elgatoloco
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martedì 24 novembre 2020
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jodorowsky grande"illusore"
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"The Holy Mountain"(Alejandro Jodorowsky, autore ovviamente di tutto, soggetto, sceneggiatura, produttore, protagonista nella parte dell'"achimista", 1973)è uno di quei film che"si dovrebbe vedere", o che conviene rivedere in ogni caso. Jodorowsky, fondatore con ROland Topor e Fernando Arrabal del"mouvement panique", neo-surrealista, autore e regista teatrale, scenografo, teorico dei tarocchi come anche della psicomagia, musicista, scrittore e tanto altro, naturalmente molto impegnato nel cinema con vari film)è uno di quei personaggi di cui bisogna"dubitare", ma in maniera critica e feconda, ossia assorbire quanto di beffardo e di caustico è nell'operare di questo intellettuale assolutamente atipico(anche ben più degli stessi compagnons de route Arrabal e Topor), "apolide"(nato in Cile, è però di origini ebraico-ucraine), nemico di dogmi codificati.
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"The Holy Mountain"(Alejandro Jodorowsky, autore ovviamente di tutto, soggetto, sceneggiatura, produttore, protagonista nella parte dell'"achimista", 1973)è uno di quei film che"si dovrebbe vedere", o che conviene rivedere in ogni caso. Jodorowsky, fondatore con ROland Topor e Fernando Arrabal del"mouvement panique", neo-surrealista, autore e regista teatrale, scenografo, teorico dei tarocchi come anche della psicomagia, musicista, scrittore e tanto altro, naturalmente molto impegnato nel cinema con vari film)è uno di quei personaggi di cui bisogna"dubitare", ma in maniera critica e feconda, ossia assorbire quanto di beffardo e di caustico è nell'operare di questo intellettuale assolutamente atipico(anche ben più degli stessi compagnons de route Arrabal e Topor), "apolide"(nato in Cile, è però di origini ebraico-ucraine), nemico di dogmi codificati. Qui, in questo film, dopo tutta la faticosissima ascesa(quasi una"subida al cielo")che coinvolge anche un "ladro"(l'intenso Horacio Salinas, scelto certamente anche perché sembra Gesù), la stessa ascesa-conquista per molti personaggi si rivela un qualcosa che non porta in alcun modo alla"conoscenza assoluta", alla visio mystica o ad altro, ma ad un sostanziale scacco. Per questo mi permettevo, scherzando ma neppure troppo, di dire che si tratta di un'"illusisone", quasi di una beffa che don Alejandro fa allo spettatore troppo intensamente concerntrato nell'attesa(è successo a me, all'epcoa della prima, vedendo il film da ragazzo, ma credo a tanti, con eslcusione dei più"scaltriti-avvertiti")di qualcosa che trascenda le esperienze consuete ma anche un'attesa da film-thirller o comunque lo si voglia definire, cosa che"The Holy Mountain"non p per nulla, ovviamente. Credo che non occorra insistere, salvo ricordare che il surrealismo(se volete neo.o post-surrealismo, visto il décalage storico che separa questo film come altre opere dei tre "moshcittieri"considerati, rispetto al surrealismo storico, in qualche modo già in crisi verso metà degli anni 1930)e dunque il continuo faux semblant. il trompe-l'-oeil, che percorre letteralmnete il film fino allo"svelamento"finale, che è delusione solo se si parte da premesse dogmatiche, fisse, aprioristicamente stabilite per una falsa riflesisone fatta vedendo il film prima che si arrivi al finale. Film non proprio"aspro"(intendo per la sua comprensione)ma che non è neppure una"mera passeggiata"per chi voglia capire tutto senza avere gli strumenti, non dico"teorici"ma"intellettivi"per capirlo, per chi abbia , appunto, degli "a priori"da applicare a ogni pié sospinto. per chi non sappia resistere alla tentazione"irresistibile"di etichettare tutto, di comprenderlo senza guardare e senza seguire i dialoghi, che non sono certo"sovrabbondanti", ma comunque densi e appunto da ascoltare con attenzione, pena un"arrivo alla conclusione"che non sia confacente a quanto si vede e si "comprende", dove il termine dovrebbe appunto abbracciare la totalità delle percezioni e la loro rielaborazione intellettiva. Un film"visivo-acustico"che potenzialmente, però, attiva anche tutti gli altri sensi, in un'esperenza sinestesica realizzata, ormai, 48 anni fa. El Gato
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giulio andreetta
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sabato 31 ottobre 2020
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film sperimentale di jodorowsky
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Film visionario di Jodorowsky, che con questa pellicola a mio avviso raggiunge l'apice dei suoi raggiungimenti artistici. E' un film molto originale, nel quale la narrazione appare veramente epica (da sottolineare l'enorme valore che assume in questo caso la scenografia e i magnifici costumi). E' sostanzialmente il racconto della tensione che anima l'uomo a ricercare da sempre l'immortalità. In questa pellicola il finale a sorpresa metterà in dubbio questa pretesa connaturata all'anima umana. Film consigliatissimo perché possiede anche un valore filosofico e di profondità notevole.
