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paradiso
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venerdì 22 settembre 2006
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provvidenza?
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bellissimo.... un film particolare situazioni incredibili.... ma carine
buona visione
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paradiso
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venerdì 22 settembre 2006
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la provvidenza....
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A me è piaciuto un sacco questo film.
Non sono un critico di cinema, però c'è qualcosa in questo film, forse la trama, forse gli attori ( un po strani )per curiosità melo sono visto tutto dun fiato.
Quelle situazioni, ironiche, reali, mi facevano pensare " Che succederà adesso?"
veramente bello.... i gusti son gusti....
Buona visione
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alino
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lunedì 10 luglio 2006
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vivere è mentirsi - e capire
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Bisogna proprio non capire una mazza per dare ad un film come questo "due stelle".
Bisogna non averlo proprio visto, più probabilmente. Per tutti quelli che hanno amato il cinema di Kaurismaki e L.V.Trier e L.Moodison. Per chi si vergogna da qualche lustro di troppo del cinema italiano, adeguatamente peggiorato dall'ingresso della TV. Un grande film, una stratificata metafora sulla vita occidentale, dell'ateismo e del misticismo, dogmatico e non, nel 2006. Regalatelo -appena arriva 'sto benedetto DVD- ad un amico/a che fa un mestiere di assistenza, ve lo consiglio.
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francesca meneghetti
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domenica 11 giugno 2006
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quando male e bene si scambiano di posto...
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Se vi capitasse di assistere ad una scena così: un naziskin forzuto che
prende a cazzotti un gracile pastore (nel senso di protestante), buonista,
più che buono, che sembra uscire da una comunità hippy degli anni '70, per
chi tifereste? Se avete il comune senso del pudore o della giustizia, o se
vi piace pensare nell'alveo del politically correct, trovate assurda la
domanda, tanto ovvia è la risposta. Ma se un diavoletto dispettoso si
risveglia in voi - guardando il film "Le mele di Adamo" del regista danese
Anders Thomas Jensen - può darsi che arriviate a pensare che il neonazista
Adam, con metodi poco ortodossi (OK!), sta cercando di richiamare alla
realtà un uomo di Dio tanto cocciuto nella sua fede nella Provvidenza da
dare ai nervi.
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Se vi capitasse di assistere ad una scena così: un naziskin forzuto che
prende a cazzotti un gracile pastore (nel senso di protestante), buonista,
più che buono, che sembra uscire da una comunità hippy degli anni '70, per
chi tifereste? Se avete il comune senso del pudore o della giustizia, o se
vi piace pensare nell'alveo del politically correct, trovate assurda la
domanda, tanto ovvia è la risposta. Ma se un diavoletto dispettoso si
risveglia in voi - guardando il film "Le mele di Adamo" del regista danese
Anders Thomas Jensen - può darsi che arriviate a pensare che il neonazista
Adam, con metodi poco ortodossi (OK!), sta cercando di richiamare alla
realtà un uomo di Dio tanto cocciuto nella sua fede nella Provvidenza da
dare ai nervi. Forse non vi piacerà scoprire che una parte di voi si è
schierata con il "Male", però vi potrà consolare la considerazione che: 1.
Adam rappresenta quel Male con cui il Bene deve fare i conti per essere
credibile; 2. non è un personaggio statico, ma in fase di maturazione, o, se
si vuole, di riscatto.
