lizzy
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venerdì 31 luglio 2020
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cuore e anima
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Onestamente non è che io abbia mai apprezzato moltissimo i lavori della Archibugi.
Troppo smielati, troppo sotto le righe, troppo...anonimi, a mio parere.
Anche "Gli Sdraiati", visto da poco.
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Onestamente non è che io abbia mai apprezzato moltissimo i lavori della Archibugi.
Troppo smielati, troppo sotto le righe, troppo...anonimi, a mio parere.
Anche "Gli Sdraiati", visto da poco... non mi ha lasciato veramente nulla (malgrado il solito Bisio, attore per la quale avevo pensato di vedere il film).
Eppure questo "Questione di Cuore" non è malaccio.
Certo, senza Albanese a far la parte da leone e Rossi Stuart come degno contraltare la strada sarebbe stata tutta in salita.
Nemmeno la Ramazzotti, qua incellofanata nel solito personaggio "sfigato" e coattone, brilla molto (malgrado eventuali premi incassati come protagonista). Non pervenuta la Inaudi.
E confermo l' inutilità del cameo di Villaggio: fuori parte, fuori tempo...fuori luogo.
La storia è quella che è ed il finale... beh...alzi la mano a chi non lo aveva già scoperto almeno a metà film (altro che "spiazzante" o "drammatico"...).
Io però sono dell' idea che il film resti incentrato più sulla figura di Alberto che non di Angelo.
Angelo è di contorno, fa parte della tappezzeria. E' Alberto che, vivendo la sua crisi esistenziale (è molto "spaesato"...), e continuandosi a porsi varie "domande", cerca una sua strada.
Strada dove si imbatte in infermiere compiacenti così come autiste insofferenti, commesse inconcludenti e fidanzate accondiscententi.
La sua anima, fanciullesca ed allucinata, cerca una direzione, una motivazione: qualcosa di valido per stupirsi ancora.
Forse Alberto sarà un ottimo sostituto di Angelo nella famiglia dove sta in adozione (non è questo forse che desidererebbe il malato meccanico?), forse no.
Forse Carla con la sua materna comprensione lo riporterà nella bambagia della sua vecchia (e insopportabile) condizione, forse no.
"Questione di Cuore" resta comunque un buon film, non fosse altro per lo sguardo curioso che ha Alberto sulla vita: sguardo che vuol "contagiare" ai figli di Angelo, quasi come un eredità per la prole che (ancora) egli non ha.
Per il resto, a cominciare dalla inverosimile invasione di Fiamme Gialle, per finire alle improponibili scene in ospedale, si poteva fare un pelino meglio e dare più realismo alle scene, ma tant'è.
Prendiamocelo così com'è.
P.S. Ottimo il cameo del solito "ipocondriaco" Verdone... sempre in parte, malgrado tutto.
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francesca86
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domenica 19 aprile 2009
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un film che sa emozionare
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Angelo e Alberto sono i protagonisti del nuovo film di Francesca Archibugi, QUESTIONE DI CUORE. Angelo un carrozziere Alberto uno sceneggiatore. Due mondi paralleli quelli dei due protagonisti che si incrociano quando la vita li rende fragili, lontani dalla vita, più vicini alla morte. Entrambi colti da un infarto in una sera qualunque, si incontrano nel reparto di terapia intensiva. La paura della morte li rende simili e le diversità vengono attutite. Nasce un’amicizia, vera profonda, forse l’unica per entrambi. Davanti alla morte l’uomo si sente solo e sapere che c’è qualcuno che ti capisce, che vive i tuoi stessi dolori, e le stesse sensazioni, paure, ti rende meno fragile, e quella persona apparentemente sconosciuta irrompe nella tua vita e non riesci più a farne a meno.
