elgatoloco
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mercoledì 1 agosto 2018
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bel polar
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Un bel polar, questo"Le Mataf"di Serge Leroy(1973. dove Leroy è anche autore del soggetto e della sceneggiatura), tipicamente "made en France", con il suo taglio forte, con una cifra caratteristica, dove l'azione c'è, ma non"si mangia" il film, ossia lascia spazio a dialoghi, ricordi, riflessioni(pur se limitati, non certo dominanti), dove la personalità di Michel Constantin è dominante, dove Georges Géret è un ottimo partner, dove Cathy Rosier(l'"oggetto del desiderio")è certamente un "tipo", molto interessante, dove Adolfo Celi, il più"vilain"di tutti, interpreta un cinico avvocato corrotto.
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Un bel polar, questo"Le Mataf"di Serge Leroy(1973. dove Leroy è anche autore del soggetto e della sceneggiatura), tipicamente "made en France", con il suo taglio forte, con una cifra caratteristica, dove l'azione c'è, ma non"si mangia" il film, ossia lascia spazio a dialoghi, ricordi, riflessioni(pur se limitati, non certo dominanti), dove la personalità di Michel Constantin è dominante, dove Georges Géret è un ottimo partner, dove Cathy Rosier(l'"oggetto del desiderio")è certamente un "tipo", molto interessante, dove Adolfo Celi, il più"vilain"di tutti, interpreta un cinico avvocato corrotto. I due piccoli"cambrioleurs"francesi (Constantin, qui nella parte di un ex-musicista che diviene piccolo ganster, con ilo pseudonimo"le marinier"-il marinaio e Géret)sono due tutt'altro che"pezzi da novanta"della piccola criminalità, mentre dietro ci sono"les americains"di cui Celi è praticamente il capo, almeno quello che "appare"come tale, dunque anche con una possibilità di rileggere alcuni riferimenti decisamente politici o meglio storico-politici(1973, guerra fredda, Nixon-Watergate, ma anche il golpe di Pinochet e la Francia post-gaulista desidersosa di essere"altra cosa"rispetto a USA e Nato). Da vedere, in quanto l'equilibrio tra suspense e "tempi di riflessione"(in senso ampio, come sempre nel "Polar"made in France, appunto)è decisamente rispettato e suscettibile di miglioramento. El Gato
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elgatoloco
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lunedì 12 marzo 2018
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tipico, intelligente"noir"
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"Tre per una grande rapina"(vero titolo"Le Mataf", 1973, de Serge Leroy)è un vero, tipico film del"Noir"francese anni Sessanta-Settanta, quelli che hanno sempre molto da dire, anche quando sembra che non sia così. Banditi ignari costretti a compiere una rapina atipica, ossia di"microfilm"(all'epoca erano il"massimo"della tecnologia), che poi li costringe a...meglio non anticipare nulla, ma accennare semplicemente al fatto che la situazione si tovescia in modi e con maniere assolutamente imprevedibili...Produzione franco-italiana, con un Adolfo Celi in un ruolo oltrmeodo ambiguo(del resto l'ambiguità è una caratteristica di questi noir, appunto, quasi una loro cifra), un Michel Constatin ancora in piena forma e una bellissima Cathy Rosier, di cui non so nulla, a livello di filmografia, devo confessarlo.
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"Tre per una grande rapina"(vero titolo"Le Mataf", 1973, de Serge Leroy)è un vero, tipico film del"Noir"francese anni Sessanta-Settanta, quelli che hanno sempre molto da dire, anche quando sembra che non sia così. Banditi ignari costretti a compiere una rapina atipica, ossia di"microfilm"(all'epoca erano il"massimo"della tecnologia), che poi li costringe a...meglio non anticipare nulla, ma accennare semplicemente al fatto che la situazione si tovescia in modi e con maniere assolutamente imprevedibili...Produzione franco-italiana, con un Adolfo Celi in un ruolo oltrmeodo ambiguo(del resto l'ambiguità è una caratteristica di questi noir, appunto, quasi una loro cifra), un Michel Constatin ancora in piena forma e una bellissima Cathy Rosier, di cui non so nulla, a livello di filmografia, devo confessarlo. Cinismo di fondo o meglio quel senso di indifferneza verso l'esistenza, che riflette il"taedium vitae", il male di vivere-esistere, la concezione esistenzialistica per cui l'Esistenza è prioritaria rispetto all'Essenza, la "noia"(da Sartre a Moravia, nella versione più"pop", se così covgliamo esprimerci), nessun entusiasmo e nessuna vera passione(almeno non espressa come tale), una riflessione continua che non si presenta, mai, come tale... E l'uso della sequenza sfumata, che Serge Leroy, non famoso, per dire, come un José Giovanni, fa da maestro... Peccato che il genere come tale non venga più riproposto, anche per mancanza di interrpreti adatti. El Gato
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