reiver
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venerdì 10 agosto 2007
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ribadisco:film eccellente
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Su un sito (cinekolossal.it) ho letto l'ennesima stroncatura di Papillon,presentato come "film squinternato",con Schaffner accusato di non caratterizzare bene i personaggi dal punto di vista psicologico.
Con la dovuta premessa del rispetto verso le opinioni altrui,mi sembra che su questo film pesi ancora,dopo tanti anni,la spada di Damocle di una critica un pò miope:per questo voglio ribadire alcuni concetti.
1)Il film è tutto fuorchè squinternato:la traduzione in immagini di un romanzo come quello di Charriere non era facile,ma gli sceneggiatori (Trumbo e Semple jr) credo abbiano fatto un ottimo lavoro;
2)La caratterizzazione psicologica è forse il pregio più rilevante del lavoro compiuto dal regista.
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Su un sito (cinekolossal.it) ho letto l'ennesima stroncatura di Papillon,presentato come "film squinternato",con Schaffner accusato di non caratterizzare bene i personaggi dal punto di vista psicologico.
Con la dovuta premessa del rispetto verso le opinioni altrui,mi sembra che su questo film pesi ancora,dopo tanti anni,la spada di Damocle di una critica un pò miope:per questo voglio ribadire alcuni concetti.
1)Il film è tutto fuorchè squinternato:la traduzione in immagini di un romanzo come quello di Charriere non era facile,ma gli sceneggiatori (Trumbo e Semple jr) credo abbiano fatto un ottimo lavoro;
2)La caratterizzazione psicologica è forse il pregio più rilevante del lavoro compiuto dal regista.Alle magistrali (lo sottolineo,MAGISTRALI,mai aggettivo fu usato meglio) interpretazioni di McQueen e Hoffman non credo Schaffner non abbia dato nessun contributo;in particolare,McQueen riesce a tratteggiare il suo personaggio a 360 gradi,con una straordinaria varietà di toni :dal dramma si passa alla commedia,dall'azione concitata alla tragedia,con incursioni nel grottesco (come nella sequenza in cui Papillon ingoia il messaggio di Dega).
3)Sono stato sempre convinto di una cosa:la qualità di un film è direttamente proporzionale alla capacità del regista (e dello sceneggiatore) di delineare i personaggi secondari,senza i quali la narrazione perde di interesse e credibilità.Nel caso di Papillon anche il più miope dei critici dovrebbe riconoscere che nessun carattere è un semplice stereotipo.
Il personaggio di Maturette,per esempio,non è il solito clichè dell'omosessuale,anzi,se ne discosta con originalità; oppure l'indigena Zoraima,in cui Ratna Assan riesce a trasmettere una sensibilità e una dignità assolutamente inusuali;o la madre superiora interpretata da Barbara Morrison,che in pochissime sequenze tratteggia il lato ipocrita e avido della Chiesa Cattolica.E l'elenco potrebbe continuare ancora: i compagni di prigionia dei due protagonisti non sono semplici macchiette,ma personaggi a tutto tondo,che rimangono impressi nella memoria,così come il capo dell'isola dei lebbrosi,il cui saluto con Papillon è uno dei momenti più commoventi dell'intero film.
4)E' possibile che il pubblico si sia accorto di tutto questo (su IMDB.COM la media è 7.9 ),e la critica no?E' plausibile che un film come "La casa del diavolo" abbia 4 stelle dal Morandini,e Papillon due?Che ogni film di Tarantino,anche lo squinternato (quello sì) "Kill Bill" faccia il pieno di elogi,a prescindere dalla qualità (e lo stesso discorso si potrebbe fare per Moretti,Fellini,Altman,eccetera,eccetera...)?SI',PURTROPPO.
Per questo motivo,mentre una volta ero facilmente suggestionabile dalle posizioni della critica (in particolare del Morandini),ora ho imparato ad assumere una posizione autonoma:guardo il film,ed esprimo un giudizio,senza tener conto del nome del regista,della sua storia,degli attori presenti.Non vorrei apparire presuntuoso,ma viste le topiche colossali prese da alcuni "Vati" della critica cinematografica (Tullio Kezich,che si produce in elogi sperticati per "Il caimano" e stronca clamorosamente "Il Padrino","Scarface","Papillon","Serpico",eccetera...) è meglio che ogni spettatore impari a "camminare da solo",come io ho fatto già da tempo.