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Angelo e Alberto sono i protagonisti del nuovo film di Francesca Archibugi, QUESTIONE DI CUORE. Angelo un carrozziere Alberto uno sceneggiatore. Due mondi paralleli quelli dei due protagonisti che si incrociano quando la vita li rende fragili, lontani dalla vita, più vicini alla morte. Entrambi colti da un infarto in una sera qualunque, si incontrano nel reparto di terapia intensiva. La paura della morte li rende simili e le diversità vengono attutite. Nasce un’amicizia, vera profonda, forse l’unica per entrambi. Davanti alla morte l’uomo si sente solo e sapere che c’è qualcuno che ti capisce, che vive i tuoi stessi dolori, e le stesse sensazioni, paure, ti rende meno fragile, e quella persona apparentemente sconosciuta irrompe nella tua vita e non riesci più a farne a meno. Stupenda la scena in cui i due protagonisti sono nel letto e chiacchierano e ridono come se si conoscessero da una vita, complici di quel qualcosa che solo loro sanno perché solo da loro è stato vissuto. Una scena semplice in cui però lo spettatore sente di stare lì ai piedi del lettone e ride con loro. Nel finale del film è Angelo a lasciare la scena e il mondo, la paura di lasciare sola la sua famiglia però è svanita prima della sua morte. Sa che il suo amico ci sarà dove lui non potrà esserci, a consolare sua moglie incinta con un abbraccio, ad aiutare il figlio a guardare il mondo di nuovo come un bambino senza la paura che la morte di un genitore inevitabilmente genera.
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turidur
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mercoledì 22 aprile 2009
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l'uccisione dell'io.
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Sono sempre quelle, le borgate di Pasolini, sempre le stesse ed eternamente diverse, nel magma calmo dei mille rumori e dei volti, voci e colori. Il suo ritratto coloratissimo in un bar con la ragazzina cinese che parla in romano perfetto. Dove Accattone è diventato di colore, non si tuffa dall'alto sfidando la vita e non sogna il suo funerale. Viene picchiato invece dai giovani fascisti, quelli che non esistono più, che quando ammazzzano lo fanno perchè violenti e mai perchè fascisti. Il meccanico è diventato ricco, ricchissimo, come tutti nell'italietta di ieri e nella pomposa retorica di oggi, ha imbrogliato un pochettino e si è comprato le case, tante case, quante il professionista, l'intelettuale o comunque l'uomo colto, se esiste, non può più fare.
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Sono sempre quelle, le borgate di Pasolini, sempre le stesse ed eternamente diverse, nel magma calmo dei mille rumori e dei volti, voci e colori. Il suo ritratto coloratissimo in un bar con la ragazzina cinese che parla in romano perfetto. Dove Accattone è diventato di colore, non si tuffa dall'alto sfidando la vita e non sogna il suo funerale. Viene picchiato invece dai giovani fascisti, quelli che non esistono più, che quando ammazzzano lo fanno perchè violenti e mai perchè fascisti. Il meccanico è diventato ricco, ricchissimo, come tutti nell'italietta di ieri e nella pomposa retorica di oggi, ha imbrogliato un pochettino e si è comprato le case, tante case, quante il professionista, l'intelettuale o comunque l'uomo colto, se esiste, non può più fare.
Poi c'è la storia di due umoni, molto diversi, realmente diversi, di quelli che non puoi usare le belle frasi del tipo "ma in realtà uguali" oppure "molto più simili di quello che appare".
Due uomini che si conoscono e si piacciono, forse, questo si può dire, perchè uno ha quello che l'altro vorrebbe avere, ma non viceversa. Forse perchè certi dolori, e certe condizioni uniscono, forse a causa del perenne moto che ci spinge verso il diverso sia quando si cerca sia quando impauritoi lo si piglia a sprangate.
