paolp78
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giovedì 23 aprile 2020
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patriottismo e coraggio, ma troppa retorica
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Pellicola di indiscusso valore tecnico, molto curata e ben girata.
Il film vuole anche emozionare.
Alcune sequenze centrano splendidamente l'obiettivo, risvegliando in modo vigoroso l'orgoglio nazionale: su tutte quella della lettera della moglie del generale, recapitata in carcere e letta ad alta voce dal secondino, di cui riporto questo passo che mi ha veramente colpito: "Quando non sai qual è la via del dovere, scegli la più difficile".
Come ne "La Grande Guerra" di Monicelli, il sentimento patriottico, acceso dalle angherie del nemico straniero, induce ad atti di eroismo, facendo emergere dignità e coraggio anche da chi proprio non te lo aspetteresti.
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Pellicola di indiscusso valore tecnico, molto curata e ben girata.
Il film vuole anche emozionare.
Alcune sequenze centrano splendidamente l'obiettivo, risvegliando in modo vigoroso l'orgoglio nazionale: su tutte quella della lettera della moglie del generale, recapitata in carcere e letta ad alta voce dal secondino, di cui riporto questo passo che mi ha veramente colpito: "Quando non sai qual è la via del dovere, scegli la più difficile".
Come ne "La Grande Guerra" di Monicelli, il sentimento patriottico, acceso dalle angherie del nemico straniero, induce ad atti di eroismo, facendo emergere dignità e coraggio anche da chi proprio non te lo aspetteresti.
Il film però è macchiato da alcune scene di eccessiva retorica, che fanno venir meno il realismo della narrazione.
Tra le altre segnalo, in questo senso, la scena in cui i prigionieri in attesa della fucilazione vengono rinchiusi nella stessa cella, dove si abbandonano a dialoghi marcatamente artefatti e forzatamente idealistici, che proprio per questo perdono di incisività; oppure ancora la scena del colloquio poco credibile tra il colonnello tedesco e il detenuto Banchelli, che con frasi di stile ostenta eroismo prima di venire torturato.
La parte della pellicola che invece ho maggiormente apprezzato è la prima, fino alla cattura del protagonista, interpretato dal sempre bravo Vittorio De Sica, che in questa prima parte del film dà il meglio di se (forse perchè più dentro la parte).
Questi prime tre quarti d'ora del film li ho trovati particolarmente ispirati e direi anche delicati, capaci di toccare nel vivo ed al contempo di descrivere la realtà quotidiana della gente comune in quel particolarissimo periodo storico.
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no_data
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domenica 3 aprile 2016
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vero cinema
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Bellissimo film, quando non servivano effetti speciali per colpire lo spettatore.
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luca scialò
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mercoledì 7 settembre 2011
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finto generale segue fino alla fine il suo destino
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Genova, 1943. Emanuele Bardone (Vittorio De Sica) è amante del gioco e delle belle donne, vizi che costano e che lo portano a spacciarsi per un Generale che ha buoni rapporti con i gerarchi nazisti per chiedere soldi a famiglie che confidano in lui per salvare propri cari messi all'arresto. Questo sistema lo porta però ad essere arrestato dai nazisti, che lo ritengono davvero un Generale. In fondo, siamo nella fase finale del Regime fascista e dunque i gerarchi militari perdevano grado e onore. Ma Bardone, visto il coraggio di quanti erano realmente militari pronti a farsi uccidere pur di non tradire i propri compagni della resistenza, decide di mantenere la parte del Generale fino alla fine.
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Genova, 1943. Emanuele Bardone (Vittorio De Sica) è amante del gioco e delle belle donne, vizi che costano e che lo portano a spacciarsi per un Generale che ha buoni rapporti con i gerarchi nazisti per chiedere soldi a famiglie che confidano in lui per salvare propri cari messi all'arresto. Questo sistema lo porta però ad essere arrestato dai nazisti, che lo ritengono davvero un Generale. In fondo, siamo nella fase finale del Regime fascista e dunque i gerarchi militari perdevano grado e onore. Ma Bardone, visto il coraggio di quanti erano realmente militari pronti a farsi uccidere pur di non tradire i propri compagni della resistenza, decide di mantenere la parte del Generale fino alla fine.
Rossellini traspone un racconto di Indro Montanelli, che esalta da un lato le virtù degli italiani e dall'altro sottolinea ma non condanna la codardia di altri. Un mix presente nella figura di Emanuele Bardone, prima vile truffatore sulla pelle della gente, poi eroe di un'Italia allo sbando.
