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Non sono un gran intenditore di questo genere di pellicole (a metà tra finzione e documentario), tuttavia questo piccolo film è riuscito a catturarmi fin dall'inizio per la sua semplicità (la storia) che diventa prima bellezza (la fotografia) poi universalità (il messaggio...o forse lo spunto per una riflessione). Ogni cosa scorre nel tempo dell'Uomo prima e della Natura dopo, avvolgendo lo spettatore (in questo caso me) in un abbraccio...lo stesso della madre che saluta il piccolo Natan, quello del Padre che gioca con lui, quello del mare per i suoi abitanti (sia sotto che sopra la superfice dell'acqua). La biodiversità (che nel film è sapientemente intreprtata dal una riserva in Messico) assume anche una valenza culturale e sociale mettendo a confronto stili e 'idee' di vita diverse da quella con la quale ci confrontiamo quotidianamente. Forse proprio per questo motivo, mi sono lasciato (volentieri) ipnotizzare da qualcosa che possiede grazia e leggerezza. Bravo Alamar:)
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