Poi c'è la cosa più grande, quasi una sorta di annullamento della propria persona, un percorso da nirvana, dove un uomo ha il coraggio di uccidere il proprio Io prima che questo muoia naturalmente. E non solo lo uccide in vita, ma lo nega, quasi lo mortifica, lo vince, come grandi filosofi non sono riusciti a fare con i loro possenti sistemi e le loro condotte, come quello che attraversava la starda senza guardare. Nella società del narcisismo patologico, quella caratteristica maligna, che diviene la normalità dei "così detti sani", un uomo semplice, o forse un semplice uomo grande, riesce anche a pensare - solo - agli altri senza mai cedere e nulla concedere a se stesso. Fino al punto da spingere l'amata compagna, con la quale dopo tanti anni fa ancora l'amore, al contrario dell'amico, nelle braccia dell'altro, non limitandosi certo a dare disposizioni economiche o a liberare frasi di circostanza che possiede anche la morte, e che di solito recitano il "rifatti un'altra vita" o il se di la c'è un mondo io saro felice se ti vedro felice.
E' una storia, è un film, complesso e bello, con un mostruoso, e questa volta si può dire abocca piena, kim Rossi Stuart che solo nella camminata è già cinema d'autore, e con un Albanese che si conferma ancora, nel ruolo del borghese nevrotico molto, molto più piccolo di quello di Sordi ormai rapito dalla storia.
Bravi.
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chiarialessandro
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domenica 19 aprile 2009
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grazie, francesca.
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Da quando ho letto su Ciak che era iniziata la guerra tra critici cinematografici e blogger, mi sono cominciato a chiedere che cosa sia una recensione e, a prescindere da ciò che dice il vocabolario, mi sono risposto che per me una “recensione” è uno scritto su un film e che ciò che scrivo su di esso (come qualunque altra cosa che scrivo) dovrebbe servire per trasmettere una parte di me e delle mie sensazioni a chi lo legge, per condividere, stimolare, esprimersi, partecipare, capire. Partendo da questi presupposti, “Questioni di cuore” è un bellissimo film di cui consiglio caldamente la visione a tutti gli amanti del cinema fatto “in casa”, dove gli effetti speciali sono quelli dei sentimenti (che, pur essendo immateriali e “non visibili”, si fanno sentire in modo visibilissimo).
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Da quando ho letto su Ciak che era iniziata la guerra tra critici cinematografici e blogger, mi sono cominciato a chiedere che cosa sia una recensione e, a prescindere da ciò che dice il vocabolario, mi sono risposto che per me una “recensione” è uno scritto su un film e che ciò che scrivo su di esso (come qualunque altra cosa che scrivo) dovrebbe servire per trasmettere una parte di me e delle mie sensazioni a chi lo legge, per condividere, stimolare, esprimersi, partecipare, capire. Partendo da questi presupposti, “Questioni di cuore” è un bellissimo film di cui consiglio caldamente la visione a tutti gli amanti del cinema fatto “in casa”, dove gli effetti speciali sono quelli dei sentimenti (che, pur essendo immateriali e “non visibili”, si fanno sentire in modo visibilissimo). Il sentimento predominante è quello dell’amicizia disinteressata (merce rarissima, soprattutto di questi tempi) e già questo (e cioè il fatto di essere incentrato su un argomento che non è certamente tra i più gettonati del momento) ritengo che conferisca una nota di merito alla pellicola, la quale si snoda in un’altalena di situazioni comiche e drammatiche, riuscendo a muoversi con soave abilità tra le une e le altre, senza mai cadere nel rischio del grottesco. E’ un lavoro semplice, credibile e lineare in cui ognuno di noi potrebbe riconoscersi nei personaggi, immedesimandosi in essi quasi come se la finzione si trasformasse in realtà cinematografica. Albanese da Oscar: riesce ad essere sempre convincente, qualunque parte gli venga affidata; gli altri bravi o molto bravi. Amatelo appassionatamente. Credo proprio che non ve ne pentirete.