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sabato 9 giugno 2007
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un filino sottovalutato?
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Che dire? Papillon è da sempre uno dei miei film preferiti in assoluto,per il tema trattato e per la bravura di un regista come Schaffner,capace di rendere molto bene lo spirito del libro di Charriere.Il pubblico,sin dai tempi dell'uscita nelle sale, ha accolto molto favorevolmente la pellicola,ma dai critici (in particolare quelli francesi,con gli italiani che,come al solito,si sono accodati) si è levato il pollice verso:ho letto alcune recensioni da far accapponare la pelle.
Perchè?A voler essere buoni, e non tirando fuori sospetti di antiamericanismo (i francesi sono sciovinisti e non tollerano che si parli male neanche dei loro aguzzini),ho avuto spesso l'impressione che il film non sia stato capito, e anche il fatto che la pellicola sia stata subito messa a confronto con altre apparentemente appartenenti allo stesso filone (quello carcerario) depone a favore di questa tesi.
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Che dire? Papillon è da sempre uno dei miei film preferiti in assoluto,per il tema trattato e per la bravura di un regista come Schaffner,capace di rendere molto bene lo spirito del libro di Charriere.Il pubblico,sin dai tempi dell'uscita nelle sale, ha accolto molto favorevolmente la pellicola,ma dai critici (in particolare quelli francesi,con gli italiani che,come al solito,si sono accodati) si è levato il pollice verso:ho letto alcune recensioni da far accapponare la pelle.
Perchè?A voler essere buoni, e non tirando fuori sospetti di antiamericanismo (i francesi sono sciovinisti e non tollerano che si parli male neanche dei loro aguzzini),ho avuto spesso l'impressione che il film non sia stato capito, e anche il fatto che la pellicola sia stata subito messa a confronto con altre apparentemente appartenenti allo stesso filone (quello carcerario) depone a favore di questa tesi.
Papillon è un film d'avventura che ha il carcere come ambientazione,ma non si addentra nello specifico delle tematiche carcerarie (come Brubaker o Detenuto in attesa di giudizio);non è il grido di protesta di un disadattato contro la società,come Nick mano fredda,ma un inno alla libertà e all'individualismo,come testimonia il rifiuto del protagonista di accettare,seppur provato e a rischio della vita,una rassicurante sistemazione nelle casette del'Isola del diavolo.
Una nota verso McQueen e Hoffman è doverosa:è soprattutto merito loro se la narrazione risulta così credibile e appassionante;McQueen in particolare risulta straordinariamente coinvolgente, con la sua tipica interpretazione "asciutta" (pochi dialoghi,grande espressività) che gli permette di arrivare fino all'essenza del personaggio: era lui il vero erede di giganti come Humphrey Bogart o John Garfield.
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luca scialò
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sabato 20 marzo 2010
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un "papillon in fuga da un sistema penale ingiusto
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Henri Charriere, detto Papillon, è stato arrestato per aver ucciso un estortore, e insieme ad altri galeotti viene spedito a scontare la pena sulla colonia francese di Guyana. Vengono trattati come bestie, costretti ai lavori forzati, senza alcun diritto. Nel viaggio d'andata però conosce Louis Dega, un truffatore molto ricco, e i due stringono un patto per sopravvivere. Il primo gli guarda le spalle e il secondo metterà a disposizione i suoi soldi per cercare di corrompere qualcuno al fine di evadere. I due infatti sembrano completarsi a vicenda: Papillon è forte e agile, l'altro è molle ma ha le risorse finanziarie.
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Henri Charriere, detto Papillon, è stato arrestato per aver ucciso un estortore, e insieme ad altri galeotti viene spedito a scontare la pena sulla colonia francese di Guyana. Vengono trattati come bestie, costretti ai lavori forzati, senza alcun diritto. Nel viaggio d'andata però conosce Louis Dega, un truffatore molto ricco, e i due stringono un patto per sopravvivere. Il primo gli guarda le spalle e il secondo metterà a disposizione i suoi soldi per cercare di corrompere qualcuno al fine di evadere. I due infatti sembrano completarsi a vicenda: Papillon è forte e agile, l'altro è molle ma ha le risorse finanziarie. Giunti sull'isola, comincerà per loro un'odissea lunga e tortuosa.
