Marie-Jo e i suoi due amori

Acquista su Ibs.it   Dvd Marie-Jo e i suoi due amori   Blu-Ray Marie-Jo e i suoi due amori  
Un film di Robert Guédiguian. Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan Titolo originale Marie-Jo et ses deux amours. Drammatico, - Francia 2002. - Bim Distribuzione MYMONETRO Marie-Jo e i suoi due amori * * * - - valutazione media: 3,17 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L' AMORE AL FEMMINILE Valutazione 4 stelle su cinque

di THEOPHILUS


Feedback: 7548 | altri commenti e recensioni di THEOPHILUS
lunedì 10 febbraio 2014

MARIE-JO ET SES DEUX AMOURS
 
Marie-Jo è l’autista di un’unità sanitaria locale a Marsiglia: fa la spola fra l’ospedale e le abitazioni dei pazienti che devono sottoporsi alle cure. E’ serenamente sposata con Daniel, che guida una piccola azienda edile, e ha una figlia. Vive in famiglia, ma, appena può, trascorre alcune ore con Marco, che ha conosciuto durante uno dei suoi spostamenti lavorativi e che frequenta da circa un anno: è innamorata di entrambi gli uomini. Tutto va avanti con una relativa tranquillità finché il marito, salito su un tetto di un’abitazione per compiere alcune riparazioni, non scorge Marie-Jo in abiti succinti mentre telefona da una terrazza di una casa prospiciente: scopre così la seconda vita della moglie.
Le immagini riguardanti questo ménage sono quelle classiche di coppia: un uomo e una donna che si amano con dolcezza, tenerezza, corpi nudi che si fronteggiano completandosi gioiosamente in giochi amorosi, ma scevri da moti passionali. Le proteste di Marco di non riuscire a stare senza Marie-Jo e di lei di essere dilaniata dal doppio amore che la lega al marito e all’amante, rivelano un tormento non suffragato dalle immagini. Il triangolo si scompone in due coppie che si alternano e si confondono nella mente dello spettatore. Non c’è la tensione usuale in queste situazioni; assistiamo invece al dramma di un'esigenza anomala che, come tale, non si può comporre. Visioni impressionistiche e plastiche di corpi nudi si aprono nitide allo sguardo: non c’è alcun pudore o ritegno nei tre, che si amano con naturalezza e senza ostentazione. Delle istanze di Marie-Jo per i suoi due amori che sembrano equivalersi e  di cui protesta il bisogno, si coglie invece a stento la necessità. Dramma borghese di un archetipo irraggiungibile, irrealizzabile, forse perché inesplicabile, questo del film di Robert Guédiguian (Marius et JeannetteLa ville est tranquilleA l’attaque!): non viene evidenziata alcuna insoddisfazione, incomprensione, dolore o noia che possano proiettare la protagonista al di fuori della norma matrimoniale; non c’è alcuna forma di complementarità, compensazione o rivalsa che si realizzino con la seconda normalità. E’ una linea retta che si dipana ininterrotta dal punto a al punto b, senza una frattura, senza un sospiro, senza un gemito: esiste solo il dato essenziale, insondabile e insindacabile di Marie-Jo che non può fare a meno di nessuno dei due uomini. Quando non faccio l’amore sto male, dice a Marco mentre se ne torna in questa eterna spola da Daniel, con cui farà ancora l’amore. Non rivela così un insaziabile desiderio sessuale che nessuno dei due compagni possa appagare compiutamente, ma palesa, nella gioiosa fisicità del trasporto amoroso con loro, una forma di liberazione da ogni inquietudine. Evita di pensare alla precarietà di quella complessa situazione sentimentale o, meglio, riesce a liberarsi dall’ansia di una risoluzione che il mondo la chiama a dare a quello che per esso, non per lei, è un problema.
Guédiguian – che si avvale della triade che abbiamo già visto all’opera negli altri suoi film, Ariane Ascaride, Jean Pierre Darroussin, Gérard Meylan -  àncora la sua storia ad una struttura culturale e ad un milieu fisico ben precisi, quelli, consueti, di una Marsiglia concreta, abitata da personaggi reali e tipici: Marie-Jo non ha grilli per la testa; non c’è in lei alcuna ostentazione o desiderio di sconvolgere il mondo in cui si trova. Sembra esserci invece un’eco che si prolunga e si riverbera dalla serena vita famigliare, in cui si evidenzia una bella complicità col marito quando ballano insieme come due ragazzi o si appartano per godere della loro intimità, all’altra sua vita con Marco, che altra non è, o almeno non vuol essere nelle intenzioni di Marie-Jo. A questa sua seconda esperienza lei vorrebbe conferire tutti i crismi di una normalità che le permetta di abbandonarcisi liberamente: arriva a presentare Marco al marito, non per provocazione o per scherzare col fuoco, ma per il piacere di vederli insieme, forse per sperimentare l’occasione di una gioia più grande, per dare una possibilità alla speranza.
Marie-Jo sembra voler realizzare il sogno di Catherine in Jules et Jim di Truffaut. Quest’ultima  parte avvantaggiata e viziata non avendo ostacoli sociali o barriere culturali da abbattere all’interno della sua storia; agisce più liberamente in quanto emanazione del sogno del cinema e il suo punto di partenza è già quello d’arrivo di Marie-Jo a cui quest’ultima, però, non arriverà mai: la morte che Catherine dà a se stessa e all’amante non è altro che il segno di un limite che ella  non sa come oltrepassare, di una debolezza che non riesce a vincere e, ancora, un segnale di protesta contro una borghesia spettatrice che si voleva scandalizzare. Marie-Jo cerca invano di adeguare il mondo alle proprie regole e, al contrario di Catherine, tenta di salvaguardare dalla morte il marito, perché questa morte è testimone inappellabile dell’impossibilità del suo sogno.
Anche Marco aspira a una esistenza normale: insieme a lei al supermercato dirà questo è uno dei momenti che ho sempre atteso,mostrando, in questo modo, di conformarsi alla norma sociale. Tutto fila avanti gioiosamente finché Daniel non scoperchia quel vaso di Pandora e, soprattutto, la figlia di Marie-Jo non va a casa di Marco mentre lei è là con l’amante, costringendola a nascondersi, a vergognarsi: a quel punto scatta in lei il bisogno di rompere quell’equilibrio. Pur all’oscuro del fatto che il marito già sa, Marie-Jo decide, infatti, anche dietro le pressanti richieste di lui, di andare a stare con Marco: in realtà starà da Marco; lui la lascerà a casa da sola più d’una volta, dovendo assentarsi per lavoro parecchi giorni di seguito. Durante uno dei periodi di lontananza di lui, Marie-Jo ritorna dal marito; la figlia, a quel punto, li respinge entrambi. Marie-Jo riprende a vedersi con l’altro. Daniel non ce la fa a dividere la moglie con l’amante: durante una gita in barca con Marie-Jo, lievemente stordito da una caduta che gli ha fatto sbattere la testa nello scafo, si lascia andare in acqua. Invano la moglie tenterà di salvare lui, il suo sogno, se stessa.
Questo tragico finale segna – puntuale e immancabile – l’impossibilità della normalità, se vista come aspirazione all’autorealizzazione personale, mentre è il denominatore comune della regola sociale che prende il sopravvento, nonostante che in Marie-Jo e i suoi due amori si tenti di aggirarla, quasi pensando di assecondarla.
L’insistenza del regista sui corpi nudi è propria di chi voglia togliere a quelle immagini ogni forza erotica o provocatoria, quasi sottraendoli a sguardi indagatori: essi esprimono serenità, assenza di tormento. Quelle semplicità, tranquillità, seraficità non hanno però senso per il mondo e sono senza speranza. Marco vorrebbe Marie-Jo tutta per sé, ma non sente il rovello della gelosia nei confronti di Daniel: è solo il bisogno e il desiderio di lei che lo guida. Daniel a sua volta, dopo aver scoperto l’infedeltà della moglie, non si lascia andare a scene di  disperazione. Patisce in silenzio e alla fine cede, perché, anch’egli, non può dividere il suo amore in due: solo Marie-Jo lo può. Anzi per lei non è questione di divisione; essa non può rinunciare ad una parte del suo tutto, perché ciò equivarrebbe a rinunciare al tutto e, alla fine, non può fare altro che morire.
Se in Jules et Jim si dà per scontato che Catherine agisca secondo i propri moti interiori e che Jules e Jim l’assecondino quasi incapaci di opporsi alla sua forza, Marie-Jo invece deve lottare per ottenere un diritto che agli occhi del mondo, e quindi di Marco e Daniel, non può essere tale. In Jules et Jim è già assodato quello che in Marie-Jo et ses deux amours deve essere conquistato duramente. In Jules et Jim, ancora,c’è un retroterra intellettuale, mentre in Marie-Jo  s’impone una cultura popolare in cui si manifesta la necessità di raggiungere un centro da cui irradi un tentativo di fare accettare una normalità che, mentre in Marco e Daniel è solo il dato ufficiale e congruente alla cultura prevalente, in Marie-Jo ne prevede un allargamento; c’è in lei un’istanza, la necessità di ampliare i confini delle regole civili, raddoppiandone i termini: in lei non c’è il classico desiderio/bisogno di tradimento, fisiologico in una società chiusa, ma un doppio cuore che batte con eguale intensità, che non deve spiegare nulla a se stesso, ma cerca solo di farsi accettare, fallendo tragicamente. 
 
