quovadisbaby?
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sabato 2 settembre 2006
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la legge di merli sotto il vesuvio
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Gli schemi sono semplici: c'è il poliziotto tutto d'un pezzo che ha modi ruvidi per raddrizzare la schiena ai camorristi. C'è, pure, il meccanico napoletano che non si piega al racket e ci lascia la pelle. Insomma, a parte certe situazioni abbastanza scontate, il film propone una realtà non tanto diversa da quella vista con gli occhi di Rosi ne "Le mani sulla città". Ma qui il regista e il protagonista di "Napoli violenta" non hanno la benedizione della critica e la pellicola rimane comunque un B-movie. Memorabile l'inseguimento del rapinatore dopo il "colpo".
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fedeleto
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lunedì 26 gennaio 2015
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merli a napoli
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Il commissario Betti arriva a Napoli dopo essere stato trasferito da Roma.Appena arriva deve fare i conti con un capo camorrista che chiede il pizzo e con ladri di banche che corrono con la moto per arrivare in tempo a firmare la liberta' provvisoria.
Umberto Lenzi dopo Roma a mano armata dirige un altro piccolo capolavoro del poliziesco all'italiana.La sceneggiatura di Mannino sembra funzionare e le scene memorabili non mancano (in primis l'inseguimento sulla funivia e la moto che si aggira per Napoli in tutta fretta).Violento quanto basta, e Merli è il solito commissario di ferro che non sbaglia un colpo.Bravo anche John saxon in un ruolo secondario.Musiche di Micalizzi ottime come sempre.
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davide chiappetta
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domenica 15 gennaio 2012
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il ritorno del commissario betti
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Napoli violenta è un film poliziottesco italiano del 1976, diretto da Umberto Lenzi. Dopo Roma violenta, il film vede il ritorno del commissario Betti, interpretato da Maurizio Merli.
La sceneggiatura è puerile e infantile, la psicologia e la recitazione dei protagonisti è da fotoromanzo, ma superiori alla media le scene d'azioni e gli inseguimenti, che non hanno nulla da invidiare alle scene d'azione girate da Friedkin, tanto basta di rendere questo film superiore alla media dei poliziotteschi dell'epoca, e anche da accoppiarlo ai film del grande Di Leo; cast internazionale; da segnalare il bandito Elio Zamuto conosciuto come doppiatore per Magnum P.I. e Carl Weathers in Rocky, e il capo della polizia Guido Alberti: qui capo della polizia ha fatto molte parti nel cinema italiano diretto da grandi registi, inoltre è stato comproprietario del liquore Strega (Strega ALberti) e ideatore del Premio Strega.
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Napoli violenta è un film poliziottesco italiano del 1976, diretto da Umberto Lenzi. Dopo Roma violenta, il film vede il ritorno del commissario Betti, interpretato da Maurizio Merli.
La sceneggiatura è puerile e infantile, la psicologia e la recitazione dei protagonisti è da fotoromanzo, ma superiori alla media le scene d'azioni e gli inseguimenti, che non hanno nulla da invidiare alle scene d'azione girate da Friedkin, tanto basta di rendere questo film superiore alla media dei poliziotteschi dell'epoca, e anche da accoppiarlo ai film del grande Di Leo; cast internazionale; da segnalare il bandito Elio Zamuto conosciuto come doppiatore per Magnum P.I. e Carl Weathers in Rocky, e il capo della polizia Guido Alberti: qui capo della polizia ha fatto molte parti nel cinema italiano diretto da grandi registi, inoltre è stato comproprietario del liquore Strega (Strega ALberti) e ideatore del Premio Strega. Sceneggiatura di Mannino ormai associato ai polizieschi italiani anni '70 e, come sempre, ottime musiche di Micalizzi.
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elgatoloco
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giovedì 30 agosto 2018
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lenzi-merli, sempre uguali, ma..
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"Poliziottesco", come viene definito expressis verbis da tutti/e), "Napoli violenta"si inserisce nella serie della città violente descritte da Umberto Lenzi e interpretato da Maurzio Merli, ineffabile commissario qui trasferito a Napoli, che si trova nel bel mezzo della lotta(fratricida?No, non estattamente)tra due gang, dove tutto è sospetto, maldicenza, ambiguità, faide, vendette. A tutto ciò , sneza indulgere al cliché della Napoli della camorra"core ammore"à la Merola, Lenzi sfrutta in pieno il personaggio Lenzi, assertore deciso e duro della lotta alla malavita("In Italia la malavita lavora a tempo pieno e forse è l'unica, gli fa dire, con espressione, volendo, qualunquista, ma certamente non aliena da un idem sentire ultimamente diffuso a livello popolare, con indubbi riflessi politici.
