boffese
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venerdì 17 ottobre 2008
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indio guarani
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un film ,che mi ha deluso, perche' pur basandosi su una storia forte ed interessante, non riesce ad emozionare e tergiversa sul vero problema, agganciandosi a situazioni poco socialmente utili.il finale(la parte veramente significativa di tutto il film), il buon cast brasiliano e la colonna sonora ,riscattano un santamaria inguardabile e momenti del film poco significativi. sufficente
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(di francesco2)
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anonimo
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sabato 4 ottobre 2008
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il più bel film italiano al festival di venezia
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"Birdwatchers - La terra degli uomini rossi" di Marco Bechis è stato il miglior film italiano al Festival di Venezia (escluso ovviamente l'ennesimo capolavoro di Paolo Benvenuti, "Puccini e la fanciulla", inarrivabile, straordinario), e ha battuto senza problemi i film di Corsicato, di Avati e di Ozpetek (quest'ultimo davvero bruttissimo).
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maxb
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lunedì 22 settembre 2008
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un film molle
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Un film decisamente molle, senza nerbo nè anima: struttura narrativa debole, recitazione scialba ( ma perchè Santamaria e Caselli? Sono amici del regista?), per non parlar delle cadenze nel doppiaggio. Sarà vero che il regista lascia che la cinepresa guardi, ma ci sono modi per mostrare anche quello che sta dietro o sotto. Qui un film che non è nè denuncia nè dramma. Dopo la prima scena, rivelatrice, è un lento scivolare verso un finale prevedibile,. Mi spiace.
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manitou
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venerdì 19 settembre 2008
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scandaloso
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Non capisco come si possa definire questo un bel film! Privo di contenuti scenografici, lentissimo, si limita ad un collage di scene senza capo ne coda! Non è ne un documentario ne un film! Sarò ignorante io...
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tiziana
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domenica 14 settembre 2008
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un film fatto di insostenibili tempi morti
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Sebbene l'intento del regista sia positivo, in quanto intende denunciare la tragica situazione degli indios, privati della loro terra e costretti nelle riserve, il film è intriso di una volgarità del tutto gratuita. Come se ciò non bastasse, vi sono molti tempi morti, fra una battuta e l'altra intercorrono insostenibili silenzi con sfondi sonori tipici della foresta tropicale. Ma ciò che veramente spinge lo spettatore sfiancato e frustrato ad uscire dalla sala è che l'immagine degli indios offerta da questo film è quella di uomini che si indebitano e si ubriacano, mentre le donne indios non sarebbero che stupide donnette sempre intente ad intessere riferimenti (del resto squallidi) circa gli organi genitali maschili.
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Sebbene l'intento del regista sia positivo, in quanto intende denunciare la tragica situazione degli indios, privati della loro terra e costretti nelle riserve, il film è intriso di una volgarità del tutto gratuita. Come se ciò non bastasse, vi sono molti tempi morti, fra una battuta e l'altra intercorrono insostenibili silenzi con sfondi sonori tipici della foresta tropicale. Ma ciò che veramente spinge lo spettatore sfiancato e frustrato ad uscire dalla sala è che l'immagine degli indios offerta da questo film è quella di uomini che si indebitano e si ubriacano, mentre le donne indios non sarebbero che stupide donnette sempre intente ad intessere riferimenti (del resto squallidi) circa gli organi genitali maschili. Una vera e propria delusione, inutile dire che oltre a risparmiare qualche soldo, non guardandolo vi risparmierete una bella dose di noia.
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agazzi cristiano
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mercoledì 10 settembre 2008
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in che pianeta i gesuiti perseguivano?
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"I Guarani Kaiowá sono un popolo indio che fin dal '600 (ricordate Mission?) hanno subito persecuzioni per non aver accettato l'opera di evangelizzazione dei gesuiti" ma che storia conosce? i gesuiti non obbligavano! ma dove le ha lette ste cavolate? i gesuiti sono stati fatti sciogliere dal papa per pressioni del portogallo che non poteva schiavizzare cristiani, e per colpa dei massoni per le merci che dalle reduciones arrivavano in europa e davano potere economico ai gesuiti! Ma che libri di storia studiate? quelli riscritti dai comunisti dove ci sono 15 righe sulla "vicenda di Gesù" e dove non esistono i partigiani verdi?
Come si permette a dare giudizi tali senza sapere neanche la storia del sud america?
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e.m.
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domenica 7 settembre 2008
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film mediocre
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film assolutamente mediocre,senza storia, dialoghi,introspezione dei sentimenti. lo spettatore non è coinvolto dalla storia.non c'e' pathos.i personaggi,sia i bianchi sia gli indios,non hanno incisività,nè di carattere, nè di sentimenti.che noia! come fa la critica ad esaltare un film del genere?
