Titolo originale Ghost Dog: The Way of Samurai.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 116 min.
- USA 1999.
- CG Entertainment
uscita lunedì 23ottobre 2023.
MYMONETROGhost Dog - Il codice del Samurai
valutazione media:
3,68
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Ghost Dog – il codice del samurai…il titolo stesso racchiude l’essenza del film basato su un sicario che vive e “lavora” attenendosi fedelmente al Bushido: il codice d’onore dei samurai. Un’antieroe solitario che si muove in un mondo oramai privo di morali. Ghost Dog è un’ottimo gangster movie intriso di filosofia orientale; Alterna sequenze d’azione e attimi di poesia miscelati saggiamente senza mai eccedere in nessuno dei due campi, il tutto supportato da un’azzeccata colonna sonora e da quella che è la migliore interpretazione di Whitaker.
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Film piuttosto mediocre con un goffo Whitaker nei panni di un tale chiamato da tutti"Ghost Dog", uno strano killer moralista che segue alla lettera gli antichi principi samurai e che si trova a lottare contro stereotipati mafiosi italoamericani. La regia risulta interessante soltanto nelle sequenze che ritraggono una città di fine millennio con la sua aria cupa e malinconica.
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Jim Jarmusch rilegge a modo suo il noir con una regia intelligente, un Forest Whitaker sublime, una colonna sonora prodotta da RZA (leader dei Wu-Tang, con un sottofondo musicale urbano) e la drammatica parabola di un killer che ha dedicato la sua vita all'Hagakure, che viva in compagnia di alcuni piccioni sulla terrazza di un palazzo. Un ragazzo nero viene salvato durante un pestaggio da un malavitoso. Quest'ultimo, bisognoso di qualcuno per concludere certi affari sporchi, se lo ritroverà al suo servizio: egli (il malavitoso) è il suo signore, e Ghost Dog (così viene chiamato il killer) il suo servitore. Il film è come suddiviso in capitoli, ognuno dei quali è frammentato da passi del Codice dei Samurai scritti sullo schermo.
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Jim Jarmusch rilegge a modo suo il noir con una regia intelligente, un Forest Whitaker sublime, una colonna sonora prodotta da RZA (leader dei Wu-Tang, con un sottofondo musicale urbano) e la drammatica parabola di un killer che ha dedicato la sua vita all'Hagakure, che viva in compagnia di alcuni piccioni sulla terrazza di un palazzo. Un ragazzo nero viene salvato durante un pestaggio da un malavitoso. Quest'ultimo, bisognoso di qualcuno per concludere certi affari sporchi, se lo ritroverà al suo servizio: egli (il malavitoso) è il suo signore, e Ghost Dog (così viene chiamato il killer) il suo servitore. Il film è come suddiviso in capitoli, ognuno dei quali è frammentato da passi del Codice dei Samurai scritti sullo schermo. Tornando alla trama, Ghost Dog si ritroverà nei guai quando durante un lavoro si troverà alla figlia del boss. La prima cosa che salta all'occhio è la grande quantità di riferimenti a "Frank Costello faccia d'angelo" di Melville, primo tra tutti il ruolo dei piccioni, unica compagnia di Ghost Dog, la seconda il finale (non la rivelerò per ovvi motivi). Il finale tragico, nella piena filosofia dell'Hagakure, riesce infine a consegnare allo spettatore molteplici riflessioni. Dal fantastico rapporto tra Ghost Dog e il suo padrone, incentrata tutto sul rispetto, alla critica sociale per la fine morale della cultura occidentale, pienamente incarnata nei poetici insegnamenti del Codice dei Samurai... [-]
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anche se tecnicamente il film è molto valido (Jim Jarmush è una garanzia), quello che colpisce della pellicola è l'evolversi della storia e l'intreccio tra i vari personaggi che sono tutti molto "marcati", soprattutto i malavitosi, ma congeniali alla sceneggiatura.La storia si sviluppa come una tragedia e come tale finisce, con relativo colpo di scena finale (nemmeno tanto per chi ha confidenza con la filosofia samurai), mettendo a nudo l'animo romantico e consapelvolmente triste del protagonista ,interpretato da un ottimo Whitaker, che regola le propie azioni attraverso i principi dell'Hagakure, testo sacro dei samurai.La colonna sonora è "da paura", affidata a Rza leader del Wu Tang Clan.
