fabio1957
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martedì 10 marzo 2015
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ingiustamente dimenticato
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Questo film che raramente passano in tv, è stato uno dei thriller preferiti del mio periodo adolescenziale.Forse un pò snobbato dalla critica, ritengo invece sia un sofisticato, suggestivo e riuscito congegno artistico, che riesce a impressionare,spaventare e catturare lo spettatore. Affianca ad una trama originale ed intrigante,scenografie e musiche di grandissimo effetto.Anche rivisto dopo molti anni non ha perso il suo fascino originario,collocandosi tra i migliori fims di Dario Argento, che prima della svolta horror, era un grande artigiano del thriller psicologico e confezionava delle piccole perle.
Da rivedere
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belbon
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domenica 18 agosto 2013
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morandini e' il solito esagerato...
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Morandini dice bene quando parla di incoerenza narrativa che, in questo lungometraggio è presente molto piu' che nel successivo "Profondo Rosso" e nel precedente "Il Gatto A Nove Code", ma parlare di lazzo e ridicolo per questo film mi fa ricordare quanto i critici cinematografici e nondimeno quelli musicali siano solo degli mediocri professionisti semi-falliti.
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maria russo
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sabato 3 agosto 2013
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avrò visto un altro film?
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dopo aver aspettato anni per la masterizzazione di questo film, mi sono accorta di aver visto a suo tempo tutto un altro film.
la trama toccava la shoa. L'attrice italiana di mezza età era Bianca Tocafondi. Il thriller riguardava una vendetta contro un delatore che aveva denunciato la famiglia di rifugiati ebrei. Le quattro mosche apparivano una ad una vicina alla prossima vittima. La scena più orripilante consisteva nella morte di Bianca Toccafondi spinta a forza in un forno a gas in attività. Le quattro mosche di velluto erano davvero 4 e effettivamente erano recuperate sulla retina della vittima, ma risultavano come spille appuntate su un vecchio tailleur anni Cinquanta indossato, se ben mi ricordo, da Bianca Toccafondi.
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dopo aver aspettato anni per la masterizzazione di questo film, mi sono accorta di aver visto a suo tempo tutto un altro film.
la trama toccava la shoa. L'attrice italiana di mezza età era Bianca Tocafondi. Il thriller riguardava una vendetta contro un delatore che aveva denunciato la famiglia di rifugiati ebrei. Le quattro mosche apparivano una ad una vicina alla prossima vittima. La scena più orripilante consisteva nella morte di Bianca Toccafondi spinta a forza in un forno a gas in attività. Le quattro mosche di velluto erano davvero 4 e effettivamente erano recuperate sulla retina della vittima, ma risultavano come spille appuntate su un vecchio tailleur anni Cinquanta indossato, se ben mi ricordo, da Bianca Toccafondi. La scenografia riproduceva una vecchia casa anni Trenta.
Insomma ho qualche sospetto sull'autenticità della versione che viene oggi venduta con lo stesso titolo. Un Dario Argento anni 70 rimasticato con scene montate?
Una cosa è sicura. Se sul cartellone risulatava la presenza di Bud Spencer non sarei andata a vederlo. E poi sulla Shoa non si scherza.
Qualcun altro si ricorda di QUESTO film?
Maria
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miguel
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venerdì 4 gennaio 2013
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inquietante e spiazzante
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4 mosche di velluto grigio è uno dei film meno conosciuti di Dario argento in primis per via di rarissimi passaggi televisivi avvenuti negli anni '80 e primi anni '90 e per essere rimasto inedito a livello di distribuzione in videoteche e in dvd se non recentemente. Detto questo il film che chiude la trilogia dedicata agli"animali" è a mio avviso una delle opere più inquietanti e disturbanti del regista romano; diversi elementi mi fanno propendere verso queste considerazioni. Anzitutto Argento rispetto ai due precedenti lavori, L'uccello dalle piume di cristallo e il gatto a nove code, comincia a staccarsi seppure ancora in modo graduale dai canoni classici del thriller all'italiana, introducendo dei temi e stili che verranno poi portati ai massimi livelli da Profondo rosso quattro anni dopo; la figura dell'assassino qui accompagnato spesso da una maschera da pupazzo, mette in risalto l'aspetto straniante del film che vuole come presentare l'aspetto del maniaco omicida come una entità si reale, fisica ma in egual modo come "parallela" allo svolgersi delle vicende del protagonista, il batterista tobias.