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(di francesco2)
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giusy polizzi
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sabato 6 settembre 2008
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film denuncia dell’attuale politica distruttiva
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Nel 2003 Marco Bechis autore del film, compie un viaggio in Brasile con un gruppo di birdwatchers (osservatore di uccelli) e venuto a conoscenza del fenomeno dei suicidi tra i giovani kaiowà del Mato grosso do Sul dedice - attraverso la pellicola – di portare a conoscenza le lotte di queste tribù per la riappropriazione delle loro terre, oggi adibite a coltivazione di soia transgenica. Storia molto vecchia ma sempre molto attuale , laddove il potere del bianco- nonché del più forte per via della violenza che utilizza sugli altri - ha il sopravvento su popolazioni non solo meno abbienti ma ,soprattutto , assenti nel pensiero di alcuna forma di violenza se non quella della difesa che viene messa in atto attraverso l’aiuto degli spiriti.
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Nel 2003 Marco Bechis autore del film, compie un viaggio in Brasile con un gruppo di birdwatchers (osservatore di uccelli) e venuto a conoscenza del fenomeno dei suicidi tra i giovani kaiowà del Mato grosso do Sul dedice - attraverso la pellicola – di portare a conoscenza le lotte di queste tribù per la riappropriazione delle loro terre, oggi adibite a coltivazione di soia transgenica. Storia molto vecchia ma sempre molto attuale , laddove il potere del bianco- nonché del più forte per via della violenza che utilizza sugli altri - ha il sopravvento su popolazioni non solo meno abbienti ma ,soprattutto , assenti nel pensiero di alcuna forma di violenza se non quella della difesa che viene messa in atto attraverso l’aiuto degli spiriti. Una tribù confinata nelle riserve e dedita ormai solo ad alcool e droghe, decide , quindi, di riappropriarsi della terra strappatagli moltissimi decenni prima e senza tuttavia riuscirci , cerca di riscattare, pena la morte, il suo diritto più antico. Film denuncia dell’attuale politica distruttiva che da secoli si protrae e che non tiene più conto né dell’esistenza di altri popoli né delle loro tradizioni e cultura, né del valore dell’ambiente. “ Non abbiamo più le foreste” è la frase che ricorre spesso e sulla quale tutti siamo chiamati non solo a riflettere ma soprattutto ad agire per la salvaguardia del pianeta, ormai in ginocchio , a favore degli interessi economici di chi del potere sull’altro ne ha costruito la propria forza. Film centrato soprattutto sulle tribù , sulle loro credenze e appartenenze , sulle loro difficoltà a sopravvivere, sulla difficoltà d’integrazione che spinge a frequenti suicidi, dove però l’uomo bianco rimane sullo sfondo per esibirsi solo nella sua efferata violenza. Comprensibile il diritto alla proprietà del bianco nato e cresciuto in quelle terre , ma come sempre, i sospesi della storia ritornano, anche a distanza di secoli chiedendo il conto. Comune e diffusa eziologia delle guerre tra i popoli dove il tempo non lenisce le ferite dell’anima e dove quest’ultima appare immortale nel reclamare il rapporto con le proprie origini. L’anima non conosce il tempo e il tempo si annulla. La terra ingoiata mostra, ancora una volta, come la nostra essenza che chiamiamo corpo, sia fatta di spirito , e lo spirito non teme la morte, se questa diviene giusto tributo alla difesa di sé. Una nota di speranza viene data dall’incipiente relazione tra la figlia del fazendeiros e l’apprendista sciamano della tribù, ma è una nota stroncata sul nascere che lascia l’amaro in bocca indicandoci che il tempo della pace , dell’amore e del rispetto dell’altro, è ancora molto molto lontano.
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(di luc)
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(di gyammy)
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giuly
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venerdì 5 settembre 2008
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film di intensità sonora ed emotiva
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Film mai disarmonico nell'altalena fra denuncia e passione e mai "americano" nell'asaltazione dicotomica fra buoni e cattivi. La sua peculiarità è il linguaggio verbale essenziale e non ampolloso,ma soprattutto il sapiente uso della percezione sonora. Suoni tribali e moderni ora contrapposti, ora fusi, ora affiancati ci spiegano, senza dire, le differenze di storia, di bisogni e di espressioni fra civiltà diverse. la contrapposizione è amara e ineluttabile, non ci sono scolastiche soluzioni a portata di mano. L'emozione post-film permane a livello della pancia.
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goldy milano
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venerdì 5 settembre 2008
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rassegnazione
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E' un film che non aggiunge nulla a quanto già si sa sullo strazio delle civiltà all'estinzione. Nel Mato Grosso si perpetua la crudele storia del mondo. Un sussegguirsi di etnie che soccombono per lasciare posto a qualco'altro. Anche se ben fatto , molto attento a non toccare nessuna corda emotiva , non lascia però spazio nemmeno all'indignazione e così rimane solo un senso di ineluttabile rassegnazione.
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