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Film visionario di Jodorowsky, che con questa pellicola a mio avviso raggiunge l'apice dei suoi raggiungimenti artistici. E' un film molto originale, nel quale la narrazione appare veramente epica (da sottolineare l'enorme valore che assume in questo caso la scenografia e i magnifici costumi). E' sostanzialmente il racconto della tensione che anima l'uomo a ricercare da sempre l'immortalità. In questa pellicola il finale a sorpresa metterà in dubbio questa pretesa connaturata all'anima umana. Film consigliatissimo perché possiede anche un valore filosofico e di profondità notevole. 4 stelline
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onufrio
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martedì 4 febbraio 2020
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tra eccessi e provocazioni
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Ridurre in poche righe per incastrare questa pellicola in una cosiddetta TRAMA, è abbastanza riduttivo. La Montagna Sacra è un'opera arguta e complessa del regista Kodorowsky che invita a numerose riflessioni su temi sempre attuali nonostante siano passati quasi 50 anni. La fame di potere, la religione, il sesso, il Dio denaro, tutto raccontato con scene crude e forti che impressionano lo sguardo dello spettatore. Per capirlo a fondo non basta vederlo una volta soltanto, dato che presenta mille sfaccettature e varie analisi di fondo.
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etabeta
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sabato 18 marzo 2017
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grazie..
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,,al recensore professionista per averci raccontato la fine del film
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evvie
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giovedì 15 dicembre 2016
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grazie
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Grazie per lo spoiler! Delicato.
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staik�n
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mercoledì 24 febbraio 2016
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la forza della rappresentazione
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"La montagna sacra" è decisamente uno dei film più disturbanti mai girati. Le immagini simboliche proposte sono talmente tante e talmente pregne che risulta praticamente impossibile comprendere tutto il film dopo una sola visione. E queste immagini sono immagini che restano, che non se ne vanno via così facilmente. E per fortuna. Alcune singole inquadrature o anche alcune sequenze, o scene intere, dovrebbero essere proiettate in qualche museo del cinema, tanta è la poesia e l'arte che racchiudono.
La trama del film è piuttosto atipica, ma avvincente: nove uomini, i più potenti del mondo, cercano l'immortalità.
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"La montagna sacra" è decisamente uno dei film più disturbanti mai girati. Le immagini simboliche proposte sono talmente tante e talmente pregne che risulta praticamente impossibile comprendere tutto il film dopo una sola visione. E queste immagini sono immagini che restano, che non se ne vanno via così facilmente. E per fortuna. Alcune singole inquadrature o anche alcune sequenze, o scene intere, dovrebbero essere proiettate in qualche museo del cinema, tanta è la poesia e l'arte che racchiudono.
La trama del film è piuttosto atipica, ma avvincente: nove uomini, i più potenti del mondo, cercano l'immortalità. Sotto la guida di un maestro alchimista, intraprenderanno la strada per la montagna sacra, ma per giungervi, dovranno attraversare una catarsi climatica. Un poema insomma, un poema mistico, religioso, epico.
La scenografia è decisamente la parte migliore del film: i luoghi dove si svolgono le vicende e i costumi dei personaggi sono estremamente ben curati (specialmente questi ultimi), e conferiscono una forza incredibile alle immagini. Inoltre, certe scene prevedono una distribuzione degli attori sul set e dei movimenti da parte di questi che potrebbero essere considerate "coreografie", vi lascio guardare il film per capire cosa intendo dire.
