roberto
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lunedì 20 agosto 2007
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preti e marines
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In memoria di me" di Saverio Costanzo è il film più kubrickiano che mi sia mai capitato di vedere e non solo nel cinema italiano e nonostante i temi trattati siano più affini a Bergman che a Kubrick. E' kubrickiano nella struttura (tutta la prima parte mi ha fatto fortissimamente pensare alla prima parte di Full Metal Jacket), nell'uso della macchina da presa (movimenti di macchina, inquadrature, l'uso geometrico dello spazio), nel montaggio e nell'uso delle musiche. Durante la visione la gioia che provano gli occhi ed il cervello è tale che le aspettative sono altissime; forse è per questo che quando giunge il finale nasce un po' di delusione. Non perchè il finale sia brutto, anzi; è solo che l'impressione è che sia un po' facile e consolatorio.
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In memoria di me" di Saverio Costanzo è il film più kubrickiano che mi sia mai capitato di vedere e non solo nel cinema italiano e nonostante i temi trattati siano più affini a Bergman che a Kubrick. E' kubrickiano nella struttura (tutta la prima parte mi ha fatto fortissimamente pensare alla prima parte di Full Metal Jacket), nell'uso della macchina da presa (movimenti di macchina, inquadrature, l'uso geometrico dello spazio), nel montaggio e nell'uso delle musiche. Durante la visione la gioia che provano gli occhi ed il cervello è tale che le aspettative sono altissime; forse è per questo che quando giunge il finale nasce un po' di delusione. Non perchè il finale sia brutto, anzi; è solo che l'impressione è che sia un po' facile e consolatorio. Avesse avuto un finale aperto e geniale come quello di "Luci d'inverno" di Bergman il 10 e lode se lo sarebbe meritato tutto.
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riccardo
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sabato 4 agosto 2007
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in memoria di dostoevskij
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il protagonista Andrea sta leggendo 'i fratelli karamazov'(edizione einaudi) prima di coricarsi a letto, in una parte iniziale del film. Non si vede abbastanza chiaramente il titolo ma, dal momento che anch'io sto leggendo quel libro, posso assicurare che si tratta di dostoevskij. Inoltre la conversazione finale richiama alcune tematiche trattate nel capitolo 'il grande inquisitore'. Il capitolo si conclude con il bacio improvviso di alesa verso il fratello scettico ivan, e ha valenza di una dimostrazione pratica e attiva di cosa sia l'amore. Alla luce di questa citazione da parte di costanzo va, a mio parere, letto quel bacio finale che ha colpito tutti a giudicare dall'importanza che in ogni sinossi o recensione gli si attribuisce.
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il protagonista Andrea sta leggendo 'i fratelli karamazov'(edizione einaudi) prima di coricarsi a letto, in una parte iniziale del film. Non si vede abbastanza chiaramente il titolo ma, dal momento che anch'io sto leggendo quel libro, posso assicurare che si tratta di dostoevskij. Inoltre la conversazione finale richiama alcune tematiche trattate nel capitolo 'il grande inquisitore'. Il capitolo si conclude con il bacio improvviso di alesa verso il fratello scettico ivan, e ha valenza di una dimostrazione pratica e attiva di cosa sia l'amore. Alla luce di questa citazione da parte di costanzo va, a mio parere, letto quel bacio finale che ha colpito tutti a giudicare dall'importanza che in ogni sinossi o recensione gli si attribuisce.
Belle immagini, la decisione finale del protagonista mi è apparsa poco comprensibile, immediata e improvvisa, come una folgorazione. Ma poco chiara. Chissà,alla fine probabilmente è proprio questa l'espressione della fede...
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sonia
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mercoledì 1 agosto 2007
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un film in "memoria di.."
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Da quando ho visto il film non faccio che cercare di capire il senso del titolo, il senso di una memoria che l'uomo non ha o non riesce ha recuperare in se'?. Ditemi cosa ne pensate grazie
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(di elisa)
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silli
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martedì 24 luglio 2007
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che dispiacere...
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...a fronte di un titolo e una presentazione che lascia intravvedere uno spessore, scoprire invece superficialità nel guardare le persone: non spontaneo, quasi paradossale nei movimenti e nei gesti. E pure brutto come "aspetto" complessivo.
Ho visto anche il commento dei contenuti speciali, per trovare qualche ancora che svelasse un arcano: nulla.
Forse è perché ho gustato recentemente la poesia assoluta di Centochiodi, e il contrasto è troppo forte per poter apprezzare qualcosa di questo brodo.
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scettico
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sabato 19 maggio 2007
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una storia inutilmente complicata
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pretenzioso, intellettualoide, tetro, macchinoso. Il protagonista non cambia espressione per tutta la durata del film. Per non dire di quando socchiude la bocca in segno di sorpresa!. Nessuno sorride mai. Anche dal punto di vista delle idee non sembra di molto contenuto. Ammetto che questo regista ha talento ma sarebbe meglio utilizzato per altri racconti di bella semplicità.
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ele
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venerdì 4 maggio 2007
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pesante
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Molto lento, pochi e brevi dialoghi, inquadrature fisse ..eterne...sarò una superficiale pensate come volete, ma l'ho trovato molto, molto pesante.
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stefania muzio
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giovedì 3 maggio 2007
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il tormento interiore
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Nonostante i tanti difetti, come una sceneggiatura fragile, una certa presunzione, ed un finale affrettato, il film resta una pellicola affascinante, coinvolgente ed a tratti ipnotica.
