luigi chierico
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martedì 25 febbraio 2014
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superlativo ma per pochi
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Non ho la pretesa di recensire questo famoso, tristissimo, quanto bellissimo film francese, come francese era l’illustre scrittore Emilio Zola dal cui testo “Assomoir”, è stata tratta la storia.
Ho un obbligo morale in qualità di cinefilo, avendo avuto la fortuna di vederlo quando tutto il cinema internazionale offriva films non solo tutti più che discreti, mai pessimi, ma tanti altri ottimi o,addirittura, veri capolavori. Ti restavano dentro.
Le loro vicende toccavano il cuore quando dovevano raccontare la verità.
Non penso soltanto al realismo o verismo del cinema italiano del dopoguerra.
Molti particolari si sono persi nella nebbia del tempo, ma l’essenziale è sopravissuto. Posso quindi serenamente scrivere che René Clément, avvalendosi di attori del calibro di Suzy Delair, Maria Schell, François Périer, Armand Mestral, ottenne il risultato voluto, candidato all’oscar, premio degli artisti.
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Non ho la pretesa di recensire questo famoso, tristissimo, quanto bellissimo film francese, come francese era l’illustre scrittore Emilio Zola dal cui testo “Assomoir”, è stata tratta la storia.
Ho un obbligo morale in qualità di cinefilo, avendo avuto la fortuna di vederlo quando tutto il cinema internazionale offriva films non solo tutti più che discreti, mai pessimi, ma tanti altri ottimi o,addirittura, veri capolavori. Ti restavano dentro.
Le loro vicende toccavano il cuore quando dovevano raccontare la verità.
Non penso soltanto al realismo o verismo del cinema italiano del dopoguerra.
Molti particolari si sono persi nella nebbia del tempo, ma l’essenziale è sopravissuto. Posso quindi serenamente scrivere che René Clément, avvalendosi di attori del calibro di Suzy Delair, Maria Schell, François Périer, Armand Mestral, ottenne il risultato voluto, candidato all’oscar, premio degli artisti. Ha girato la pellicola in un bianco e nero, sono queste forse le sole tinte dell’anima quando è nella gioia o nella tristezza più profonda?
Sovrasta su tutti e tutto la sempre magnifica Maria Schell, interprete di grandissimo spessore, capace di recitare con i soli occhi, finestra su un mondo povero e fatto di illusioni e delusioni,qual è la sua vita. Con Leopardi potrebbe dire: “ O natura,o natura,perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?”
Veste i panni della fatica, di un lavoro pesante, gli stracci di amori falliti, i suoi occhi sono le sue labbra, potrebbe anche non parlare, non dire nulla, chiudersi in un silenzio assoluto, impenetrabile, e la sentiresti urlare il suo dolore, la sua disperazione. La ricordo nelle vesti della dolce fanciulla Nastenka nel film “Le notti bianche”, premiato a Venezia con il Leone d’oro.
Non c’è solo la miseria, vi è la cattiveria umana, la peggiore, il lavoro faticoso che abbruttisce: tutto il mondo si accanisce contro la povera Gervaise, che pare non aver diritto neanche d’amare; sfruttata da un dongiovanni, trascurata da un falegname dedito all’alcool, dopo aver subito un incidente, lasciata solo da un operaio finito in galera per motivi politici. Cosa sostiene la sventurata creatura così tanto segnata dal destino? Due figli e la speranza di incontrare l’Amore.
Non svelerò fino in fondo questa tragedia, raccontata con mano sapiente, con immagini lapidarie, perché spetta allo spettatore accostarsi o meno ad un film che non è un invito al divertimento, ma alla partecipazione ad un dolore che ha le sue radici nella povertà , in quella che da sempre attanaglia molta gente, sino ai tempi nostri che tante persone ha portato al suicidio per vicissitudini finanziarie, anche qui la cattiveria umana, la peggiore.
