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lukeavery
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giovedì 31 dicembre 2009
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splendido!
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Un film davvero intenso, capace di trasmettere l'angoscia che prova il protagonista, direttamente allo spettatore. Geniali gli sviluppi del film in un crescendo che coinvolge e piace... finale quasi teatrale, che puo' strappare una lacrima, per come viene affrontato il tema del bullismo.
Finale degno di un Oscar.
L.
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italux
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sabato 19 dicembre 2009
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davvero un bel film
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Magistrale ritratto della vita interiore del personaggio, attraverso il quale emergere la sofferenza di un ragazzo autistico molto intelligente che vive all'interno di un mondo con il quale non riesce ad interagire, cosciente del fatto di non riuscire ad essere "normale" come "gli altri".
L'intera storia sembra essere l'espressione della frase pronunciata dal protagonista "io ho l'autismo, o l'autismo ha me".
Ben appare come all'interno di una prigione che il suo autismo crea intorno a lui. Un gioco online al computer l'unico suo "vero" (se così lo si può chiamare) contatto attivo con la realtà, solo attraverso quella finzione in cui ha la possibilità di dar vita a quel che vorrebbe essere ma non riesce, sfugge alla sua prigione vivendo la vita del suo se ideale, riuscendo ad avere contatti con un'altra giocatrice con la quale intraprende diverse avventure nel gioco e con la quale comunica tramite chat.
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Magistrale ritratto della vita interiore del personaggio, attraverso il quale emergere la sofferenza di un ragazzo autistico molto intelligente che vive all'interno di un mondo con il quale non riesce ad interagire, cosciente del fatto di non riuscire ad essere "normale" come "gli altri".
L'intera storia sembra essere l'espressione della frase pronunciata dal protagonista "io ho l'autismo, o l'autismo ha me".
Ben appare come all'interno di una prigione che il suo autismo crea intorno a lui. Un gioco online al computer l'unico suo "vero" (se così lo si può chiamare) contatto attivo con la realtà, solo attraverso quella finzione in cui ha la possibilità di dar vita a quel che vorrebbe essere ma non riesce, sfugge alla sua prigione vivendo la vita del suo se ideale, riuscendo ad avere contatti con un'altra giocatrice con la quale intraprende diverse avventure nel gioco e con la quale comunica tramite chat. Spesso nella vita reale immagina di essere nel gioco, ovvero l'unica esperienza di "vita concreta" che ha a disposizione per vivere e attraverso la quale a volte interpreta la realtà altre la rifugge. Vittima di se stesso e dei compagni di scuola è incapace di regaire, i costanti disagi emotivi e le ripetute umiliazioni subite dai coetanei lo portano ad odiare se stesso e la sua vita. Ma due principali eventi mettono in moto un meccanismo attraverso il quale la mente di Ben, seppur in modo atipico, troverà una soluzione.
Decisamente di cattivo gusto la conclusione della recensione di Gabriele Niola
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pietro lem
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martedì 8 dicembre 2009
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il miglior film con protagonista un aspie
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Il pluripremiato "Ben X - Il coraggio è tutto" è senz'altro il miglior film che io abbia visto avente come protagonista un ragazzo con la Sindrome di Asperger.
A differenza di altri che mostrano solo esternamente cosa possa significare la sindrome, rappresentando come un aspie si comporta nel mondo oppure rappresentando in modo inadeguato i tratti aspie, in Ben X la magistrale regia dell'esordiente Nic Balthazar e la formidabile interpretazione di Greg Timmermans riescono a farti vivere in prima persona cosa significhi la sindrome dall'interno: si assume il punto di vista dell'aspie. Sicuramente è pesato molto che il film sia ispirato a una storia vera (il regista prima del film ha pubblicato un libro sulla storia) e la consulenza scientifica di Autisme Centraal è stata eccellente, son convinto che in essa ci fosse almeno un aspie.
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Il pluripremiato "Ben X - Il coraggio è tutto" è senz'altro il miglior film che io abbia visto avente come protagonista un ragazzo con la Sindrome di Asperger.
A differenza di altri che mostrano solo esternamente cosa possa significare la sindrome, rappresentando come un aspie si comporta nel mondo oppure rappresentando in modo inadeguato i tratti aspie, in Ben X la magistrale regia dell'esordiente Nic Balthazar e la formidabile interpretazione di Greg Timmermans riescono a farti vivere in prima persona cosa significhi la sindrome dall'interno: si assume il punto di vista dell'aspie. Sicuramente è pesato molto che il film sia ispirato a una storia vera (il regista prima del film ha pubblicato un libro sulla storia) e la consulenza scientifica di Autisme Centraal è stata eccellente, son convinto che in essa ci fosse almeno un aspie.
Già dalle prime scene, per es., è ben reso lo stress acustico a cui siamo continuamente sottoposti quando ci muoviamo nel mondo, come quando passeggiamo per la strada trafficata o ci troviamo in luoghi affollati. Oppure come interagiamo con chi ci sta parlando, concentrandoci sulla bocca di chi ci parla e trascurando i suoi occhi, perdendo tutte le sfumature emotive dell'interlocutore. Gli esempi sono tanti.
Oltre a farti vivere come un aspie in modo del tutto realistico, facendoti pensare come lui, facendoti provare le sue emozioni e coinvolgendoti nelle sue azioni, questo film sottolinea tutti i dolorosi problemi che un adolescente aspie deve affrontare a scuola, con gli amici e la famiglia. Primo fra tutti il problema del bullismo, che reputo ancora sottostimato nel suo collegamento con la SA. Non a caso nel titolo si allude al coraggio: in analogia con il coraggio dell'eroe del videogioco ArchLord, nella vita di tutti i giorni ogni aspie obbligatoriamente diventa coraggioso per riuscire a tuffarsi in un mondo incomprensibile e ostile. Mentre per i curiosi, la pronuncia di Ben X in fiammingo somiglia a "(ik) ben niks" che vuol dire "(io) non valgo nulla", mentre nel film s'intravede un cartello pubblicitario che dice "BEN JE GEK!?" che vuol dire "SEI MATTO!?".
Per chi non l'ha ancora visto, non legga questa frase: ho apprezzato parecchio il lieto fine intelligente (nella storia vera da cui si ispira il film il ragazzo aspie si suicida) e lo spirito di attaccamento alla vita di Ben, oltre che il concetto di rinascita, evocato anche da Marc Segar nel suo libro, consistente nel ricominciare daccapo nella vita una volta comprese le regole; non ho condiviso l'ultima scena in cui quella che nelle scene precedenti poteva giustamente interpretarsi come un'immaginazione a occhi aperti e intenzionale, viene spiegata come allucinazione, anche considerando l'ipotesi che gli aspie abbiano una leggerissima probabilità in più dei neurotipici di arrivare alla schizofrenia o al fatto che alcuni bambini (aspie e non aspie) possiedono un compagno immaginario.
In sala a Roma al "Dei Piccoli Sera" e a Bologna al "Galliera" fino al 10/12.
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