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gabriele lugli
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sabato 26 luglio 2025
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un film memorabile
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Ci sono film che acciuffano la tua attenzione non appena leggi il titolo o non appena vedi gli attori che compongono il cast, i quali nel caso di questo capolavoro sono pochi ma che sanno da soli catturare magistralmente l'interesse del pubblico, offrendo una prestazione memorabile. James Caan è uno scrittore di successo che durante una tempesta di neve finisce fuori strada e viene soccorso dall'infermiera Kathy Bates la quale, sebbene all'inizio sembra essere caritatevole nei confronti del protagonista che accudisce nella sua proprietà di campagna e per cui nutre una grande ammirazione, si rivela essere una scervellata che lo terrà rinchiuso tra le quattro mura della sua stanza per fargli riscrivere il finale della saga "Misery" di cui è l'autore e da cui è tratto il titolo del film stesso.
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Ci sono film che acciuffano la tua attenzione non appena leggi il titolo o non appena vedi gli attori che compongono il cast, i quali nel caso di questo capolavoro sono pochi ma che sanno da soli catturare magistralmente l'interesse del pubblico, offrendo una prestazione memorabile. James Caan è uno scrittore di successo che durante una tempesta di neve finisce fuori strada e viene soccorso dall'infermiera Kathy Bates la quale, sebbene all'inizio sembra essere caritatevole nei confronti del protagonista che accudisce nella sua proprietà di campagna e per cui nutre una grande ammirazione, si rivela essere una scervellata che lo terrà rinchiuso tra le quattro mura della sua stanza per fargli riscrivere il finale della saga "Misery" di cui è l'autore e da cui è tratto il titolo del film stesso. La prigionia del mal capitato sembra interminabile e angosciante, ma nonostante le condizioni fisiche precarie del protagonista, dovute all'incidente avvenuto all'inizio dell'opera, che gli impediscono di trovare una via di fuga, lui non si perderà d'animo e proverà con le risorse a sua disposizione a riottenere la libertà. Uno dei molti film tratti dagli inquietanti libri di Stephen King non delude di certo le aspettative ed anzi, un oscar stra meritato ad un'immensa Kathy Bates lo fa diventare sicuramente una pietra miliare del cinema horror americano
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andreapapi
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domenica 15 giugno 2025
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misery non deve morire, rob reiner 1990.
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‘’Misery non deve morire’’ è, un fantastico film, diretto e prodotto da Rob Reiner.
E’ un film nel quale, con grande maestria del cineasta, viene inscenata la dinamica vittima-carnefice e l’attaccamento morboso di una mente debole a una mente ‘’geniale’’.
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‘’Misery non deve morire’’ è, un fantastico film, diretto e prodotto da Rob Reiner.
E’ un film nel quale, con grande maestria del cineasta, viene inscenata la dinamica vittima-carnefice e l’attaccamento morboso di una mente debole a una mente ‘’geniale’’.
Anzitutto bisogna analizzare il rapporto tra spazio e significato che, anche grazie alle tecniche registiche, configura tutta la struttura del film.
Il luogo dove prevalentemente è inscenato il lungometraggio è la camera degli ospiti di Annie Wilkes, infermiera e ammiratrice sfegatata di Paul Sheldon.
La disposizione degli oggetti di quella stanza allude immediatamente a un prigione, nella quale, un eccellente James Caan alloggerà in stato di detenzione.
L’aspetto asfittico della cella/stanza, verrà ripreso da Annie Wilkes che, con i suoi atteggiamenti insistenti e invadenti, non lascerà mai tregua al povero scrittore.
Questa donna è l’apoteosi dell’infermità mentale, è l’estremo che, nel suo fanatismo violento e morboso, possiede al contempo una logica extra logica.
Quest’ultimo gioco di parole è fondamentale perché raffigura la natura logica di un essere pensante, completamente estraneo alla realtà fenomenica in cui è posto.
Il soggetto vive quindi in una realtà ideologica scissa da quella ontologica, a cui appartiene.
La scena emblematica di quello appena descritto è il momento, nel quale, Annie frantuma le caviglie di Paul con estrema freddezza, compiendo un gesto abietto per la mentalità dell’essere umano.
