jonnylogan
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venerdì 13 giugno 2025
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pugni a tempo di blues
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Facile ritrovare in questa pellicola prodotta dalla Colorado Film alcune delle medesime lacune che tormentano alcuni noir 'made in Italy'. Il cast di supporto di questa prima uscita del “Gorilla”, è infatti in moltissimi suoi membri il medesimo delle precedenti prove della truppa capitanata da Maurizio Totti, ovvero Nirvana (id.; 1997) e Quo vadis baby? (id.
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Facile ritrovare in questa pellicola prodotta dalla Colorado Film alcune delle medesime lacune che tormentano alcuni noir 'made in Italy'. Il cast di supporto di questa prima uscita del “Gorilla”, è infatti in moltissimi suoi membri il medesimo delle precedenti prove della truppa capitanata da Maurizio Totti, ovvero Nirvana (id.; 1997) e Quo vadis baby? (id.; 2004) entrambe dirette da Gabriele Salvatores; con Gigio Alberti, nel ruolo di un hacker idealista e rintanato perennemente nelle viscere di uno scantinato, Bebo Storti in quello di un poliziotto rude e poco avvezzo alle buone maniere, Stefania Rocca nella parte di una ragazza dei centri sociali, Antonio Catania in quelle di un losco figuro che fa da agente del protagonista e Claudio Bisio in quelle di un ex – Leoncavallino che la vita ha preso a calci più e più volte.
La pellicola, nonostante il cast iper rodato e impreziosito dal grande caratterista americano Ernest Borgnine, fallisce però proprio dove avevano fallito le pellicole precedenti, ovvero nella trasposizione cinematografica. Lo stesso autore del romanzo, Sandrone Dazieri, perfetto omonimo e omologo, del protagonista; assistito nel ruolo di sceneggiatore sia dal regista, che da Pasquale Plastino, si rende autore di una trama che non delinea a sufficienza né il personaggio del Gorilla, e neanche gli altri, né tanto meno un intrigo investigativo che, partendo dalla presunzione di trascinarci nelle spire di una metropoli underground come Milano e il suo hinterland, finisce per spegnersi come un fuoco di paglia male orchestrato e pieno di lacune narrative.
Lo sdoppiamento che costituisce il dramma di Sandrone, si rivolta velocemente contro la pellicola come un boomerang impazzito. Le affermazioni soppesate, l'improvviso arrivo del “socio”, ovvero del lato più schizofrenico del protagonista, creano solamente una serie di uscite tragicomiche, una serie semplice, e semplicistica, di effetti ilari che poco hanno a che fare con il tormento dettato da una malattia che, meglio approfondita, avrebbe potuto dare il là a una storia interessante, piacevole e affine alle giuste pretese del cast.
La regia firmata da Sigon, alla sua prima e unica regia cinematografica, perché più avvezzo al mondo della pubblicità e dei documentari, aggiunge poco in termini di linearità, di direzione, ed è invece più incline a sketch brevi e sincopati, forse causati proprio dal passato professionale dell'autore, proveniente dal mondo pubblicitario.
Il personaggio del gorilla è infine cucito sulle spalle di un valido attore come Claudio Bisio, che però sembra essere vittima della comicità che lo ha reso celebre, finendo per conferire al suo personaggio il triste aspetto di una brutta copia del Deckard di Blade Runner (id.; 1982), avvezzo a narrare la storia in terza persona per rendere partecipe lo spettatore del suo punto di vista.
Pellicola tratta da un ottimo romanzo - il primo di una serie composta da sei opere - porta lo spettatore a incuriosirsi rispetto a un bel personaggio che ha saputo funzionare perfettamente su carta e purtroppo molto meno sul grande schermo.