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olgadik
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lunedì 20 aprile 2009
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e questione del dopo
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Francesca Archibugi sa trasmettere emozioni e lo fa con raffinatezza ed equilibrio, tra risvolti drammatici e tratti più leggeri. L’avevamo lasciata a Lezioni di volo e conosciuta con Mignon è partita e subito erano apparse chiare queste doti, nonché la capacità di dirigere con fermezza e sensibilità gli attori, senza deprimerne la personalità. Direi che la regista mette in campo nel suo mestiere doti tipiche del genere femminile che non escludono il positivo del maschile. Fino ad ora il tema preferito dall’autrice era stato quello del conflitto tra generazioni o dell’adolescenza che si misurava con la realtà. In quest’ultimo film ispirato a un romanzo omonimo, il tema è invece l’amicizia tra adulti (due uomini per la precisione) che forse non si sarebbero mai incontrati, dati i diversi mondi di provenienza, senza quella Questione di cuore… I due infatti si ritrovano vicini di letto in un ospedale romano perché entrambi colpiti da infarto.
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Francesca Archibugi sa trasmettere emozioni e lo fa con raffinatezza ed equilibrio, tra risvolti drammatici e tratti più leggeri. L’avevamo lasciata a Lezioni di volo e conosciuta con Mignon è partita e subito erano apparse chiare queste doti, nonché la capacità di dirigere con fermezza e sensibilità gli attori, senza deprimerne la personalità. Direi che la regista mette in campo nel suo mestiere doti tipiche del genere femminile che non escludono il positivo del maschile. Fino ad ora il tema preferito dall’autrice era stato quello del conflitto tra generazioni o dell’adolescenza che si misurava con la realtà. In quest’ultimo film ispirato a un romanzo omonimo, il tema è invece l’amicizia tra adulti (due uomini per la precisione) che forse non si sarebbero mai incontrati, dati i diversi mondi di provenienza, senza quella Questione di cuore… I due infatti si ritrovano vicini di letto in un ospedale romano perché entrambi colpiti da infarto. Di fronte alla paura e allo scampato rischio di morte diventano poco a poco amici. L’uno, Alberto (Albanese), è un borghese colto che di professione scrive sceneggiature: amaro e sarcastico, pronto a prendersi gioco del prossimo, vive un momento di impasse nella carriera e nei sentimenti. L’altro, Angelo (Rossi Stuart), è un proletario che si è fatto da sé, diventando titolare di una carrozzeria dove rimette a posto auto d’epoca. E’ dolce, legato alla famiglia, ha due figli e uno in viaggio. Ama la bella e sensuale moglie (la Ramazzotti), ma ha un suo concreto realismo negli affari. Ormai più forte delle differenze, dopo il dramma vissuto dai due uomini, è quello che li unisce, quel dipendere dai capricci del muscolo cardiaco, quel dovere riorganizzare ritmi e vita attorno a un’esperienza forte che muta i rapporti e le relazioni. A cambiare però è soprattutto l’esistenza di Alberto che va a vivere dall’amico, che impara di nuovo a guardare l’umanità con fantasia e un po’ d’amore nonché a prendersi cura di qualche altro diverso da sé. Il finale poi è insieme drammatico e paradossale, come solo la vita vera sa essere. Questi processi psicologici l’Archibugi li descrive con maestria, senza eccessive sbavature nel patetico, giocando soprattutto sui silenzi e gli sguardi nonché su una bella fotografia che esalta primi piani e mutevolezza dei volti. Direi che Albanese soprattutto, ma anche Rossi Stuart si confermano tra gli attori più dotati del nostro cinema. Qualche nota stonata c’è nel film, ad esempio trovo superflui alcuni personaggi minori oppure troppo colorite alcune scene del quartiere Pigneto, quello dove vive Alberto. Ma nel complesso l’Archibugi riesce a mettere in relazione con elegante naturalezza psicologie individuali e problemi legati ai grandi temi sociali di oggi. Essi entrano di striscio nel discorso e si riflettono con efficacia nei ruoli del singolo personaggio. Per concludere siamo di fronte per la sua introspezione delicata e profonda a un’opera tra le migliori della nostra produzione 2009.
