tore717
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giovedì 23 agosto 2007
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divertente, feroce, aggressivo
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Un perfetto esempio di cinema di gran classe. Nel giorno che precede un esecuzione capitale, il giornalista che si dovrebbe occupare del caso decide di sposarsi e partire. Mentre il direttore del giornale le prova tutte per farlo rimanere, il detenuto riesce a fuggire...
Un film che sprizza energia da tutti i pori. Con alcune gag meritevoli di entrare nella storia del cinema, dialoghi appassionanti e divertenti, e una feroce satira sul mondo del giornalismo, si qualifica come uno dei migliori film che abbia mai visto. Risate assicurate, con un jack lennon strepitoso, e un walter matthau che ci regala una delle migliori interpretazioni della sua carriera.
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shockwave13
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martedì 9 aprile 2013
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una buona fusione
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Siamo a Chicago nel 1929, un "sovversivo bolscevico" viene condannato a morte. Un appassionato giornalista (Lemmon) vuole sposarsi e trasferirsi altrove, e per farlo vuole lasciare la vita da "scribacchino". Il direttore del giornale (Matthau) non vuole assolutamente che il suo pupillo levi le tende e fa di tutto per trattenerlo almeno per questo ultimo servizio. Wilder coglie l'occasione per rivisitare alcune figure pubbliche note, come la prostituta, il condannato a morte, ma soprattutto il giornalista, essere cinico e spietato che pensa solo al "pezzo". Un alternarsi brillante di comicità, ironia e amarezza, nonchè profonda verità, di quelle taglienti, che spezzano il film in qualche profondo silenzio.
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Siamo a Chicago nel 1929, un "sovversivo bolscevico" viene condannato a morte. Un appassionato giornalista (Lemmon) vuole sposarsi e trasferirsi altrove, e per farlo vuole lasciare la vita da "scribacchino". Il direttore del giornale (Matthau) non vuole assolutamente che il suo pupillo levi le tende e fa di tutto per trattenerlo almeno per questo ultimo servizio. Wilder coglie l'occasione per rivisitare alcune figure pubbliche note, come la prostituta, il condannato a morte, ma soprattutto il giornalista, essere cinico e spietato che pensa solo al "pezzo". Un alternarsi brillante di comicità, ironia e amarezza, nonchè profonda verità, di quelle taglienti, che spezzano il film in qualche profondo silenzio. C'è da dire che quando il cinema ha una buona fusione con il teatro (ci sono pochissime location) in maniera così semplice e convincente, si direbbero quasi l'una l'estensione dell'altra. La capacità della coppia Matthau-Lemmon è sempre magistrale, anche in quei momenti raffinati. Uno strano grigiore permea questa pellicola, quasi un confine tra vera e propria ironia (della sorte) e grande profondità. Tipico del teatro, rappresentare la "tragedia umana", tipico del cinema esaltarne gli aspetti più o meno inquietanti o divertenti, Prima Pagina rappresenta un buon esperimento di comunicazione a diversi livelli. Un film da vedere.
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[+] questa sì che è commedia!
(di emmylemmon xd)
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mondolariano
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mercoledì 27 aprile 2011
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quando l'immoralità si nasconde nella commedia
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Un pilastro della commedia made in USA, senza pudore nel mostrare la realtà di un sistema profondamente immorale e mascherato da cadenze ridanciane assai poco gradevoli. Quasi odioso, infatti, il bravissimo Walter Matthau, specie nella versione italiana doppiata da Ferruccio Amendola in sostituzione di Renato Turi: una spietata caricatura dello squalo, che non si smentisce nemmeno nello scherzetto finale. Ma anche Jack Lemmon è insolitamente antipatico, ingessato in un abito da cerimonia e facendo continuamente buon viso a cattivo gioco.
Certo la vicenda appartiene alla sua epoca, quando la televisione non c’era e il giornalismo poteva influenzare l’opinione delle masse col suo immenso potere mediatico; ma resta sempre il simbolo di una società disposta a tutto pur di soddisfare il proprio tornaconto.