La simbologia del film è talmente ricca e vasta che in pochi credo siano in grado di comprenderla appieno: la simbologia dei pianeti, quella degli animali, quella dei tarocchi sono riproposte continuamente durante lo svolgimento della trama, e ne sono parte integrante.
Misticismo, alchimia, religione, e una denuncia FORTISSIMA nei confronti della società moderna (a mio parere la denuncia calza ancora meglio con la società dell'oggi piuttosto che con quella degli anni '70). Questo è "La montagna sacra", un film che potrete adorare od odiare, vi turberà, vi lascerà perplessi, ma vi colpirà. Non lasciamo cadere nel dimenticatoio questa perla della Settima Arte.
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aldo marchioni
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lunedì 8 giugno 2015
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mah
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Va bene, jodoroksky è un sognatore lucido, beato lui. Ma per noi che non lo siamo? cosa resta di questo film? E' evidentemente la trasposizione di un sogno, o di diversi sogni. C'è chi ci cerca significati reconditi ed inespressi. Io lo vedo semplicemente come un sogno lucido.
Purtroppo, molte sono le scene sgradevoli, ben oltre il limite del disgusto.
Secondo me, andrebbe visto in un qualche stato alterato di coscienza ... Allora, forse, sì ....
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vjarkiv
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sabato 18 maggio 2013
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...non siamo che immagini
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Secondo cult-movie, dopo El Topo del 1970, del cineasta, nonché compositore, scenografo, costumista e attore-mimo cileno Jodorowsky. Mega-produzione voluta dall'allora manager dei Beatles Allen Klein. Action e barocchismi, blasfemia e ritualità alchemiche, sciamanesimo andino e atmosfere tibetane, filosofia psichedelica ed erotismo impregnante si intrecciano in un furore visivo che si adagia su un tappeto sonoro pertinente che costituisce un unicum inprescindibile. Grottesco e surreale quanto basta per lasciarsi trasportare da un flusso di immagini non sempre intelligibili e spesso volutamente disturbanti e non sempre convincenti. Più che mai vale per questo film l'aforisma di Baudelaire: glorifier le culte de l'image et l'esthétique, plus encore que la signification - glorificare il culto dell'immagine e dell'estetica più che il suo significato!
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Secondo cult-movie, dopo El Topo del 1970, del cineasta, nonché compositore, scenografo, costumista e attore-mimo cileno Jodorowsky. Mega-produzione voluta dall'allora manager dei Beatles Allen Klein. Action e barocchismi, blasfemia e ritualità alchemiche, sciamanesimo andino e atmosfere tibetane, filosofia psichedelica ed erotismo impregnante si intrecciano in un furore visivo che si adagia su un tappeto sonoro pertinente che costituisce un unicum inprescindibile. Grottesco e surreale quanto basta per lasciarsi trasportare da un flusso di immagini non sempre intelligibili e spesso volutamente disturbanti e non sempre convincenti. Più che mai vale per questo film l'aforisma di Baudelaire: glorifier le culte de l'image et l'esthétique, plus encore que la signification - glorificare il culto dell'immagine e dell'estetica più che il suo significato!
"...questa vita è realtà?... no è un film, zoom indietro...non siamo che immagini, sogni, fotografie...questa è magia...la vita reale ci attende."
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lacice
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martedì 1 novembre 2011
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apprezzabile.
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Film apprezzabile ma che non si riesce a vedere tutto d'un fiato.
Aspettatevi qualcosa di estremamente surrealista e a colori.
Stupendo dal punto di vista artistico.
Pessimo nella narrativa.
Ci si distrae facilmente.
Bei colori.
Belle scene.
E ottima regia.
Ma la trama va disperdendosi.
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paride86
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mercoledì 6 luglio 2011
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magnifico
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Film fantastico e bizzarro che scorre tra eccessi e provocazioni, in una spirale a volte sciocca, altre intelligente, sicuramente ironica.
Tutto è condito con un gusto kitsch che tanto piace a Jodorowsky e che si può ritrovare in altri suoi film, nessuno, però, riuscito bene come questo.
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