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pensiero creativo
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venerdì 22 maggio 2009
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l'idealismo passa attraverso il cinema
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L'idealismo da alcuni anni passa attraverso le immagini, cinema compreso; ma anche pubblicità,immagini su riviste.E questo non può fare che bene!
Questo film mi è piaciuto molto perché ci dimostra il valore di un sentimento: l'amicizia.
Uno dei protagonisti (Antonio Albanese) è solo nella vita, ma vive bene, sereno; coltiva un amore difficile che ad un certo punto si infrange; si dedica ad attività intellettuali: scrive sceneggiature per films.
Si ammala, si reca da solo in ospedale per essere curato. E' qui che entra in relazione con un altro malato ed in quei pochi giorni di degenza scatta il sentimento dell'amicizia tra i due.
Uscendo dall'ospedale va a casa del suo amico(Kim Rossi Stuart), sarà ospite e si inserisce molto bene nella sua famiglia.
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L'idealismo da alcuni anni passa attraverso le immagini, cinema compreso; ma anche pubblicità,immagini su riviste.E questo non può fare che bene!
Questo film mi è piaciuto molto perché ci dimostra il valore di un sentimento: l'amicizia.
Uno dei protagonisti (Antonio Albanese) è solo nella vita, ma vive bene, sereno; coltiva un amore difficile che ad un certo punto si infrange; si dedica ad attività intellettuali: scrive sceneggiature per films.
Si ammala, si reca da solo in ospedale per essere curato. E' qui che entra in relazione con un altro malato ed in quei pochi giorni di degenza scatta il sentimento dell'amicizia tra i due.
Uscendo dall'ospedale va a casa del suo amico(Kim Rossi Stuart), sarà ospite e si inserisce molto bene nella sua famiglia. Collabora al lavoro della carrozzeria, ma soprattutto si dedica ad emancipare i ragazzi, figli del suo amico, attraverso le letture e le conversazioni, creando nuovi interessi.Comincia anche ad apprezzare quella famiglia dove c'è meno cultura, ma buoni sentimenti di convivenza, sarà vicino al suo amico che ha un decorso di malattia più difficile del suo. Ormai ristabilito ritorna poi a casa sua, nel suo ambiente e si ritrova più arricchito e capace di riprendere il lavoro di prima con nuovo entusiasmo.
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altryx
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lunedì 8 giugno 2009
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sorpresa di cuore.
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una gradita sorpresa questo film dell'eterna incompiuta Francesca Archibugi, prende una bella storia metropolitana non sfruttata, l'affida a due grandi attori albanese (serio) kim rossi stuart ( comico) dove danno il meglio della recitazione, superlativo kim, attore che se fosse nato in america sarebbe una star mondiale.il film parla di due persone che si conoscono in ospedale colpite da infarto,albanese trapiantato da milano a roma, kim romano meccanico de roma, tra i due , dal dolore e dalla paura, diventano amici scoprendosi soli, e cercando l'amicizia dell'altro essendo uno l'opposto dell'altro.
albanese si trova a suo agio nell'essere il protagonista il che lo spinge ad offrire un interpretazione magistrale,e credibile,kim svaria tra comicita e tenerezza offrendo un interpretazione eccezionale.
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una gradita sorpresa questo film dell'eterna incompiuta Francesca Archibugi, prende una bella storia metropolitana non sfruttata, l'affida a due grandi attori albanese (serio) kim rossi stuart ( comico) dove danno il meglio della recitazione, superlativo kim, attore che se fosse nato in america sarebbe una star mondiale.il film parla di due persone che si conoscono in ospedale colpite da infarto,albanese trapiantato da milano a roma, kim romano meccanico de roma, tra i due , dal dolore e dalla paura, diventano amici scoprendosi soli, e cercando l'amicizia dell'altro essendo uno l'opposto dell'altro.
albanese si trova a suo agio nell'essere il protagonista il che lo spinge ad offrire un interpretazione magistrale,e credibile,kim svaria tra comicita e tenerezza offrendo un interpretazione eccezionale.il cinema italiano sembra risorge dalle ceneri del recente passato, affidando storie semplice ma che arrivano al cuore senza imitare le americanate ma ritornando direttamente allo spettatore, emozionando e facendolo sorridere, l'annata 2008-2009 ha offerto decine di ottimi film italiani, sperando che il pubblico finalmente se ne accorga lasciando le julie robert's e altro per riapprezzare opere d'ARTE.