Efficace la cifra stilistica "Bressoniana" che fa del silenzio l'elemento di lettura chiave di tutto il film. Forte l'eloquenza dei volti e degli sguardi e degli oggetti ripresi magnificamente. Bellissimi i giochi di ombre e di luci, per nulla gratuiti. Il tema è difficile, e a tratti la presunzione di Costanzo secondo me è tanta, ma il tentativo di dare voce al tormento interiore è comunque forte e autentico.
Peccato il finale così affrettato!
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massimo
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mercoledì 25 aprile 2007
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il fantasma della libertà
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Non so cosa c'è scritto nel libro di Monicelli, che Costanzo cita, affrettandosi però a dire di essersene discostato parecchio. Il suo film, veramente fuori dell'ordinario, evoca l'estasi/angoscia provata da tanti che hanno incontrato la religione cristiana. Una religione che chiede il coraggio di fidarsi e di amare un Dio "debole", che lascia liberi e non vuole schiavi. Ma l'uomo purtroppo cerca solo idoli potenti a cui obbedire.
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paolo
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martedì 17 aprile 2007
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pretenzioso
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Un film fatto da uno che non sa cosa dire, non ha strumenti per dirlo e pretende di considerasi autore. Senza idee. Oppure idee che non portano a niente. Film inutile, inconcludente, noioso.
Insopportabile primi piani del protagonista con un' unica espressione infelice inamovibile per tutto il film, sorride solo prima dei titoli di coda. Boiata pazzesca. Alcune belle immagini di Venezia: non bastano. Date i soldi a qualcun altro.
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(di rashomon)
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elisa
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sabato 7 aprile 2007
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lo "specchio" dell'anima
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In memoria di me è un film complesso dai toni forti, di sguardi e grandi silenzi. Film che fa riflettere e costringe a guardarsi dentro. Come dice Saverio Costanzo: “ i personaggi sono degli specchi, ognuno di noi può riflettersi in uno di loro”, forse per questo non hanno passato e non sappiamo nulla di ciò che hanno fatto prima di entrare in convento, un’effetto voluto per immedesimarci con Andrea, Zanna o Panella.
Andrea è un freddo osservatore, giudica tutto passa sotto il suo sguardo curioso è incapace di amare se stesso e gli altri.
Andrea mi ricorda alcuni membri dell’alto clero o alcuni sacerdoti che riducono la religione a semplici gesti rituali privi di significato e il vangelo a dogma e calcolo c’è ne ricordano i versetti, lo commentano con parole enfatiche i passi ma il vero significato quello profondo di parole così esplosive lo hanno dimenticato o non lo hanno mai compreso.
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In memoria di me è un film complesso dai toni forti, di sguardi e grandi silenzi. Film che fa riflettere e costringe a guardarsi dentro. Come dice Saverio Costanzo: “ i personaggi sono degli specchi, ognuno di noi può riflettersi in uno di loro”, forse per questo non hanno passato e non sappiamo nulla di ciò che hanno fatto prima di entrare in convento, un’effetto voluto per immedesimarci con Andrea, Zanna o Panella.
Andrea è un freddo osservatore, giudica tutto passa sotto il suo sguardo curioso è incapace di amare se stesso e gli altri.
Andrea mi ricorda alcuni membri dell’alto clero o alcuni sacerdoti che riducono la religione a semplici gesti rituali privi di significato e il vangelo a dogma e calcolo c’è ne ricordano i versetti, lo commentano con parole enfatiche i passi ma il vero significato quello profondo di parole così esplosive lo hanno dimenticato o non lo hanno mai compreso. Ma non solo loro potrebbe essere anche un professore universitario o qualunque altra “guida”, persone che non hanno capito o perso il senso del loro insegnamento.
Il vangelo va vissuto non spiegato, se ne perdessimo le copie dovremmo spiegarlo con i gesti e con le opere come dice Zanna. La religione è una cosa tutta interiore imporre come la si deve spiegare, come pregare e dove questo è annullare il senso critico. Andrea vacilla sta per cedere al dubbio, la sua è vocazione vera o semplice paura di vivere? Non trova il coraggio di lasciare, Andrea si chiude nel sicuro della chiesa, muore la sua coscienza, muore come il malato nell’infermeria. Sorride ambiguamente nel finale, ci vuole dire che per il momento rimane sull’isola e poi chissà…..forse ci ripenserà o diverrà il “Gesuita perfetto? Zanna sigilla le labbra del superiore piene di vuote parole con un bacio d’amore, amore per Dio, e decide di vivere il vangelo nel mondo, lo vediamo trovare la sua strada finalmente sorridente libero da qualunque costrizione.
Andrea e Zanna come un’unica persona quindi ma che vanno per strade diverse, due scelte opposte. Io sto con Zanna. La chiesa si sta allontanando troppo dalle persone, bisogna tornare alla purezza originaria a testimoniare il Vangelo con i fatti.
Il film non va letto in chiave solo religiosa non è infatti un film sul cristianesimo o basato su luoghi o un ordine religioso reale , ma in generale il senso forte di smarrimento che c’è nel mondo, ci si affida sempre di più a religioni orientali o ad ipotetici maestri, ci si rinchiude e non per forza in un monastero, ma anche la mente o la realtà virtuale sono dei luoghi in cui cerchiamo di fuggire il mondo, la vita e la realtà.
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[+] p.s
(di elisa)
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