eris
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lunedì 15 gennaio 2007
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titolo
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Avrei gradito il titolo tradotto nel senso originale "le luci del quartiere" esso rivela meglio il contenuto e l'atmosfera del film, triste, melanconico, eroico e tutto racchiuso nel mondo del protagonista: il suo quartiere illuminato da fredde e tristi luci che rispecchiano la solitudine e la tristezza sua e degli altri personaggi.
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laura figueroa
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lunedì 15 gennaio 2007
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le luci della sera
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La chiave del film sta nella voce radiofonica che racconta la natura dello scorpione.
Una famosa favoletta racconta che uno scorpione chede alla rana di poterle montare in groppa per attraversare il fiume promettendole di non pungerla, invece poi, una volta raggiunto il suo scopo, la punge. Allo scorpione non serve una giustificazione, dice semplicemente: "Pungere è nella mia natura".
Il regista non ci rivela i motivi che portano il protagonista ad essere tanto impassibile o i suoi nemici tanto accaniti contro di lui, e lo spettatore rimane senza le motivazioni che lo indurrebbero a giustificare alcuni comportamenti umani, che invece durante il film non vengono spiegati da un antefatto.
L'uomo, per essere vittima o carnefice ha bisogno di un pretesto o l'essere vittima o carnefice è nel
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La chiave del film sta nella voce radiofonica che racconta la natura dello scorpione.
Una famosa favoletta racconta che uno scorpione chede alla rana di poterle montare in groppa per attraversare il fiume promettendole di non pungerla, invece poi, una volta raggiunto il suo scopo, la punge. Allo scorpione non serve una giustificazione, dice semplicemente: "Pungere è nella mia natura".
Il regista non ci rivela i motivi che portano il protagonista ad essere tanto impassibile o i suoi nemici tanto accaniti contro di lui, e lo spettatore rimane senza le motivazioni che lo indurrebbero a giustificare alcuni comportamenti umani, che invece durante il film non vengono spiegati da un antefatto.
L'uomo, per essere vittima o carnefice ha bisogno di un pretesto o l'essere vittima o carnefice è nella sua natura?
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lunedì 15 gennaio 2007
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volver( tornare)!
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“Solo come un cane” la nota similitudine definisce emarginazione ed abbandono e Kaurismaki firma sempre con la presenza viva di un cane le sue opere, come se tenesse ad assicurare lo spettatore della genuinità della sua ispirazione. L’animale-attore è uno dei tanti particolari di cui il regista si serve per suscitare pietà nei confronti dell’umanità patetica e derelitta da lui raccontata. Ma per non correre il rischio di annoiarsi nell’ovattata atmosfera delle sognanti periferie del regista finlandese bisogna lasciarsi cullare dai ritmi lenti senza rincorrere la storia o cercarvi il ritratto realistico d’ambiente; è necessario piuttosto lasciarsi coinvolgere, pensando di essere all’interno della galleria di un artista, i quadri del quale più che denunciare la realtà poeticamente la deformano.
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“Solo come un cane” la nota similitudine definisce emarginazione ed abbandono e Kaurismaki firma sempre con la presenza viva di un cane le sue opere, come se tenesse ad assicurare lo spettatore della genuinità della sua ispirazione. L’animale-attore è uno dei tanti particolari di cui il regista si serve per suscitare pietà nei confronti dell’umanità patetica e derelitta da lui raccontata. Ma per non correre il rischio di annoiarsi nell’ovattata atmosfera delle sognanti periferie del regista finlandese bisogna lasciarsi cullare dai ritmi lenti senza rincorrere la storia o cercarvi il ritratto realistico d’ambiente; è necessario piuttosto lasciarsi coinvolgere, pensando di essere all’interno della galleria di un artista, i quadri del quale più che denunciare la realtà poeticamente la deformano. Così in “Le luci della sera”, terza parte di una trilogia dedicata ai perdenti, i pochissimi dialoghi e la scabra classica vicenda di un inganno orchestrato ai danni di un sorvegliante hanno addirittura un effetto disturbante ed innaturale, costituiscono una stonatura in un universo di volti attoniti e sfigurati dalla stanchezza o