Leone d'oro a Venezia ex aequo con La grande guerra di Mario Monicelli. Nastro d'argento per il film.
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renato c.
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sabato 26 febbraio 2011
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grande rossellini e grande de sica
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Un film che fa un ottimo ritratto della situazione del nord-Italia tra l'8 Settembre del '43 ed il 25 Aprile del'45.
La gente stanca e affamata, inoltre sempre nel timore di continui bombardamenti; c'erano gli idealisti, che spesso venivano catturati e deportati in Germania, e chi si arrangiava come poteva. Di questi ultimi faceva parte il personaggio interpretato da Vittorio De Sica (tra l'altro nella sua prima parte drammatica!) che pur essendo buono d'animo, speculava sulle disgrazie altrui e si lasciava trascinare nel vizio del gioco. Sapeva comunque raccontarla bene nel ruolo di benefattore e quando poteva, aiutava veramente. Quando poi ha accettato di sostituirsi al generale Della Rovere e si è trovato in cella con chi veramente faceva la resistenza, ha iniziato a poco a poco ad ave
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Un film che fa un ottimo ritratto della situazione del nord-Italia tra l'8 Settembre del '43 ed il 25 Aprile del'45.
La gente stanca e affamata, inoltre sempre nel timore di continui bombardamenti; c'erano gli idealisti, che spesso venivano catturati e deportati in Germania, e chi si arrangiava come poteva. Di questi ultimi faceva parte il personaggio interpretato da Vittorio De Sica (tra l'altro nella sua prima parte drammatica!) che pur essendo buono d'animo, speculava sulle disgrazie altrui e si lasciava trascinare nel vizio del gioco. Sapeva comunque raccontarla bene nel ruolo di benefattore e quando poteva, aiutava veramente. Quando poi ha accettato di sostituirsi al generale Della Rovere e si è trovato in cella con chi veramente faceva la resistenza, ha iniziato a poco a poco ad avere rimorsi di coscienza e quando ha visto il compagno di cella torturato arrivare al suicidio per non parlare, si è convertito del tutto,tanto che alla fine va volontariamente davanti al plotone d'esecuzione facendo coraggio ai compagni di sventura!
Personaggio particolare in questo film è stato il colonnello Mueller, ufficiale nazista privo di scrupoli, che usava qualunque mezzo per ottenere ciò che voleva (tant'è vero che fa torturare anche De Sica per farlo sembrare un martire davanti ai compagni di prigionia, e quindi ottenere la loro fiducia per carpire i loro segreti!) però con un fondo umano tant'è vero che cerca di salvare la vita a De Sica quando egli si reca spontaneamente davanti al plotone di esecuzione! Provando anche un senso di ammirazione per quell'uomo! "Sono io che ho sbagliato!" dirà alla fine!
Film che scorre bene con ottimo intrattenimento con piccole parti alle bellissime Sandra Milo e Giovanna Ralli (quest'ultima era particolarmente sexy con quel corsetto!) merita decisamente i premi ottenuti e consacrano De Sica grande attore in tutti i sensi, oltre che grande regista!
Un omaggio particolare anche a Indo Montanelli, autore del racconto e co-autore della sceneggiatura!
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sandy orlando
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mercoledì 21 luglio 2010
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il cinema che era "cinema"
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quando il cinema aveva un altro sapore e odore...Ogni cosa in questo film-documento di Rossellini ha un suo doppio valore..:cinematografico, perchè inserito in un contesto e in una storia di finzione, la vicenda dell'irresistibile truffatore Bardone alle prese con piccole truffe, donne e gioco d'azzardo, e storico perchè accostato alla storia "Storia" della seconda guerra mondiale, del clima bellico in Italia, della disperazione delle famiglie alla ricerca dei propri cari dispersi in guerra,della lotta partigiana per la libertà. E la superba interpretazione di un De sica ,sempre brillante ma capace di grandi slanci e toni sottilmente drammatici, raccoglie un pò l'anima di questo film che parte appunto quasi leggero e termina nel dramma più inaspettato.
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quando il cinema aveva un altro sapore e odore...Ogni cosa in questo film-documento di Rossellini ha un suo doppio valore..:cinematografico, perchè inserito in un contesto e in una storia di finzione, la vicenda dell'irresistibile truffatore Bardone alle prese con piccole truffe, donne e gioco d'azzardo, e storico perchè accostato alla storia "Storia" della seconda guerra mondiale, del clima bellico in Italia, della disperazione delle famiglie alla ricerca dei propri cari dispersi in guerra,della lotta partigiana per la libertà. E la superba interpretazione di un De sica ,sempre brillante ma capace di grandi slanci e toni sottilmente drammatici, raccoglie un pò l'anima di questo film che parte appunto quasi leggero e termina nel dramma più inaspettato..Grande cinema
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rafpescdor
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lunedì 3 novembre 2008
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de sica- bertone super star!!!
