Lietta Tornabuoni
La Stampa
Corpo anarchico, comico fisico, immagine dell'inquietudine contemporanea nella sua frenetica impossibilità di star fermo, Antonio Albanese con Uomo d'acqua dolce diventa regista: come Benigni, Nuti, Alessandro Benvenuti, Christian De Sica, Ezio Greggio. Come capita, il film non c’è, lo stile manca. La storia ideata con Vincenzo Cerami, lo scrittore del cinema di Benigni, è appena un pretesto: Antonio, insegnante in una scuola dove i ragazzi terribili si azzittiscono soltanto al suono degli spari e i professori si scambiano caricatori, squattrinato, marito di un'insegnante di musica incinta, al supermercato riceve in testa un pesante scatolone; perde la memoria, comincia a camminare senza meta; cinque anni dopo, quando torna a casa, un altro uomo vive con sua moglie e fa da padre alla sua bambina; lo cacciano, lui insiste, cerca di recuperare identità, ruolo e affetti, forse ci riesce. [...]
di Lietta Tornabuoni, articolo completo (3584 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 15 Febbraio 1997
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