Con il termine "sin eater",("mangiapeccati"),si intende una persona che,con particolari rituali,si carica dei peccati di un uomo o una donna in fin di vita,ricorrendo all'uso concreto del cibo per ingerire letteralmente le colpe del moribondo e concedendo il perdono alla sua anima.
Il folklore popolare inserisce questa pratica eretica al di fuori del contesto cattolico o comunque cristiano,inquadrandolo in una forma di magia religiosa praticata fin dal Medioevo in Inghilterra e Scozia.
Il tema,di per sè,è intrigante e,se contestualizzato nella vicenda di un film,potrebbe conquistare l'attenzione dello spettatore amante del genere esoterico.
Purtroppo il film,diretto da Brian Helgeland,("Il destino di un cavaliere","Payback"),si accartoccia in una storia convulsa e si infarcisce di insostenibili distorsioni teologiche ed abusati stereotipi mirati accuratamente a dipingere la Chiesa ed il Clero come un'organizzazione incallita nel peccato e nella corruzione,arrivando a manifestare chiaramente il concetto di essere sede del male.
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Con il termine "sin eater",("mangiapeccati"),si intende una persona che,con particolari rituali,si carica dei peccati di un uomo o una donna in fin di vita,ricorrendo all'uso concreto del cibo per ingerire letteralmente le colpe del moribondo e concedendo il perdono alla sua anima.
Il folklore popolare inserisce questa pratica eretica al di fuori del contesto cattolico o comunque cristiano,inquadrandolo in una forma di magia religiosa praticata fin dal Medioevo in Inghilterra e Scozia.
Il tema,di per sè,è intrigante e,se contestualizzato nella vicenda di un film,potrebbe conquistare l'attenzione dello spettatore amante del genere esoterico.
Purtroppo il film,diretto da Brian Helgeland,("Il destino di un cavaliere","Payback"),si accartoccia in una storia convulsa e si infarcisce di insostenibili distorsioni teologiche ed abusati stereotipi mirati accuratamente a dipingere la Chiesa ed il Clero come un'organizzazione incallita nel peccato e nella corruzione,arrivando a manifestare chiaramente il concetto di essere sede del male.
Tra visioni distorte della dottrina cattolica ed innumerevoli altri discrediti teologici,il film procede a rilento,risucchiato da un vortice di sgraditi sottoscript che si dibattono in una narrazione delirante che ha l'eleganza e il carisma di una coperta bagnata.
Caricature di gerarchie ecclesiastiche,porporati carrieristi,sacerdoti che fumano sigari,bevono all'eccesso e si stupiscono che un proprio confratello dorma sul divano anzichè con una ragazza,camminano al fianco della figura di un sedicente antipapa,determinato a rovesciare la Chiesa Cattolica Romana per insediarvisi con la propria controdottrina.
Persino Dio non resta ignorato dal cinismo al vetriolo di Helgeland,come si riscontra nella sequenza in cui Eden,ne dichiara l'esistenza,pur nel suo profondo disinteresse per l'umanità.
Il farneticante racconto del regista spinge l'offesa al punto di considerare la Chiesa come una sorta di quartier generale dispensatore della Grazia Divina,pronta ad essere ritirata al minimo sgarro dell'uomo.
Non è chiaro il motivo per cui,secondo la linea suggerita dal film,la Chiesa disapproverebbe il perdono di Gesù Cristo,sulla croce,al ladrone pentito,in quanto colpevole di una vita nel peccato.
Ugualmente pernicioso è il tentativo di ridurre i concetti di Fede e Verità a vuoti assiomi,formulando la teoria che "la conoscenza è nemica della Fede",pericolosa posizione,decisamente confutata da papa Giovanni Paolo II nella sua Enciclica "Fides et Ratio",ove difende la Fede e la Ragione e le descrive non come avversarie l'una dell'altra,ma come le ali sulle quali lo Spirito dell'uomo ascende alla contemplazione della Verità.
Mancando una sola delle due ali,il volo verso l'alto non può essere spiccato.
Una storia d'amore ficcata di forza nella vicenda non coniuga con la demoniaca "camera di Chirac",elemento vago e disperso in cui una folla di demoni vagano inebetiti in un disordinato calderone,ove galleggiano formule segrete,manoscritti,incunaboli e presunti testi sacri,antiche pergamene,citazioni e leggende mistiche che non maturano ad alcuna realtà visiva e restano come vuote eco anonime guidate dal nonsenso,unica presenza palpabile in tutta la durata del film.
Moralmente offensivo.
Dario Carta
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