VOTO 8/10 CONSIGLIATISSIMO.
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marino sassi
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lunedì 27 aprile 2009
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capolavoro sfiorato
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Francesca Archibugi non fa capolavori,ma li sfiora.
Era già successo con altri film:Verso sera e Il grande cocomero.
Qui ci è andata vicina,ancor piu' vicina.
L'idea della storia è ottima anche se è la classica storia d'amore e di amicizia.
Anche il contorno è azzeccato,la vecchia Roma che era di periferia e che adesso si è arricchita e si è snaturata.Una Roma che era innocente,pasoliniana e che adesso evade le tasse come fanno tutti gli altri italiani...ma che ha nacora un cuore.
Insomma la storia c'è, ci sono pure gli attori,ma poi c'e' qualcosa di troppo.
Alcuni personaggi sono di troppo:non si capisce cosa c'entri Vilaggio,se è un avvocato o sta facendo se stesso.Anche il simpatico siparietto con Verdone sembra fuori luogo.
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Francesca Archibugi non fa capolavori,ma li sfiora.
Era già successo con altri film:Verso sera e Il grande cocomero.
Qui ci è andata vicina,ancor piu' vicina.
L'idea della storia è ottima anche se è la classica storia d'amore e di amicizia.
Anche il contorno è azzeccato,la vecchia Roma che era di periferia e che adesso si è arricchita e si è snaturata.Una Roma che era innocente,pasoliniana e che adesso evade le tasse come fanno tutti gli altri italiani...ma che ha nacora un cuore.
Insomma la storia c'è, ci sono pure gli attori,ma poi c'e' qualcosa di troppo.
Alcuni personaggi sono di troppo:non si capisce cosa c'entri Vilaggio,se è un avvocato o sta facendo se stesso.Anche il simpatico siparietto con Verdone sembra fuori luogo.
Il film è bello,Rossi Stuart non è mai stato cosi bravo,bella anche la fotografia,la sceneggiatura fila quasi sempre,eppure c'è qualcosa di troppo,un pò di buonismo,di qualcosa di già visto e di già sentito,l'omaggio a Pasolini...tante cose che se l'autrice non le avesse aggiunte avrebbe fatto un capolavoro.
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robert
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domenica 19 aprile 2009
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pubblicità ingannevole 1^parte
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Sarà capitato un po' a tutti di scegliere un prodotto in negozio attratti dall'invitante rappresentazione stampata sulla confezione,per poi vedere deluse le aspettative alla sua apertura.Fenomeno analogo potrebbe verificarsi nel fidarsi ciecamente della locandina di "Questione di cuore" e scegliere di vederlo,senza conoscerne il tema.Perché la giocosa coppia di mattatori al centro del manifesto indurrebbe a credere di trovarsi di fronte alla solita commedia "all'italiana" (estendendo generosamente la definizione anche alle sue forme più trash,tipo i cinepanettoni et similia),ad una sorta di improbabile riedizione di accoppiate vincenti al botteghino,come quella De Sica-Ghini,alle prese con collaudati repertori di gag e peripezie.