La sua follia è quindi corroborata da questi metodi di ragionamento che non fanno fronte alla logica comune.
Ciò ancor più amplificato dal mondo ideologico che la donna si immagina, dove è serenamente innamorata del protagonista.
L’aspetto, però, che turba e inquieta lo spettatore è l'estrema sensibilità della donna che, nonostante la follia, asseconda piccoli capricci mondani comuni a tutti gli uomini. Un esempio è una delle scene finali, nella quale, lei interloquisce a malapena con il suo beniamino perché si sente metereopatica, di conseguenza, non riesce a provare niente, se non, assoluta malinconia.
Questo personaggio è quindi, dialetticamente -sennò non sarebbe un capolavoro-, la sintesi dell’estremo logico (extralogico) e di quello sensibile. Due elementi opposti che, grazie alla rappresentazione spettacolare, ricordano all’uomo l’eterna lotta tra la logica pura, unicamente razionalistica e presente nell’intelletto, e la sensibilità della realtà fenomenica.
Reiner rappresenta anche in modo concreto la dinamica vittima-carnefice, tipica delle favole per bambini.
Egli ripropone una versione alternativa dei racconti fiabeschi che, tramite il passaggio dei ruoli di potenza, esprimono il peccato originale del genere umano: la predominanza del male, l’impossibilità dell’uomo di prosperare senza recare danno al prossimo.
Però, a differenza del classico lieto fine espresso tipicamente, il cineasta accentua ancora di più l’aspetto maligno connaturato all’uomo con la scena finale: Anche successivamente al trionfo del ‘’bene’’ - che, non peraltro, avviene con la violenza e la morte- il protagonista rimane tormentato e, per certi versi, affascinato dalla figura morbosa della precedente carnefice/vittima Annie Wilkes.
E’ inevitabile omaggiare le interpretazioni di James Caan e Kathy Bates, eccellenti nel cambiare espressione immediatamente.
Caan riesce egregiamente a rappresentare la connotazione artistica dello scrittore che, grazie alla sua intelligenza e la sua capacità di eloquio, persuade il suo benefattore/malfattore sfruttando gli attributi corrosivi della mente della donna.
Però, a discapito della capacità interpretativa di un ormai famoso Caan, Kathy Bates interpreta, forse con migliore coerenza di come Reiner pensasse, la donna spietata che tortura e cura il pover Paul Sheldon.
E’ probabilmente uno dei personaggi meglio riusciti del cinema. Grazie al suo aspetto dialettico, che comprende razionalità e sensibilità, lo spettatore riesce a immedesimarsi in modo concreto con quello che avviene nella casetta isolata.
Allo stesso tempo però, lo spettatore si immedesima anche con Paul nelle seccature e nei fastidi che ella causa.
Questo film potrebbe essere riassunto con una parola: "Pharmakon", Sia cura che veleno.
E’ un film intriso di dualismi logoranti per lo spettatore, con una predominanza negativa che lacera ancora di più l’animo di chi guarda il lungometraggio.
Nello stesso film, anche nell’istante immediatamente precedente a un accaduto violento, si trova una situazione maternalistica che turba l’animo dello spettatore ma, allo stesso tempo, lo soddisfa.
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steffa
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venerdì 27 dicembre 2024
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kathy bates
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lo spettacolo è tutto in Kathy Bates, il film di per se non vale molto e come molti di King è zeppo di lacune logiche
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figliounico
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martedì 12 marzo 2024
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tra shining ed hitchcock
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Un thriller psicologico con derive da horror splatter del 1990 diretto magistralmente dall’eclettico Rob Reiner, sua la straordinaria commedia dell’anno prima Harry, ti presento Sally. Il plot è tratto dal quasi omonimo romanzo del 1988 di Stephen King che ripropone a ruoli capovolti lo stesso meccanismo infernale basato sul rapporto vittima-carnefice di Shining del 1978 e in entrambi i casi i due protagonisti sono in un posto di montagna isolato dalla neve. Come in un dramma da camera l’azione si svolge quasi esclusivamente in una stanza e si basa sulla battaglia senza esclusione di colpi tra una fan un po’ fuori di testa ed il suo idolo, lo scrittore di successo Paul Sheldon interpretato dal grande James Caan.
