estonia
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martedì 1 luglio 2014
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emozionante e simbolico
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La memoria del passato ha la funzione essenziale di illuminare la via da percorrere nel presente e nel futuro, per non ripetere errori e orrori sepolti nell’oscurità della rimozione collettiva. Un viaggio surreale alla ricerca di un fantomatico villaggio di cui pochi ricordano le tracce (poiché distrutto dalla follia devastatrice del nazismo negli anni della seconda guerra mondiale) unisce un trio di personaggi inconsueti (un ebreo americano stralunato, un ragazzo ucraino e suo nonno). La prima parte del film, ironicamente paradossale, lascia il posto a un secondo tempo più drammatico e riflessivo, senza però mutarne i delicati equilibri emozionali e l’originale dinamica.
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La memoria del passato ha la funzione essenziale di illuminare la via da percorrere nel presente e nel futuro, per non ripetere errori e orrori sepolti nell’oscurità della rimozione collettiva. Un viaggio surreale alla ricerca di un fantomatico villaggio di cui pochi ricordano le tracce (poiché distrutto dalla follia devastatrice del nazismo negli anni della seconda guerra mondiale) unisce un trio di personaggi inconsueti (un ebreo americano stralunato, un ragazzo ucraino e suo nonno). La prima parte del film, ironicamente paradossale, lascia il posto a un secondo tempo più drammatico e riflessivo, senza però mutarne i delicati equilibri emozionali e l’originale dinamica.
Una sorta di meticoloso collezionismo finisce per unire due mondi all’apparenza lontanissimi tra loro: quello del ragazzo alla ricerca delle sue radici e quello dell’anziana donna che queste radici vuole mantenere vive e intatte per chi vorrà ancora voltarsi indietro. Scatole polverose ricolme di oggetti ormai inutili ma significativi, e bustine di plastica che sembrano gli involucri sterili usati dai detective. L’importanza della memoria passa anche da qui, da questi scambi di cose appartenute ad altri in un’altra vita, da queste reciproche rivelazioni su legami e vissuti interpersonali, da questo incontro tra culture diverse da cui inevitabilmente si esce arricchiti di valori nuovi ma profondamente autentici.
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rescart
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domenica 7 aprile 2013
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e’ sempre dopoguerra
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A tre anni dall’undici settembre è questo il presentimento, o l’auspicio, che il film esprime? Se sì, lo fa mettendo anzitutto il dito sulla piaga di un difetto sempre presente nell’essere umano di oggi come di allora: il nazionalismo. Emblema di questo difetto è il giovane ucraino Alexander Perchov, che si fa totalmente prendere dalle culture giovanili nordamericane ma continua imperterrito a considerare Odessa la più bella città del mondo anche se non ha nemmeno un aeroporto. Il vero cieco della storia qui è lui, non il nonno Alex che, quasi a voler giustificare la sua scelta di rinnegare le sue radici ebraiche ha chiamato il suo cane con il nome del più famoso afroamericano convertito all’ebraismo: Sammy Davis Junior, aggiungendo un secondo junior.
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A tre anni dall’undici settembre è questo il presentimento, o l’auspicio, che il film esprime? Se sì, lo fa mettendo anzitutto il dito sulla piaga di un difetto sempre presente nell’essere umano di oggi come di allora: il nazionalismo. Emblema di questo difetto è il giovane ucraino Alexander Perchov, che si fa totalmente prendere dalle culture giovanili nordamericane ma continua imperterrito a considerare Odessa la più bella città del mondo anche se non ha nemmeno un aeroporto. Il vero cieco della storia qui è lui, non il nonno Alex che, quasi a voler giustificare la sua scelta di rinnegare le sue radici ebraiche ha chiamato il suo cane con il nome del più famoso afroamericano convertito all’ebraismo: Sammy Davis Junior, aggiungendo un secondo junior. Alexander conosce ben poco degli Stati Uniti, se non la lingua ma a modo suo, e continua a chiamare Davis “negro” senza sapere che si tratta di un termine dispregiativo. Come il nonno di Jonathan, che va a Odessa per tornare alle radici della sua famiglia e per ricompensare la donna che suppone lo abbia salvato, anche per Alexander l’unica via di uscita dalla sua penosa situazione esistenziale consisterebbe nello smettere di considerare l’Ucraina e il suo Paese una terra promessa, per mettersi sulle orme del coetaneo “JonFen” e del nonno superstite 60 anni fa. Oggi, dopo quasi 10 anni, l’Italia non è forse diventata molto più simile all’Ucraina di quanto non lo fosse già allora? Non sarà colpa di Putin ma forse lo è del grande fratello che ha in Italia, paese che certo non era antisemita prima del nazi-fascismo, come sembra lo fosse l'Ucraina.