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"Nella regione di Kamigata è diffusa una specie di cestino da pranzo intrecciato che si usa un solo giorno, nelle passeggiate campestri. Al ritorno i gitanti se ne liberano calpenstandolo. La fine è importante in tutte le cose." (breve aforisma da "Hagakure kikigaki") Bushido, ovvero "la via del guerriero", del ninja o del samurai che dir si voglia. La lingua giapponese, come del resto tutta la sua cultura, è costruita su immagini. Ogni parola racchiude più significati e sta alla persona di comprenderne l'essenza a seconda dell'attimo che si sta vivendo.
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"Nella regione di Kamigata è diffusa una specie di cestino da pranzo intrecciato che si usa un solo giorno, nelle passeggiate campestri. Al ritorno i gitanti se ne liberano calpenstandolo. La fine è importante in tutte le cose." (breve aforisma da "Hagakure kikigaki") Bushido, ovvero "la via del guerriero", del ninja o del samurai che dir si voglia. La lingua giapponese, come del resto tutta la sua cultura, è costruita su immagini. Ogni parola racchiude più significati e sta alla persona di comprenderne l'essenza a seconda dell'attimo che si sta vivendo.
Anzi, un passo dell' "Hagakure" dice proprio (trasposizione libera-ndr) che la vita va vissuta attimo per attimo, cogliendo l'essenza del momento presente.
Una visione ascetica, che probabilmente è impossibile (almeno per noi occidentali "civilizzati") comprendere fino in fondo, quasi come vivere senza empatia verso il mondo esterno.
Meno nobile anche visivamente il mafioso "vecchio stampo", una parodistica rappresentazione di un'altra cultura. Scordatevi Marlon Brandon e Al Pacino, qui siamo nell'ultimo dei sobborghi del New Jersey. Non ci sono grandi lotte di potere, spargimenti di sangue, onore e rispetto tanto decantati da persone che impongono la loro autorità al di sopra della legge con supponenza. Qui il boss paga l'affitto a un cinese e mette in vendita la residenza estiva! Lo stesso boss che oramai non è che uno sbiadito ricordo di un sistema che ha perso tutti i valori che ancora decanta, ma è una propaganda fine a se stessa.
Proviamo però a ritrovare il gusto antico della nobiltà, della cultura, dell'onore e del rispetto. Non quello che ora ci si guadagna con la paura e con l'omertà dei deboli: il rispetto che nasce dall'ammirazione e dalla devozione.
Così nel 1999 abbiamo un vero samurai che segue alla lettera il codice Hagakure ("Hagakure Kikigaki" di Yamamoto Tsunetomo. Testo letterario giapponese che descrive il "codice" del guerriero attraverso svariate "massime". Purtroppo nessuna edizione occidentale ha saputo mai trascrivere l'intera raccolta delle massime dato che alcuni risulterebbero incomprensibili perchè troppo legati alla cultura giapponese. Ironicamente anche il protagonista del film così ligio al dovere non può avere tutte le nozioni al completo avendo un'edizione in inglese!).
Vive sulla terrazza di un fatiscente palazzo di un sobborgo anonimo, povero, triste occupandosi esclusivamente di alcuni piccioni. Un'anima solitaria devota in tutto e per tutto alla sua causa fino al martirio. Non teme la morte, perchè ha iniziato il suo viaggio con la consepevolezza di non essere più in vita, solo così potrà avanzare senza esitazione verso il suo destino:
il primo stralcio dal codice del samurai è il seguente:
"Il codice del Samurai va cercato nella morte. Si mediti quotinianamente sulla sua ineluttabilità. Ogni giorno, quando nulla turba il nostro corpo e la nostra mente, dobbiamo immaginarci squarciati da frecce, fucili, lance, spade. Travolti da onde impetuose, avvolti dalle fiamme in un immenso rogo, folgorati da una saetta. Scossi da un terremoto che non lascia scampo, precipitati in un dirupo senza fine. Agonizzanti per una malattia o pronti al suicidio per la morte del nostro signore. Eogni giorno immancabilmente dobbiamo considerarci morti. è questa l'essenza del codice del samurai."
(traduzione italiana del testo inglese).
Noi, che non abbiamo abbandonato l'empatia verso il prossimo potremo emozionarci nella sua storia, indignarci per le sue scelte drastiche. Oppure sposeremo con commozione la sua causa, se e quando avremo compreso veramente cosa significa abbandonare se stessi a un'idea che potrebbe essere la sola cosa rimasta pura in un mondo effimero e di apparenze.
