Se il 1° film d’animazione dei Lego riuscì ad essere efficace ed interessante per via del fascino visivo e stilistico dei mattoncini, la loro funzionalità narrativa e tematica, l’architettura poetica e la drammaturgia originale, i successivi sequel, “Lego Batman” e questo “Lego Ninjago” sono progrediti in grafica e impatto spettacolare, ma hanno perso molto della loro magia, della loro forza emozionale e concettuale, persino a tratti della loro verve comica.
Tuttavia quest’opera non è scadente in sé, anzi, nel complesso risulta avvincente e godibile, ricco di ritmo, azione e piacevoli sequenze (vedi gli scontri ben coreografati tra Ninja e cattivi; ma non solo).
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Se il 1° film d’animazione dei Lego riuscì ad essere efficace ed interessante per via del fascino visivo e stilistico dei mattoncini, la loro funzionalità narrativa e tematica, l’architettura poetica e la drammaturgia originale, i successivi sequel, “Lego Batman” e questo “Lego Ninjago” sono progrediti in grafica e impatto spettacolare, ma hanno perso molto della loro magia, della loro forza emozionale e concettuale, persino a tratti della loro verve comica.
Tuttavia quest’opera non è scadente in sé, anzi, nel complesso risulta avvincente e godibile, ricco di ritmo, azione e piacevoli sequenze (vedi gli scontri ben coreografati tra Ninja e cattivi; ma non solo).
L’impianto avventuroso della pellicola pesca nel repertorio classico del genere, e non è inedito, neanche nel rapporto padre-figlio, ma la psicanalisi della crescita personale e del superamento dei propri limiti, seppur semplificata, funziona e dà un sapore dolce e positivo al tutto, regalandoci sorrisi e inviti alla saggezza.
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