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dancecc
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sabato 30 marzo 2013
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ringrazio la tv e la solitudine
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sì, è solo senza distrazioni che ci si può emozionare per questo film senza dover dire a nessuno alla fine se mi è piaciuto o no. Non so se sono colta per aver gustato anche il lato comico del film (U. Eco), ma l'ho goduto. Insomma è bellissimo.
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beppe baiocchi
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sabato 23 marzo 2013
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e' il ricordo che illumina i nostri cammini
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Cosa è che illumina il nostro cammino? Secondo Liev Schreiber (attore affermato e qui regista) è il ricordo. E' in questo modo che bisogna osservare "ogni cosa è illuminata".
La pellicola parla di Johnatan Safran Foer, un ebreo americano, un collezionista di ricordi che parte per l'ucraina, terra natia di suo nonno, (l'unico di cui non abbia ricordi del proprio passato se non una foto e un insetto incastonato in una pietra d'ambra) a cui era molto legato per comprendere il "suo" passato. A fare da guida sarà Alexander Perchov, detto Alex, fanatico della cultura nera americana, hippoppettaro con manie per il ballo e per Micheal Jackson ,suo nonno, antisemita fino al midollo e un cane.
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Cosa è che illumina il nostro cammino? Secondo Liev Schreiber (attore affermato e qui regista) è il ricordo. E' in questo modo che bisogna osservare "ogni cosa è illuminata".
La pellicola parla di Johnatan Safran Foer, un ebreo americano, un collezionista di ricordi che parte per l'ucraina, terra natia di suo nonno, (l'unico di cui non abbia ricordi del proprio passato se non una foto e un insetto incastonato in una pietra d'ambra) a cui era molto legato per comprendere il "suo" passato. A fare da guida sarà Alexander Perchov, detto Alex, fanatico della cultura nera americana, hippoppettaro con manie per il ballo e per Micheal Jackson ,suo nonno, antisemita fino al midollo e un cane. La ricerca avrà come punto d'arrivo Trachimbrod, un piccolo villaggio devastato dalla furia Nazista.
Schreiber appare un regista realmente "illuminato" capace di cogliere con sapiente miscela di ironia e drammaticità un tema delicato come quello della triste storia Ebraica durante il Nazismo. Un film altamente simbolico, infatti sempre riferendosi all'ottica che è la memoria delle cose passate che illumina il nostro presente non è un caso che i nonni si chiamino come i nipoti, che Johnatan sia un collezionista, che il nonno di Alex creda di essere cieco, cosa che sicuramente aumenta lo spessore della pellicola. Purtroppo il film qualche pecca la ha, dovuta forse all'iniesperienza del regista, come qualche incertezza nelle riprese, un ritmo sicuramente migliorabile, una fotografia che non colpisce troppo (tranne la casa con il campo di girasoli dove si rimane esterrefatti dalla bellezza di quel paradiso) ma che non intaccano la riuscita del film anche grazie ad una buona prova degli attori e ad un tema tanto sfuggente quanto suggestivo.
Un film diverso dal solito che aiuta, in qualche modo, a crescere
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antonius block
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mercoledì 5 dicembre 2012
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una cannottiera alla rovescia
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Ogni cosa è illuminata, dalla luce del passato. E ci vuole un intero viaggio per scoprirlo. La meta finale è la stessa, ma i protagonisti compiono tre tragitti differenti per raggiungerla. Il nonno cercando di nascondersi da questa luce, riparandosi con gli occhiali da sole, e ostentando una cecità più sul passato che sul presente. Alex interrogandosi su cosa tormenti il nonno. Jonathan appigliandosi ad un passato che non riesce a fare suo collezionando ricordi. L'illuminazione verrà raggiunta in un non luogo, dimenticato da tutti, custode di qualcosa che è successo, circondato da girasoli. E quando si riesce a spiegare il senso della vita usando come metafora una cannottiera alla rovescia, non si può non gridare al capolavoro! Grande film che riesce a unire comicità a drammaticità rimanendo sempre, illuminato.