Un po' di trama. Adam, uscito dal carcere, deve trascorrere un periodo in
una comunità di recupero, isolata (nel mezzo di una campagna naive, colta
sempre nei colori dorati del tramonto) e anomala: la formano, oltre al
pastore Ivan, un nazista (d'epoca), un rapinatore islamico politicizzato,
un ex tennista bulimico ed alcolizzato. Ivan appare sicuro delle possibilità
di recupero di queste persone, perché crede ciecamente nel Bene. E'
importante però che abbiano un obiettivo. Quello di Adam, da lui stesso
scelto per provocazione, sarà di fare una torta con le mele di un rigoglioso
albero che cresce accanto alla chiesa. Ma il Male irrompe nel piccolo gruppo
sotto molteplici forme, talora violente e drammatiche (va detto che il film
è un noir, temperato da umorismo anglosassone), talora metaforiche: come i
vermi, i corvi , i fulmini... Lo stesso albero è metaforico. Se la mela di
Eva rappresenta il peccato originale (non di gola, ma di orgoglio: perché è
il frutto dell'alberodella conoscenza del bene e del male), le mele di Adam
rappresentano la possibilità di redimersi dal male stesso. Cosa che in
effetti avverrà. D'altro canto, l'ottimismodi Ivan, che trova una
spiegazione razionale e scientifica nella malattia che lo affligge, vacilla
duramente quando Adam gli sbatte in faccia una pagina della Bibbia (quella
che si apriva immancabilmente quando il neonazista buttava a terra il libro
che il pastore stesso gli aveva donato).
In quella pagina inizia il libro di Giobbe, un uomo buono e al tempo stesso
fortunato. Su sfida di Satana a Dio, viene sottoposto a prove atroci per
testare la reale consistenza della sua fede. Perde i beni e i figli, si
copre di piaghe, si trova abbandonato in una discarica. Agli amici che gli
obiettano che, se gli sono capitati questo guai, sarà stato senz'altro per
sua colpa, Giobbe oppone la sua innocenza, ma, sfiduciato, maledisce la sua
nascita e protesta l'assurdità della vita e della creazione (finché non gli
parla Dio stesso: il che lo appaga di tutti i guai). Ivan, invece, di fronte
alla storia di Giobbe, scopre improvvisamente la Sua storia e tutto quel
male che prima rifiutava di vedere. Da questo aspetto, la storia sembra un
omaggio al Candido di Voltaire, un ragazzo, ingenuo come il suo nome,
educato all'ottimismo da un maestro senza dubbi, convinto che il mondo in
cui viviamo è il migliore dei mondi possibili, il quale scopre, viaggiando,
tutto il Male che vi regna, effetto in parte di catastrofi naturali, come il
terremoto di Lisbona del 1756, e in parte maggiore dell'irrazionalità, del
dogmatismo, dell'intolleranza propri degli umani.
Il film può essere considerato "scorretto" per il suo ironizzare su
religione, nazismo, scienza ed altro, ma ha il pregio di affrontare con
leggerezza, e con battute micidiali, il tema, estremamente hard, del Male,
specie quando colpisce gli innocenti, e del fallimento di ogni pretesa di
dominarlo con certezze assolute, perché ognuna sembra capovolgersi nel suo
contrario. Da questo punto di vista, è molto dubitativo e laico. Oltre che
(drammaticamente) divertente.
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nico
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martedì 6 giugno 2006
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a volte capita...
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A volte capita di vedere film a buccia di cipolla. Ogni volta che togli un velo ti accorgi che ce n'è un altro...e un altro.... Le facce di Dio si celano alla nostra vista, intravvediamo qualcosa anche se non sappiamo distinguere quello che abbiamo scorto. Questo è un film da rivedere e riscoprire dopo una prima volta. E' uno spunto per porci delle domande, domande che la nostra anima ci volge sempre.
E alla fine, come con tutte le cipolle, finiamo a piangere.
In questo caso di gioia.
un cordiale saluto a chi ha gradito questo film.Chi non l'ha visto impieghi un paio d'ore del suo tempo a vederlo e spenda una vita a riflettere!
Cordiali saluti
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a.l.
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lunedì 5 giugno 2006
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la ricetta segreta
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In un opuscoletto greco, intitolato “Sulle arie, le acque, e i luoghi,” attribuito convenzionalmente ad Ippocrate, il padre della scienza medica, si spiega che le caratteristiche fisiche e morali dei popoli sono determinate dalle condizioni climatiche e fisiche del loro ambiente naturale. Il determinismo ambientale, elaborato dalla medicina e dalla storiografia antiche, è teoria resistente, se persino nelle vicende cupe della cinematografia danese più recente( ma non solo, basta pensare ai drammi del Maestro Bergman) pare farsi vivo: famiglie corrose da tare di vario genere ( “Festen”, “L’eredità” e la versione animata, comparsa da poco nelle nostre sale,” Terkel”), sommerse in atmosfere plumbee, uno stile di regia severo, rigorosamente alieno da concessioni allo spettacolare, persino un manifesto, significativamente denominato “Dogma ‘95”, nel quale si teorizza un cinema specchio neutro della vita, riproduzione austera degli aspetti più ripugnanti di essa.