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4 mosche di velluto grigio è uno dei film meno conosciuti di Dario argento in primis per via di rarissimi passaggi televisivi avvenuti negli anni '80 e primi anni '90 e per essere rimasto inedito a livello di distribuzione in videoteche e in dvd se non recentemente. Detto questo il film che chiude la trilogia dedicata agli"animali" è a mio avviso una delle opere più inquietanti e disturbanti del regista romano; diversi elementi mi fanno propendere verso queste considerazioni. Anzitutto Argento rispetto ai due precedenti lavori, L'uccello dalle piume di cristallo e il gatto a nove code, comincia a staccarsi seppure ancora in modo graduale dai canoni classici del thriller all'italiana, introducendo dei temi e stili che verranno poi portati ai massimi livelli da Profondo rosso quattro anni dopo; la figura dell'assassino qui accompagnato spesso da una maschera da pupazzo, mette in risalto l'aspetto straniante del film che vuole come presentare l'aspetto del maniaco omicida come una entità si reale, fisica ma in egual modo come "parallela" allo svolgersi delle vicende del protagonista, il batterista tobias. L'assassino lo perseguita,lo spia, lo fotografa come un'ombra, come uno spettro facendolo cadere in una dimensione onirica che lo confonde, estraneandolo dal mondo reale, ossessionando la sua esistenza. Ecco che possiamo notare alcuni riferimenti simbolici rappresentativi di quasi tutta la carriera di Argento; l'elemento onirico, il viaggio del protagoniosta in un mondo virtuale ma vicino, molto vicino al suo, la raccolta di indizi, la ricerca della verità, il flahback, il ricordo vago, sbiadito di qualche elemento invece fondamentale per venire a capo dell'incubo che si sta vivendo. Il finale è secondo me la summa di tutte queste sensazioni che ricorrono nei film di Argento. Il particolare che solitamente sfugge ma che una volta messo a fuoco apre la mente, la illumina, ci fa vedere ciò che ci è sfuggito ma che avevamo sempre sotto gli occhi. Come in Profondo rosso tutto viene a galla, e qui in uno dei finali più spiazzanti ed allo stesso tempo tecnicamente riusciti grazie all'utilizzo di una particolarissima macchina da presa, la "Pentazet" fatta venire apposta dal regista dalla Germania, capace di riprodurre le sequenze filmate in modo molto lento. Tutto questo reso possibile dalla genialità di argento stesso. Da vedere assolutamente in quanto originale e solido dal punto di vista della tecnica realizzativa.
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ralphscott
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sabato 22 settembre 2012
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un altro inganno
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Come nel suo gioiello d'esordio,anche qui Argento ci mette subito davanti ad una sequenza fuorviante,dove addirittura la morte é simulata. La narrazione procede celando il colpevole ed in parte l'atto criminoso stesso. La suspence nasce dal clima,dal non visto e dal ricorso ad un montaggio innovativo. Magistrale in questo caso l'omicidio della colf che,improvvisamente,si trova isolata all'imbrunire nei giardini pubblici sino ad un attimo prima brulicanti di vita.Ed una mano che cerca invano appigli ad un muro é il segno che l'ineluttabile ha luogo. Le situazioni comiche,anomalia nella filmografia del regista romano,potranno non piacere. Di sicuro il cast é azzeccato,con un protagonista glamour e tormentato,l'amica bella ed ambigua,la mite compagna (Mismy Farmer) ottima performer.
