davidecomotti
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venerdì 27 giugno 2014
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ritual: capolavoro surreale, gotico e polanskiano
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Il fatto che un film indipendente italiano approdi nelle sale è di per sé un evento degno di nota e orgoglio: se poi nel cast è presente un famosissimo regista e attore come Alejandro Jodorowsky, il tutto desta ancora una maggiore curiosità, ampiamente ripagata dall’ottima riuscita del film. Stiamo parlando di Ritual – Una storia psicomagica (2013) di Giulia Brazzale e Luca Immesi, al loro esordio nel lungometraggio. Opera di grande valore e interesse sotto vari punti di vista, narrativo e recitativo, estetico e tecnico, è un autentico film d’autore che non si lascia rinchiudere in un preciso genere ma spazia dal thriller (para)psicologico al dramma, passando attraverso il surrealismo e il gotico popolare.
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Il fatto che un film indipendente italiano approdi nelle sale è di per sé un evento degno di nota e orgoglio: se poi nel cast è presente un famosissimo regista e attore come Alejandro Jodorowsky, il tutto desta ancora una maggiore curiosità, ampiamente ripagata dall’ottima riuscita del film. Stiamo parlando di Ritual – Una storia psicomagica (2013) di Giulia Brazzale e Luca Immesi, al loro esordio nel lungometraggio. Opera di grande valore e interesse sotto vari punti di vista, narrativo e recitativo, estetico e tecnico, è un autentico film d’autore che non si lascia rinchiudere in un preciso genere ma spazia dal thriller (para)psicologico al dramma, passando attraverso il surrealismo e il gotico popolare. La giovane stilista Lia (Désirée Giorgetti) intrattiene una relazione perversa con il sadico Viktor (Ivan Franek): il loro già precario equilibrio si spezza quando la ragazza rimane incinta e l’uomo la costringe ad abortire. Su consiglio del suo psicologo, Lia fugge dall’amante e raggiunge la zia Agata, una “guaritrice”, nella sua casa di campagna a Mason, uno sperduto paesino veneto dove passava le estati da bambina. L’atmosfera apparentemente tranquilla viene turbata dalle visioni di Lia, che incontra due strani bambini e una donna misteriosa.
L’atmosfera sospesa e inquietante che si respira in tutto il film (soprattutto nella seconda parte) nasce da quel “gotico padano” che affonda le proprie radici nelle leggende popolari e superstizioni di un nucleo chiuso come il villaggio rappresentato. Viene in mente, per certi versi, il Pupi Avati de La casa dalle finestre che ridono o L’arcano incantatore, e ancora più da vicino Lorenzo Bianchini (Custodes bestiae, Oltre il guado). La protagonista si muove in un mondo di folclore e leggende popolari, creature magiche e antiche nenie che finiscono per avvolgere lo spettatore creando un senso di inquietudine e al contempo di fascino. Ma Ritual è altro ancora, e gli elementi della cultura veneta si fondono con tratti marcatamente surrealisti. Attenzione però, non siamo in un film surrealista, ma in una vicenda narrata linearmente che concede spazi al surrealismo e alla psicomagia di Jodorowsky, che compare in un cameo (il film è infatti liberamente tratto dal suo libro La danza della realtà, e all’interno di Ritual ci sono sequenze raffiguranti atti psicomagici). Ritual è inoltre un dramma psicologico dal sapore polanskiano (e zulawskiano in certi momenti), in cui la fragile e allucinata protagonista scivola man mano in un abisso di follia. Ritual è tutto questo, amalgamato con eleganza da un’ottima regia.
Grande merito va anche al cast, tutti attori in parte che regalano performance intense: la protagonista Désirée Giorgetti, attrice di cinema e teatro che dimostra di essere un’interprete matura e completa, l’espressivo attore ceco Ivan Franek, Anna Bonasso (zia Agata) e il “fulciano” Cosimo Cinieri.
Ritualè un’autentica lezione di cinema non solo dal punto di vista narrativo e recitativo, ma anche estetico e tecnico. È il primo film in Italia (e uno dei primi in Europa) ad essere girato con la Red Epic 5K, e la qualità video e audio risultano eccezionali, valorizzate da un’ottima fotografia e dalla composizione delle inquadrature. Notevole fascino rivestono anche le musiche, a ulteriore conferma di come i due registi abbiano sviluppato una concezione di cinema inteso come “arte totale”, ammaliante sinestesia di immagini e suoni.
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noretta64
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lunedì 30 giugno 2014
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simbolico, suggestivo, magico!
