alex2044
|
giovedì 8 giugno 2023
|
potente e suggestivo
|
|
|
|
Rivisto dopo quasi quarantanni rimane un film potente e
suggestivo , con attori tutti bravi e un De Niro superlativo .
La colonna sonora di Morricone è fra le sue migliori ed è una delle componenti che più caratterizzano il film .
|
|
[+] lascia un commento a alex2044 »
[ - ] lascia un commento a alex2044 »
|
|
d'accordo? |
|
alex2044
|
giovedì 8 giugno 2023
|
potente e suggestivo
|
|
|
|
Rivisto dopo quasi quarantanni rimane un film potente e
suggestivo , con attori tutti bravi e un De Niro superlativo .
La colonna sonora di Morricone è fra le sue migliori ed è una delle componenti che più caratterizzano il film .
|
|
[+] lascia un commento a alex2044 »
[ - ] lascia un commento a alex2044 »
|
|
d'accordo? |
|
alex2044
|
giovedì 8 giugno 2023
|
potente e suggestivo
|
|
|
|
Rivisto dopo quasi quarantanni rimane un film potente e
suggestivo , con attori tutti bravi e un De Niro superlativo .
La colonna sonora di Morricone è fra le sue migliori ed è una delle componenti che più caratterizzano il film .
|
|
[+] lascia un commento a alex2044 »
[ - ] lascia un commento a alex2044 »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
domenica 12 giugno 2022
|
una grande sinfonia. recensione
|
|
|
|
Il film è una grande sinfonia di vari elementi riguardanti un episodio storico ovviamente romanzato ma che si basa su fatti e circostanze reali. I gesuiti dalla seconda metà del '500 fino al 1767 per oltre 2 secoli svolsero un'incredibile attività missionaria: erano alla corte dell'imperatore della Cina dove introdussero le conoscenze scinetifiche dell'Europa fino a diventare astronomi ufficiali (Matteo Ricci è ancora ricordato), nello stesso tempo creavano comunità cristiane in Giappone, erano alla corte del Gran Mogol in India, tra gli indiani del Canada. Tra il 1620 e il 1760 creaorono le missioni ("le riduzioni") tra i Guarani nella foresta tra il Paraguay, l'Argentina e il Brasile.
[+]
Il film è una grande sinfonia di vari elementi riguardanti un episodio storico ovviamente romanzato ma che si basa su fatti e circostanze reali. I gesuiti dalla seconda metà del '500 fino al 1767 per oltre 2 secoli svolsero un'incredibile attività missionaria: erano alla corte dell'imperatore della Cina dove introdussero le conoscenze scinetifiche dell'Europa fino a diventare astronomi ufficiali (Matteo Ricci è ancora ricordato), nello stesso tempo creavano comunità cristiane in Giappone, erano alla corte del Gran Mogol in India, tra gli indiani del Canada. Tra il 1620 e il 1760 creaorono le missioni ("le riduzioni") tra i Guarani nella foresta tra il Paraguay, l'Argentina e il Brasile. Furono create 33 riduzioni che contenevano oltre 140.000 indiani autogestiti che vennero istruiti, i gesuiti misero per iscritto in caratteri latini la loro lingua, tradussero molti libri anche non religiosi creando stamperie, ogni famiglia aveva una casetta con un appezzamento, al centro dell'abitato c'era una chiesa spesso imponente, e poi scuole, il municipio, magazzini e laboratori artigianali, per la realizzazione di strumenti musicali, chirurgici, e prodotti artigianali. I Guarani erano portati alla musica e alle attività artistiche (scultura, pittura) e all'architettura. I gesuiti li avevano liberati dall'inferno verde della foresta e dagli attacchi di selvaggi feroci come i Tupi. Nel 1650 il Re Filippo di Spagna autorizzò i gesuiti a dare ai Guarani armi da fuoco per difendersi dagli attacchi delle bande degli schiavisti portoghesi. Tutto questo finì quando con un trattato del 1760: i territori passarono dalla Spagna al Portogallo, le riduzioni vennero distrutte dai soldati portoghesi il cui governo massonico aveva espulso i Gesuiti.
Il film ambientato intorno al 1750 narra le vicende del mercante di schiavi indiani Mendoza (Robert De Niro) che uccide per gelosia il fratello, pentito vuole morire ma l'incontro con Padre Gabriel ( Jeremy Irons) lo converte e va in una riduzione appena realizzata a lavorare per i Guarani, dopo alcuni anni il Cardinale Altamirano (Ray McAnally) non riesce a convincere il governo portoghese spalleggiato dai mercanti spagnoli, e la riduzione viene attaccata molti Guarani e gesuiti uccisi, gli indiani superstiti resi schiavi.
