carloalberto
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martedì 15 febbraio 2022
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inadeguato rispetto alla storia vera
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L’omonimo documentario del 1950, filmato a testimoniare la straordinaria impresa di Thor Heyerdahl, peraltro premiato con l’Oscar nel 1952, deve essere stato senz’altro più avvincente, anche se girato da dilettanti che di professione facevano gli etnografi, di questa sonnolosa e compassata ricostruzione romanzata del 2012 ad opera di Joachim Rønning e Espen Sandberg, due registi norvegesi dallo stile convenzionale, non a caso scelti da Hollywood nel 2017 per realizzare uno dei tanti Pirati dei Caraibi.
Nonostante il soggetto fosse di per sé potenzialmente idoneo a generare pathos e tensione per i pericoli corsi dall’equipaggio nell’avventurarsi in mare aperto a bordo di una zattera dal Perù alla Polinesia, il film non riesce a coinvolgere emotivamente, nemmeno in quelle che sarebbero dovute essere le sequenze più adrenaliniche.
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L’omonimo documentario del 1950, filmato a testimoniare la straordinaria impresa di Thor Heyerdahl, peraltro premiato con l’Oscar nel 1952, deve essere stato senz’altro più avvincente, anche se girato da dilettanti che di professione facevano gli etnografi, di questa sonnolosa e compassata ricostruzione romanzata del 2012 ad opera di Joachim Rønning e Espen Sandberg, due registi norvegesi dallo stile convenzionale, non a caso scelti da Hollywood nel 2017 per realizzare uno dei tanti Pirati dei Caraibi.
Nonostante il soggetto fosse di per sé potenzialmente idoneo a generare pathos e tensione per i pericoli corsi dall’equipaggio nell’avventurarsi in mare aperto a bordo di una zattera dal Perù alla Polinesia, il film non riesce a coinvolgere emotivamente, nemmeno in quelle che sarebbero dovute essere le sequenze più adrenaliniche.
Tempo perso per descrivere la famigliola dell’antropologo, con la solita stereotipata mogliettina apprensiva, che rimane a casa mentre il marito eroe parte per scrivere una delle più belle pagine di storia dell’antropologia esplorativa, tempo perso per cercare di caratterizzare inutilmente i membri dell’equipaggio che rimangono fino alla fine personaggi privi di spessore umano.
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darkovic
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domenica 19 settembre 2021
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niente di che
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Al di fuori del raggiungimento della meta tanto ambita e del curioso itinerario nel mare di questa storia reale , film piuttosto noioso e privo di ritmo. Inutile se non per la storia
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mike86
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martedì 2 luglio 2013
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kon-tiki
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FILM STUPENDO.
REALISMO PURO!!!
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donni romani
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domenica 27 gennaio 2013
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inseguendo il proprio sogno
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Dove finisce il confine fra l'inseguire un sogno e farlo diventare un'ossessione folle, dove la linea che separa la vigliacca ritirata dalla resa ragionevole di fronte agli ostacoli? E' tutta in queste domande la vera storia di Thor Heyerdahl, esploratore norvegese che dopo un soggiorno in Polinesia, a Fatu Hiva, nel 1937 si convinse che la scoperta dell'isola non avvenne da parte di navigatori asiatici come si era creduto fino ad allora ma che fossero stati degli esploratori partiti dal Sudamerica a giungere fin lì, fondare una colonia e adorare il Dio del sole, Tiki.
