Oscar Wilde diceva: E’ CON LE MIGLIORI INTENZIONI CHE SI PRODUCONO LE OPERE PEGGIORI. “Boogeyman” non è proprio peggiore, ma latita fra i film d’orrore più mediocri di quest’anno.
La storia è molto semplice (per non dire scontata e strausata dai film di genere): Tim è un bambino, che per colpa delle favole della buona notte del padre, finisce per essere ossessionato dalla figura dell’Uomo Nero che addirittura gli risucchia il padre dentro un armadio. Passano vent’anni, Tim è un ragazzo con il bel volto di Barry Watson (già visto nel telefilm SEVEN HEAVEN… che fa più paura di Boogeyman credetemi!), un carriera di giornalista che lo sta aspettando, una bionda di buona e ricca famiglia come fidanzata, ma… ancora non riesce a superare la sua paura per il buio. Dopo la morte della madre (una irriconoscibile Lucy Lawless alias “Xena”), Tim torna alla sua casa dolce casa per una notte. E in quella notte, oltre a rivivere il suo passato, vedere la sua ossessione per l’oscurità che si amplifica, parlare con i fantasmini di bambini rapiti, passare da un armadio all’altro e così da una casa all’altra (non seguendo le regole spazio-temporali), assiste anche al rapimento di tutte le persone intorno a lui da parte di questo spirito maligno che non si sa chi è, non si sa da dove viene e non si sa perché rapisce bambini… Chi aiuterà Tim? La sua vecchia amica Kate? O la misteriosa bambina Franny?
Ma la domanda vera è: chi aiuterà noi a capire il film di Stephen Kay? La parte più bella della pellicola è il prologo dell’infanzia dove si rispolverano tutti gli archetipi dei film horror in una sequenza impeccabile, ma quando la storia va avanti finisce per essere debole, scontata, molto confusa e alla fine porta anche il vago sapore di una delusione. Secondo film prodotto dalla Ghost House Pictures di Sam Raimi (“Spiderman 2”), strizza l’occhio qui e lì ai film giapponesi e coreani, ma non riesce a trasmettere la stessa sensazione di angoscia. Pessima la recitazione di Barry Watson, bella qualche inquadratura, ma la sceneggiatura poteva decisamente essere sviluppata meglio e soprattutto avere meno buchi (il finale lascia di stucco non per l'originalità, quanto per il non senso!!!)… E l’Uomo Nero non solo non fa paura, ma in alcune sequenze fa anche un po’ ridere per certe sue smorfie!
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