Quanto basta

Una storia molto semplice e lineare che si inserisce nel filone di tanti film in cui uno scapestrato (in questo caso lo chef Arturo) ed un coprotagonista non autosufficiente (Guido) si incontrano ed avviene qualcosa di magico nello sbocciare di un improbabile rapporto di amicizia dal quale si hanno solo miglioramenti
reciproci (mi vengono in mente alcuni titoli di film molto belli: "Quasi amici", "Tutto quello che vuoi", ecc.)

La semplicità della storia nulla toglie alla sua bellezza; in essa, che più che altro è un inno all’amicizia, la sindrome di Asperger viene trattata con estrema delicatezza, la disabilità in sé non è protagonista e la narrazione non scade mai nel pietismo. Per fortuna non è protagonista neanche l’attualissima e spesso
vuota “filosofia del cucinare”.

Il punto di forza della pellicola è senz'altro l’interpretazione messa in campo dagli attori, in particolare due grandi attori: Vinicio Marchioni ed il formidabile Luigi Fedele, in particolare il lavoro di recitazione condotto da quest’ultimo è superbo, per i 92 minuti del film Luigi si trasforma letteralmente in Guido prendendo
quindi non solo i panni di un ragazzo neuro-diverso ma i suoi movimenti, le cadenze della voce, gli sguardi sviati; che dire, Dustin Hoffman all’epoca di Rain Man, se avesse potuto, avrebbe preso lezioni dal giovanissimo attore italiano.