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Un thriller psicologico con derive da horror splatter del 1990 diretto magistralmente dall’eclettico Rob Reiner, sua la straordinaria commedia dell’anno prima Harry, ti presento Sally. Il plot è tratto dal quasi omonimo romanzo del 1988 di Stephen King che ripropone a ruoli capovolti lo stesso meccanismo infernale basato sul rapporto vittima-carnefice di Shining del 1978 e in entrambi i casi i due protagonisti sono in un posto di montagna isolato dalla neve. Come in un dramma da camera l’azione si svolge quasi esclusivamente in una stanza e si basa sulla battaglia senza esclusione di colpi tra una fan un po’ fuori di testa ed il suo idolo, lo scrittore di successo Paul Sheldon interpretato dal grande James Caan. Il film è diventato un cult movie anche grazie alla memorabile performance attoriale della Bates premiata giustamente con l’Oscar. Richiama alla mente lo stile di Hitchcock, al quale del resto Reiner non nascose mai di essersi ispirato per girare il film, la sequenza al cardiopalma, degna del maestro del brivido, di Caan che esce dalla stanza-cella mentre la sua carceriera sta per rientrate in casa, in cui due azioni sincrone si sviluppano in parallelo fino a quando non si incrociano al culmine della suspense. Spoiler…Un’altra somiglianza tra Misery e Shining, peraltro la frase battuta a macchina dallo scrittore senza ispirazione appare come un’autocitazione ironica dello stesso King, sta nel personaggio dello sceriffo che giunge in soccorso della vittima ma fa una brutta fine così come il capocuoco afroamericano raggiunge a fatica l’albergo soltanto per essere ucciso appena arrivato.
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elgatoloco
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lunedì 23 dicembre 2019
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il tarlo dello scrittore
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"The writer's demon": si potrebbe chiamare così, "Mistery"(1990, Bob Reiner dal romanzo di Stephen King di tre anni prima)è la quintessenza del dèmone-tarlo dello scrittore, che scopre la propria condanna interna, non nella pausa/latenza/assenza di creatività, ma piuttosto in un successo, essendo scrittore di thriller e di horror, che da un lato sembra salvarlo dopo un grave incidente automoblistico, dall'altro invece rischia di annientarlo, sempre "per colpa"dell'ammiratrice-infermiera-carceriera e molto altro ancora... Volendo, è naturalmente anche il tema romantico(di tutto il romanticismo, da Hoffmann a Tieck a Poe al Dumas meno noro e più"gore"-fantastico.
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"The writer's demon": si potrebbe chiamare così, "Mistery"(1990, Bob Reiner dal romanzo di Stephen King di tre anni prima)è la quintessenza del dèmone-tarlo dello scrittore, che scopre la propria condanna interna, non nella pausa/latenza/assenza di creatività, ma piuttosto in un successo, essendo scrittore di thriller e di horror, che da un lato sembra salvarlo dopo un grave incidente automoblistico, dall'altro invece rischia di annientarlo, sempre "per colpa"dell'ammiratrice-infermiera-carceriera e molto altro ancora... Volendo, è naturalmente anche il tema romantico(di tutto il romanticismo, da Hoffmann a Tieck a Poe al Dumas meno noro e più"gore"-fantastico.... per non dire di Lord Byron, of course. Rigorosa anche se naturalmente selettiva"antologia filmica"dal romanzo di King; un'operazione sempre rischiosa(anche perché sappiamo come il grande scrittore sia estremamente geloso dei suoi romanzi e ipercritico verso le trasposizioni filmiche e televisive delle sue opere)ma decisamente riuscita, in complesso, James Caan, ma soprattutto Kathy Bates, Lauren Bacall. Un film nel quale la paura si accompagna al fantasma femminile, che"rode"l'opera letteraria come il film. Il prettamente fantastico forse non c'è, a dire il vero, ma si nasconde decisamente nelle pieghe, senza che si possa definire il film(ma analogo discorso vale per il romanzo)in un modo troppo netto-dato che sia King sia Reiner, probabilmente, vogliono anche sfuggire ad etichettature rigide di "genere".... El Gato
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no_data
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lunedì 18 marzo 2019
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complimenti
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Da quello che hai scritto si capisce che sei un grande intenditore di cinema. Chapeau!