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Visto e rivisto decine di volte,lo annovero tra i piu bei film di sempre.De sica nella scena finale riesce a commuovermi e nello stesso tempo esaltarmi,come solo la scena finale della Grande guerra e'riuscita gia'a fare.
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paradoziz
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martedì 6 novembre 2007
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"scamarci e muccini andate a zappare"
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il patriottismo del finale rende un pò troppo "sabauda" e retorica la solita figura romantica dell'eroe sfortunato.ma complessivamente il film è di alta caratura rispetto alla "basura" del cinema italiano di oggi. di conseguenza scamarcetti e muccini andate a zappare
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mike 70
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giovedì 13 settembre 2007
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grande
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Questo film è un capolavoro ed ogni volta che lo rivedo dona emozioni che accattivano ogni attenzione. E' un film stupedno, in cui il grande De Sica manifesta pienamente le propria eccelse qualità. Peccato che sia scomparso!
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werther
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mercoledì 26 aprile 2006
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quando il cinema era cinema !
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Quando il cinema era Cinema e non videogioco. Quando il cinema era Attore, Regia, Sceneggiatura e non un susseguirsi indigesto di effetti senza cause. Ecco, in quel tempo nacque "Il generale Della Rovere", in cui un caleidoscopico Vittorio De Sica si comporta come un pittore che, nel proprio capolavoro, non dimentica di inserire neanche uno dei colori presenti sulla sua tavolozza. Sarebbe scontanto, anche se non ingiusto, considerare la pellicola solo dal punto di vista politico e sociale. Ma, a chi scrive, interessa soprattutto porre l'accento sulle capacità attoriali del protagonista: istrioniche nel raffigurare quel Bardone che vive di espedienti, fin sempre più drammatiche e alte quando quel maneggione che si spaccia per colonnello si convince che può e deve essere il generale Della Rovere.
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Quando il cinema era Cinema e non videogioco. Quando il cinema era Attore, Regia, Sceneggiatura e non un susseguirsi indigesto di effetti senza cause. Ecco, in quel tempo nacque "Il generale Della Rovere", in cui un caleidoscopico Vittorio De Sica si comporta come un pittore che, nel proprio capolavoro, non dimentica di inserire neanche uno dei colori presenti sulla sua tavolozza. Sarebbe scontanto, anche se non ingiusto, considerare la pellicola solo dal punto di vista politico e sociale. Ma, a chi scrive, interessa soprattutto porre l'accento sulle capacità attoriali del protagonista: istrioniche nel raffigurare quel Bardone che vive di espedienti, fin sempre più drammatiche e alte quando quel maneggione che si spaccia per colonnello si convince che può e deve essere il generale Della Rovere. Bisogna saperla ascoltare, la voce di De Sica, quel modo di porgere così suadente e posticcio all'inizio, quando cerca invano di darsi le credenziali di salvatore di prigionieri italiani. Voce che poi, pian piano, quasi impercettibilmente muta, diventa accorata, sofferta, coraggiosa, senza che neanche per un attimo emergano le affettature iniziali. Il modo in cui De Sica, prima di andare incontro alla morte, apostrofa il militare tedesco con un "Che ne sa, lei, di una notte come questa?!" è davvero prossimo a un'imperitura incisione nel bronzo. E in modo sconvolgentemente asciutto, essenziale, lontanissimo dalla retorica che ridicolizzerebbe la scena, quel generale sa pronunciare un "Viva l'Italia!" che provoca apnea in chi guarda - e sa ascoltare - la scena dell'uccisione.
Pare che De Sica avesse paura di affrontare un ruolo serio come questo.Forse, è solo letteratura; certo è che Rossellini, da grande conoscitore di cinema e di attori, non si preoccupa di imbrigliare la superlativa forza di De Sica e, come farà Visconti con la Magnani in "Bellissima" (e non viceversa come Pasolini con la stessa attrice in "Mamma Roma"), costruisce un prezioso gioiello in cui incastonare tutta quell'arte.
Efficacissimo e di pregio il contraltare a tutto cìò della presenza di Vittorio Caprioli, Sandra Milo e Giovanna Ralli: un gran diadema alla strepitosa grandezza di Vittorio De Sica.
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[+] vero
(di sandy orlando)
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