Enzo Vignoli    
23 novembre 2002.

[+] lascia un commento a theophilus »
Sei d'accordo con la recensione di THEOPHILUS?

Sì, sono d'accordo No, non sono d'accordo
0%
No
0%
Scrivi la tua recensione
Leggi i commenti del pubblico

Ultimi commenti e recensioni di THEOPHILUS:

Vedi tutti i commenti di THEOPHILUS »
Marie-Jo e i suoi due amori | Indice

Recensioni & Opinionisti Articoli & News Multimedia Shop & Showtime
Pubblico (per gradimento)
  1° | oscar15781
  2° | greatsteven
  3° | theophilus
Rassegna stampa
Aldo Fittante
Shop
DVD
Scheda | Cast | News | Foto | Frasi | Rassegna Stampa | Pubblico | Shop |
prossimamente al cinema Film al cinema Novità in dvd Film in tv
Altri prossimamente » Altri film al cinema » Altri film in dvd » Altri film in tv »
home | cinema | database | film | uscite | dvd | tv | box office | prossimamente | colonne sonore | Accedi | trailer | TROVASTREAMING |
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies® // Mo-Net All rights reserved. P.IVA: 05056400483 - Licenza Siae n. 2792/I/2742 - credits | contatti | redazione@mymovies.it
Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso
pubblicità