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burton99
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domenica 10 giugno 2012
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magistrale maturità filmica di argento
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Fra il visionario e il narrativo, fra il serio e il faceto, questo film è una via di mezzo. Ultimo capitolo di una trilogia iniziata con "L'uccello dalle piume di cristallo" e "Il gatto a nove code" termina con stile e perfino con pochi effettacci grandguignoleschi che deluderanno i suoi fan iniziali dei suoi gialli "classici", all'incirca da "Suspiria" in poi.
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brando fioravanti
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lunedì 21 maggio 2012
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argento
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Solito giallo alla Dario Argento con lunghe scene di suspance e storie che tendono all'inverosimile. Personaggi un pò più dettagliati. La presensa di Bud spencer è gradevole ed è un buon diversivo al film che tende ad annoiare. L'investigatore privato muore con il sorriso perchè a risolto il suo primo caso. Anche il protagonista ha una sua personalità. il finale è buono con la morte rallentata a ritmo delle musiche di Morricone
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nerazzurro
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martedì 26 aprile 2011
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peccato! poteva ripetersi!
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Questo film aveva tutti gli elementi per superare Profondo Rosso! Peccato! La sceneggiatura non è all'altezza!
Prima di vedere il film lessi in un volume mondadori la rivisitazione della sceneggiatura originale e rimasi allucinato della bellezza. Peccato che nel film Argento stesso abbia eliminato un pò di roba che avrebbe senz'altro contribuito a rendere più godibile il film. Accidenti!
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carfa
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domenica 24 aprile 2011
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mandatelo in onda !
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SALVE A TUTTI, E' VERO CHE QUESTO TRA I PRIMI TRE CAPOLAVORI ARGENTIANI E' STATO UN PO' DIFFICILE DA REPERIRE MA QUESTO FORSE CE LO FA APPREZZARE DI PIU'. PER ALTRO HO SENTITO DIRE CHE IL FATTO DELLA IRREPERIBILITA' ERA DOVUTO AD UN PROBLEMA LEGATO AI DIRITTI D'AUTORE NON CONCESSI DA UNO DEGLI ATTORI, ORA PERO' HO SENTITO DIRE CHE ADDIRITTURA SI TROVAVA ALCUNI MESI OR SONO ANNESSO AD UN PERIODICO IN EDICOLA. MOLTO BELLA LA COLONNA SONORA DEL MAESTRO MORRICONE ED INATTESA MA GRADITA LA PRESENZA DI BUD SPENCER CHE SI DOVREBBE ANNOTARE NELL'ELENCO INTERPRETI, SPERIAMO CHE UN GIORNO NON LONTANO "MAMMA RAI" LO RIPROPONGA MAGARI SU "RAI MOVIE", IO INTANTO PROVO A RICHIEDERLO.
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SALVE A TUTTI, E' VERO CHE QUESTO TRA I PRIMI TRE CAPOLAVORI ARGENTIANI E' STATO UN PO' DIFFICILE DA REPERIRE MA QUESTO FORSE CE LO FA APPREZZARE DI PIU'. PER ALTRO HO SENTITO DIRE CHE IL FATTO DELLA IRREPERIBILITA' ERA DOVUTO AD UN PROBLEMA LEGATO AI DIRITTI D'AUTORE NON CONCESSI DA UNO DEGLI ATTORI, ORA PERO' HO SENTITO DIRE CHE ADDIRITTURA SI TROVAVA ALCUNI MESI OR SONO ANNESSO AD UN PERIODICO IN EDICOLA. MOLTO BELLA LA COLONNA SONORA DEL MAESTRO MORRICONE ED INATTESA MA GRADITA LA PRESENZA DI BUD SPENCER CHE SI DOVREBBE ANNOTARE NELL'ELENCO INTERPRETI, SPERIAMO CHE UN GIORNO NON LONTANO "MAMMA RAI" LO RIPROPONGA MAGARI SU "RAI MOVIE", IO INTANTO PROVO A RICHIEDERLO. BYE BYE.
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