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elgatoloco
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mercoledì 20 giugno 2018
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uno dei migliori film d'inizio anni duemila
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Nel primo decennio degli anni Duemila c'è un film che si distingue dagli altri, almeno in ambito italiano, per piacevolezza(intendendo bellezza e intelligenza)e per capacità di coinvolgimento emotivo come razionale: "La cura del gorilla"di Carlo Antonio Sigon, da un romanzo dello scrittore -sceneggiatore Sandrone Dazieri, autore intelligente. Si noti che qui C.A.Sigon era esordiente come regista di lungometraggi, nonostante una grande storia, volendo, come autore di spots e di pubblicitario in genere. Ma il personaggio del gorilla, reso benissimo da un Claudio Bisio, non certo esordiente al cinema ma decisamente più famoso quale attore e autore in cabaret e In TV("Zelig"), ma anche teatrale, "schizo"-vagante tra una sorta di Jekyll pacioccone e bonaccione e uno Hyde molto più ambiguo e contraddittorio dell'originale stevensoniano, una dimensione"schizo"che dovrebbe dimostrare un assunto(non un messaggio, concetto comunque demolito da sir Alfred Hitchcock)che sarebbe piaciuto molto-ritengo- ai grandi pensatori del Novecento Gilles Deleuze e Felix Guattari, autori de"l'anti-Oedipe"e di moltissimo altro, è formidabile, a suo modo.
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Nel primo decennio degli anni Duemila c'è un film che si distingue dagli altri, almeno in ambito italiano, per piacevolezza(intendendo bellezza e intelligenza)e per capacità di coinvolgimento emotivo come razionale: "La cura del gorilla"di Carlo Antonio Sigon, da un romanzo dello scrittore -sceneggiatore Sandrone Dazieri, autore intelligente. Si noti che qui C.A.Sigon era esordiente come regista di lungometraggi, nonostante una grande storia, volendo, come autore di spots e di pubblicitario in genere. Ma il personaggio del gorilla, reso benissimo da un Claudio Bisio, non certo esordiente al cinema ma decisamente più famoso quale attore e autore in cabaret e In TV("Zelig"), ma anche teatrale, "schizo"-vagante tra una sorta di Jekyll pacioccone e bonaccione e uno Hyde molto più ambiguo e contraddittorio dell'originale stevensoniano, una dimensione"schizo"che dovrebbe dimostrare un assunto(non un messaggio, concetto comunque demolito da sir Alfred Hitchcock)che sarebbe piaciuto molto-ritengo- ai grandi pensatori del Novecento Gilles Deleuze e Felix Guattari, autori de"l'anti-Oedipe"e di moltissimo altro, è formidabile, a suo modo. Oltre a Bisio, altri notevolissimi interpreti, oltre a Ernest Borgnine, purtroppo scomparso quasi sei anni fa, bravissimi interpreti sono Bebo Storti, Antonio Catania, Stefania Rocca e alri/e. El Gato
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rolando7
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venerdì 1 giugno 2012
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un'occasione mancata
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Il film sorprende per la bella confezione, fotografie e ambientazioni curatissime. Anche l'idea di partenza è piuttosto originale nel panorama piatto del cinema italiano.
Alla fine però il risultato è fiacco, non del tutto riuscito.Quello che manca di più è il ritmo, spesso il film si siede e indugia su scene e dettagli poco significativi.
Ci sono almeno 10/15 minuti di troppo che, insieme alla continua e invadente voce fuori campo, appesantiscono un film che poteva essere un piccolo gioiello.
Anche la presenza di Borgnine è sostanzialmente inutile come il suo personaggio, che è stato aggiunto probabilmente per ragioni produttive e di marketing.
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Il film sorprende per la bella confezione, fotografie e ambientazioni curatissime. Anche l'idea di partenza è piuttosto originale nel panorama piatto del cinema italiano.
Alla fine però il risultato è fiacco, non del tutto riuscito.Quello che manca di più è il ritmo, spesso il film si siede e indugia su scene e dettagli poco significativi.
Ci sono almeno 10/15 minuti di troppo che, insieme alla continua e invadente voce fuori campo, appesantiscono un film che poteva essere un piccolo gioiello.
