paride86
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venerdì 10 ottobre 2008
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necessariamente drammatico
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Ottimo esordio cinematografico di Pier Paolo Pasolini, che racconta le vicissitudini di un odioso protettore senza voglia di emergere dalla sua condizione sociale. La Roma di Pasolini è autentica e sorniona, i personaggi sono autentici e credibili. Si tratta di un film molto realista, con l'eccezione di una bellissima scena onirica.
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alexscorpio
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giovedì 24 luglio 2008
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una sola parola : capolavoro assoluto !!!
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Tutto il film è un ' opera d'arte e quindi essendo perfetto , non spendo altre parole : PASOLINI UN GENIO INARRIVABILE !!!
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tremannaik
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giovedì 22 novembre 2007
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gran film..anche oggi!
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Nonstante sia stata la prima esperienza come regista, Pasolini ha centrato l'obiettivo di fare un bel film, molto comunicativo, dove tutti gli aspetti piu salienti della trama e dei personaggi vengono esaltati.
Colloqui e scambi di battute da far invidia ai film Tarantino. Fermi di immagini e scenografie per niente noiose e molto espressive.
Pasolini riesce a descrivere in maniera eccellente il sotto proletariato romano del dopo guerra, con i propri valori morali ed etici legati ad una società di sopravvivenza.
Il finale forse un po troppo sbrigativo, sopratutto se comparato al resto del film.
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reventlov
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giovedì 2 novembre 2006
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accattò
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certo che come opera prima è veramente straordinaria. un esordio di questo livello dietro la macchina da presa si è visto poche volte (magari visconti con "ossessione", r.scott con "i duellanti", spielberg con "duel"). peccato che un grande regista ed intellettuale come ppp sia stato così criticato e vituperato, per certi versi oggi dimenticato. troppo scomodo?? troppo "azzeccatamente" profetico nel raccontarci l'involuzione del belpaese? chi può dirlo... il suo sguardo, la sua poetica tragicità, l'uso delle immagini, della musica non si sono più viste...i suoi film non si dimenticano. e la storia di cataldi vittorio, in arte accattone è uno dei suoi film più belli. per certi versi imperfetto, ma di grande forza.
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certo che come opera prima è veramente straordinaria. un esordio di questo livello dietro la macchina da presa si è visto poche volte (magari visconti con "ossessione", r.scott con "i duellanti", spielberg con "duel"). peccato che un grande regista ed intellettuale come ppp sia stato così criticato e vituperato, per certi versi oggi dimenticato. troppo scomodo?? troppo "azzeccatamente" profetico nel raccontarci l'involuzione del belpaese? chi può dirlo... il suo sguardo, la sua poetica tragicità, l'uso delle immagini, della musica non si sono più viste...i suoi film non si dimenticano. e la storia di cataldi vittorio, in arte accattone è uno dei suoi film più belli. per certi versi imperfetto, ma di grande forza.
"..ma non chiamarmi vittorio, chiamami accattone. di vittorio cè ne sò tanti, di accattone cè sò solo io". Già.
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nicola pice
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martedì 31 ottobre 2006
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"dolcezza, purezza e diversità"
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Pier Paolo Pasolini è stato l'ultimo vero intellettuale italiano. Non è, dunque, mia intenzione fare vano esercizio retorico, parlando di "Accattone", sovrapponendomi all'insopportabile chiacchiericcio che ha fatto da sottofondo alla ruomorosa grancassa mediatica dei ricordi, delle analisi, in occasione delle celebrazioni postume nel recente trentennale (anno 2005) della morte del nostro. Operazione, questa, inutile che nulla aggiunge alla sua figura umana ed intellettuale e che stride perchè fatta proprio da parte di coloro la cui inutilità era stata certificata da Pasolini. La cultura, come l'abbiamo intesa, è morta e tutto ciò che ruota intorno alla comunicazione è insulso, nel caso migliore, oppure funzionale all'ortodossia iperliberista, nel caso peggiore.
