krasic
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domenica 31 ottobre 2010
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nè brutto nè superficiale: diverso!
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2 capitolo della trilogia degli animali, 2 film di Argento. Qui Argento testa un nuovo tipo di film, più all'americana di Hitchcock, ma sempre nei suoi limiti: investigatori improvvisati, pochi indizi che portano all'assassino ecc... . Stavolta però l'investigatore è cieco, e insieme a un giornalista vogliono scoprire chi è l'assassino. Musiche a ritmi bassi, e troppo poco coinvolgenti, ma comunque danno al film un ritmo più che buono. Sceneggiatura più che distinta.
Voto 8-
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davide di finizio
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domenica 28 febbraio 2010
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il gatto che si morde le nove code
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Col secondo capitolo della "trilogia degli animali", il maestro del brivido procede a passo di gambero rispetto al promettente esordio, offrendo allo spettatore un prodotto superficiale e a tratti imbarazzante. Un giornalista ed un enigmista cieco indagano su una serie di omicidi misteriosamente legati ad un centro scientifico. La verità arriva, ma non alla luce di un percorso logico-deduttivo, come vorrebbe il genere, bensì attraverso un'indagine che ha spesso i tratti della leggerezza e della casualità. Le sequenze più riuscite sono quelle legate all'orrido che, se da un lato preparano alla strada ad un prolifico ramo della futura produzione del regista, dall'altro deviano il giallo su binari incerti e sconclusionati.
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Col secondo capitolo della "trilogia degli animali", il maestro del brivido procede a passo di gambero rispetto al promettente esordio, offrendo allo spettatore un prodotto superficiale e a tratti imbarazzante. Un giornalista ed un enigmista cieco indagano su una serie di omicidi misteriosamente legati ad un centro scientifico. La verità arriva, ma non alla luce di un percorso logico-deduttivo, come vorrebbe il genere, bensì attraverso un'indagine che ha spesso i tratti della leggerezza e della casualità. Le sequenze più riuscite sono quelle legate all'orrido che, se da un lato preparano alla strada ad un prolifico ramo della futura produzione del regista, dall'altro deviano il giallo su binari incerti e sconclusionati. Per non dire della pressochè totale assenza di quelle atmosfere gotiche e notturne che avevano caratterizzato il discreto esito del precedente film, ma che qui lasciano spazio ad ambientazioni ed inquadrature diurne, ordinarie, troppo rassicuranti, per le pur ambiziose intenzioni del regista. Il superstizioso ricorso all'immagine del gatto, utilizzata nel titolo, non ha riscontro nella trama, ma si giustifica solo con una ridicola forzatura retorica.
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dian71cinema
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domenica 16 agosto 2009
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un piccolo scivolone ma niente di grave
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NEL COMPLESSO QUINDI IL FILM MERITA UNA VOTAZIONE DISCRETA.MA LA SCENEGGIATURA E' AD UN LIVELLO APPENA SUFFICENTE. VOTO 7
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dian71cinema
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domenica 16 agosto 2009
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un piccolo scivolone ma niente di grave
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RISPETTO AI PRIMI CINQUE LAVORI DI DARIO ARGENTO DEGLI ANNI SETTANTA (L'UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO, QUATTRO MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO, PROFONDO ROSSO E SUSPIRIA), QUESTO SECONDO FILM DI DARIO ARGENTO RISULTA IL MENO RIUSCITO.
NON PER LE SCENE VIOLENTE DEGLI OMICIDI CHE INVECE IL REGISTA INTERPRETA IN MANIERA SUBLIME COME PER GLI ALTRI FILM DEL RESTO, MA PER LA PESANTEZZA DELLA SCENEGGIATURA CHE SEPPUR INTERESSANTE, RISULTA TROPPO PROLISSA. BUONA L'INTERPRETAZIONE, MA IN QUESTO FILM L'ASSASSINO/A E' QUELLO MENO SIGNIFICATIVO DEGLI ALTRI. QUI RISULTA PIU' UMANO, PIU' TANGIBILE..FA MENO PAURA. INOLTRE E ANCHE PIU' SEMPLICE DETERMINARE QUALE SIA.. LA SCENOGRAFIA E' DISCRETA, VI SONO DELLE SCELTE PARTICOLARMENTE IMPRESSIONANTI (CIMITERO DI TORINO) E SUGGESTIVE (SCENE SUI TETTI CON TORINO VISTA DALL'ALTO).
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RISPETTO AI PRIMI CINQUE LAVORI DI DARIO ARGENTO DEGLI ANNI SETTANTA (L'UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO, QUATTRO MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO, PROFONDO ROSSO E SUSPIRIA), QUESTO SECONDO FILM DI DARIO ARGENTO RISULTA IL MENO RIUSCITO.
