Miele

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Un film di Valeria Golino. Con Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero de Rienzo, Vinicio Marchioni.
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Titolo originale Miele. Drammatico, durata 96 min. - Italia 2013. - Bim Distribuzione uscita mercoledì 1 maggio 2013. MYMONETRO Miele * * * - - valutazione media: 3,36 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Cronaca di una morte annunciata Valutazione 3 stelle su cinque

di Eugenio


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martedì 5 novembre 2013

Mieleovvero Cronaca di una morte annunciata. Così potremmo definire l’esordio alla regia di Valeria Golino vincitrice della scorsa edizione del Festival del Cinema di Cannes sezione Certain Regard. Un film decisamente importante che si occupa di uno dei due aspetti essenziali dell’esistenza: la fine della vita e i rimedi efficaci che possono alleviarla senza evitare inutili sofferenze.
La questione morale è forte e la presenza di  illustri passati quali Million Dollar Baby, Il peso della farfalla costituiscono un peso sulla coscienza che l’attrice/regista si è trovata a dover affrontare tentando di declinare, data anche la delicatezza dell’argomento, possibili giudizi in merito a una difficile scelta etica. Scelta che dunque trascende da cosa è bene e cosa è male ma pone lo spettatore dinanzi ad una domanda a cui non è preparato a rispondere: come si guarda in faccia alla morte,la vecchia signora  dalla quale di solito si distoglie lo sguardo e alla quale si chiede sempre “un minuto in più”.
Con uno stile semplice, asciutto forse troppo dinamico nella descrizione di alcune scene, Golino descrive la parabola discendente di una straordinaria Jasmine Trinca nei panni di Irene, alias Miele che di professione svolge il mestiere di “aiutare” i malati terminali a morire clandestinamente attraverso un farmaco illegale, una medicina per cani, reperita in Messico e ovviamente irregolare in Italia.
Mielenon è una missionaria. E’ un’anima “dannata” che uccide per soldi. Cinica e spregiudicata, non si preoccupa del destino dei malati incontrati ma assiste passivamente i mariti/sorelle/mogli degli incurabili pazienti a somministrare il veleno ai loro cari. E’ una “morte” indifferente dotata tuttavia di un’umanità inaspettata, un cuore debole e solitario che cerca i rapporti fuggendo immancabilmente da essi. Un diafano vetro la sembra separare dalla socialità: le sfuggenti relazioni umane volontariamente rifuggite in discoteca, contrastano con la furia e il bisogno irrefrenabile di vita che traspare nei lunghi giri in bici e nelle nuotate in piscina (l’acqua è un eccellente metafora di cambiamento,di riflusso) come valvola di sfogo delle sue azioni represse e spese in amori fugaci e senza impegno, consumandosi nel suo movimento.
Mieleè quindi malgrado la tematica particolarmente pessimista come si potrebbe erroneamente pensare, un inno alla vita che permea la morte sconfiggendola nella forza dei sentimenti e nella ragione attraverso un lungo cammino di ricerca personale. La protagonista Irene nei suoi molteplici malati troverà in uno di questi (che per un fraintendimento crederà voglia lasciarsi morire), un settantenne ingegnere cinico ma dall’anima goffa e sincera (Carlo Cecchi) una nuova via per guardare l’esistenza da quel punto di vista a lungo sopito ma mai dimenticato.
Lo scontro tra le due correnti di pensieri che si tramuta in un empasse generazionale sul significato di temi “universali” ben presto scandisce in un’amorosa amicizia e comunione, quella di due solitudini “prime” per dirla alla Giordano, che si completano l’uno dell’altra sino a divernirne inscindibili, a necessitare gli uni degli altri.
Malgrado la delicata tematica, Miele non giudica e non manifesta politicamente posizioni per o contro l’eutanasia. Lascia ad ogni uomo il diritto di scegliere sulla propria vita senza vincoli o legami con uno stile cinematografico originale, una musica di repertorio classica che non induce a commuoversi ma lascia nei volti lividi e scavati dalla malattia molto da riflettere. Da un adattamento del libro “A nome tuo” di Mauro Covacich. 

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