Il film è come una sinfonia: una fusione armonica di musica (splendida la colonna sonora di Morricone una delle più belle della storia del cinema) con un'ambiente e un paesaggio mozzafiato (le cascate di Iguarù) valorizzati da una eccezionale fotografia e di scene particolarmente toccanti e coivolgenti come la penitenza di Mendoza quando sale lungo le cascate oppure l'incontro dei Guarani con la musica del flauto di Padre Gabriel. Certamente ci sono episodi non storici, ma nello stesso tempo vengono smentiti i luoghi comuni circa il buon selvaggio che vive in un paradiso terrestre, i Guarani erano feroci cannibali, vivevano stentatamente nella foresta, i gesuiti gli diedero non solo l'istruzione ma la possibiltà di vivere con una certa agiatezza lavorando in comunità autogestite, soprattutto permettendo di difendersi dagli europei che tendevano a renderli schiavi malgrado la Spagna lo vietasse. Ottimo il cast con De Niro che interpreta perfettamente un Mendoza dilaniato nell'animo, bravo anche Jeremy Irons, in una parte minore Liam Neeson. La regia è di Roland Joffé (Urla del silenzio, La città della gioia, There the dragons).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
marcloud
|
mercoledì 5 giugno 2019
|
per una storia del colonialismo
|
|
|
|
La conquista delle americhe è stato un capitolo importante della storia dell'umanità. Il colonialismo una delle pagine piú tristi e difficili ancora oggi da raccontare. Questo film restituisce uno spaccato verosimile di quel tempo e grazie alle musiche di Morricone, il tutto acquista una poesia difficile da trovare in altre opere sul tema. Da vedere
|
|
[+] lascia un commento a marcloud »
[ - ] lascia un commento a marcloud »
|
|
d'accordo? |
|
aggiò
|
sabato 10 marzo 2018
|
inutilità della fede
|
|
|
|
Non commento il film, già ampiamente esaminato e giustamente lodato. Ripeterei a noia le lodi, peraltro meritatissime.
Mi preme invece evidenziare un significato che mi sembra sia stato trascurato nei commenti: la inutilità della fede religiosa, anzi la sua dannosità. MISSION sembra un film religioso, ma è in realtà una condanna delle religioni, quanto meno di quella cattolica. E la condanna non è neppure velata.
|
|
[+] lascia un commento a aggiò »
[ - ] lascia un commento a aggiò »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
martedì 21 febbraio 2017
|
mercenario si fa gesuita e poi riafferra la spada.
|
|
|
|
MISSION (UK, 1986) diretto da ROLAND JOFFé. Interpretato da ROBERT DE NIRO, JEREMY IRONS, CHERIE LUNGHI, RAY MCANALLY, AIDAN QUINN, RONALD PICKUP, CHUCK LOW, LIAM NEESON
1758, America Latina: padre Gabriel, gesuita, gestisce una missione presso una tribù di indios Guaranì, convertendoli al cristianesimo e insegnando loro il Vangelo, nella foresta amazzonica al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile.
[+]
MISSION (UK, 1986) diretto da ROLAND JOFFé. Interpretato da ROBERT DE NIRO, JEREMY IRONS, CHERIE LUNGHI, RAY MCANALLY, AIDAN QUINN, RONALD PICKUP, CHUCK LOW, LIAM NEESON
1758, America Latina: padre Gabriel, gesuita, gestisce una missione presso una tribù di indios Guaranì, convertendoli al cristianesimo e insegnando loro il Vangelo, nella foresta amazzonica al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile. Alla missione si aggiunge anche un uomo che dapprima disprezzava i gesuiti, ovvero il capitano Rodrigo Mendoza, mercenario e mercante di schiavi, che ha ucciso il fratello in duello dopo che questi era andato a letto con sua moglie. Inizialmente chiuso in prigione, il mercenario chiede a padre Gabriel di pagare il suo delitto scontando una pena, e questi lo accontenta, facendogli trascinare dietro una pesante rete contenente stoviglie, ma poi Rodrigo capisce di aver pagato il suo scotto e abbraccia la sua vocazione sacerdotale. Il lavoro degli ecclesiastici arriva però a pestare i piedi ai colonizzatori provenienti dalla Spagna e dal Portogallo, fra cui il potente e arrogante don Cabeza, speculatore e sfruttatore della schiavitù imposta agli indios. I contrasti fra i due paesi iberici, che giungono a rimettere in discussione l’operato dell’ordine dei gesuiti e la sua stessa esistenza, e il voltafaccia della Santa Sede che smette di aiutare l’ordine fondato da Ignazio di Loyola per adeguarsi alla politica di sfruttamento degli autoctoni, rendono sempre più complesso e tribolato l’operato di Mendoza e di padre Gabriel, tant’è vero che l’ex mercenario si