Timeline

Arianna Finos

È un viaggio nel tempo ma si può decollare solo al cinema. È Timeline, blockbuster estivo da 80 milioni di dollari: la settimana prossima arriva nelle nostre sale per catapultarci nelle frescure boschive del Medioevo francese e impegnarci, come in un gigantesco gioco di ruolo, nell’assalto del castello e nel salvataggio della bella Lady. Undicesimo romanzo di Michael Crichton ad essere adattato per il cinema (il più famoso resta Jurassic Park), girato dal regista di Anna letale Richard Donner, Timeline parte dalla scoperta, fatta da un gruppo di studenti di archeologia, di una stanza segreta tra le rovine di un castello del quattordicesimo secolo, nella Dordogna francese. Con sorpresa gli scienziati trovano nella stanza sigillata oggetti che appartengono al XXI secolo e un’invocazione d’aiuto firmata dal loro professore, che nel frattempo è scomparso, con data 2 aprile 1357. L’uomo è stato catapultato per errore indietro nel tempo da una macchina progettata per il teletrasporto e creata dalla stessa multinazionale che finanzia gli scavi. Ecco che il figlio dello scomparso, il biondo e fascinoso Pani Walker (già star di Fast and Furious), si mette alla guida di crononauti per andare a recuperare il genitore. Nel 1357. Questa l’arzigogolata premessa per un film che però si sviluppa, da lì in poi, come un classico d’avventura in calzamaglia: due ore di combattimenti con spadoni, galanterie verso le dame e salvataggi di pulzelle in pericolo. Lo confessa il regista, che già aveva ambientato con successo nel Medioevo il favolistico Lady Hawke «Volevo dare luce al XIV secolo come mai era stato fatto. È un’epoca vivace e romantica, ma anche di straordinaria violenza, un’epoca in cui in cui si rischiava facilmente la vita».
E forse è nascosto qui il motivo dell’insuccesso economico del film che negli Usa ha incassato 19 milioni di. dollari, neanche un quarto di quanto speso. La delusione dei padri della fantascienza è riassunta dal critico Roger Ebert, del Chicago Sun-Times «A che vale fare un viaggio di 600 anni con una macchina del tempo per poi vedersi un puro film di cappa e spada?» si chiede. In effetti in Timeline il passaggio temporale attraverso quell’imbuto dell’universo che Crichton, come i fisici, definisce «galleria del verme» resta solo un pretesto per un film d’epoca. Invece è proprio il fascino di un macchinario che permette di visitare epoche diverse e la possibilità di alterare il corso degli eventi, il segreto del successo del filone fantascientifico tanto prolifico in letteratura (da Isaac Asimov a Philip K. Dick fino a Gregory Benford e Leo Frankowski con il suo personaggio Conrad Stangard) quanto al cinema. Tra le pefficole più riuscite ci sono film come L’esercito delle dodici scimmie, con Bruce Willis che torna dal futuro per tentare di salvare l’umanità da una catastrofe batteriologica, e la saga di Terminator, con il cyborg Arnold Schwarzenegger che torna nel presente per distruggere il futuro e per fare in modo che l’umanità venga schiacciata dalle macchine. In Italia si sono cimentati sul tema Massimo Troisi e Roberto Benigni. In Non ci resta che piangere sono maestro e bidello catapultati dai nostri giorni al 1492: uno vuole fermare Cristoforo Colombo che sta per partire alla scoperta dell’America, l’altro tenta di conquistare una damigella spacciando per sua la canzone Yesterday dei Beatles. Perfino il duo Boldi-De Sica ha sviscerato l’elemento a suon di battute in appuntamenti natalizi del 1997: A spasso nel tempo 1 e 2 Non sono purtroppo pietre miliari del cinema le due trasposizioni cinematografiche di quello che è considerato il padre di tutti i viaggi spazio-temporali: The time machine, racconto firmato da H.G.Wells nel 1895. L’ultimo tentativo, dopo la versione del 60 con Rod Taylor, due anni fa. Dietro la macchina da presa ci si è messo direttamente il nipote dello scrittore, Simon. La regia scolastica e l’orgia di effetti speciali nel raccontare la spedizione nel futuro apocalittico dell’umanità da parte deI protagonista Guy Pearce non hanno convinto il pubblico americano, anche se da noi è andata meglio. Siamo comunque lontani anni luce dal più riuscito dei viaggi temporali al cinema, quello compiuto da Michael J. Fox a bordo dell’auto DeLorean modificata nella saga di Ritorno al futuro. La trilogia diretta da Robert Zemeckis resta un cocktail unico che mescola commedia e fantascienza, teenagers movie e satira sulla provincia americana tra citazioni cinefile e incursioni nel western. La sua colpa, forse, è stata quella di aver esplorato fin troppo esaurientemente l’argomento, e di averlo un po’ prosciugato.
La quarta dimensione ha affascinato anche la tv Doctor Who, con I suoi viaggi a bordo della cabina telefonica azzurra Tardis, è stata, dal 1965 al 1987, la più longeva delle saghe di fantascienza: 600 episodi di fila. La più recente, e meno pretenziosa, si chiama Seven days, trasmessa dalla Rai e basata su una macchina che permette di tornare indietro nel tempo di soli 7 giorni: niente avventure in costume, ma la possibilità di cambiare il corso degli eventi. Il viaggio nel tempo è riuscito ad innestarsi perfino sul reality show: La fattoria altro non è stato, per i concorrenti, che un percorso di cent’anni a ritroso, il ritorno allo stile di vita di un secolo fa. Ma Donatella Rettore e compagni si sono affrettati, tra lamenti e litigi, a tornare agli agi del XXI secolo, mentre il cinema regala l’illusione di un finale più romantico: uno dei protagonisti di Timeline sceglie di restare nel passato. per amore di Lady Claire, damigella dai capelli rossi interpretata dall’attrice emergente Anna Friel.
Da Il Venerdì di Repubblica, 2 luglio 2004


di Arianna Finos, 2 luglio 2004