Il film è tratto da un best seller autobiografico di Henri Charrière del 1969, è crudo, intenso, coinvolgente. Seppur criminali, i protagonisti finisco per diventare eroi che cercano di fuggire da un sistema ingiusto e disumano, qual è può diventare quello del carcere.
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gianni lucini
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venerdì 14 ottobre 2011
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torna il grande cinema
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Il film è basato sulla storia vera di Henri Charrière, condannato a vita ai lavori forzati per un delitto del quale si è sempre dichiarato innocente, raccontata da lui stesso in un libro uscito per la prima volta nel 1969 e divenuto un bestseller in tutto il mondo. Per uno strano scherzo del destino l’autore oltre che il vero protagonista delle vicende narrate muore il 29 luglio 1973, un pugno di settimane prima dell’uscita del film nelle sale. Proprio dal successo del libro nasce l’idea di portare sullo schermo la cruda narrazione di dodici anni di vita in quello che all’epoca in cui si svolgono i fatti può essere considerato il peggior sistema carcerario del mondo.
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Il film è basato sulla storia vera di Henri Charrière, condannato a vita ai lavori forzati per un delitto del quale si è sempre dichiarato innocente, raccontata da lui stesso in un libro uscito per la prima volta nel 1969 e divenuto un bestseller in tutto il mondo. Per uno strano scherzo del destino l’autore oltre che il vero protagonista delle vicende narrate muore il 29 luglio 1973, un pugno di settimane prima dell’uscita del film nelle sale. Proprio dal successo del libro nasce l’idea di portare sullo schermo la cruda narrazione di dodici anni di vita in quello che all’epoca in cui si svolgono i fatti può essere considerato il peggior sistema carcerario del mondo. Si tratta di un’opera ambiziosa anche per i rischi di non essere all’altezza della narrazione scritta. Per questa ragione l’adattamento viene affidato a una vecchia volpe come Dalton Trumbo affiancato per l’occasione dal meno esperto Lorenzo Semple jr. che fino a quel momento deve gran parte della sua popolarità nell’ambiente alla riduzione televisiva del fumetto di “Batman” e a quella cinematografica del romanzo “Pretty vacation” diretto da Noel Black e uscito in Italia con il titolo Dolce veleno. Per la regia la scelta cade su Franklin J. Schaffner, relativamente fresco vincitore dell’Oscar per il miglior film e la migliore regia con Patton, generale d'acciaio del 1970. I ruoli principali di Papillon e del suo amico Louis Dega vengono affidati a Steve McQueen e Dustin Hoffman, due attori che stanno vivendo un grande momento di grazia e che sembrano trasformare in oro tutto quello che toccano. Se il libro punta più sulle sensazioni vissute in prima persona dal protagonista filtrando attraverso la narrazione soggettiva l’ambiente in cui si muove, la narrazione filmica si orienta a regalare agli spettatori un grande affresco d’epoca, non rinunciando a presentare fin nei minimi dettagli l’inferno di un sistema carcerario esplicitamente nato per annichilire ogni parvenza di umanità nei condannati. Gran parte dei tredici milioni di dollari impegnati per il film vengono utilizzati per ricostruire le ambientazioni e soprattutto le strutture del sistema penale francese degli inizi del Ventesimo secolo, oltre che nella scrittura di un numero davvero impressionante di comparse. L’idea che guida produzione e regista è quella di riuscire a unire le suggestioni scenografiche dei kolossal d’ambientazione storica alle vicende personali dei protagonisti. Non è un caso che sui manifesti che ne annunciano la prima campeggia la scritta “Torna il grande cinema”. Lo scopo non dichiarato ma pienamente riuscito è quello di utilizzare la spettacolarità per amplificare i momenti più intimi, le sensazioni, la disperazione, la paura, il coraggio e la vigliaccheria in drammi dal respiro universale. Steve McQuen vice in Golden Globe per la sua interpretazione.
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nicolò
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sabato 2 giugno 2007
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film-verità con due bravi protagonisti
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Insieme ad un compagno, francese prigioniero nel penitenziario della Guyana francese e condannato ai lavori forzati tenta più volte la fuga, spesso fallendo, ma senza mai arrendersi. Dalla storia vera di Henri Charrière, da lui raccontata in un libro autobiografico (1969), gli sceneggiatori Lorenzo Semple Jr. e Dalton Trumbo e il regista Schaffner hanno cavato un avvincente film d’avventure che funziona, pur essendo affetto da gigantismo: in certi momenti l’epicità del kolossal pomposo prende il sopravvento. La sua forza sta principalmente nell’eccellente duo dei protagonisti.