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In un opuscoletto greco, intitolato “Sulle arie, le acque, e i luoghi,” attribuito convenzionalmente ad Ippocrate, il padre della scienza medica, si spiega che le caratteristiche fisiche e morali dei popoli sono determinate dalle condizioni climatiche e fisiche del loro ambiente naturale. Il determinismo ambientale, elaborato dalla medicina e dalla storiografia antiche, è teoria resistente, se persino nelle vicende cupe della cinematografia danese più recente( ma non solo, basta pensare ai drammi del Maestro Bergman) pare farsi vivo: famiglie corrose da tare di vario genere ( “Festen”, “L’eredità” e la versione animata, comparsa da poco nelle nostre sale,” Terkel”), sommerse in atmosfere plumbee, uno stile di regia severo, rigorosamente alieno da concessioni allo spettacolare, persino un manifesto, significativamente denominato “Dogma ‘95”, nel quale si teorizza un cinema specchio neutro della vita, riproduzione austera degli aspetti più ripugnanti di essa. Gli autori danesi, a cominciare dal più noto, Lars Von Trier, pur disobbedendo ai diktat contenuti in quel programma ormai considerato obsoleto, continuano a esserne in vario modo figli: neppure le favole di Andersen del resto sono molto solari e allora è naturale pensare agli influssi del cielo grigio del Nord Europa. “Le mele di Adamo”, il film di Jensen, terza opera di una trilogia dedicata ai rifiuti della società, candidato ufficiale della Danimarca all’Oscar 2006, non tradisce il genio nazionale: personaggi grotteschi, ruderi nel corpo e obesi, corvi sui rami, frutti bacati e alberi bruciati dal fulmine, medici disgustosi, letti di ospedale e sangue, bambini spastici, cancro al cervello e follia, fanatismo e pugni, suicidi e fanciulli violentati dai padri. Praticamente un campionario di fatali nefandezze sullo sfondo di una canonica di campagna dove un pastore protestante accoglie e tenta di recuperare un gruppo di derelitti apparentemente senza speranza, convinto delle bontà assoluta di un mondo retto da un Dio giustiziere che invia il male agli uomini per metterli alla prova. Lo scontro con uno dei suoi ospiti, un naziskin certo dell’assenza di un qualsiasi fine benevolo nella sofferenza provocata e subita, innesca la crisi. La pellicola si ispira alle tribolazione del personaggio biblico di Giobbe sarcasticamente attualizzate nel lungo elenco di disgrazie del religioso e raffigurate simbolicamente nell’albero di mele del cortile devastato dagli uccelli e dai lampi: “Le mele di Adamo” è una parabola etica il cui senso ultimo sta nella messa in ridicolo di ogni testo sacro e di ogni fanatismo di fronte all’imprevedibile e all’imponderabile che caratterizzano l’esistenza umana. L’anticonformismo agnostico del lungometraggio in fondo rispetta le convinzioni di tutti: gli accedenti provano le ragioni degli atei, i miracoli quelle dei credenti e l’uomo, ugualmente disarmato, si difende facendosi scudo di dottrine e ideologie falsamente risolutive. E ‘ parte della fragilità umana l’illusione che tutto sia riconducibile alla logica o alla fede. Al capezzale del vecchio responsabile del campo di concentramento, agonizzante e tormentato dai rimorsi, il neo cultore di Hitler non trova nulla da dire ma intuisce che l’unica verità accessibile è la forza indispensabile ad ognuno per affrontare la morte e il dolore. Non c’è ricetta che sveli come a volte il sapore di una torta di mele sia indimenticabile.