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iltrequartista
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mercoledì 17 maggio 2017
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e' per il tuo bene!!
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La scena che mi è rimasta impressa nella memoria è quando lei prende un bel martellone e gli spacca le caviglie,con lucida e spietata perseveranza,e dice "È per il tuo bene".
Raramente capita di rimanere così basiti di fronte a cotanta psicolabilita'.
Le espressioni facciali della Bates sono il vero punto di forza della pellicola che ti portano ad odiarla oltre ogni limite consentito.
Interpretazione da Oscar e qui non ci sono dubbi.
La sceneggiatura non raggiunge il medesimo livello,non fosse altro per il fatto che in pochi si interrogano seriamente su quale sorte sia toccata al malcapitato scrittore,tranne uno sceriffo di paese.
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La scena che mi è rimasta impressa nella memoria è quando lei prende un bel martellone e gli spacca le caviglie,con lucida e spietata perseveranza,e dice "È per il tuo bene".
Raramente capita di rimanere così basiti di fronte a cotanta psicolabilita'.
Le espressioni facciali della Bates sono il vero punto di forza della pellicola che ti portano ad odiarla oltre ogni limite consentito.
Interpretazione da Oscar e qui non ci sono dubbi.
La sceneggiatura non raggiunge il medesimo livello,non fosse altro per il fatto che in pochi si interrogano seriamente su quale sorte sia toccata al malcapitato scrittore,tranne uno sceriffo di paese.
Dubbi sorgono anche sul fatto di come questa pazza cronica possa vivere da sola.
Comunque ben presto ci si passa sopra nell'attesa che il buon Sheldon possa avere il momento in cui vendicarsi e che a tutti noi venga concessa la possibilità di gridare "Annie devi Morire ".
Ovviamente non svelo il finale a chi non ha ancora visionato codesta opera.
Privo di effetti speciali e con ambientazioni limitate ad un paio di stanze,probabilmente con un budget limitato,questo è un thriller che vi farà rimanere incollati sulla sedia fino all'ultimo minuto.
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great steven
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lunedì 28 novembre 2016
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un romanziere salvato da un'infermiera psicotica!
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MISERY NON DEVE MORIRE (USA, 1990) diretto da ROB REINER. Interpretato da JAMES CAAN, KATHY BATES, LAUREN BACALL, FRANCES STERNHAGEN, RICHARD FARNSWORTH
Il famoso scrittore Paul Sheldon, che deve buona parte della sua popolarità all’invenzione del personaggio di Misery Chastain, protagonista di una lunga e fortunatissima saga letteraria, vuole dirigersi al Creek Hotel per poter lavorare in pace sul suo nuovo romanzo, ma un’improvvisa bufera interrompe il suo viaggio su una strada di montagna e lo fa precipitare giù da una scarpata.
