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Visivamente elegante e curato, girato in 35mm, il film ci racconta un mondo testardo come le persone che lo popolano, quello del vecchio West, in cui basta poco per scatenare un’ondata di violenza senza fine e quasi grottesca, visto da dove proviene.
Non manca il passato, sempre presente a segnare le colpe e le angosce dei capitani di ventura e sventura che popolano questa terra arida e senza futuro, in cui nessuno è un brav’uomo e allora, alla fine di questa assurda violenza, potrebbe esserci veramente spazio per un predicatore, perché di assoluzioni ne avranno bisogno in parecchi, nella valle della violenza.
Gli archetipi e le dinamiche narrative classiche ci sono tutte, con tanto di rapporto fra un padre sceriffo spietato, ma a suo modo abile e il figlio totalmente idiota, avventato e arrogante.
Quello che lo rende diverso dal western classico è una certa ibridazione con i prodotti più ironici, diciamo pure con gli spaghetti western, sempre che questa definizione sia ancora concessa. La violenza ha una funzione spesso divertente ed eccessiva, così come alcuni personaggi buoni per rompere la tensione e dare respiro alla storia.
Divertente, ma anche denso d’azione e sparatorie, con un tocco di gore, Nella valle della violenza intrattiene il suo pubblico con leggerezza, strizzando l’occhio alla tradizione.
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