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Un pilastro della commedia made in USA, senza pudore nel mostrare la realtà di un sistema profondamente immorale e mascherato da cadenze ridanciane assai poco gradevoli. Quasi odioso, infatti, il bravissimo Walter Matthau, specie nella versione italiana doppiata da Ferruccio Amendola in sostituzione di Renato Turi: una spietata caricatura dello squalo, che non si smentisce nemmeno nello scherzetto finale. Ma anche Jack Lemmon è insolitamente antipatico, ingessato in un abito da cerimonia e facendo continuamente buon viso a cattivo gioco.
Certo la vicenda appartiene alla sua epoca, quando la televisione non c’era e il giornalismo poteva influenzare l’opinione delle masse col suo immenso potere mediatico; ma resta sempre il simbolo di una società disposta a tutto pur di soddisfare il proprio tornaconto.
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g. romagna
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mercoledì 21 luglio 2010
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prima pagina
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Hildy (Jack Lemmon), brillante cronista di Chicago, decide di abbandonare il suo mondo per sposarsi ed andare a vivere a Philadelphia (cambiando radicalmente lavoro) con la nuova moglie. Il problema è che decide di licenziarsi in prossimità di uno degli avvenimenti più importanti per la cronaca cittadina: l'esecuzione di uno sprovveduto e supposto comunista (siamo nel 1929) reo di aver ucciso un agente di polizia. Il direttore della sua testata (un brillante Walter Matthau) lo sprona invano a posticipare di un giorno il suo licenziamento per occuparsi del caso. Quando però Hildy si reca sul luogo della notizia per salutare definitivamente i colleghi degli altri quotidiani, se dapprima è reticente, si lascia sempre più catturare dall'aria di scoop esclusivo che sta tirando: l'assassino infatti si rende protagonista di un evasione, e finisce fortuitamente - ed in esclusiva - tra le mani sue e del direttore, giunto lì appositamente.
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Hildy (Jack Lemmon), brillante cronista di Chicago, decide di abbandonare il suo mondo per sposarsi ed andare a vivere a Philadelphia (cambiando radicalmente lavoro) con la nuova moglie. Il problema è che decide di licenziarsi in prossimità di uno degli avvenimenti più importanti per la cronaca cittadina: l'esecuzione di uno sprovveduto e supposto comunista (siamo nel 1929) reo di aver ucciso un agente di polizia. Il direttore della sua testata (un brillante Walter Matthau) lo sprona invano a posticipare di un giorno il suo licenziamento per occuparsi del caso. Quando però Hildy si reca sul luogo della notizia per salutare definitivamente i colleghi degli altri quotidiani, se dapprima è reticente, si lascia sempre più catturare dall'aria di scoop esclusivo che sta tirando: l'assassino infatti si rende protagonista di un evasione, e finisce fortuitamente - ed in esclusiva - tra le mani sue e del direttore, giunto lì appositamente. Un più che avvincente articolarsi di situazioni e colpi di scena ci conduce al finale dove il signor Hildy può finalmente prendere il treno per Philadelphia e realizzare le sue aspettative. Ma non senza un ultimo e spietato colpo di coda... Il giornalismo è un mondo fatto di cinismo, incompetenza, mediocrità ed ipocrisia: questo voleva dirci Wilder con il suo meraviglioso Asso nella Manica, e lo stesso ha voluto ribadire con Prima Pagina, violenta e pungente satira contro una classe professionale dipinta alla stregua di un gruppo di avvoltoi pronti ad avventarsi (assieme ai politici, cui nella vicenda faceva comodo esporre il cadavere di un "comunista" a ridosso delle elezioni) su qualunque preda possa rivelarsi appetibile (manipolando la verità, nemmeno a dirlo) per compiacere i propri superiori e l'opinione pubblica. Lo psicotico furore anticomunista dell'America del tempo è posto in luce con capacità mirabile, e la messa alla berlina di tutti i personaggi presenti (il riuscitissimo cambiamento della visione canonica fa sì che alla fine a salvarsi dal giudizio di condanna sono solamente un assassino ed una prostituta) agisce con efficacia immediata chiamando in causa tutti quei personaggi (e sono tanti!) che pullulano e prosperano nel mondo dell'informazione e della politica costruendosi fortune su fortune tramite lo stesso deprecabile comportamento delle parti qui in gioco.