ritrova a dover impugnare nuovamente la spada quando i coloni portoghesi e spagnoli decidono di passare dalle parole ai fatti, attaccando la missione con fucili e cannoni. Sarà un autentico massacro, al quale scamperanno soltanto i bambini mettendosi in salvo con una canoa sul fiume. Film storico di grande respiro, sembra inizialmente non aver azzeccato un periodo adeguato per narrare le barbarie commesse nel continente americano ad opera dei conquistadores spagnoli (che vi sbarcarono nel XVI secolo), ma poi la scelta di ambientare la vicenda (che, non dimentichiamolo, attinge a fatti storici realmente accaduti) due secoli dopo l’eliminazione delle tribù precolombiane, trova una sua felice realizzazione raccontando con occhio attento e lucido i rapporti difficoltosi tra la Chiesa di Roma e le delegazioni gesuitiche, rapporti che parecchio ebbero a che fare con le politiche razziste dei coloni, interessati unicamente alla speculazione e alla sottomissione degli indigeni. Come si evince dalle parole di don Cabeza, i gesuiti a parole si dicono promotori dell’obbedienza, ma a livello pratico ostacolano i guadagni leciti e il beneficio dei frutti della terra. Ovviamente il film prende le difese dei religiosi e degli indios, ma senza ricorrere a manicheismi né a forzature o semplicismi: il suo discorso pacifico e chiarificatore si estende su una costante ormai eterna della vita umana in ogni epoca storica, ossia il bisogno delle popolazioni tecnologicamente più avanzate di sottomettere quelle ritenute più "primitive" per sottrarre loro risorse, forza-lavoro e libertà. Soprattutto la libertà, di cui questo piccolo capolavoro d’avventure avvincenti si innalza a proclamatore maestoso che non ammette repliche né fraintendimenti. Bellissima alchimia fra De Niro, ex soldato fratricida col cuore turbolento e l’anima in subbuglio, e Irons, prete pacifista e uomo profondamente convinto dei valori cristiani: i loro duetti non sono troppo numerosi, ma forniscono l’acqua della vita ad una sceneggiatura volutamente sfrondata, quantomeno nella parte iniziale e nel finale, che privilegia i momenti di silenzio e riduce intenzionalmente i dialoghi, permettendo soltanto nella parte centrale una lieve invadenza della parola. Scene riuscite nel migliore dei modi sono il perdono profferto da Mendoza a don Cabeza nel grande palazzo dopo averlo insultato per aver detto la verità a proposito della spoliazione dei territori locali, e la visita dell’arcivescovo portoghese alla missione, culminante nel discorso con le autorità degli indios che sono decisi più che mai a non abbandonare la terra in cui sono nati e cresciuti. Un 34enne L. Neeson interpreta il ruolo secondario del sacerdote aiutante di padre Gabriel: una parte piccola ma già carica del talento recitativo di questo attore, che negli anni a venire vestirà di nuovo i panni del sacerdote nel magnifico Silence (2017) di Martin Scorsese. Un cast tecnico di precipua qualità, con le musiche di Ennio Morricone (diventate col tempo famosissime e ormai oggetto di culto e non solo per gli appassionati di cinema), la sceneggiatura originale di Robert Bolt e la fotografia di Chris Menges, che conquistò pure un Oscar (su sette nomination, fra cui quella per miglior film). Palma d’oro a Cannes 1987. Sequenze dal panorama mozzafiato, un senso dell’avventura molto introspettivo e uno sguardo placidamente innamorato delle bellezze naturali della più grande foresta tropicale esistente sul nostro pianeta.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
jacopo b98
|
martedì 21 aprile 2015
|
spettacolare e suggestivo, mai davvero emozionante
|
|
|
|
Sud America, 1750. Nelle grandi foreste pluviali, sopra le cascate di Iguazù, il gesuita Gabriel (Irons) fonda la propria missione e comincia una pacifica convivenza e progressiva, pacifica cristianizzazione degli indios. Il mercante di schiavi Rodrigo Mendoza (De Niro) invece cattura gli indios e li vende, ma quando uccide il proprio fratello (Quinn), durante il litigio per una donna (Lunghi), si redime e decide di diventare egli stesso un gesuita. Gabriel lo accoglie nella sua comunità e insieme cercano di aiutare gli indios nella lotta contro i feroci spagnoli e portoghesi, avidi di schiavi e terre. La situazione diviene drammatica, ma dall’Europa arriva un cardinale (McAnally), inviato per placare la situazione, che però non si impegnerà più di tanto per impedire un massacro spietato.
