The Other Side of the Door |
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Un film di Johannes Roberts.
Con Sarah Wayne Callies, Jeremy Sisto, Javier Botet, Sofia Rosinsky.
continua»
Titolo originale The Other Side of the Door.
Horror,
Ratings: Kids+16,
durata 96 min.
- Gran Bretagna, India 2016.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 21 aprile 2016.
MYMONETRO
The Other Side of the Door
valutazione media:
2,75
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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qualche elemento interessante c'è, senz'altrodi elgatolocoFeedback: 257552 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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venerdì 10 marzo 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Certo, sono lontani i tempi in cui nell'horror si "immergeva criticamente"un grande regista come Stanley Kubrik in"Shining", 1980(da uno dei migliori romanzi di Stephen King), con lo straordinario dubbio sulla vicenda, ma"The Other Side of the Door", nella sua complessiva modestia, con intepreti buoni ma non eccelsi, con una regia altanelante(nella prima parte è francamente troppo forte la fascinazione dell'"insolito", "l'odore dell'India"(Pasolini)quando magari si sarebbe voluta una maggiore concentrazione sul tema"in sé e per sé", ma diversamente, quasi certamente anche per intervento della produzione, non si poteva/doveva fare. IN complesso, però, un film onesto, dove sul tema dell'"Other side of the door"(titolo involontariamente pink-floydiano o no? IL dubbio rimane ma è difficile credere a una totale"innocenza"della produzione...)si sarebbe potuto fare di più. mancando nel momento dell'"improvvida apertura"una suspense forte, che anzzi qui viene quasi"azzoppata", divenendo in certi momenti carente. Dopo questa(modesta e limitata)pars destruens credo ci voglia, però, anche quella adstruens: la tragedia (inspiegabile?)capiata alla amadre e al padre con la perdita del figlio e il loro tentativo di trovare -ritrovare un contatto con l'"altra parte"è svolto in modo convicente, senza troppo indulgere alla solita riflettura in chiave"muy gringa"della psicoanalisi, facendone una sorta di riduzionismo e di"strumento di moda"quale quello su cui ironeggia/satireggia da smepe Woody Allen... ma cercando di riflettere intelligentemente sui rapporto umani in chaive, se non di incomunicabilità, certamente di difficoltà estrema, dii impasse continuo, di ripetuto stallo, in rapporto, ovviamente con l"altro", ciò che Freud chiama "il perturbante"(Das Unheimliche), ciò che mette in scacco la mera razionalità logico-deddutiva: che ciò sia mero prodotto della psiche umana o qualcosa di"realmente esistente"in questa sede non importa, mentre importa l'impatto che esso ha, a livello di speranza, angoscia, referente comunque con il quale rapportarsi. Gli"effetti speciali", in questo film, certo ci sono, forse a tratti avremmo voluto una maggiore"sobrietà", al limite povertà di mezzi, a favore di un horror più"interno", più"psicologico", ma il cinema, di per sè, è in primis immagine, rappresentazione e bypassare questa componente fondamentale sarebbe mera assurdità, andare a finire in un"no.mans' land"impraticabile e mai battuto, rinunciando comunque a quell'elemento fondamentale del cinema, senza il quale non esistebbe(Benjamin docet, quale iniziatore di questa teorizzazione)ossia la comunicazione e la comunicabilità. Come poi essa avvenga e a che cosa essa miri è un altro problema, tutt'altro che secondario, ma, appunto, bypassarla sarebbe finire in un assurdo logico imperdonabile, per cui comunque, con certo notevoli pecche"di suo"il film ha una sua intriscea validità. El Gato
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