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MISERY NON DEVE MORIRE (USA, 1990) diretto da ROB REINER. Interpretato da JAMES CAAN, KATHY BATES, LAUREN BACALL, FRANCES STERNHAGEN, RICHARD FARNSWORTH
Il famoso scrittore Paul Sheldon, che deve buona parte della sua popolarità all’invenzione del personaggio di Misery Chastain, protagonista di una lunga e fortunatissima saga letteraria, vuole dirigersi al Creek Hotel per poter lavorare in pace sul suo nuovo romanzo, ma un’improvvisa bufera interrompe il suo viaggio su una strada di montagna e lo fa precipitare giù da una scarpata. Lo salva da morte certa, mentre ancora infuria la tormenta, la robusta infermiera Annie Wilkes, donna psicopatica (ma ancora Paul non lo sospetta) e sfegatata ammiratrice di Misery e in particolar modo del suo autore, che adora alla follia. Mentre l’agente di Paul contatta la polizia locale del piccolo villaggio vicino alla casa di Annie (che vive da sola, dopo l’abbandono dell’ex marito) per recepire informazioni di Paul, dato già per morto dalla stampa nazionale, lo scrittore si ritrova bloccato su un letto con le gambe steccate e un dolore lancinante che gli attraversa l’intero corpo. Sulle prime, è riconoscente ad Annie per averlo salvato, ma s’accorge poi che la donna soffre di gravissime turbe psichiche, soprattutto quando inizierà a torturarlo, costringendolo dapprima a bruciare il nuovo manoscritto, a lei inviso, e spezzandogli le ossa delle caviglie per impedirgli di fuggire dalla sua residenza. Perché Annie è talmente innamorata del suo romanziere preferito da renderlo suo prigioniero, a vita! Quando arriva lo sceriffo della contea a casa di Annie per indagare sulla misteriosa scomparsa dello scrittore, l’infermiera lo uccide. Paul, esasperato ma deciso più che mai ad uscire da quella prigione, termina la stesura del romanzo impostogli dalla stessa Annie per poi incendiarlo e farglielo ingoiare. Una volta uccisa la donna malata di mente, Paul è libero di tornare alla sua vita di sempre, per quanto i mesi passati rinchiuso in quel carcere forzato lo abbiano profondamente segnato. Fonte di ispirazione è il celebre romanzo horror, pubblicato nel 1987, dal re del brivido Stephen King, di cui Reiner adotta per la seconda volta un’opera letteraria, dopo il felice esperimento, nel 1986, di Stand By Me – Ricordo di un’estate, tratto dal racconto Il corpo, incluso nella raccolta Stagioni diverse (1982). Questo secondo tentativo è un passo indietro rispetto al precedente per lucidità di sguardo, controllo della materia narrativa e fedeltà alla pagina scritta, ma la conservazione della suspense e la riproduzione adeguata del fattore sorpresa gli regalano un effetto inquietante e impressionante che lo fa entrare di diritto fra gli imperdibili e ben fatti horror statunitensi degli anni 1980, al pari per esempio di Vestito per uccidere (1980, Brian De Palma). Il merito va soprattutto alla sceneggiatura, che ha saputo valorizzare la latente ma chiarissima follia dell’antagonista Annie Wilkes (una K. Bates al suo meglio, autoironica e perfida addirittura nei minimi dettagli, e giustamente premiata con un Oscar), cattivo decisamente anticonvenzionale e fuori dagli schemi, capace tanto di amare un mito quanto di torturarlo senza battere ciglio, ed entrambi i comportamenti volti allo scopo di trattenerlo presso di sé proprio per fondersi, in una sorta di devastante, pervasivo e malefico panismo, in un’unione incancellabile, al punto da desiderare una duplice morte, rigorosamente in coppia. Ma il copione, che ha solo il demerito di aver modificato alcuni aspetti del testo cartaceo, forse un po’ difficili e inadatti per il grande schermo ma di sicuro e diretto impatto scenico sulla pagina scritta, è riuscito pure ad entrare nella psicologia dello scrittore Paul Sheldon, in qualche modo uno dei numerosi alter ego di King, ormai stufo del personaggio (Misery) che l’ha consacrato alla fama nazionale, che vorrebbe far sparire, e che invece è costretto a far risorgere per volere della sua "ammiratrice numero uno", conscio sia degli oneri e onori del mestiere dello scrivere, sia del fatto che, in casi estremi, la salvezza possa essere peggio della morte, proprio come avviene a lui. La contrapposizione Caan-Bates, scelti ambedue con dovizia di particolari e con la faccia giusta per i caratteri che interpretano, è la decisiva carta vincente di un thriller mozzafiato che, a differenza di tanti altri omologhi, non si concentra eccessivamente sull’accumulo dell’orrore e della tensione, ma invece parte sereno e disteso per incresparsi al momento ideale ed esplodere con una violenza mai fine a sé stessa, bensì atta a distruggere il castello di certezze su cui si basa la vita del protagonista prima dell’incidente e dell’indesiderata e forzata prigionia nella casa della donna dalla mente malvagia. Si potrebbe affermare che lei ha un cervello affilato come un pugnale e lui un’inventiva smussata come un martello, ma alla resa dei conti è la seconda a prevalere, per quanto il primo riesca a tenerla sotto scacco per un lunghissimo periodo. Riuscita anche la performance di L. Bacall, molto meno stagionata e avvizzita di quanto si potesse credere, nei panni dell’agente letteraria di Paul Sheldon: misurata, sarcastica, materna, in un costante rapporto di gioioso motteggio con lo scrittore nel quale nutre fiducia, simpatia e numerose speranze, non solo di rimpinguare le proprie finanze.