Io, cinefilo, correrei a rivederlo sul grande schermo, perché i grandi film non sono fatti per essere visti in piccolo, sono per i grandi amanti del bel cinema di tutti i tempi, non solo quelli d’ “Altri tempi”!chigi
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luigi chierico
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sabato 1 marzo 2014
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superlativo ma per pochi
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Non ho la pretesa di recensire questo famoso, tristissimo, quanto bellissimo film francese, come francese era l’illustre scrittore Emilio Zola dal cui testo “Assomoir”, è stata tratta la storia.
Ho un obbligo morale in qualità di cinefilo, avendo avuto la fortuna di vederlo quando tutto il cinema internazionale offriva films non solo tutti più che discreti, mai pessimi, ma tanti altri ottimi o,addirittura, veri capolavori. Ti restavano dentro.
Le loro vicende toccavano il cuore quando dovevano raccontare la verità.
Non penso soltanto al realismo o verismo del cinema italiano del dopoguerra.
Molti particolari si sono persi nella nebbia del tempo, ma l’essenziale è sopravissuto. Posso quindi serenamente scrivere che René Clément, avvalendosi di attori del calibro di Suzy Delair, Maria Schell, François Périer, Armand Mestral, ottenne il risultato voluto, candidato all’oscar, premio degli artisti.
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Non ho la pretesa di recensire questo famoso, tristissimo, quanto bellissimo film francese, come francese era l’illustre scrittore Emilio Zola dal cui testo “Assomoir”, è stata tratta la storia.
Ho un obbligo morale in qualità di cinefilo, avendo avuto la fortuna di vederlo quando tutto il cinema internazionale offriva films non solo tutti più che discreti, mai pessimi, ma tanti altri ottimi o,addirittura, veri capolavori. Ti restavano dentro.
Le loro vicende toccavano il cuore quando dovevano raccontare la verità.
Non penso soltanto al realismo o verismo del cinema italiano del dopoguerra.
Molti particolari si sono persi nella nebbia del tempo, ma l’essenziale è sopravissuto. Posso quindi serenamente scrivere che René Clément, avvalendosi di attori del calibro di Suzy Delair, Maria Schell, François Périer, Armand Mestral, ottenne il risultato voluto, candidato all’oscar, premio degli artisti. Ha girato la pellicola in un bianco e nero, sono queste forse le sole tinte dell’anima quando è nella gioia o nella tristezza più profonda?
Sovrasta su tutti e tutto la sempre magnifica Maria Schell, interprete di grandissimo spessore, capace di recitare con i soli occhi, finestra su un mondo povero e fatto di illusioni e delusioni,qual è la sua vita. Con Leopardi potrebbe dire: “ O natura,o natura,perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?”
Veste i panni della fatica, di un lavoro pesante, gli stracci di amori falliti, i suoi occhi sono le sue labbra, potrebbe anche non parlare, non dire nulla, chiudersi in un silenzio assoluto, impenetrabile, e la sentiresti urlare il suo dolore, la sua disperazione. La ricordo nelle vesti della dolce fanciulla Nastenka nel film “Le notti bianche”, premiato a Venezia con il Leone d’oro.
Non c’è solo la miseria, vi è la cattiveria umana, la peggiore, il lavoro faticoso che abbruttisce: tutto il mondo si accanisce contro la povera Gervaise, che pare non aver diritto neanche d’amare; sfruttata da un dongiovanni, trascurata da un falegname dedito all’alcool, dopo aver subito un incidente, lasciata sola da un operaio finito in galera per motivi politici. Cosa sostiene la sventurata creatura così tanto segnata dal destino? Due figli e la speranza di incontrare l’Amore.
Non svelerò fino in fondo questa tragedia, raccontata con mano sapiente, con immagini lapidarie, perché spetta allo spettatore accostarsi o meno ad un film che non è un invito al divertimento, ma alla partecipazione ad un dolore che ha le sue radici nella povertà , in quella che da sempre attanaglia molta gente, sino ai tempi nostri che tante persone ha portato al suicidio per vicissitudini finanziarie, anche qui la cattiveria umana, la peggiore.
Io, cinefilo, correrei a rivederlo sul grande schermo, perché i grandi film non sono fatti per essere visti in piccolo, sono per i grandi amanti del bel cinema di tutti i tempi, non solo quelli d’ “Altri tempi”!chigi
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