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Pier Paolo Pasolini è stato l'ultimo vero intellettuale italiano. Non è, dunque, mia intenzione fare vano esercizio retorico, parlando di "Accattone", sovrapponendomi all'insopportabile chiacchiericcio che ha fatto da sottofondo alla ruomorosa grancassa mediatica dei ricordi, delle analisi, in occasione delle celebrazioni postume nel recente trentennale (anno 2005) della morte del nostro. Operazione, questa, inutile che nulla aggiunge alla sua figura umana ed intellettuale e che stride perchè fatta proprio da parte di coloro la cui inutilità era stata certificata da Pasolini. La cultura, come l'abbiamo intesa, è morta e tutto ciò che ruota intorno alla comunicazione è insulso, nel caso migliore, oppure funzionale all'ortodossia iperliberista, nel caso peggiore. A distanza di trent'anni che senso ha avuto celebrare un intellettuale "eretico", che nel suo paese è stato combattuto a destra, mal sopportato a sinistra, ritenuto moralmente "indegno"? Un'analisi critica, sincera e profonda, su Pier Paolo Pasolini in Italia è stata fatta solo da una ristretta cerchia di intellettuali "povere anime belle", per lo più suoi amici, anche loro reietti o quasi. Pensare che, mentre in queste lande veniva processato a piè spinto, all'estero veniva studiato con attenzione e faceva dire, per esempio, ad Alain Resnais che "l'impatto sul mondo della cultura di Pasolini è paragonabile solo a quello di Marcuse". Trent'anni dopo, con tutte le incognite che pesano come un macigno sulla sua morte, sarebbe stato giusto avere il buon gusto di tacere e avviare, invece, una profonda riflessione su ciò che è diventato questo paese, come lui aveva lucidamente ed ereticamente profetizzato. Un paese consegnato chiavi in mano alla televisione, confuso, ignorante, stordito, pieno del proprio vuoto cinico benessere. Un paese in cui il tessuto sociale è ormai disgregato, perchè le uniche dinamiche sono quelle economiche, perchè quelle umane ed affettive, invece, sono state azzerate nell'omologazione dei gusti, dei comportamenti. Pasolini aveva visto tutto questo. Oggi, 31.10.2006, Rete 4 (vedete la televisione a volte tra un'insensatezza e l'altra fa anche buona programmazione) alle ore 23 e 52, manda in onda "Accattone".Questo film lascia sempre sgomenti. La vicenda di un sottoproletario in una Roma sbrindellata e solenne come quella che il neorealismo aveva espolorato e che solo un letterato irregolare, una sorta di profugo friulano poteva raccontare.Pier Paolo Pasolini, in questa opera prima, si avvicina al cinema inseguendo una sua idea di narrazione epica e tragica, nella quale gli ultimi della società trovino il loro riscatto.In una "odissea" fatale Accattone vive di espedienti, tradisce gli amici, abbandona la moglie, sfrutta una prostituta, tenta di corrompere una ragazza ingenua, si atteggia come un fanfarone, s'intruppa con dei ladri ed, alla fine, perde la vita in un stupido incidente.Accattone è la traduzione figurativa dell'idea stessa del sottoproletariato nell'immaginario pasoliniano.Ritratto impietoso e, allo stesso tempo, glorificazione dei comportamenti e della morale di una gioventù abbandonata eppure libera e misteriosamente felice.Un film duro, com'è dura la vita nelle periferie dell'inferno del mondo, ma lirico, intriso di uno spiritualismo profondo, di un'amore per gli esseri umani così appassionato e totale che poteva giungere soltanto da un uomo spirituale e tormentato come era Pasolini.Un mistico vestito di abiti laici, un pseudomarxista che aveva come oggetto della propria ricerca intellettuale il "Dio" che è in ogni essere umano.Un umanista d'altri tempi.
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pispus
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giovedì 6 novembre 2003
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vi svelo un segreto: accattone non esiste, si vede solo pasolini
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Dimenticatevi dell'estetica, delle emozioni che avete provato osservando, e chiedetevi un po' se non sono più onesti Sergio Citti e Monicelli
[+] pasolini è inarrivabile e unico !!!
(di alexscorpio)
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eph
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domenica 4 novembre 2001
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capolavoro assoluto
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Questo film dovrebbe essere proiettato nelle scuole. Non mi riusltano altre "opere prime" così religiose, profonde e al tempo stesso (tragicamente) ironiche.
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