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Si tratta di un noir psicologico che ricorda Polanski, Almodovar e Lynch. E' dedicato interamente ad un viaggio nell’inconscio della protagonista.
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Si tratta di un noir psicologico che ricorda Polanski, Almodovar e Lynch. E' dedicato interamente ad un viaggio nell’inconscio della protagonista. La realtà si perde nel sogno e viceversa, ma quale sia il sogno e quale sia la verità lo si scopre solo poco alla volta e del tuttto solo alla fine. E’ un film che scava nel profondo e fa riflettere.
Simbolico, suggestivo, magico, metaforico, intellettualmente stimolante; mi è piaciuto moltissimo, soprattutto per l'approfondimento psicologico fatto sul personaggio di Lia, interpretata dall’intensissima Desiree Giorgetti e per la forza melodrammatica del suo uomo, Ivan Franek, sadico e a mio parere, volutamente istrionico, nella sua psicopatia. Da vedere.
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olivia24
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martedì 15 luglio 2014
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straordinaria favola magica e nera
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Ha poco a che fare con il cinema italiano. Spettacolare l’atmosfera onirica, le ambientazioni, i costumi, la storia che è una favola magica e nera. Non è un film per chi è passivo di fronte allo schermo o per chi si è assuefatto ai cliché. In bilico tra realtà e illusione, ricorda le tende di velluto rosso, i nani danzanti, le allucinazioni dei film di Lynch. Non è solo un noir è anche una drammatica storia d'amore sado-maso, dove Lia abortisce perché completamente succube di Viktor, il suo fidanzato, un grottesco pagliaccio, infantile e artefatto nei modi. Un uomo che come tanti bamboccioni odierni indossa una maschera per potersi muovere nel mondo e che si nutre dell'energia vitale della sua donna.
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Ha poco a che fare con il cinema italiano. Spettacolare l’atmosfera onirica, le ambientazioni, i costumi, la storia che è una favola magica e nera. Non è un film per chi è passivo di fronte allo schermo o per chi si è assuefatto ai cliché. In bilico tra realtà e illusione, ricorda le tende di velluto rosso, i nani danzanti, le allucinazioni dei film di Lynch. Non è solo un noir è anche una drammatica storia d'amore sado-maso, dove Lia abortisce perché completamente succube di Viktor, il suo fidanzato, un grottesco pagliaccio, infantile e artefatto nei modi. Un uomo che come tanti bamboccioni odierni indossa una maschera per potersi muovere nel mondo e che si nutre dell'energia vitale della sua donna. ”Viktor non è cattivo, è solo un bambino” esclama Lia prima del gran finale a sorpresa. “Lia, Lia, Lia” chiama incessantemente Viktor, è dipendente da lei. Crede di essere un duro, un maschio vincente tutto d’un pezzo ma non è altro che un meschino, dipendente e bisognoso, e per questo suscita, alla fine, la pietà dello spettatore. Straordinaria l’interpretazione della zia Agata, psicologa del villaggio che tenterà di curare con un rito jodoroskiano il profondo senso di colpa della nipote dovuto all’aborto. Coraggiosi gli autori che toccano con delicatezza un argomento ancora tabù. Bellissima la poesia che Jodorosky recita alla vecchia zia, sua moglie. Ma il film non è solo questo, è molto di più. Profondamente intelligente, non per tutti, per chi ama riflettere.
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(di kronos)
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emma
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lunedì 23 gennaio 2017
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un'affascinante e ipnotica opera prima
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Ritual, opera prima dei registi Luca Immesi e Giulia Brazzale, è un film introspettivo e profondo, che penetra nell'animo umano per analizzarlo. E' un thriller psicologico che affonda le sue radici nella cultura popolare veneta, unendo la tradizione del nord Italia alla psicomagia di Jodorowski, il quale è presente anche nel cast. Ritual scava nell'inconscio della protagonista, portando alla luce i segreti e le inquietudini nascoste nell'animo umano e lo fa con un linguaggio originale e convincente che lo rende avvincente e mai scontato.
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elisabetta
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lunedì 23 gennaio 2017
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un'affascinante e ipnotica opera prima
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Ritual è un viaggio all'interno dell'animo umano, per analizzarlo. E' l'opera prima dei due registi Luca Immesi e Giulia Brazzale, che portano sullo schermo un thriller psicologico che scava lnella cultura popolare veneta e che mescola le tradizioni del nord Italia con la psicomagia di Alejandro Jodorowsk, che fa anche parte del cast. Ritual è un viaggio nell'inconscio della protagonista, dalla quale emergono segreti e inquietudini, e lo fa attraverso un linguaggio originale e mai scontato che rende il film avvincente e mai banale.
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