raoul duke
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martedì 3 giugno 2014
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un western "ombra"
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Non c'è dubbio: La rossa ombra di Riata non è un capolavoro. Qualcosa però ce lo regala lo stesso, riuscendo a tenere un ritmo decente per quasi due ore, con una partenza abbastanza energica ma con un declino continuo che getta un'ombra di vacuità dura da sopportare in un film western. Apprezzabile il tentativo psicologico, visibile ad un occhio attento, dove il confine bene/male si sgretola a colpi di pistola. Interessante la figura ricorrente del personaggio Gutierrez, magistrato devoto alla legge, riconducibile a quella kierkegaardiana dell'Assessore Guglielmo, ma che a causa di uno scarso sviluppo finisce con il diventare più un deus ex machina, un dispensatore di democrazia, che un reale membro della vicenda.
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Non c'è dubbio: La rossa ombra di Riata non è un capolavoro. Qualcosa però ce lo regala lo stesso, riuscendo a tenere un ritmo decente per quasi due ore, con una partenza abbastanza energica ma con un declino continuo che getta un'ombra di vacuità dura da sopportare in un film western. Apprezzabile il tentativo psicologico, visibile ad un occhio attento, dove il confine bene/male si sgretola a colpi di pistola. Interessante la figura ricorrente del personaggio Gutierrez, magistrato devoto alla legge, riconducibile a quella kierkegaardiana dell'Assessore Guglielmo, ma che a causa di uno scarso sviluppo finisce con il diventare più un deus ex machina, un dispensatore di democrazia, che un reale membro della vicenda. Al limite del grottesco i quattro banditi Frenk Brend, Jacob, Gorilla e Rotaja, specialmente gli ultimi due, che rischiano di sembrare ridicoli. E' nel suo stesso sangue che "La rossa ombra di Riata" rischia, durante le due ore, di annegare; un primordiale "Io vi troverò" con meno azione. Una caccia, quella da parte del protagonista sceriffo John Riata, senza pietà, che quasi ci fa dimenticare la breve partenza pseudopacifista ad effetto con la quale il film ha dato il via alle danze. Un film ferito, che perde sangue e non si schiera dalla parte dell'etica, ma che muore con dignità.
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domenico rizzi
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martedì 15 gennaio 2013
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sceriffo pacifista, convertito alla violenza.
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L'ectoplasmatica figura dello sceriffo Riata, impersonato da Richard Harris sembra contenere qualcosa di falso fin dall'inizio del film. Quattro criminali - ovviamente, per diversificare il solito sodalizio, vi si aggiunge un colored e un bandito che ha un pezzo di rotaia al posto di una mano amputata - gli uccidono la moglie e il figlio e fuggono nel Messico, inseguiti dall'uomo. A questo punto entra in gioco anche un tutore della legge messicano, Gonzales (Al Lettieri) che si oppone alla vendetta sommaria dello yankee, ma nonostante ciò, uno dopo l'altro i fuorilegge fanno una brutta fine. L'epoca in cui venne girato questo film decisamente mediocre era influenzata fortemente dallo "spaghetti western" e da "Il mucchio selvaggio", ma è chiaro che Fuller non ottiene nè l'effetto di avvicinarsi a Leone, che è di un altro pianeta, nè tantomeno quello di sfiorare il livello del capolavoro di Sam Peckinpah.
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L'ectoplasmatica figura dello sceriffo Riata, impersonato da Richard Harris sembra contenere qualcosa di falso fin dall'inizio del film. Quattro criminali - ovviamente, per diversificare il solito sodalizio, vi si aggiunge un colored e un bandito che ha un pezzo di rotaia al posto di una mano amputata - gli uccidono la moglie e il figlio e fuggono nel Messico, inseguiti dall'uomo. A questo punto entra in gioco anche un tutore della legge messicano, Gonzales (Al Lettieri) che si oppone alla vendetta sommaria dello yankee, ma nonostante ciò, uno dopo l'altro i fuorilegge fanno una brutta fine. L'epoca in cui venne girato questo film decisamente mediocre era influenzata fortemente dallo "spaghetti western" e da "Il mucchio selvaggio", ma è chiaro che Fuller non ottiene nè l'effetto di avvicinarsi a Leone, che è di un altro pianeta, nè tantomeno quello di sfiorare il livello del capolavoro di Sam Peckinpah. In "la rossa ombra di Riata" la violenza è gratuita e i suoi gesti velleitariamente insistiti senza uno scopo preciso, l'azione di Riata sembra ispirata ad un giustizialismo di maniera, i comportamenti dello sceriffo - che fa rimpiangere, a distanza di soli tre anni, la vigorosa interpretazione de "Un uomo chiamato Cavallo" - appaiono sempre meno convincenti, compreso il finale, decisamente da fumetto, che completa un film costruito male. Assurda anche la sequenza in cui Rod Taylor, l'incallito delinquente che guida il branco, si commuove nel rivedere la figlioletta affidata ad un convento di suore, per non parlare della trovata del pezzo di binario applicato alla mano mancante di uno dei banditi... Vi sono tanti modi di assassinare un western: uno di questi è di girarlo in questo modo.
Domenico Rizzi, scrittore
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