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[+] neoippocratismo
(di angelo stefanelli)
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roby
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mercoledì 31 maggio 2006
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una mela al giorno leva il diavolo di torno
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Film che fa sorridere. Tragicomico.
Quello che fa veramente strano che all'inizio nessuno inizia il film con una simpatia innata per Adam, naziskin, ma alla fine si tifa e si festeggia con Adam per la sua torta di mele.
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, come si suol dire! E in questo caso non ha fatto i conti con Adam che spinto dalla voglia di cogliere la mela non ha esitato a sconfiggere il male e le difficoltà che incontra sulla strada.
Una bella storia di conversione!!! Adam cambia vita e dedica la sua al reinserimento degli altri.
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semmy
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mercoledì 17 maggio 2006
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ma ditemi voise si deve empatizzare per un nazi...
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Una black-comedy spassosa, ma mai futile. Una carrellata di personaggi grotteschi, ma -incredibilmente- verosimili nel piccolo microcosmo che ha "creato" padre Ivan. Toccherà ad un neonazista (l'eccellente Ulrich Thomsen), a lui affidato per il recupero, fargli riprendere contatto con la realtà. O forse sarà il contrario...
Si ride e si riflette, accompagnati da una bella fotografia, una folgorante sceneggiatura, e ottime interpretazioni, senza mai indulgere in pedagogismi e buonismi.
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angelo mazzei
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mercoledì 10 maggio 2006
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quanto sono buone le mele d'adamo !!!
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LE MELE DI ADAMO
Anders Thomas Jensen - regia, soggetto e sceneggiatura - è l’autore di questo splendido capolavoro della cinematografia danese che si chiama “Adams Æbler” – “Le Mele d’Adamo” in Italia.
Pur essendo appena 24enne, Anders Thomas ha già realizzato 3 film e 3 corti, tutti capolavori.
In questo film, che va idealmente a completare una trilogia iniziata nel 2000 con “Blinkende Lygter” (Luci Tremule) e proseguita nel 2003 con “De Grønne Slagtere” (Il Macellaio di Verdure), tutto è tecnicamente perfetto.
Lo scontro tra le tre verità che nietzscheanamente mostra l’essenza fasulla di ognuna. L’ideologia politica del fanatico naziskin Adam (Ulrich Thomsen) dal quale lo scorrere della pellicola finisce per staccare di dosso insieme alla sua fede anche l’etichetta del cattivo.
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LE MELE DI ADAMO
Anders Thomas Jensen - regia, soggetto e sceneggiatura - è l’autore di questo splendido capolavoro della cinematografia danese che si chiama “Adams Æbler” – “Le Mele d’Adamo” in Italia.
Pur essendo appena 24enne, Anders Thomas ha già realizzato 3 film e 3 corti, tutti capolavori.
In questo film, che va idealmente a completare una trilogia iniziata nel 2000 con “Blinkende Lygter” (Luci Tremule) e proseguita nel 2003 con “De Grønne Slagtere” (Il Macellaio di Verdure), tutto è tecnicamente perfetto.
Lo scontro tra le tre verità che nietzscheanamente mostra l’essenza fasulla di ognuna. L’ideologia politica del fanatico naziskin Adam (Ulrich Thomsen) dal quale lo scorrere della pellicola finisce per staccare di dosso insieme alla sua fede anche l’etichetta del cattivo. L’arroganza positivista del medico Dr. Kolberg (Ole Thestrup), che si dissolve nell’evento catastrofico dell’eccezione che si ribella alla regola, umiliazione del paradigma scientifico. Il fondamentalismo religioso della fede cieca e antidolorifica del pastore Ivan (Madds Mikkelsen) che vede crollare le sue basi sotto i duri colpi delle proprie incongruenze costitutive.
Le maschere dei soggetti finiscono tutte per cadere a terra quando la complessità della trama disegnata da Jensen trova il suo punto critico. E dopo un momento di caos aorgico la logica degli opposti si risolve in un grande abbraccio, una vera sintesi dialettica del bene e del male al di là del bene e del male.