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"Poliziottesco", come viene definito expressis verbis da tutti/e), "Napoli violenta"si inserisce nella serie della città violente descritte da Umberto Lenzi e interpretato da Maurzio Merli, ineffabile commissario qui trasferito a Napoli, che si trova nel bel mezzo della lotta(fratricida?No, non estattamente)tra due gang, dove tutto è sospetto, maldicenza, ambiguità, faide, vendette. A tutto ciò , sneza indulgere al cliché della Napoli della camorra"core ammore"à la Merola, Lenzi sfrutta in pieno il personaggio Lenzi, assertore deciso e duro della lotta alla malavita("In Italia la malavita lavora a tempo pieno e forse è l'unica, gli fa dire, con espressione, volendo, qualunquista, ma certamente non aliena da un idem sentire ultimamente diffuso a livello popolare, con indubbi riflessi politici..), con un piglio invero molto"americano". Scene decisamente violente, ma in realtù funzionali al film, molto in tema con quanto Lenzi vuol dire... Scene d'azione, soprattutto, con Merli impegnato anche in un'"aridta risalita", per dirla con Mogol-Battisti e una visuale interessante su Napoli, città bella quanto sconcertante e intelligentemente tale. Curioso che per interpretare i delinquenti italiani si ricorresse quasi sempre ad intepreti USA, qui John Saxon(italo-americano, ma comunque...) e Barry Sullivan... Pochissime donne nel fil,m, salvo Maria Frazia Spina. UN film di genere e per così dire consapevole di esserlo, felice di esserlo... El Gato
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movieman
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lunedì 10 febbraio 2020
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violenza e tarantella
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Secondo capitolo della “Trilogia del commissario”, incluso tra “Roma violenta” e “Italia a mano armata”, questo “Napoli violenta” uscì nelle sale cinematografiche nel 1976 e nel pieno del boom dei polizieschi italiani. Il poliziesco italiano fu, all’epoca, oggetto di critiche molto prevenute da una parte dei recensori per il motivo che mettevano in scena, spesso nelle vesti di eroi, poliziotti dai metodi violenti e risoluti.
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Secondo capitolo della “Trilogia del commissario”, incluso tra “Roma violenta” e “Italia a mano armata”, questo “Napoli violenta” uscì nelle sale cinematografiche nel 1976 e nel pieno del boom dei polizieschi italiani. Il poliziesco italiano fu, all’epoca, oggetto di critiche molto prevenute da una parte dei recensori per il motivo che mettevano in scena, spesso nelle vesti di eroi, poliziotti dai metodi violenti e risoluti. In realtà, questi personaggi presentavano tante sfumature ed erano assai meno classificabili. Il più famoso (e determinato) di tutti rimase (e rimane ancora oggi) il commissario Betti interpretato dal grande e compianto Maurizio Merli. La sua storia iniziò con “Roma violenta” e si concluse con “Italia a mano armata”. Fra i due film, diretti da Franco Martinelli (ovvero Marino Girolami), ci fu questo diretto, con buon mestiere, da Umberto Lenzi.
In questo secondo episodio, Betti viene mandato a Napoli. Non ha nemmeno il tempo di prendere fiato perché subito cominciano i guai: viene minacciato da un anziano camorrista soprannominato “O’Generale”, deve rintracciare due stupratori, si mette alla ricerca di un anello rubato … Insomma, non ha il tempo di annoiarsi. Soprattutto si trova coinvolto nella lotta contro un racket che terrorizza i commercianti della città partenopea e al cui vertice c’é proprio “O’Generale”. Ovviamente, Betti combatterà la malavita con i suoi modi spicci e che non vanno tanto per il sottile.
Meno violento del primo film, ma più frenetico e meno drammatico del terzo, il secondo episodio è anche quello in cui il personaggio del commissario è meno interessante e più schematico (come, del resto, è più schematica anche la trama). Merli, supportato da una schiera di buoni comprimari avvezzi ad interpretare questo tipo di film, lo interpretò in maniera comunque grintosa e arrivò addirittura a rifiutare le controfigure per le scene più pericolose (una per tutte: quella ambientata nella funicolare). Bisogna aggiungere che questo film non è di certo interessato alle psicologie dei personaggi, ma alla spettacolarizzazione delle scene d’azione. “Napoli violenta” è, infatti, ricco di inseguimenti da capogiro (geniale l’idea di montare le cineprese sui manubri delle moto!), di esecuzioni cruente (anche se la scena della palla da bowling è quasi comica), di rapine e perfino di qualche concessione al patetico (il personaggio dello scugnizzo Gennarino). Questi elementi si susseguono senza tregua, nel corso della narrazione e sono messi in scena dal regista con grande senso dello spettacolo ed è proprio per questi motivi che, nonostante l’esilità della trama, diventò uno dei maggiori successi del filone. Ed è per i medesimi motivi che il film, nonostante i suoi limiti, ancora oggi scorre abbastanza bene pur non essendo un capolavoro e nemmeno uno dei migliori esponenti del poliziesco italiano di quegli anni. Da sottolineare, infine, due cose: l’esistenza di un altro film collegato a questo (“Napoli spara!”, diretto nel 1977 da Mario Caiano e nel quale ritorna il personaggio di Gennarino) e l’apporto di una simpatica e gradevole colonna sonora, opera di Franco Micalizzi, che mischia i ritmi usati abitualmente da questo musicista nell’ambito del poliziesco con quelli della tarantella napoletana.
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