[+]
Sud America, 1750. Nelle grandi foreste pluviali, sopra le cascate di Iguazù, il gesuita Gabriel (Irons) fonda la propria missione e comincia una pacifica convivenza e progressiva, pacifica cristianizzazione degli indios. Il mercante di schiavi Rodrigo Mendoza (De Niro) invece cattura gli indios e li vende, ma quando uccide il proprio fratello (Quinn), durante il litigio per una donna (Lunghi), si redime e decide di diventare egli stesso un gesuita. Gabriel lo accoglie nella sua comunità e insieme cercano di aiutare gli indios nella lotta contro i feroci spagnoli e portoghesi, avidi di schiavi e terre. La situazione diviene drammatica, ma dall’Europa arriva un cardinale (McAnally), inviato per placare la situazione, che però non si impegnerà più di tanto per impedire un massacro spietato. Su sceneggiatura di Robert Bolt, Joffé ha realizzato il suo film migliore, forse l’unico in cui sia riuscito davvero a tenere a freno la propria passione per un sentimentalismo di bassa lega. Non che Mission non sia un film nelle corde del suo autore, anzi, ma è l’espressione più alta e sublimata del suo mediocre stile autoriale e l’operazione in cui più il suo talento spettacolare ha trovato una forma di espressione. Con ciò Mission, nonostante la bravura degli interpreti, la potente scrittura dei dialoghi, e una messa in scena responsabile e competente, non si può definire un film totalmente riuscito: la storia non è mai realmente emozionante, i personaggi non riescono mai a raggiungere la complessità abissale che dovrebbero possedere, la conversione di Rodrigo non pare mai vera o sofferta, mai emozionante o sconvolgente. L’emozione trasuda dalle superbe immagini (fotografia grandiosa di Chris Menges, premiata con l’Oscar), dai lussureggianti paesaggi percorsi dalla pioggia e dalle musiche sublimi di Ennio Morricone, da una messa in scena ammaliante. Insomma: l’emozione non riesce mai ad arrivare pura, dalla storia, ma sempre solo tramite una serie di espedienti registici azzeccati, ma anch’essi mai geniali. Mission è bello da vedere, da sentire, ed è un bell’esempio di cinema civile (che non ha caso ha avuto 7 candidature agli Oscar), ma il guizzo del capolavoro manca, non c’è, come in tutto il cinema di Joffé.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jacopo b98 »
[ - ] lascia un commento a jacopo b98 »
|
|
d'accordo? |
|
luigi chierico
|
lunedì 7 ottobre 2013
|
la missione: non continuare ad uccidere.
|
|
|
|
Palma d’oro a Cannes, Oscar per la migliore fotografia, ma non basta c’è una meravigliosa colonna sonora con un motivo riconoscibile da chiunque. La musica è penetrante ed accompagna le scene di maggiore tensione.
La fotografia è spettacolare e ti offre, insieme alla tragedia che si consuma, la bellezza dei luoghi incontaminati.
L’altissimo contenuto storico sociale, religioso costituisce la vera motivazione del film.
La storia del passato, non tanto lontano, siamo nel 1750, e la critica all’opera devastante della Chiesa nelle terre degli infedeli, insieme alla politica dell’epoca, sono una denuncia ancora attuale.
L’amazzonia viene devastata e distrutta senza pietà per animali piante e popolazioni, mentre tutto il mondo ne parla ma resta indifferente, inoperoso.
[+]
Palma d’oro a Cannes, Oscar per la migliore fotografia, ma non basta c’è una meravigliosa colonna sonora con un motivo riconoscibile da chiunque. La musica è penetrante ed accompagna le scene di maggiore tensione.
La fotografia è spettacolare e ti offre, insieme alla tragedia che si consuma, la bellezza dei luoghi incontaminati.
L’altissimo contenuto storico sociale, religioso costituisce la vera motivazione del film.
La storia del passato, non tanto lontano, siamo nel 1750, e la critica all’opera devastante della Chiesa nelle terre degli infedeli, insieme alla politica dell’epoca, sono una denuncia ancora attuale.
L’amazzonia viene devastata e distrutta senza pietà per animali piante e popolazioni, mentre tutto il mondo ne parla ma resta indifferente, inoperoso.
Si alza il grido, ma vox clamans in deserto, il mondo è sordo e miope, tace e, per interessi privati, sacrifica un intero popolo di cui si perderanno le tracce.
Oggi si grida “Vergogna” per si lascia morire nel tentativo di raggiungere la salvezza in Italia, attraverso il mare, altrove si ammazzano interi popoli come, anche la Chiesa ha fatto in passato in nome di Dio.
Ma torniamo al film ed ascoltiamo in religioso silenzio la colonna sonora del grandissimo Morricone.
Magnifici R. De Niro e J. Irons
chigi
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigi chierico »
[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
|
|
d'accordo? |
|
|