Vivere in fuga

   
   
   

Grandi temi in un piccolo film Valutazione 3 stelle su cinque

di Fedson


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martedì 19 febbraio 2013

Ambientato nei primi anni ’70. Il film è una vera e propria prova di attori brillanti che, per quanto non presentino un viso e un nome hollywoodiano (eccezion fatta per Phoenix), riescono a combinarsi alla perfezione e a dare l’idea concreta di una famiglia (se non di una “squadra”, come dice uno dei protagonisti) costretta a cambiare completamente identità ogni sei mesi (dal nome fino ad arrivare addirittura al colore dei capelli) in quanto ricercati dalla polizia per aver fatto esplodere un laboratorio nucleare causando la paralisi e la cecità di una vittima. Grazie ad una sceneggiatura semplice quanto scorrevole e ricca di valori umani (non per nulla ha avuto una nomination al premio Oscar) e ad una regia che non viene meno, i personaggi sono raccontati con chiarezza ed estrema tenerezza: River Phoenix (ragazzo-attore prodigio) incarna alla perfezione gli aspetti e le ideologie di un ragazzo stanco di nascondersi ormai da troppo tempo nei confronti di una società da lui finora sconosciuta ma che possiede, come ogni ragazzo della sua età, aspirazioni, sogni, ambizioni e tanto amore; elementi che, fino all’età di 17 anni gli sono sempre stati negati insieme ad un’infanzia mai vissuta (nel vero senso della parola). Ma il protagonista (Phoenix) non solo rispecchia in maniera diretta questa serie di elementi mancanti per completare (in questo caso iniziare) il “puzzle” della sua vita, ma riesce anche ad essere la prova concreta del contesto culturale di quel tempo rappresentato dalla cultura di controtendenza e voglia di fuggire, di libertà, di vivere. Queste sono le principali tematiche affrontate in questa pellicola e raffigurate, con un’ umanità che in pochi film si può riscontrare, da un River Phoenix che, dopo il piccolo successo di “Stand By Me”, dà prova ancora una volta del suo notevole talento (nominato al premio Oscar in questo film) tanto da cominciare, dopo questo suo ennesimo successo, ad essere acclamato come uno dei migliori attori emergenti della Nuova Hollywood, aiutato inoltre da una scenografia molto limitata ma efficace e che risalta, alle volte, lo stato d’animo del protagonista (belle le scene girate nel piccolo bosco che dà l’idea della silenziosa riservatezza di Danny e la singolare scena girata in spiaggia che è come se volesse offrire allo stesso la concreta libertà). Se la pellicola fosse stata prodotta e distribuita nel periodo della Hollywood postbellica (visti i temi di controtendenza e libertà), forse avrebbe fatto più successo.  

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