gianni lucini
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sabato 1 marzo 2014
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zabalza non fa il miracolo
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È il secondo episodio della trilogia dei western spagnoli all’italiana diretti da José Maria Zabalza, l’Ed Wood spagnolo passato alla storia più per le sue colossali bevute che per la qualità dei suoi lavori, che questa volta si firma con lo pseudonimo di Peter Harrison. Gli altri due sono Adios Cjamango e Prendi la Colt e prega il padre tuo. In realtà Zabalza fece anche un quarto western dello stesso tipo, Al oeste del Rio Grande che però non è mai arrivato nella sale italiane. Come sempre deve fare le nozze con i fichi secchi e questo è probabilmente il film in cui viene messa a dura prova la capacità di adattarsi agli scarsi budget messi a disposizione da produttori improvvisati riducendo al minimo i costi e la durata delle riprese.
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È il secondo episodio della trilogia dei western spagnoli all’italiana diretti da José Maria Zabalza, l’Ed Wood spagnolo passato alla storia più per le sue colossali bevute che per la qualità dei suoi lavori, che questa volta si firma con lo pseudonimo di Peter Harrison. Gli altri due sono Adios Cjamango e Prendi la Colt e prega il padre tuo. In realtà Zabalza fece anche un quarto western dello stesso tipo, Al oeste del Rio Grande che però non è mai arrivato nella sale italiane. Come sempre deve fare le nozze con i fichi secchi e questo è probabilmente il film in cui viene messa a dura prova la capacità di adattarsi agli scarsi budget messi a disposizione da produttori improvvisati riducendo al minimo i costi e la durata delle riprese. Il soggetto, scritto dallo stesso Zabalza, pur non essendo così originale è tutt’altro che povero. Il protagonista uccide per caso un fuorilegge e decide di incassarne la taglia. Da quel momento si trova al centro della lotta sanguinosa che circonda la costruzione della ferrovia sabotata dalle gang prezzolate dai proprietari terrieri per sabotarla. La narrazione manca di ritmo e l’approfondimento psicologico del progressivo emergere del lato più violento del protagonista è tratteggiato con superficialità. Peccato perché proprio in queste situazioni Zabalza in genere si rivela sapiente tessitore di emozioni supplendo alla povertà dei mezzi. Questa volta non fa il miracolo.
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giuseppe acciaro
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lunedì 28 maggio 2012
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un western ibrido
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Peter Harrison è lo pseudonimo di Josè Maria Zabalza, regista spagnolo che ha girato diversi film western. Anche in questo lavoro conferma i suoi limiti, già ben evidenziati nelle opere precedenti. Le ambientazioni e gli arredi sono piuttosto improbabili, e il villaggio western sembra ideato negli studi cinematografici. Anche certi inquadrature a volte non si legano bene con le seguenti, determinando delle incongruenze. Bizzarro l'uso dei campi lunghi soprattutto durante le colluttazioni e le sparatorie. Dignitosa la recitazione e non male (anche se ricorda altri temi musicali) la colonna sonora.
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giuseppe acciaro
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domenica 13 maggio 2012
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un western ibrido
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Come tutti i film di Zabalza anche questo western presenta le solite lacune: alcune inquadrature incongrue, l'utilizzo di campi lunghi o lunghissimi quando le scene richiederebbero una visione ravvicinata. L'andamento è stanco, ripetitivo, che fa perdere risalto ad una trama accettabile. Gli interni mostrano arredamenti improbabili per il genere western e quasi tutte le riprese danno l'impressione di essere state realizzate negli studios, conferendo al tutto un tono alquanto artificioso. Nessun interprete di spicco ma la recitazione si mantiene su un livello decente. Con tutti i suoi limiti un'opera in puro stile Zabalziano.
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Come tutti i film di Zabalza anche questo western presenta le solite lacune: alcune inquadrature incongrue, l'utilizzo di campi lunghi o lunghissimi quando le scene richiederebbero una visione ravvicinata. L'andamento è stanco, ripetitivo, che fa perdere risalto ad una trama accettabile. Gli interni mostrano arredamenti improbabili per il genere western e quasi tutte le riprese danno l'impressione di essere state realizzate negli studios, conferendo al tutto un tono alquanto artificioso. Nessun interprete di spicco ma la recitazione si mantiene su un livello decente. Con tutti i suoi limiti un'opera in puro stile Zabalziano.
Giuseppe Acciaro
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