NON PER LE SCENE VIOLENTE DEGLI OMICIDI CHE INVECE IL REGISTA INTERPRETA IN MANIERA SUBLIME COME PER GLI ALTRI FILM DEL RESTO, MA PER LA PESANTEZZA DELLA SCENEGGIATURA CHE SEPPUR INTERESSANTE, RISULTA TROPPO PROLISSA. BUONA L'INTERPRETAZIONE, MA IN QUESTO FILM L'ASSASSINO/A E' QUELLO MENO SIGNIFICATIVO DEGLI ALTRI. QUI RISULTA PIU' UMANO, PIU' TANGIBILE..FA MENO PAURA. INOLTRE E ANCHE PIU' SEMPLICE DETERMINARE QUALE SIA.. LA SCENOGRAFIA E' DISCRETA, VI SONO DELLE SCELTE PARTICOLARMENTE IMPRESSIONANTI (CIMITERO DI TORINO) E SUGGESTIVE (SCENE SUI TETTI CON TORINO VISTA DALL'ALTO).
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matt 91
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lunedì 8 giugno 2009
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buona la....seconda
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Questo secondo film conferma il talento di Dario argento. Il tema della genetica è molto interessante e coinvolgente. Un riconoscimento particolare va dato a Karl malden che ricopre alla grande il ruolo di Franco Arnò. Bella e ricca di suspence la sequenza del cimitero, grandi come sempre le musiche di ennio morricone. Però c'è una pecca nella narrazione: come fa il misterioso assassino a sapere in anticipo tutti i movimenti dei personaggi?
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nino p.
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mercoledì 11 febbraio 2009
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la seconda prova di dario
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Dopo l'esordio riuscito nel genere thriller col quale Dario Argento ha ottenuto dei meritati riconoscimenti tra cui il Davide di Donatello, il regista romano prosegue con "Il gatto a nove code" il suo stile di regista molto originale e particolarissimo, basato, tra l'altro, sulla tecnica della soggettiva e sulla capacità di suscitare nello spettatore una certa suspence dovuta all'uso di certe inquadrature che esaltano i momenti di maggior tensione. Contrariamente alla critica che ha esaltato di meno questa pellicola, per il sottoscritto "Il gatto a nove code" è un altra buona prova del regista sia per il senso della trama che sembra reggere fino alla fine e sia perché Argento pare affinare in maniera ancora più egregia la sua tecnica personale.
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Dopo l'esordio riuscito nel genere thriller col quale Dario Argento ha ottenuto dei meritati riconoscimenti tra cui il Davide di Donatello, il regista romano prosegue con "Il gatto a nove code" il suo stile di regista molto originale e particolarissimo, basato, tra l'altro, sulla tecnica della soggettiva e sulla capacità di suscitare nello spettatore una certa suspence dovuta all'uso di certe inquadrature che esaltano i momenti di maggior tensione. Contrariamente alla critica che ha esaltato di meno questa pellicola, per il sottoscritto "Il gatto a nove code" è un altra buona prova del regista sia per il senso della trama che sembra reggere fino alla fine e sia perché Argento pare affinare in maniera ancora più egregia la sua tecnica personale. Un elogio a parte merita, inoltre, la buona colonna sonora firmata da Ennio Morricone. Infine desidero menzionare la scena finale che mi ha molto colpito e nella quale l'omicida cade in un pozzo profondo e con le sue unghia tenta invano di attenuare la caduta: geniale!!!
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[+] film quasi "nave scuola".
(di belbon)
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paride86
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giovedì 25 settembre 2008
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il gatto di dario
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Secondo film di Argento, seconda parte della "trilogia degli animali". Anche in questo caso si tratta di un ottimo prodotto, ben girato e curato nei più piccoli dettagli. Si nota benissimo che questo è un periodo davvero creativo per il regista, che riempie i suoi film di trovate originali, momenti di tensione ma anche di ironia e humor.
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queen
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venerdì 7 marzo 2008
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un buon film
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mar 1973
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martedì 12 febbraio 2008
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da vedere
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L'opera seconda si dice sia sempre più difficoltosa della prima, soprattutto se la prima è stata un enorme successo. Anche nel caso di Dario Argento si può dire, parere personale, che "Il gatto a nove code" rappresenti un piccolo passo indietro rispetto al suo esordio. Nonostante la splendida interpretazione di Karl Malden e l'indubbio talento registico la storia è forse un po' troppo semplicistica. E' la prima volta, e sarà l'ultima, che un assassino in un film del regista romano non è spinto da ragioni psicologiche interiori che trovino origine in un trauma non completamente rimosso o superato. Resta però indiscutibile la capacità di inchiodare alla poltrona, specie nella lunga e meravigliosa sequenza notturna al cimitero, che inaugura le sequenze "lunghe", che diventeranno un marchio del cinema argentiano.
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L'opera seconda si dice sia sempre più difficoltosa della prima, soprattutto se la prima è stata un enorme successo. Anche nel caso di Dario Argento si può dire, parere personale, che "Il gatto a nove code" rappresenti un piccolo passo indietro rispetto al suo esordio. Nonostante la splendida interpretazione di Karl Malden e l'indubbio talento registico la storia è forse un po' troppo semplicistica. E' la prima volta, e sarà l'ultima, che un assassino in un film del regista romano non è spinto da ragioni psicologiche interiori che trovino origine in un trauma non completamente rimosso o superato. Resta però indiscutibile la capacità di inchiodare alla poltrona, specie nella lunga e meravigliosa sequenza notturna al cimitero, che inaugura le sequenze "lunghe", che diventeranno un marchio del cinema argentiano. Agghiacciante, poi, il primissimo piano dell'occhio dell'assassino. Comunque da vedere.
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