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Ogni cosa è illuminata, dalla luce del passato. E ci vuole un intero viaggio per scoprirlo. La meta finale è la stessa, ma i protagonisti compiono tre tragitti differenti per raggiungerla. Il nonno cercando di nascondersi da questa luce, riparandosi con gli occhiali da sole, e ostentando una cecità più sul passato che sul presente. Alex interrogandosi su cosa tormenti il nonno. Jonathan appigliandosi ad un passato che non riesce a fare suo collezionando ricordi. L'illuminazione verrà raggiunta in un non luogo, dimenticato da tutti, custode di qualcosa che è successo, circondato da girasoli. E quando si riesce a spiegare il senso della vita usando come metafora una cannottiera alla rovescia, non si può non gridare al capolavoro! Grande film che riesce a unire comicità a drammaticità rimanendo sempre, illuminato. Magnifica fotografia.
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romaamor
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lunedì 20 agosto 2012
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un capolavoro
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Uno dei piu' bei film che abbia mai visto. Una storia toccante, profonda, "illuminante" appunto che scuote i registri piu' profondi del nostro animo. Un capolavoro anche per come si fondono armonicamente la musica, la fotografia, la sceneggiatura ed una recitazione da Oscar per tutti nessuno escluso. Un film che riconcilia con il mondo ed apre la strada alla memoria ed alle riflessioni, giocato sul filo dell' ironia , dell' umorismo sullo scenario drammatico degli eccidi nazisti.
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giovj
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martedì 3 aprile 2012
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riverberi di vita e di morte
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Jonathan,studente americano di origine ebraica,parte per l'Ucraina alla ricerca di Augustin,ritratta in una vecchia foto,
che probabilmente aveva salvato suo nonno Safran dagli eccidi dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Alex,il nonno di Alex e una cagnolina di nome Sally sono le guide del posto che accompagneranno Jonathan nel viaggio
verso Trachimbrod e dove incontreranno Lista,sorella di Augustin ed unica superstite al Pogrom,che raccontera' la storia
del villaggio scomparso dove vennero uccisi 1024 abitanti.
Nel film il dramma rappresentato e' uno stupefacente intreccio del grottesco con il tragico.
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Jonathan,studente americano di origine ebraica,parte per l'Ucraina alla ricerca di Augustin,ritratta in una vecchia foto,
che probabilmente aveva salvato suo nonno Safran dagli eccidi dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Alex,il nonno di Alex e una cagnolina di nome Sally sono le guide del posto che accompagneranno Jonathan nel viaggio
verso Trachimbrod e dove incontreranno Lista,sorella di Augustin ed unica superstite al Pogrom,che raccontera' la storia
del villaggio scomparso dove vennero uccisi 1024 abitanti.
Nel film il dramma rappresentato e' uno stupefacente intreccio del grottesco con il tragico.
Le immagini bizzarre sono imbevute nella musica Klezmer dove il violino,il clarinetto,gli ottoni,la tromba e le percussioni
con velocita' e volume crescente ti avvolgono e ti rivelano un sapore dolceamaro.
La riduzione frequente dello spazio, per ombreggiare alcune parti delle figure, enfatizza la parte restante che irradia una
tragica sofferenza.
Il ricordo e' come la lunga radice del girasole che affonda nella profondita' della terra traendo da essa,nei momenti di sic-
cita', l'umidita' necessaria per continuare a vivere ma a volte anche per morire.
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bettabeh
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sabato 3 marzo 2012
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illuminato come il titolo
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ad ogni nuova lettura si scoprono nuovi motivi di riflessione
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(di giovj)
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zatop
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domenica 12 febbraio 2012
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riandare al passato spesso diventa una necessità..
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Un film diverso, mi ha colpito e piaciuto, commosso e divertito. Per me è stato fatto/girato molto bene e non è inferiore al libro come spesso accade con le trasposizioni. Anche i dialoghi rendono molto bene le situazioni e la colonna sonora è fantastica. In certi momenti la storia si fa un po' "difficile" perchè sottende stati d'animo del passato che rivivono nel presente e viceversa...proprio come si cita anche nel film: "alla rovescia", ma cosa vuol dire "alla rovescia" ? Personaggi descritti e resi molto bene, compreso il cane o la scorbutica cameriera ucraina che non capisce un cliente vegetariano.