Anche la presenza di Borgnine è sostanzialmente inutile come il suo personaggio, che è stato aggiunto probabilmente per ragioni produttive e di marketing.
Bisio è bravo e la Rocca si spoglia, come sempre.
Peccato, un'occasione mancata.
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ultimoboyscout
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domenica 16 gennaio 2011
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sandrone docet.
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Film fortemente imperfetto, non passerà mai e poi mai alla storia e anzi forse in molti se lo sono già scordato. Eppure è uno di quei film che lo vedi e ti appassiona, ti prende, ti colpisce e ti diverte. Cominciamo col dire che Bisio è bravissimo, perfetto per la parte, nel ruole del protagonista che soffre di sdoppiamento della personalità. Bravissimi i personaggi di contorno Alberti-Catania-Storti, ma l'asso pigliatutto è il fantastico Ernest Borgnine classe purissima al servizio della classe operaia se così si può dire. Ambientato a Cremona, è una sorte di tributo alla città natale dello scrittore.
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Film fortemente imperfetto, non passerà mai e poi mai alla storia e anzi forse in molti se lo sono già scordato. Eppure è uno di quei film che lo vedi e ti appassiona, ti prende, ti colpisce e ti diverte. Cominciamo col dire che Bisio è bravissimo, perfetto per la parte, nel ruole del protagonista che soffre di sdoppiamento della personalità. Bravissimi i personaggi di contorno Alberti-Catania-Storti, ma l'asso pigliatutto è il fantastico Ernest Borgnine classe purissima al servizio della classe operaia se così si può dire. Ambientato a Cremona, è una sorte di tributo alla città natale dello scrittore. Giallo-noir tipicamente italiano di sicuro livello, a me è piaciuto molto perchè semplice e diretto.
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heiko h. caimi
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domenica 24 febbraio 2008
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film modesto, modestissimo: quasi presuntuoso
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Dopo l’ennesimo ricovero ospedaliero, pugnalato da un serial killer, Sandrone decide di accettare un lavoro più tranquillo: fare da accompagnatore a un vecchio attore americano dimenticato da tutti (Ernest Borgine), in Italia per fare da guest star a una convention. Ma mentre esegue di malavoglia il suo compito, Sandrone si trova a dover aiutare una ragazza (Stefania Rocca) cui hanno ucciso il fidanzato. Troppo, per un uomo solo. Per fortuna sono in due, lui e il suo Socio…
La trama, apparentemente accattivante, trova difficoltà a svilupparsi in maniera convincente, sospesa com'è tra un registro grottesco ed uno drammatico che non riescono a trovare equilibrio tra loro. E il noir, che fa capolino qua e là, come pure l'hard-boiled, tentato nei dialoghi, non fanno che confondere le acque rendendo confusa una storia che sarebbe stata meglio servita da una connotazione precisa.
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Dopo l’ennesimo ricovero ospedaliero, pugnalato da un serial killer, Sandrone decide di accettare un lavoro più tranquillo: fare da accompagnatore a un vecchio attore americano dimenticato da tutti (Ernest Borgine), in Italia per fare da guest star a una convention. Ma mentre esegue di malavoglia il suo compito, Sandrone si trova a dover aiutare una ragazza (Stefania Rocca) cui hanno ucciso il fidanzato. Troppo, per un uomo solo. Per fortuna sono in due, lui e il suo Socio…
La trama, apparentemente accattivante, trova difficoltà a svilupparsi in maniera convincente, sospesa com'è tra un registro grottesco ed uno drammatico che non riescono a trovare equilibrio tra loro. E il noir, che fa capolino qua e là, come pure l'hard-boiled, tentato nei dialoghi, non fanno che confondere le acque rendendo confusa una storia che sarebbe stata meglio servita da una connotazione precisa. Il tutto complicato da una sottotrama a sfondo sociale e dal tentaivo di rendere frizzanti alcune situazioni con battute da commedia italo-americana.