Jim Jarmusch si ispira a "Le Samourai" di Melville per raccontarci questo, e lo fa nel migliore dei modi possibile.
Ogni cosa è curata nel dettaglio. Le scene dove siamo soli con Ghost Dog sono lente e pacate, quando è insieme ai suoi amici è tutto più sereno e quando uccide sono immagini veloci e determinate come è il suo modo di agire senza incertezze. Inoltre Forest Whitaker è immedesimato al cento per cento nella sua parte, dal suo modo di parlare al suo modo di muoversi anche all'occhio di chi si intende un minimo di arti marziali. Molto azzeccati gli aforismi scelti (anche con un po' di ironia se pensiamo a quello che parla dell'uso della terra rossa).
Degna di nota è la parte umoristica, dalla stereotipizzazione dei gangster (tutta da godere la scena delle esecuzioni nella villa) e l'assurda amicizia tra un killer e un gelataio francese che, parlando due lingue diverse, non capiscono una parola di quello che si dicono. Un po' banale e semplicistico dire frasi come 'la vera amicizia non ha bisogno di parole' ma l'altezza del film sta proprio nell'essere semplice ed essenziale, come è consueto nella cultura giapponese.
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Il samurai serve sempre il suo signore, anche a costo della sua vita, e non uccide mai il suo signore.
Storia di un eccentrico killer “Fat Black” al soldo della mafia che comunica solo tramite piccioni viaggiatori ed è ligio alla morale degli antichi samurai.
Forest Whitaker, in questo bellissimo e affascinante film di Jarmusch e come si librasse in volo per accompagnare da un lato i piccioni viaggiatori amati e usati dal killer-samurai per comunicare con i suoi committenti, e dall'altro il protagonista stesso, ascetico personaggio che si muove dentro i confini del suo delicato equilibrio. Tra "Rashomon" di Kurosawa e "Frank Costello" di Melville, "Ghost Dog" mantiene un andamento jazz dall'inizio alla fine, con acuti di solisti di gran classe (a cominciare proprio da un grande Whitaker) e momenti "free" in cui il regista indipendente americano si diverte a mescolare dramma e umorismo, filosofie orientali e pragmatismi statunitensi.
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Il samurai serve sempre il suo signore, anche a costo della sua vita, e non uccide mai il suo signore.
Storia di un eccentrico killer “Fat Black” al soldo della mafia che comunica solo tramite piccioni viaggiatori ed è ligio alla morale degli antichi samurai.
Forest Whitaker, in questo bellissimo e affascinante film di Jarmusch e come si librasse in volo per accompagnare da un lato i piccioni viaggiatori amati e usati dal killer-samurai per comunicare con i suoi committenti, e dall'altro il protagonista stesso, ascetico personaggio che si muove dentro i confini del suo delicato equilibrio. Tra "Rashomon" di Kurosawa e "Frank Costello" di Melville, "Ghost Dog" mantiene un andamento jazz dall'inizio alla fine, con acuti di solisti di gran classe (a cominciare proprio da un grande Whitaker) e momenti "free" in cui il regista indipendente americano si diverte a mescolare dramma e umorismo, filosofie orientali e pragmatismi statunitensi.
Magistrale la scena dell’eliminazione di un boss attraverso il tubo del lavandino e il rapporto e dialogo del killer con il gelataio che parla solo francese ma che si intendono a meraviglia e con la ragazzina appassionata lettrice con cui scambia un libro.
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Si', quello che scrive il Farinotti e' strano, ma d'altronde i critici italiani sono un ammasso di peracottari senza vergogna e lo sanno tutti, anche all'estero.
Bel film, un cocktail di Frank Costello faccia d'angelo e Fronte del Porto con un tocco di personale nostalgìa e di incanto a tratti quasi sovrannaturale del regista (il misterioso gelataio africano che legge i pensieri di Forrest) . Secondo me J.J.. e' il miglior regista americano di sempre (meno che quando fa lavorare la moglie di Benigni...).
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un capolavoro, secondo me....lento....pedante.....ma....un consiglio prima di vederlo:leggere il libro a cui si ispira il film
p.s.: altro consiglio.......a Morandini & co........non è vero che il protagonsta uccide colui che serviva.........i film si guardano con passione ed attenzione o.....non si guardano....
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