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Sarà capitato un po' a tutti di scegliere un prodotto in negozio attratti dall'invitante rappresentazione stampata sulla confezione,per poi vedere deluse le aspettative alla sua apertura.Fenomeno analogo potrebbe verificarsi nel fidarsi ciecamente della locandina di "Questione di cuore" e scegliere di vederlo,senza conoscerne il tema.Perché la giocosa coppia di mattatori al centro del manifesto indurrebbe a credere di trovarsi di fronte alla solita commedia "all'italiana" (estendendo generosamente la definizione anche alle sue forme più trash,tipo i cinepanettoni et similia),ad una sorta di improbabile riedizione di accoppiate vincenti al botteghino,come quella De Sica-Ghini,alle prese con collaudati repertori di gag e peripezie.Tutto insomma,titolo compreso,lascerebbe supporre di poter contare su poco meno di 2 ore si sana spensieratezza,col fazzoletto a portata di mano,ma solo per tamponare le lacrime di qualche irrefrenabile risata.Se non altro per la matrice cabarettistica di Antonio Albanese.E invece la questione di cuore del titolo non riguarda intriganti tresche o più o meno riuscite vicende sentimentali,ma è la trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Umberto Contarello.E la locandina,banale e quasi raffazzonata,finisce con l'apparire una scelta un po' frettolosa,comunque penalizzante,oltre che fuorviante,per il film che reclamizza.Il cuore...in questione è quello,ballerino,dei 2 protagonisti,Albanese e Rossi Stuart.L'uno, stralunato sceneggiatore settentrionale trapiantato a Roma,in crisi di idee (come il cinema nostrano?),l'altro,carrozziere romano d.o.c.,specializzato in auto d'epoca,che ha fatto fortuna e,scegliendo percorsi magari borderline rispetto all'evasione fiscale bella e buona,ha messo su un piccolo impero di immobili e un cospicuo patrimonio.Le vite dei 2,apparentemente così diverse e distanti,collidono accidentalmente in sala rianimazione,in seguito al quasi contemporaneo "scherzo" dei rispettivi organi cardiaci.Alberto(un Albanese la cui maturazione artistica sembra aver superato senza sforzo il limite dello stereotipo mimico di altri suoi colleghi passati al grande schermo)ha un'immeritata fama di "indovino",frutto di una sua portentosa e sviluppatissima capacità di osservazione e di deduzione.E' logorroico,e sincero da rasentare il cinismo e l'assoluta mancanza di tatto.E' abituato a guardare il mondo che lo circonda dai punti di vista più improbabili,sa trarre dall'analisi dei fatti più comuni spunti sorprendenti per il suo lavoro e cavare storie avvincenti da episodi che ad altri passerebbero inosservati.Ha conoscenze importanti ed invidiabili,di quelle a cui si chiede normalmente l'autografo (spiccano in proposito i cammei di Carlo Verdone,Stefania Sandrelli e Paolo Villaggio,anche sul set paludato nelle sue stravaganti tuniche extralarge),ma è sostanzialmente un solitario senza veri amici,è solo al mondo.Eccezion fatta per la sua Carla,che lo apprezza e lo ama per quel suo essere atipico e del tutto sui generis.Con lei vive una relazione in fase di stanca,che,come il suo lavoro,procede a rilento,con alti e bassi.E' un uomo,Alberto,che vive completamente immerso nel presente,con un passato doloroso da orfano in tenera età,e che guarda al futuro con diffidenza e apprensione.La perdita subìta da bambino lo ha indotto ad elaborare un mondo tutto suo,ricco di sollecitazioni e di suggestioni provenienti da quello reale,comune a tutti,ma,nonostante questo,eteroclito ed incomprensibile visto da fuori.
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robert
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domenica 19 aprile 2009
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pubblicità ingannevole 2^ parte
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Alberto si è perso strada facendo,senza mai averne piena consapevolezza,è sostanzialmente incapace di prendersi cura di sé e degli altri,ma estremamente bisognoso lui stesso di affetto,di qualcuno cui affidarsi.Il fatto stesso che straparli è segno evidente della sua intima convinzione di non essere veramente ascoltato.L'improvviso attacco di cuore sembra proiettarlo in una dimensione completamente nuova,a lui sconosciuta,lo pone di fronte all'increscioso interrogativo su che cosa sta facendo della propria vita.E,paradossalmente,anziché sospingerlo verso quell'unico punto di riferimento che è la sua fidanzata,per aggrapparvisi saldamente e cercare di orientarsi,lo porta a prenderne le distanze,determinando la dolorosa scelta dell'abbandono da parte di lei.