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Dove finisce il confine fra l'inseguire un sogno e farlo diventare un'ossessione folle, dove la linea che separa la vigliacca ritirata dalla resa ragionevole di fronte agli ostacoli? E' tutta in queste domande la vera storia di Thor Heyerdahl, esploratore norvegese che dopo un soggiorno in Polinesia, a Fatu Hiva, nel 1937 si convinse che la scoperta dell'isola non avvenne da parte di navigatori asiatici come si era creduto fino ad allora ma che fossero stati degli esploratori partiti dal Sudamerica a giungere fin lì, fondare una colonia e adorare il Dio del sole, Tiki. Da questa idea nasce il progetto ardito e coraggioso di dimostrarlo, ripetendo l'impresa su una zattera, partendo dal Perù e navigando per 8000 chilometri fino ad approdare in Polinesia appunto. Trovare finanziamenti è impresa quasi impossibile, e Thor nel 1947 si appresta a partire con un manipolo di amici e amanti dell'avventura, sei uomini soli di fronte al mistero, al dubbio, al desiderio di credere in un idea. L'attrezzatura ridotta al minimo - Thor non consente nessuna concessione alle moderne scoperte, solo materiali che gli esploratori di millenni prima avrebbero potuto usare - l'esperienza di mare affidata ad uno solo del gruppo - gli altri sono ex soldati esperti in radiocomunicazioni, un ingegnere e un etnografo - l'equipaggio del Kon-Tiki parte e ben presto si troverà ad affrontare non solo il mare, le tempeste, gli squali e le balene, ma la paura dell'ignoto, la responsabilità di andare avanti a tutti i costi o rinunciare, il rischio di morire e il desiderio di vincere. Non sempre le scelte fra i sei amici saranno prese all'unanimità (Thor getta in mare le funi d'acciaio che potrebbero evitare alla zattera di rompersi per non compromettere l'integrità dell'impresa, Herman arpiona una balena per paura che li ribalti contro il parere degli altri) non sempre l'umore della truppa sarà positivo - nonostante i messaggi rassicuranti che Thor manda via radio ai media di tutto il mondo, accolti dal resto dell'equipaggio con sguardi a dir poco perplessi - e la fine sembra incombere sui giovani vikinghi - biondi, arsi dal sole, smagriti dal poco cibo e spaventati dalle loro stesse paure, ma alla fine, dopo più di tre mesi di navigazione fuori rotta, di incidenti e cadute in mare a pochi passi dagli squali, un uccello arriva a segnalare la terra, e di lì a poco ecco la terra promessa, il sogno che si realizza, lo scetticismo degli scienziati di tutto il mondo che diventa encomio e riconoscimento. Thor Heyerdahl girò un documentario con la sua telecamera durante la traversata e quel documentario vinse l'Oscar, episodio da ricordare perchè anche la ricostruzione filmica di Roenning è candidata agli Oscar 2013 come Miglior Film Straniero. E lo merita, perchè l'epopea fisica e mentale che affrontano i sei giovani è ben girata, ben interpretata e ben sceneggiata, lasciando che sia la natura e la fisicità degli uomini a dettare la rotta, ma facendo intravedere che dietro a tutto ciò c'è la spinta emotiva, la sfida con se stessi, il bisogno di andare oltre i propri limiti conosciuti, anche oltre il dovere familiare - Thor non trova la moglie Viv ed i figli ad aspettarlo in Polinesia, perchè talvolta per inseguire i propri sogni si perde tutto il resto - pur di sentirsi vivi. "Forse la natura ci ha accettato" dice Erik, l'amico di infanzia di Thor, quando le tempeste si placano e gli squali si allontanano, e forse lo spirito di avventura dell'uomo tutto lì, nel diventare tutt'uno con la natura e con l'esserne accettato, e la magnifica distesa d'acqua su cui navigano quei folli, idealisti, istintivi e primitivi norvegesi sembra aver dato loro ragione. Sui titoli di coda apprendiamo che le memorie di Thor Heyerdahl, raccolte in un libro, sono state tradotte in più di 70 lingue e lette da 50 milioni di persone, a testimonianza che il bisogno di inseguire un sogno è e resterà sempre, la spinta vitale degli esseri umani, come ben rappresenta lo sguardo incredulo e felice di Thor al suo arrivo in Polinesia, eterno bambino ed eterno viaggiatore, fuori e dentro di sè.
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