ashtray_bliss
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venerdì 10 febbraio 2017
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la vecchia minestra riscaldata non funziona.
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Posso tranquillamente asserire di essere una fan dei Ring, a partire dalle pellicole cinematografiche made in U.S.A per finire ovviamente all'opera letteraria di Suzuki. A poca distanza dalla visione del primo Ring (il remake americano con la perfetta Naomi Watts) mi ricordo di essere rimasta veramente sconvolta percependo qualche leggero brivido ogni volta che passavo davanti alla mia vecchia tv. Poi ho comprato il libro leggendolo tutto d'un fiato. Pochi anni dopo arriva Ring 2, sempre con la mia adorata Naomi Watts, e anche quello non lo persi e lo amai. Tutt'ora vado fiera della mia personale, piccola collezione di film e libro e quindi aspettavo con curiosità l'uscita del terzo capitolo con la terribile e spettrale Samara.
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Posso tranquillamente asserire di essere una fan dei Ring, a partire dalle pellicole cinematografiche made in U.S.A per finire ovviamente all'opera letteraria di Suzuki. A poca distanza dalla visione del primo Ring (il remake americano con la perfetta Naomi Watts) mi ricordo di essere rimasta veramente sconvolta percependo qualche leggero brivido ogni volta che passavo davanti alla mia vecchia tv. Poi ho comprato il libro leggendolo tutto d'un fiato. Pochi anni dopo arriva Ring 2, sempre con la mia adorata Naomi Watts, e anche quello non lo persi e lo amai. Tutt'ora vado fiera della mia personale, piccola collezione di film e libro e quindi aspettavo con curiosità l'uscita del terzo capitolo con la terribile e spettrale Samara.
Ma The Ring 3 arriva fuori tempo massimo e sembra più un prodotto anacronistico dettato dalle leggi del mercato piuttosto che un prodotto in grado di brillare di luce propria. Perchè se oggi guardiamo alle videocassette e videoregistratori con nostalgia, dobbiamo riconoscere che quel espediente fondamentale per il libro e il film, al giorno d'oggi non funziona più e consecutivamente non convince. Se all'alba degli anni '90 la tele era al suo apice e le videocassette erano l'equivalente dei blu-ray e dello streaming, poteva funzionare il racconto di una maledizione che si trasmetteva per via del mezzo all'epoca popolare e accessibile, ovvero le videotapes; ma oggi l'espediente non solo risulta superato ma non è nemmeno funzionale al racconto che si cerca di rilanciare.
Voler per forza rivitalizzare una storia, rimodernandola con personaggi nuovi e adattandola all'era high-tech degli usb sticks, schermi Lcd e laptop Apple semplicemente è inutile e controproducente. Ecco perchè The Ring 3 è una catastrofe annunciata in partenza. Un film tardivo, privo di una propria storia o una propria anima, che semplicemente rimescola tutti gli ingredienti che già conosciamo per servire una minestra di deja-vu che lascia il pubblico ampiamente disinteressato o peggio deluso.
La storia infatti, oltre a variare sui protagonisti, giovani studenti del college che creano un esperimento basato sull'assistere alla famigerata cassetta per poi concentrarsi sulla protagonista Julia, non offre assolutamente alcun brivido risultando priva di suspense, dal ritmo prevedibile e banale riscattandosi a malapena nel finale che comunque provoca più disagio che altro lasciando presagire un ennesimo sequel. Già pochi minuti dopo che il film era iniziato la sensazione di staccare e andarmene dalla sala era in agguato. Purtroppo pure la caratterrizazione dei personaggi è cosi superficiale e sciapa che non ti permette di costruire un legame di empatia o curiosità nei loro confronti. La sceneggiatura poi è zeppa di elementi e scene riprese pari pari dai precedenti capitoli ma troviamo anche elementi (o citazioni?) di altri horror, quali Final Destination (vedi la scena dell'aereo) e dal più recente Man in The Dark. Gli effetti speciali ci sono, così come qualche colpo di scena memorabile (il finale) ma da soli non bastano a salvare un prodotto ben sotto la media, condannato, già prima del suo rilascio cinematografico a cadere nel dimenticatoio.
In definitiva, il terzo capitolo di Ring non offre alcunchè di originale, innovativo, interessante nonostante una piccola variazione della trama originale. La minestra vecchia e riscaldata viene rimescolata ad elementi nuovi e proposta al pubblico nel vano tentativo di ripetere il successo dei predecessori che ovviamente non arriverà. La saga The Ring, sia l'originale nipponica che quella americana, ha fatto la sua epoca ed è giusto ricordarla così, con quelle punte di nostalgia e malinconia per i bei tempi ormai andati. 1/ 5.
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ninopellino
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giovedì 23 marzo 2017
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buona regia, sequel non evanescente
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Prima della visione di questo sequel, ero già preparato all'idea di non assistere ad una grande pellicola ed invece devo ricredermi: immaginavo di peggio. Forse perché i sequel hanno dura vita a livello di credibilità in quanto spesso vengono prodotti per una pura questione economica giacché avvalendosi dell'importanza del primo film della serie, servono semplicemente ed astutamente a richiamare quanto più pubblico possibile, anche se molto spesso si esce dalle sale molto delusi dal risultato visto. Ciò che invece mi ha molto colpito di questo film è la buona prova alla regia da parte di F. Javier Gutierrez: direi più che dignitosa.
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Prima della visione di questo sequel, ero già preparato all'idea di non assistere ad una grande pellicola ed invece devo ricredermi: immaginavo di peggio. Forse perché i sequel hanno dura vita a livello di credibilità in quanto spesso vengono prodotti per una pura questione economica giacché avvalendosi dell'importanza del primo film della serie, servono semplicemente ed astutamente a richiamare quanto più pubblico possibile, anche se molto spesso si esce dalle sale molto delusi dal risultato visto. Ciò che invece mi ha molto colpito di questo film è la buona prova alla regia da parte di F. Javier Gutierrez: direi più che dignitosa. Le scene salienti si dipanano con un maturo senso del macabro, per non parlare di diversi momenti di tensione che producono effetti di inquetudine e di (discreto) spavento. Forse solo la scena iniziale ambientata su un aereo sa un pò troppo di fantasy (banale?), ma per il resto, come ho già ribadito prima, la regia riesce a coinvolgermi alla vicenda del film. Ed anche la trama è costruita discretamente bene e assolutamente non mi è sembrata evanescente. Ritorna pertanto la maledizione della piccola Samara attraverso la propagazione di una videocassetta che inizia a causare la morte dopo 7 giorni da parte di coloro che sfortunatamente la vedono. Questo sequel, a livello di trama, presenta evidenti similitudini rispetto al primo film della saga americana, diretto nel 2002. Anche qui infatti la protagonista Julia, dopo aver visto la videocassetta, cerca di approfondire la propria conoscenza riguardo le origini della diabolica bambina, proprio come fece Rachel, intepretata dalla allora Naomi Watts. Dalla ricerca della protagonista, spinta da una forza misteriosa (che non sto qui a svelare per rispetto di chi non ha visto il film) emergeranno nuovi aspetti e nuove verità, risalendo addirittura alla conoscenza dei veri genitori di Samara. E proprio come si concluse il primo episodio, anche questo sequel ci lascia il chiaro messaggio che la maledizione di Samara non finirà e sarà destinata a una nuova propagazione. Del resto mi sembra anche giusto così, almeno che non si sarebbe dovuto creare un diverso finale alternativo per concludere definitivamente la saga. Concludo ribadendo col dire che questo film non mi è dispiaciuto e lo reputo tra i sequel più dignitosi mai visti.
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