luca scial�
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giovedì 28 febbraio 2013
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l'arrivismo spietato ai tempi del nazismo
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La famiglia Essenbeck è proprietaria di una grossa acciaieria. Siamo all'alba della nascita del Nazismo e le vicende di questa dinastia borghese rispecchiano quelle politiche della Germania di quel periodo. Spietati, arrivisti, senza scrupoli, gli Essenbenck danno vita a una guerra interna fatta di omicidi, colpi bassi e tradimenti.
Sguardo severo e spietato di Visconti sul Nazismo e la borghesia arrivista. In questo film si respira quel clima diabolico che si respirava nella Germania degli anni '30, dove l'essere umano si era trasformato in un cerbero inappetente pronto a sbranare anche la madre pur di raggiungere il proprio scopo. L'eccessiva lunghezza dovuta comunque alla trama complessa pone in evidenza qualche sbavatura registica.
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La famiglia Essenbeck è proprietaria di una grossa acciaieria. Siamo all'alba della nascita del Nazismo e le vicende di questa dinastia borghese rispecchiano quelle politiche della Germania di quel periodo. Spietati, arrivisti, senza scrupoli, gli Essenbenck danno vita a una guerra interna fatta di omicidi, colpi bassi e tradimenti.
Sguardo severo e spietato di Visconti sul Nazismo e la borghesia arrivista. In questo film si respira quel clima diabolico che si respirava nella Germania degli anni '30, dove l'essere umano si era trasformato in un cerbero inappetente pronto a sbranare anche la madre pur di raggiungere il proprio scopo. L'eccessiva lunghezza dovuta comunque alla trama complessa pone in evidenza qualche sbavatura registica. Capolavoro sfiorato.
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paride86
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domenica 21 dicembre 2008
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drammatico e sconvolgente
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Straordinariamente toccante e decadente ritratto di una famiglia di industriali durante l'avvento del potere nazista. Visconti, inoltre, dà una realistica e degradante rappresentazione della notte dei lunghi coltelli, inserendo interessanti spunti sulla componnte omosessuale nei nazisti appartenenti alle SA.
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giorgio
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giovedì 20 marzo 2008
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la caduta degli dei nella "trilogia tedesca"
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Mi permetto di segnalare che "la caduta degli dei" fa parte (insieme a "morte a venezia" e "ludwig") di un trittico viscontiano denominato "trilogia tedesca", incentrata sul tema del nazismo. Questo tema è il tema che innerva, come acutamente segnalato da certa critica, una specifica lettura "trasversale" tra i tre film (che qui nel sito non mi pare considerata).
Piccola notazione: Aschenbach è il nome sia del sinistro "consigliere di frodi" SS de "la caduta", sia del 'languido' Professore di "morte a Venezia". Con questo, Visconti suggerisce, in chiave ermeneutica, un 'continuum' tra l'estetismo decandente ed il nazismo; estetismo e musica. Si consideri che questa lettura è del tardo e maturo Thomas Mann de "il Doctor Faustus", che identifica nel rapimento operato dalla "superbia dodecafonica" del protagonista la metafora della "superbia" tedesca (e nazista) della "volontà di potenza".
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Mi permetto di segnalare che "la caduta degli dei" fa parte (insieme a "morte a venezia" e "ludwig") di un trittico viscontiano denominato "trilogia tedesca", incentrata sul tema del nazismo. Questo tema è il tema che innerva, come acutamente segnalato da certa critica, una specifica lettura "trasversale" tra i tre film (che qui nel sito non mi pare considerata).
Piccola notazione: Aschenbach è il nome sia del sinistro "consigliere di frodi" SS de "la caduta", sia del 'languido' Professore di "morte a Venezia". Con questo, Visconti suggerisce, in chiave ermeneutica, un 'continuum' tra l'estetismo decandente ed il nazismo; estetismo e musica. Si consideri che questa lettura è del tardo e maturo Thomas Mann de "il Doctor Faustus", che identifica nel rapimento operato dalla "superbia dodecafonica" del protagonista la metafora della "superbia" tedesca (e nazista) della "volontà di potenza". Tale "superbia" ne l'Aschenbach di "morte a Venezia" consiste nella passione omosessuale per Tadizio, trasgressione per eccellenza.
Accettata questa ermeneutica, allora, ne consegue che il tema del nazismo è, per così dire, "spalmato" su tutti e tre i film. Nella "caduta degli dei", più che del nazismo in sè, si parla della decadenza di un mondo borghese (sostanzialmente ottocentesco) che aveva creduto di inglobare nella propria logica machiavellica e fredda di potere il nazismo, ignorandone la carica irrazionalistica e "mistica" che portava dentro: questo è, allora, il senso della "lotta di successione" tra Bruckman e Martin-Berger, il successore.
In "ludwig", l'immagine del nazismo consiste, oltrechè nel culto "mistico" della musica wagneriana, nell'esasperato psicologismo-solipsismo del protagonista che diventa metro di giudizio totalitario del mondo, della vita e della realtà.
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andrea
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giovedì 20 marzo 2008
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un film pessimo
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Senza trama, senza filo logico e senza niente... Un film da vedere se soffrite d'insonnia, vi aiuterà a recuperare tutto il sonno perso. Alcune scene quasi per pervertiti a mio parere, il regista accentua troppo il lato erotico rendendolo addirittura nauseante. Un consiglio? Non guardatelo. Assolutamente.
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brenno bertolini
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mercoledì 2 maggio 2007
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nostalgia dei film di una volta
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ho rivisto il film che ricordavo in parte greve ed eccessivo e tale mi è sembrato ancora nella lunga sequenza della notte dei lunghi coltelli (non sono d'accordo con Moravia che è uno dei momenti più alti del film). Ho trovato molto forte tutta la parte riguardante i rapporti fra Martin e la bambina ebrea che rifà in modo originale l'episodio analogo dei DEMONI di Dostojevskij. Splendida sempre la parte iniziale con la presentazione di tutti i personaggi fino all'uccisione del patriarca. Ho poi molto ammirato la sequenza finale del matrimonio di Bogarde-Thulin (questa splendidamente truccata e splendidamente recitante) con il conseguente suicidio a due imposto da Martin_Berger. E' grande cinema anche perchè siamo in quasi totale assenza di colonna sonora: solo immagini, cosa che non succede spesso nei film di Visconti, abbastanza parlati.
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ho rivisto il film che ricordavo in parte greve ed eccessivo e tale mi è sembrato ancora nella lunga sequenza della notte dei lunghi coltelli (non sono d'accordo con Moravia che è uno dei momenti più alti del film). Ho trovato molto forte tutta la parte riguardante i rapporti fra Martin e la bambina ebrea che rifà in modo originale l'episodio analogo dei DEMONI di Dostojevskij. Splendida sempre la parte iniziale con la presentazione di tutti i personaggi fino all'uccisione del patriarca. Ho poi molto ammirato la sequenza finale del matrimonio di Bogarde-Thulin (questa splendidamente truccata e splendidamente recitante) con il conseguente suicidio a due imposto da Martin_Berger. E' grande cinema anche perchè siamo in quasi totale assenza di colonna sonora: solo immagini, cosa che non succede spesso nei film di Visconti, abbastanza parlati. Insomma, se questo è un film minore di Visconti, come pretende qualcuno, ben vengano di questi film minori; il fatto è che di questo tipo, di così alto professionismo, di così alto impatto visivo (quella sequenza del funerale! un funerale così emozionante lo posso paragonare solo a quello del piccolo Bryan in "Barry Lyndon") se ne vedono sempre meno.
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[+] ho rivisto anch'io dopo 30 anni
(di luc55)
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