Sono sufficienti poche immagini per non cercare il telecomando. Ci si accorge immediatamente di non essere inghiottiti dal solito film americano (grandi attori, effetti speciali, sfoggio di grandi investimenti). In primo piano c'è la storia di una donna alla ricerca del figlio, in secondo piano un'ambientazione che rende credibile la storia, un Libano vero con tutto quel poco che è sopravvissuto agli ultimi disgraziati anni. La fatica della ricerca trasforma gradualmente i personaggi e progressivamente li avvicina allo spettatore, coinvolgendolo e rendendolo consapevole di realtà che nemmeno un telegiornale ben fatto riesce a trasmettere.