august robert fogelbergrota
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sabato 8 maggio 2010
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un film magico
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Rainer Werner Fassbinder é stato uno dei registi più interessanti degli anni settanta, bravissimo e molto sottovalutato ed anche dimenticato. Roulette cinese é uno dei suoi film piú anticonformisti che distrugge, partendo dall interno, il genere del melodramma. L'espressionismo di Robert Weinne nel Dottor Calligari fatto di luci ed ombre diviene un espressionismo di contenuti violentissimo simile a quello di August Strindberg. La fotografia di Michael Ballhaus che spesso ricorre a immagini riflesse attraverso sculture di vetro e il montaggio di Ila von Hasperg sono veramente eccezionali.
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Rainer Werner Fassbinder é stato uno dei registi più interessanti degli anni settanta, bravissimo e molto sottovalutato ed anche dimenticato. Roulette cinese é uno dei suoi film piú anticonformisti che distrugge, partendo dall interno, il genere del melodramma. L'espressionismo di Robert Weinne nel Dottor Calligari fatto di luci ed ombre diviene un espressionismo di contenuti violentissimo simile a quello di August Strindberg. La fotografia di Michael Ballhaus che spesso ricorre a immagini riflesse attraverso sculture di vetro e il montaggio di Ila von Hasperg sono veramente eccezionali.. Bravissimi tutti gli attori soprattutto Anna Karina attrice danese che ricordiamo già musa di Godard, lei ha anche lavorato in Pane e cioccolata dove recita un ruole molto intenso e sofferto. Molto brava anche la muta Traunitz (Macha Méril ) che ricorda la muta Karin in Madre coraggio di Bertold Brecht .I ruoli piú sofferti sono quelli della madre Ariane Christ, la migliore interpretazione di Margit Carstensen, e la figlia diabolica ma anche sofferente Angela Christ una stupenda Andrea Schober. I prsoanggi maschili sono un po' in ombra tranne Gabriel che nell’interpretazione di Volker Spengler é veramnete molto simile a Fassbinder. Un film non facile, spigoloso ma veramnete molto bello.
Robert Fogelberg Rota
Robert Fogelberg Rota
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camarillo
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giovedì 16 giugno 2016
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niente lacrime per la morte della borghesia
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Fassbinder prosegue e approfondisce la rappresentazione della crisi (psichica e politica) della Germania post-bellica; una rappresentazione, di nuovo svolta in forme grottesche ed espressioniste, di una crisi che, stavolta, viene svolta svuotando dall'interno la sophisticated comedy: movimenti di macchina continui avvolgono e imprigionano i personaggi, solo non per esaltarne la verve e raccontarne l'integrazione sociale, ma per isolarli di fronte al loro spaventoso fantasma, deforme immagine riflessa da specchi e vetrine. Un fantasma che, peraltro, acquista un'agghiacciante identità quando viene posta l'ultima domanda: la declinazione individuale dell'incubo collettivo che la nuova Germania ha voluto rimuovere.
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Fassbinder prosegue e approfondisce la rappresentazione della crisi (psichica e politica) della Germania post-bellica; una rappresentazione, di nuovo svolta in forme grottesche ed espressioniste, di una crisi che, stavolta, viene svolta svuotando dall'interno la sophisticated comedy: movimenti di macchina continui avvolgono e imprigionano i personaggi, solo non per esaltarne la verve e raccontarne l'integrazione sociale, ma per isolarli di fronte al loro spaventoso fantasma, deforme immagine riflessa da specchi e vetrine. Un fantasma che, peraltro, acquista un'agghiacciante identità quando viene posta l'ultima domanda: la declinazione individuale dell'incubo collettivo che la nuova Germania ha voluto rimuovere. Davanti a quell'incubo, che ritorna dalle profondità del rimosso ad afferrare i protagonisti, cadono pietosamente le maschere della rispettabilità e della modernità: uomini e società vengono violentemente scaraventati all'indietro (da un mostro!), ad un passato che, proprio come un incubo, si portano dentro.
Questa versione macabra della commedia classica è, coerentemente, svolta con scelte di regia anti-realistiche ed espressioniste (movimenti di macchina, fotografia, inquadrature); sarebbe interessante sapere, per me, quanto profondo sia stato il rapporto tra il regista tedesco e Dario Argento che, contemporaneamente, realizzava operazioni stilisticamente affini (tra l'altro: Macha Méril ha un ruolo anche in Profondo Rosso...)
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