peer gynt
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domenica 18 maggio 2014
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noia pseudo-rohmeriana, personaggi senza qualita'
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Piatto realismo che sa di cinema francese (Rohmer appunto), senza stile e senza storia. Il protagonista, un bambinone cresciuto solo fisicamente ma del tutto immaturo, si lascia vivere addosso dai personaggi che incontra. Vero uomo senza qualità, vaga senza scopo per le vie di Parigi con una patetica borsetta di plastica in mano, incontra ragazze coreane e le frequenta, indeciso sul da farsi, ma soprattutto fugge qualsiasi decisione, fin quando viene richiamato di fronte alle sue responsabilità grazie alla menzogna (la sua compagna lo fa tornare da Parigi, dove da sedicente pittore è andato a cercare ispirazione, fingendosi incinta). Questo finto cinema europeo impegnato che spesso la cinematografia orientale ama imbastire a nostro uso e consumo manifesta tutta la sua vuota maniera in una scelta musicale senza senso (la settima sinfonia di Beethoven nel suo movimento più noto) e in quel cielo azzurro con nuvole, finto, oleografico, infantile, che chiude un film oltretutto troppo lungo.
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Piatto realismo che sa di cinema francese (Rohmer appunto), senza stile e senza storia. Il protagonista, un bambinone cresciuto solo fisicamente ma del tutto immaturo, si lascia vivere addosso dai personaggi che incontra. Vero uomo senza qualità, vaga senza scopo per le vie di Parigi con una patetica borsetta di plastica in mano, incontra ragazze coreane e le frequenta, indeciso sul da farsi, ma soprattutto fugge qualsiasi decisione, fin quando viene richiamato di fronte alle sue responsabilità grazie alla menzogna (la sua compagna lo fa tornare da Parigi, dove da sedicente pittore è andato a cercare ispirazione, fingendosi incinta). Questo finto cinema europeo impegnato che spesso la cinematografia orientale ama imbastire a nostro uso e consumo manifesta tutta la sua vuota maniera in una scelta musicale senza senso (la settima sinfonia di Beethoven nel suo movimento più noto) e in quel cielo azzurro con nuvole, finto, oleografico, infantile, che chiude un film oltretutto troppo lungo. Tradurre, e male, il cinema di Rohmer, non significa fare cinema!
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