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blacknight22
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venerdì 26 agosto 2016
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spettacolare.. non so che altro dirvi
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Qui davvero c'è poco da discutere: capolavoro assoluto. Un trillher psicologico e ansiogeno scritto da Stephen King (strano..) interpretato spettacolarmente dalla Bates che vinse l'oscar per il ruolo della psicopatica lettrice della saga di misery. Riuscire ad oscurare James Caan non è roba da poco, ma la Bates é riuscita in questo compito.
Perchè mi dilungo sull'interpretazione dello'attrice? Perchè senza di lei questo film sarebbe uno dei tanti e non un capolavoro.
la storia di uno scrittore che subisce un incidente grave durante una tormenta, e viene salvato da una sua gramde ammiratrice dei romanzi che scrive. Lo aiuta a rimettersi pero scopre nei suoi faldoni che vuole far morire misery per iniZiare a scrivere romanzi un po diversi.
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Qui davvero c'è poco da discutere: capolavoro assoluto. Un trillher psicologico e ansiogeno scritto da Stephen King (strano..) interpretato spettacolarmente dalla Bates che vinse l'oscar per il ruolo della psicopatica lettrice della saga di misery. Riuscire ad oscurare James Caan non è roba da poco, ma la Bates é riuscita in questo compito.
Perchè mi dilungo sull'interpretazione dello'attrice? Perchè senza di lei questo film sarebbe uno dei tanti e non un capolavoro.
la storia di uno scrittore che subisce un incidente grave durante una tormenta, e viene salvato da una sua gramde ammiratrice dei romanzi che scrive. Lo aiuta a rimettersi pero scopre nei suoi faldoni che vuole far morire misery per iniZiare a scrivere romanzi un po diversi.. Da questo evento scattano una serie di eventi dove emerge la follia della peotagonista.. Un film che ti tiene sempre in tensione e che ti calamita allo schermo! Tra i miei 10 preferiti
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aristoteles
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domenica 24 aprile 2016
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premurosa,maledetta annie
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Grande interpretazione della Bates,è veramente inquietante nel ruolo di una donna decisamente psicolabile.
Immedisamandomi solo per un attimo nei panni del malcapitato scrittore,l'avrei odiata oltre ogni immaginazione.
La tensione si taglia a fette, l'angoscia sale di minuto in minuto ed il povero Paul le studia proprio tutte per liberarsi dal terribile incubo che lo affligge.
Purtroppo subirà ineguagliabili torture fisiche e mentali perché la disturbata ammiratrice di veder morire la protagonista dei suoi romanzi preferiti,non ne vuole sapere proprio.
Forse l'unico limite del film è che non si esce da questa spirale di soprusi psichici,tuttavia l'ossessione della Bates è veramente da Oscar.
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Grande interpretazione della Bates,è veramente inquietante nel ruolo di una donna decisamente psicolabile.
Immedisamandomi solo per un attimo nei panni del malcapitato scrittore,l'avrei odiata oltre ogni immaginazione.
La tensione si taglia a fette, l'angoscia sale di minuto in minuto ed il povero Paul le studia proprio tutte per liberarsi dal terribile incubo che lo affligge.
Purtroppo subirà ineguagliabili torture fisiche e mentali perché la disturbata ammiratrice di veder morire la protagonista dei suoi romanzi preferiti,non ne vuole sapere proprio.
Forse l'unico limite del film è che non si esce da questa spirale di soprusi psichici,tuttavia l'ossessione della Bates è veramente da Oscar.
Fortunatamente non scrivo libri!!!
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