Il più grande film nietzscheano dai tempi remoti dell’Odissea di Kubrick. Ma stavolta, alla metafora di un Mondo delle Idee di Volontà di Potenza dell’Uomo che Supera Se Stesso nell’Eterno Ritorno dell’Uguale con tanto di colonna sonora celebrativa straussiana, si sostituisce un punto di vista che va oltre il postmodernismo. Jensen, infatti, ci riporta ad un Nietzsche più concreto e più vicino, quello che, postosi su Verità e Menzogna in Senso Extramorale, ci accompagna attraverso la Trasvalutazione di Tutti i Valori, in un Mondo della Vita Al di Là del Bene e del Male.
Istruzioni per l’uso: si consiglia la rilettura del Vecchio Testamento, o perlomeno del Libro di Giobbe; una particolare attenzione alla naturalezza degli effetti (DAVVERO speciali); davvero eccellenti i continui riferimenti simbolici che riempiono ogni scena del film: la mela, l’albero, il fulmine, gli uccelli e i loro presagi, i vermi, il fuoco, la luce, etc.
L’apoteosi del Dogma Sdogmatizzato che sembra anche una velata risposta ai suoi grandi maestri, Lars Von Trier su tutti. Un lavoro di educazione civica per adulti e bambini. Una decostruzione totale della superstizione e dell’intolleranza che genera. E’ solo un ragazzino vichingo, ma è già un mito.
Buone Visioni!
[ Angelo Mazzei, Cinema Lumière, Pisa, 9 V 2006 ]
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[+] nietzsche?!? non direi proprio!
(di the white bunny)
[ - ] nietzsche?!? non direi proprio!
[+] complimenti!
(di ettore cnn)
[ - ] complimenti!
[+] bravissimo!
(di peter patti)
[ - ] bravissimo!
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rose
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lunedì 8 maggio 2006
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il paradiso perduto
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Adam al contrario di Adamo quella mela non la darà mai ad Eva. Ma che importa, dal Paradiso è già stato cacciato molto tempo fa. ‘È un neonazista appena uscito dalla galera. Verrà accolto in una comunità presso una chiesa dove troverà dei compagni a cui il Paradiso è stato ugualmente negato. Un ex- promessa del tennis, ora ubriacone e cleptomane, un terrorista arabo che rapina sistematicamente un distributore di benzina, un ex-nazista che ha gestito un campo di concentramento. E soprattutto il prete, che afflitto da numerose disgrazie (orfano di madre, violentato dal padre, moglie suicida e figlio paralizzato) si è creato un suo Paradiso artificiale grazie ad una sua droga personale: la fede e la convinzione di essere protetto da Dio.
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Adam al contrario di Adamo quella mela non la darà mai ad Eva. Ma che importa, dal Paradiso è già stato cacciato molto tempo fa. ‘È un neonazista appena uscito dalla galera. Verrà accolto in una comunità presso una chiesa dove troverà dei compagni a cui il Paradiso è stato ugualmente negato. Un ex- promessa del tennis, ora ubriacone e cleptomane, un terrorista arabo che rapina sistematicamente un distributore di benzina, un ex-nazista che ha gestito un campo di concentramento. E soprattutto il prete, che afflitto da numerose disgrazie (orfano di madre, violentato dal padre, moglie suicida e figlio paralizzato) si è creato un suo Paradiso artificiale grazie ad una sua droga personale: la fede e la convinzione di essere protetto da Dio. Attraverso una serie di avvenimenti tragi-comici al limite del grottesco, di cui il cattivo Adam sarà spesso l’attore principale, il prete abbandonerà tutte le sue sicurezze e ripiomberà nella dura realtà. Ma grazie alla complicità e alla amicizia che si stabiliscono tra lui ed Adam verrà ricostruito il paradiso perduto, questa volta basato però sulla consapevolezza della realtà del mondo e sul potere che ha la mente umana di sottrarsi alle sue brutture.
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