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elgatoloco
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mercoledì 9 settembre 2020
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capolavoro assoluto, non solo di humor
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"The Front Page"(Billy Wiilder, scritto per lo schermo dallo stesso regista con I:A.DIamond e tratto dalla pièce teatrale omonima del 1928, altre due volte "tradotta" per lo scherno, di Ben Hecht e Charles Mac Arthur, 1974)è veramente un capolavoro assoluto, dove lo humor gorttesco(quando si ricercano le origini dlelo spettaoclo"demenziale"è qui che bisognerebbe cercare, non altrove)e attraverso la demisificazione ironica e umoristica sbugiarda veramente l'esistente. un vero inveramento, cioè del detto latino"Ridendo castigat mores". Giornalisti frenetici alla ricerca della"notizia"da sbattere in prima pagina(qualcosa di ciò verrà poi, anche liguisticamente riproposto, anche in chiave ben lontana dagli States), che però non sono i peggiori esponenti della società, un potere fatto di sceriffi imbecilli quanto imbelli e completamente asserviti al governatore di turno, cui sono legati, trattandosi-negli USA, beninteso-di cariche elettive, di psichiatri di origine viennese(detto dal Viennese di origini ebraiche Billy WIlder)completamente pazzi, da politicanti fanatici che vedono rosso dappertutto(erano gli anni, tra la fine anni 1920-1930, nei quali si sviluppavano i processi indegni per condannare a morte senza prove Sacco e Vanzetti, invero anarchici e non bolscevici, ma la precisione storico-politica non è di questo mondo e tantomeno di certa faciloneria made in the USA)e soprattutto sbattono in faccia al pubblico tali menzogne, una"classe media"succube della propaganda di Stato e ancora prostitute dal cuore d'oro, terroristi che più che altro sono in preda a una forma di"legero delirio"certo non peggiore della logica del potere: tutto questo è narrato, in perfetto stile filmico sempre memore della propria derivazione teatrale(Bazin e la sua"Ontologie du cinéma fremono di gioia.
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"The Front Page"(Billy Wiilder, scritto per lo schermo dallo stesso regista con I:A.DIamond e tratto dalla pièce teatrale omonima del 1928, altre due volte "tradotta" per lo scherno, di Ben Hecht e Charles Mac Arthur, 1974)è veramente un capolavoro assoluto, dove lo humor gorttesco(quando si ricercano le origini dlelo spettaoclo"demenziale"è qui che bisognerebbe cercare, non altrove)e attraverso la demisificazione ironica e umoristica sbugiarda veramente l'esistente. un vero inveramento, cioè del detto latino"Ridendo castigat mores". Giornalisti frenetici alla ricerca della"notizia"da sbattere in prima pagina(qualcosa di ciò verrà poi, anche liguisticamente riproposto, anche in chiave ben lontana dagli States), che però non sono i peggiori esponenti della società, un potere fatto di sceriffi imbecilli quanto imbelli e completamente asserviti al governatore di turno, cui sono legati, trattandosi-negli USA, beninteso-di cariche elettive, di psichiatri di origine viennese(detto dal Viennese di origini ebraiche Billy WIlder)completamente pazzi, da politicanti fanatici che vedono rosso dappertutto(erano gli anni, tra la fine anni 1920-1930, nei quali si sviluppavano i processi indegni per condannare a morte senza prove Sacco e Vanzetti, invero anarchici e non bolscevici, ma la precisione storico-politica non è di questo mondo e tantomeno di certa faciloneria made in the USA)e soprattutto sbattono in faccia al pubblico tali menzogne, una"classe media"succube della propaganda di Stato e ancora prostitute dal cuore d'oro, terroristi che più che altro sono in preda a una forma di"legero delirio"certo non peggiore della logica del potere: tutto questo è narrato, in perfetto stile filmico sempre memore della propria derivazione teatrale(Bazin e la sua"Ontologie du cinéma fremono di gioia...)in uno stile che vede la derisione come arma necessaria contro il roimbecilllimento, che