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dario fireman
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domenica 29 dicembre 2013
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indimenticabili personaggi d'altri tempi
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Tratto da un romanzo che purtroppo non ho letto, Papillon ha rappresentato secondo me, un film mal valutato dalla critica (per quel che avevo letto) ma che ha lasciato un buon ricordo ai meno "esperti" che mi hanno suggerito di vederlo. Ebbene, Papillon ha tutto per essere considerato un gran film, attori protagonisti assolutamente professionali, che interpretano la loro parte con estrema dedizione. Steve McQueen mai arrendevole, fino alla fine, fino alla vecchiaia, per scappare ad una pena troppo dura. Dustin Hoffman più compiacente, che fino al momento dell'intoppo nella fuga decide di non aggregarsi al rischio di farsi scoprire, quando poi nel momento critico salva gli amici e scappa con loro.
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Tratto da un romanzo che purtroppo non ho letto, Papillon ha rappresentato secondo me, un film mal valutato dalla critica (per quel che avevo letto) ma che ha lasciato un buon ricordo ai meno "esperti" che mi hanno suggerito di vederlo. Ebbene, Papillon ha tutto per essere considerato un gran film, attori protagonisti assolutamente professionali, che interpretano la loro parte con estrema dedizione. Steve McQueen mai arrendevole, fino alla fine, fino alla vecchiaia, per scappare ad una pena troppo dura. Dustin Hoffman più compiacente, che fino al momento dell'intoppo nella fuga decide di non aggregarsi al rischio di farsi scoprire, quando poi nel momento critico salva gli amici e scappa con loro. Paesaggi favolosi, scenografie indimenticabili, tra la jungla sudamericana e l'oceano atlantico. Belle anche le scene con gli indù, costruite abbastanza nel dettaglio. Il film mi ha dato l'impressione di finire più di una volta, mentre poi un colpo di scena sembrava far ricominciare tutto da capo...ed è questo il senso del film: mai arrendersi, lottare con le proprie forze, anche quando chi dovrebbe e potrebbe darti una mano (vedi la suora nel convento alla fine del film) fa invece il doppio gioco.
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onufrio
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mercoledì 21 gennaio 2015
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le avventure di henri charriere
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Tratto dall'omonimo romanzo di Henri Charriere, ovvero Papillon, il film racconta l'odissea di un povero prigioniero francese nel carcere della Guyana francese; appare incredibile come tutte queste vicende siano tratte da una vita realmente vissuta, non a caso il romanzo all'epoca suscitò numerose perplessità. Il duo McQueen/Hoffman appare perfetto, il film è poco pubblicizzato ma merita una lode per struttura e montaggio; due ore e mezza di film che coinvolgono lo spettatore.
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inesperto
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domenica 30 dicembre 2018
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un solo obiettivo: fuggire!
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E' quasi estenuante l'insistenza con la quale Papillon cerca sempre di fuggire. E' stato rinchiuso in una dura colonia penale della Guyana francese e fin dal primo momento organizza la propria fuga. Diversi tentativi caratterizzati da altrettanti fallimenti. Ogni fallimento punito con anni di terribile isolamento. Nel frattempo, una forte amicizia viene a crearsi con l'altro recluso, Louis Dega. Due ore e mezza di durezza e cocciutaggine, di tradimenti e corruzione. La parte più rilassante è quel breve periodo trascorso dal nostro protagonista presso un villaggio di nativi. Moti di fortissima ira nascono dalla delazione della madre superiora che lo consegna alla polizia.
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E' quasi estenuante l'insistenza con la quale Papillon cerca sempre di fuggire. E' stato rinchiuso in una dura colonia penale della Guyana francese e fin dal primo momento organizza la propria fuga. Diversi tentativi caratterizzati da altrettanti fallimenti. Ogni fallimento punito con anni di terribile isolamento. Nel frattempo, una forte amicizia viene a crearsi con l'altro recluso, Louis Dega. Due ore e mezza di durezza e cocciutaggine, di tradimenti e corruzione. La parte più rilassante è quel breve periodo trascorso dal nostro protagonista presso un villaggio di nativi. Moti di fortissima ira nascono dalla delazione della madre superiora che lo consegna alla polizia. Un cult da guardare.
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