Un tentativo malriuscito, quello di Sigon, nel quale si notano tutti i limiti delle origini professionali del regista, specializzato in spot pubblicitari, e che resta alla superficie di tutto senza mai riuscire a dare sostanza alla storia narrata. La fotografia è curatissima, non così la sceneggiatura (scritta insieme all'auotre del romanzo da cui è tratta la pellicola, Sandrone Dazieri) e la recitazione.
Bisio è totalmente inadeguato a rendere la figura del doppio (quando "cambia" rimane identico, e non basta un'espressione del volto forzatamente ingrugnata amigliorare le cose), e non riesce a trovare equilibrio in un ruolo diverso da quelli cui è abituato: mancando il registro comico, l'attore appare completamente spaesato, e per quanto si sforzi non ci regala una prova convincente.
Stefania Rocca appare sempre uguale a se stessa, e l'unico momento di emozione che riesce a dare è nei pochi secondi in cui appare completamente nuda.
La voce fuori campo è a volte insopportabile, sia nel suo tono eccessivamente dimesso, sia nell'infelice scelta di usarla per coprire alcuni dialoghi (primo fra tutti la confessione del meccanico interpretato da Bebo Storti, attore sprecatissimo nella parte che gli è stata assegnata).
Gigio Alberti e Antonio Catania non fanno che replicare se stessi, incapaci, certo grazie anche a Signon, di uscire dai soliti ruoli.
Il tema degli immigrati clandestini, che vorrebbe arricchire la trama con un sottofondo sociale, è trattato in maniera talmente superficiale e convenzionale da risultare pretestuosa, mentre con un minimo di attenzione in più avrebbe fornito un contesto credibile a una storia estremamente traballante.
Più che di rinascita del poliziesco all'italiana, come hanno scritto alcuni, si tratta di un affossamento definitivo del genere, assai meglio servito da registi ben più dotati quali, fra tutti, Riccardo Freda e Umberto Lenzi. Ma anche Sergio Martino avrebbe maneggiato meglio il materiale a disposizione.
Imperdibile, per altro, la presenza di un ultra novantenne Ernest Borgnine che, come il suo personaggio nel film, non molla mai e dà ancora ottime prove si sé. Ma non basta per salvare una pellicola inutile che conferma, ancora una volta, la vuotezza del cinema italiano di questi anni.
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phantom
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lunedì 3 settembre 2007
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una piacevole sorpresa.
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Ho visto ieri il DVd e mi ha piacevolmente sorpreso con la sua originalità in un genere quasi sempre ingessato nei suoi stereotipi.
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dido93
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domenica 6 maggio 2007
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non è arte vostra...
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...che dire...saltatelo a piè pari...un film semplicemente "superfluo"...riuscisse almeno a mantenere desta l'attenzione... Meglio passare oltre...
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sergio
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mercoledì 21 marzo 2007
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un pò inverosimile
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il film scorre bene, bisio è come sempre molto bravo, con la sua inesauribile vena ironica anche nei momenti più crudi, bellissima la scena quando sviene con il fil di ferro attorcigliato intorno al collo tutto arricciato a mò di pacco regalo!debole ed inverosimile la storia, troppo schierata ideologicamente, il prete l'assassino, i buoni quelli centri sociali,la polizia i cattivi a parte uno ( che però era un ex contestatore! ) involontariamente comico poi il laboratorio di polizia scientifica clandestino, ma dai!!comunque un film valido
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ferragosto
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martedì 15 agosto 2006
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bravo sigon
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Ho trovato Sigon molto bravo alla regia,inquadrature bellissime.........
delusa dal finale.COMPLIMENTI a Stefania Rocca che non si smentisce mai.....è veramente una grande attrice!
Sigon merita di andare avanti........
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ginkgo
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domenica 30 aprile 2006
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autoreferenziale
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scontato il finale , poco definito lo sdoppiamento tutto giocato su Bisio ed il suo personaggio , appena accennati i personaggi minori , il noir non e' questo , e forse non voleva esserlo , per questo 2 stelle.
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