantonà visto che lo celebra e lo fa recitare.......
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fataignorante
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lunedì 4 gennaio 2010
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dichiarazione d'amore
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Una memorabile dichiarazione d'amore per il calcio e per la vita.
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