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Un film diverso, mi ha colpito e piaciuto, commosso e divertito. Per me è stato fatto/girato molto bene e non è inferiore al libro come spesso accade con le trasposizioni. Anche i dialoghi rendono molto bene le situazioni e la colonna sonora è fantastica. In certi momenti la storia si fa un po' "difficile" perchè sottende stati d'animo del passato che rivivono nel presente e viceversa...proprio come si cita anche nel film: "alla rovescia", ma cosa vuol dire "alla rovescia" ? Personaggi descritti e resi molto bene, compreso il cane o la scorbutica cameriera ucraina che non capisce un cliente vegetariano. Alla fine, nonostante le evidenti diversità di cultura e educazione o usi e costumi, si può concludere che, almeno per i sentimenti, tutto il Mondo è Paese.
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francesca meneghetti
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sabato 11 febbraio 2012
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un'alternativa per la giornata della memoria
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E’ uno dei film che si utilizzano a scuola per la Giornata della memoria. Si è già scritto molto su “Ogni cosa è illuminata”: il rischio di ripetere il già detto è dunque molto alto. Però potrebbe essere interessante assumere un punto di vista particolare, quello dell’efficacia del messaggio del regista presso le giovani generazioni. In base a un’esperienza pluriennale, si può riconoscere che si tratta di uno dei film più efficaci, perché lontano dagli stereotipi. Per far presa su giovani spettatori, o si tiene alta la corda della tensione, come in “Schindler's List” (ma pochi, o solo Spilberg, ne sono capaci) o si alternano le chiavi del comico e del drammatico per aprire i loro cuori.
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E’ uno dei film che si utilizzano a scuola per la Giornata della memoria. Si è già scritto molto su “Ogni cosa è illuminata”: il rischio di ripetere il già detto è dunque molto alto. Però potrebbe essere interessante assumere un punto di vista particolare, quello dell’efficacia del messaggio del regista presso le giovani generazioni. In base a un’esperienza pluriennale, si può riconoscere che si tratta di uno dei film più efficaci, perché lontano dagli stereotipi. Per far presa su giovani spettatori, o si tiene alta la corda della tensione, come in “Schindler's List” (ma pochi, o solo Spilberg, ne sono capaci) o si alternano le chiavi del comico e del drammatico per aprire i loro cuori. Del resto questa è la soluzione, adottata per affrontare l’arduo tema della Shoah, anche da Benigni con “La vita è bella” e da Radu Mihaileanu con “Train de vie”. Questa seconda strada, senza pregiudicare la riflessione, appare più indicata se si vuole evitare che la Giornata della memoria si trasformi in un rito, in un noioso laico requiem.
”Ogni cosa illuminata” conquista il giovane spettatore a partire dal momento in cui il giovane protagonista, dagli occhiali enormi spessi come fondi di bottiglia (per vedere e cercare meglio), ordinato come un serial killer nel collezionare ricordi, giunge in Ucraina, e incontra un terzetto incredibile: un cane isterico, un vecchio sedicente cieco, biecamente razzista, che indossa sempre una laida canottiera, un suo nipote stralunato, che muore dalla voglia di Occidente (tra parentesi, l’attore che lo interpreta, Eugene Hütz, all'anagrafe Evgeny Aleksandrovitch Nikolaev, è straordinario sia per la bellissima faccia, magra, lunga ed espressiva, sia per il profilo biografico che lo vede anche come cantante di una rock band). E’ questo terzetto a rappresentare il volano della comicità che porta il giovane spettatore all’abbrivio, finché la ruota gira e si scopre, dietro le apparenze, un’altra verità.
Dal punto di vista didattico (che non è certo l’unico rispetto al cinema, anzi…) è proprio interessante questo contrasto tra apparenza e verità: gratta gratta, sotto il bieco razzista scopri il “marrano”, l’ebreo che ha rinnegato se stesso, e che si sente perciò in colpa. Il titolo richiama questo contrasto al contrario: nel senso che è la verità, opportunamente illuminata, ad oscurare l’apparenza, opaca e confusa.
Tra le tante belle inquadrature paesaggistiche, di questo “on the road” ucraino, resta negli occhi quella dei girasoli, e della casa isolata che si scopre nel mezzo, dopo una zoomata, circondata da panni bianchi stesi al sole e al vento.
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