dai vizi, di penombre, di lunghi silenzi, di passi persi nella notte, di conversazioni laconiche e surreali, di pugni brutali o carezze riparatrici: una donna illuminata prigioniera dentro il riquadro di un chiosco di salsicce in riva al fiume inquinato, la pausa di un sorriso all’interno del carcere, la malinconia struggente del tango, il vigore disperato del cantante rock nella balera, la dolcezza triste del vecchio nel dormitorio pubblico, il crepuscolo di Helsinki, l’azzurrino dei suoi palazzi in vetro cemento all’alba…apparizioni magiche che affiorano dagli angoli dimenticati delle ricca Europa. Il poeta alcolista e maledetto fruga la spazzatura: Kaurismaki sostiene di girare ubriaco parte delle scene delle sue pellicole, eppure in esse l’alcool non incorona il carismatico ribelle, è al contrario la fedele compagnia che consente al povero sprovveduto di dimenticarsi. Poeta maledetto si dunque, ma alla maniera dello scrittore erotomane Bukovski, senza aureola: l’incanto scaturisce dall’ estraneità forzata rispetto a un meccanismo sociale stritolante; sopravvive puro a un’umanità corrotta dal progresso e dalle leggi economiche solamente chi ne è vittima non integrata, gli uomini senza passato( è il titolo della penultima fatica del regista) chi ha smarrito la memoria nella speranza forse vana di un futuro migliore. Allora dalle glorie della Settima arte Kaurismaki recupera la fiaba salutarmene anacronistica di Charlot, stralunato angelo vagabondo caduto negli infermi metropolitani tra bionde donne fatali bugiarde e gangster: a chi cerca un riscatto non resta che rimpiangerlo nell’attesa di un ritorno, “volver”, tornare, canta Bernal e “Volver” intitola Almodovar il suo film sui fantasmi …
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venerdì 29 dicembre 2006
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chiedo scusa ma qualcuno può dirmi come si fa a sapere un film in quali sale uscirà ?
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lorenzo folini
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giovedì 17 agosto 2006
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lights in the dusk, la firma di un autore
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Nessun film di Kaurismaki può mai passare inosservato: in ognuno si ritrovano dei tocchi, dei guizzi o delle pennellate che rendono il suo cinema unico e inimitabile.
Non fa eccezione il bellissimo Lights in the dusk (le luci della sera), in cui il regista finlandese porta al massimo livello la sua poetica e il suo stile: pochissime parole, lunghi piano-sequenza ritmati solo qua e la da una tenue musica, e poi magari squarci di violenza o di passione, perle disperse quasi per caso.
Aki Kaurismaki è un poeta, e come tutti i poeti sicuramente non trova ascolto presso il pubblico della gente comune; per guardare una delle sue opera bisogna immergersi in un mondo particolare, malinconico, triste ma allo stesso tempo dannatamente divertente, un po come lui in persona, sempre pronto a scherzare sulla sua presunta ubriachezza perenne, e a criticare duramente i suoi film.
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Nessun film di Kaurismaki può mai passare inosservato: in ognuno si ritrovano dei tocchi, dei guizzi o delle pennellate che rendono il suo cinema unico e inimitabile.
Non fa eccezione il bellissimo Lights in the dusk (le luci della sera), in cui il regista finlandese porta al massimo livello la sua poetica e il suo stile: pochissime parole, lunghi piano-sequenza ritmati solo qua e la da una tenue musica, e poi magari squarci di violenza o di passione, perle disperse quasi per caso.
Aki Kaurismaki è un poeta, e come tutti i poeti sicuramente non trova ascolto presso il pubblico della gente comune; per guardare una delle sue opera bisogna immergersi in un mondo particolare, malinconico, triste ma allo stesso tempo dannatamente divertente, un po come lui in persona, sempre pronto a scherzare sulla sua presunta ubriachezza perenne, e a criticare duramente i suoi film.
Oltre a tutto questo il suo ultimo (capo)lavoro è un grande omaggio a Charlie Chaplin e ad un modo di fare cinema oggi scomparso.
Oltre ad essere quasi muta, la vicenda è segnata dalla desolazione, dalla solitudine e dall'incomunicabilità che domina la nostra società.
Il protagonista Koistinen è un reietto, invisibile alla stragrande maggioranza della gente; subisce ogni tipo di angheria e disavventura, ma proprio in extremis, quasi sui titoli di coda, troverà la speranza e (forse) anche l'amore.
Un'altra grande prova di un grande artista, fallo ancora Aki....
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