considera la logica del potere una logica sciocca quando stupidamente arbitraria, che se la prende(ma, appunto, non prioritariamente)con gionrali e giornalisti a caccia di titoloni"forti", ma anche con tutto quanto vi ruota attorno, con una c ategoria di perosne che in effetti non è per nulla degna di stare alla pari con quella élite di "idealisti"(sempre che si intenda il lemma non in senso ontologico, ma "comune")che magari si perde troppe volte "per li rami"ma sa rimediare a ciò in virtù di coerenza e di una logica interna talora feroce ma mai capace di abbassarsi al livello della dabbenaggine. Così un film straordinario, in qulche modo impareggiabile, per cui il regisa.autore Wilder aveva rinunciato alla sua logica programmatica"Mai un remake"per costruirne uno originalissimo, "servito"dlla coppia straordinaria composta da Walter Matthau e Jack Lemmon, con compèrimari di tutto rispetto e più come Susan Sarandon, Charles Durning, David Wayne Vincent Gardenia, per citare solo i nomi dei più famosi, tra l'altro, limitandosi dunque in un'elencazione che potrebbe includere, a giusto titolo, moltissimi(e)caratteristi(e)di notevolissimo spessore. UN film ch enon è un monumento a se stesso, ma piuttosto un fikm veramente"cult", da cui si può apprendere smepre e comunque. El Gato
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eugen
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domenica 19 novembre 2023
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aggiungo poco: trovo moto gia''detto e scritto
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"The Front Page"di Billy WIlder(1974)rimane un caposaldo del cinema "umoristico"(non"comico"o meglio non solo comico)di sempre: A)Vi si accusano il ruolo impertiennte e "di sfruttamento della notiza"da parte dei giornali(vista l'ambientazione nel 1929 c'ernao solo giornali, radio e cinema, oggi si dovrebbe parlare di TV, Internet e "social media")e del cinismo di molti giornalisti: B) nel film non si risparmia nessuno: perosnaggi politici "venduti", poizia, terroristi, psichiatri sono "nell'occhio del mirino"di Wilder e dei suoi coautori; C) la bravura degli interpeti , a parte i grandissmi Jack Lemmon e Walter Matthau e'tale, per cui non si puo'che prendere atto di un film che, vista le capacita'espressive degli interpreti stessi/delle interpreti stesse(Susan Sarandon e Carol Burnett nei rispettivi ruoli, ma Vincent Gardenia e David Wayne nei loro, per non fare altri nomi, che pure andrebbero fatti), potenzia ancora di piu'la polemica e quel"rire jaune", "rider giallo"che, con un'ardita sintesi tra il grottesco e la satira,accentua ancora maggiormente la poelmica stessa, senza farla scivolere nella banalita'del semplice"prendere parte"e"schierarsi".
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"The Front Page"di Billy WIlder(1974)rimane un caposaldo del cinema "umoristico"(non"comico"o meglio non solo comico)di sempre: A)Vi si accusano il ruolo impertiennte e "di sfruttamento della notiza"da parte dei giornali(vista l'ambientazione nel 1929 c'ernao solo giornali, radio e cinema, oggi si dovrebbe parlare di TV, Internet e "social media")e del cinismo di molti giornalisti: B) nel film non si risparmia nessuno: perosnaggi politici "venduti", poizia, terroristi, psichiatri sono "nell'occhio del mirino"di Wilder e dei suoi coautori; C) la bravura degli interpeti , a parte i grandissmi Jack Lemmon e Walter Matthau e'tale, per cui non si puo'che prendere atto di un film che, vista le capacita'espressive degli interpreti stessi/delle interpreti stesse(Susan Sarandon e Carol Burnett nei rispettivi ruoli, ma Vincent Gardenia e David Wayne nei loro, per non fare altri nomi, che pure andrebbero fatti), potenzia ancora di piu'la polemica e quel"rire jaune", "rider giallo"che, con un'ardita sintesi tra il grottesco e la satira,accentua ancora maggiormente la poelmica stessa, senza farla scivolere nella banalita'del semplice"prendere parte"e"schierarsi". Eugen
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