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Alberto si è perso strada facendo,senza mai averne piena consapevolezza,è sostanzialmente incapace di prendersi cura di sé e degli altri,ma estremamente bisognoso lui stesso di affetto,di qualcuno cui affidarsi.Il fatto stesso che straparli è segno evidente della sua intima convinzione di non essere veramente ascoltato.L'improvviso attacco di cuore sembra proiettarlo in una dimensione completamente nuova,a lui sconosciuta,lo pone di fronte all'increscioso interrogativo su che cosa sta facendo della propria vita.E,paradossalmente,anziché sospingerlo verso quell'unico punto di riferimento che è la sua fidanzata,per aggrapparvisi saldamente e cercare di orientarsi,lo porta a prenderne le distanze,determinando la dolorosa scelta dell'abbandono da parte di lei.Finirà dunque col legarsi allo sconosciuto compagno di sventura e di convalescenza Angelo (Kim Rossi Stuart),borgataro verace dall'animo generoso,che instaurerà con Alberto una fraterna,pura e disinteressata amicizia.Angelo "trapianterà" senza esitazione Alberto nel suo mondo,così diverso dai canoni dell'amico,e nel suo stesso nucleo familiare (è sposato infatti con Rossana-Micaela Ramazzotti),facendone una sorta di genitore aggiunto per i 2 figli,il piccolo Airton (nome mutuato dalla passione automobilistica di Angelo)e la difficile Perla,in piena crisi adolescenziale.Il sentirsi parte di una vera famiglia,nel bene e nel male,consentirà ad Alberto di uscire dal bozzolo,e di sviluppare inaspettate capacità di dedizione e di attenzione al prossimo (non solo da un punto di vista puramente speculativo),nonché il coraggio di accettare più definite e convinte responsabilità.Come amava dire madre Teresa,la cura della propria sofferenza morale passa attraverso la cura,con abnegazione ed impegno,del dolore del prossimo.Inevitabile conseguenza di questo intimo lavorìo sarà per Alberto il ritorno stile "figliol prodigo" tra le braccia di Carla,ancora lì ad aspettarlo (come solo nei film accade)senza risentimenti,fiduciosa e paziente.Questa così delicata (nei toni e nella rappresentazione filmica),ma al tempo stesso solida amicizia virile,autentico nodo centrale del film,ciascuno nel rispetto del proprio ruolo (e senza derive "alla Brokeback Mountain"),verrà solo sul finire parzialmente e quasi inconsapevolmente "contaminata" in seguito ai risvolti preoccupanti del decorso post-operatorio di Angelo.Il quale,indelebilmente segnato dalla prematura scomparsa del padre,sempre per problemi cardiaci,costretto dalle circostanze,maturerà un piano improbabile e disperato nel tentativo di garantire un futuro alla sua famiglia,per giunta in espansione (la moglie è incinta).Piano che ovvio qui non illustriamo nei dettagli per non incorrere nelle ire di chi al cimena ci deve ancora andare.Il film della Archibugi è ben diretto e ben recitato,con interpreti credibili,qualitativamente lodevole in considerazione della generale mancanza di idee (e di spettatori)di cui soffre il nostro cinema,e delle minori risorse tecniche ed economiche di cui dispone,in confronto con quelle del cinema made in USA.Non pensiate sia un altro mattone lacrimoso e lacrimevole.Al contrario,è in equilibrio quasi perfetto tra commedia e dramma.Ci sono sprazzi comici godibili,momenti distensivi perfettamente incastonati nella trama come pregevoli tessere musive,e momenti più meditativi,spunti per più serie riflessioni.E' una sorta di parabola,il cui monito si traduce in sostanza nell'invito a dare sempre un senso alla vita.
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(di pipay)
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